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Lazio: telecamere nelle scuole? C’è chi dice no

videocamera di sorveglianza scuole

Il tema della sicurezza a scuola dei nostri ragazzi torna, a cadenza regolare, nelle cronache. E ogni volta che scoppia un caso, che possa essere quello dei maltrattamenti sui più piccoli o del bullismo nei plessi scolastici, subito si invocano le telecamere nelle scuole.

Le telecamere sono la soluzione?

Ma non tutti sono d’accordo. Dal Lazio, ad esempio, si alza un’autorevole voce contro. Ed è quella del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio Mario Rusconi.

“Noi riteniamo opportuno – spiega Rusconi – controllare con telecamere e impianti di video sorveglianza le adiacenze delle scuole come strade, cortili e piazze. Tuttavia crediamo che introdurre le telecamere all’interno degli edifici scolastici violerebbe l’assetto e l’azione educativa propri della funzione della scuola”.

La situazione attuale

Al momento, le telecamere nelle scuole creano un grave problema legato alla privacy, la cui normativa è particolarmente stringente proprio per la tutela dei minori. Al momento è possibile effettuare l’installazione di telecamere (nascoste) negli istituti scolastici solo su disposizione dell’autorità giudiziaria per raccogliere prove documentarie di casi di violenza e/o spaccio. Quindi per motivi di indagine, e solo quando sussistono fondati sospetti che nella scuola in questione si commettano tali reati.

Allo studio del Governo gialloverde, nell’ambito delle misure volte a ridurre il fenomeno del cyberbullismo, potrebbero finirci anche le telecamere installate nelle scuole. Ma i nodi da sciogliere sugli eventuali conflitti con la normativa a tutela della privacy (nazionale e comunitaria) sono tanti.

L’alternativa? Bidelli più preparati

“Piuttosto – spiega Rusconi in una presa di posizione ripresa da Tecnica della scuola – sarebbe opportuno, come spesso richiesto dai noi presidi, poter contare su un numero maggiore di bidelli formati all’azione di controllo senza per questo trasformarli in vigilantes”. Insomma, l’appello al governo è quello di fornire più personale e diversamente preparato. Delegando, quindi, l’azione delle forze di polizia agli spazi esterni alla scuola.