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Sesso all’asilo nido: maestra accusata di lasciare soli i bimbi per chiudersi in una stanza col compagno

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Una triste storia che viene dalla provincia di Varese dove ancora una volta le telecamere installate dai carabinieri su disposizione del magistrato hanno permesso di documentare un caso di sospetto maltrattamento di bambini. Ma il racconto, in barba a ogni professionalità, stavolta si arricchisce di dettagli che potrebbero essere definiti piccanti in un contesto meno drammatico di questo.

Una maestra di asilo di Cocquio Trevisago avrebbe difatti consumato rapporti sessuali col suo compagno mentre avrebbe dovuto vegliare sui piccolissimi studenti. L’uomo entrava di nascosto nella struttura e si chiudeva a chiave in una stanza con l’insegnante: lì si sarebbero consumati i fugaci amplessi tra i due.

Tutto molto romantico, se non fosse altro che in quel lasso di tempo i bambini venivano abbandonati a sé stessi.

Si tratterebbe, secondo la ricostruzione degli investigatori, solo della punta dell’iceberg di una situazione grave in cui i minori sarebbero stati vittime di violenze verbali e a volte anche fisiche.

La donna è stata sospesa dalla professione, in attesa che la giustizia faccia il suo corso.

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Telecamere a scuola in 6 istituti di Palermo (con tutti i dubbi del caso)

videocamera di sorveglianza scuole

Il sistema di videosorveglianza, per contrastare bullismo e consumo di droghe, è frutto di un progetto di Comune, Prefettura e Ministero dell’Interno. Per il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, si tratta di «una misura necessaria». Il riferimento è al sistema di videosorveglianza, collegato alla centrale operativa della polizia municipale e installato, come riporta l’edizione locale di Repubblica, in alcune scuole superiori del capoluogo siciliano, gli istituti Cascino, Cannizzaro, Piazza, Cassarà, Regina Margherita e Vittorio Emanuele III, collegato alla centrale operativa dei vigili urbani. Telecamere di ultima generazione che, secondo chi le ha concepite – il protocollo d’intesa “Scuole sicure” è stato ideato dal Ministero dell’Interno e coinvolge anche Comune e Prefettura – dovrebbero contrastare microcriminalità e atti illegali nelle scuole e nei loro pressi, a cominciare dal consumo di droga e dal bullismo. 

I dubbi del Garante della Privacy 

Intenti senza dubbio meritevoli, ma che non tengono conto di vari aspetti. I soggetti a rischio o più fragili, ad esempio, possono essere difesi efficacemente anche con mezzi meno invasivi. L’ha sostenuto anche il Garante della Privacy, Antonello Soro, secondo cui nessuna telecamera potrà mai sopperire a carenze insite nella scelta e nella formazione del personale deputato all’educazione e all’assistenza dei soggetti a cui deve andare massima attenzione. 

Il no del sindacalista

“Siamo contrari a questa scelta – dichiara Marcello Pacifico, leader di Anief – che scredita i docenti, evidentemente considerati non meritevoli di fiducia. Il provvedimento è invasivo rispetto ad aspetti della sfera personale dei lavoratori. La sicurezza passa dalla formazione del personale e da attività rivolte in maniera specifica alla comunità scolastiche (insegnanti, bambini/e, ragazzi/e, genitori, educatori) per intraprendere un percorso dedicato”. 

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Telecamere a scuola, nuovo affondo della Cgil: “Preoccupati e fermamente contrari”

videocamera di sorveglianza scuole

“La proposta di installare le telecamere nelle scuole dell’infanzia e nei luoghi di cura, impropriamente collocata nel decreto Sblocca cantieri sulle opere pubbliche e approvata ieri in Commissione al Senato, ci vede preoccupati e fermamente contrari“. Lo afferma la CGIL SCUOLA attraverso una nota stampa.

“La necessità di prevenire episodi di maltrattamenti come quelli di cui spesso è stata data notizia negli ultimi tempi, con un riscontro mediatico peraltro enorme rispetto all’esiguità dei casi, è una priorità e un dovere della comunità degli adulti e del legislatore. Il benessere, la cura e l’accoglienza dei bambini e delle bambine, devono essere garantiti a maggior ragione quando si parla dei luoghi della formazione e dell’educazione, dove risulta inammissibile e ingiustificabile qualsiasi forma di prevaricazione, fisica o psicologica”, spiegano gli esponenti del sindacato che poi ribadiscono: “Il provvedimento dà una risposta sbagliata a un problema mal posto”.

“La tutela dell’infanzia, in quanto valore e patrimonio di tutta la società civile, si attiva concretamente attraverso un’alleanza educativa ampia e profonda, fondata sulla fiducia e sulla condivisione, che rifiuta a priori la logica del sospetto e del controllo inquisitorio. La politica ha il compito di offrire strumenti e risorse per valorizzare le professionalità e restituire centralità alla comunità educante, all’interno della quale si costruiscono relazioni umane e professionali e condizioni di benessere che, a partire dalla qualità del lavoro, si diffondono all’intero contesto educativo consentendo a docenti, educatori, operatori del settore di mettere in campo strategie pedagogiche, più efficaci di qualsiasi dispositivo elettronico, per gestire le complessità e far fronte alle sfide educative dei nostri tempi”.

“In questo quadro, la scelta delle telecamere è totalmente sbagliata e rischia di segnare il fallimento dell’educazione – continuano – Auspichiamo e rinnoviamo con forza la richiesta, già avanzata e ribadita nell’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali lo scorso 30 gennaio, che nella discussione parlamentare prevalga la consapevolezza che la qualità del sistema formativo nel suo complesso si determina solo con investimenti mirati e progettualità politica di ampio respiro“.

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Telecamere e impronte, il no secco della UIL Scuola

videocamera di sorveglianza scuole

“Le misure della PA mal si applicano al sistema di istruzione che è basato su libertà e partecipazione. L’attività amministrativa ne rappresenta solo una parte. Non servono controlli ma misure concrete per risolvere i problemi più urgenti. Sarà sciopero il 17 maggio”

Lo afferma UIL Scuola in una nota stampa. “La dirigenza scolastica è diversa  da quella amministrativa, come stiamo dicendo da tempo.  La scuola, l’istruzione e l’università sono aree di libertà  di partecipazione che non vanno viste nell’ambito della mera attività amministrativa che ne rappresenta  la minima e marginale parte”, commenta il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi.

“In presenza di un grande sciopero che il mondo della scuola sta promuovendo – aggiunge – si utilizza questa polemica per non parlare dei problemi  che vanno risolti presto, nelle scuole:  il finanziamento del contratto scaduto per tutto il personale; creare le condizioni di buon funzionamento delle segreterie scolastiche; risolvere il problema del precariato che nella scuola è diventato cronico e impedisce il buon funzionamento”.

“Sono queste le due questioni sollevate dal provvedimento sulle rilevazione biometriche –  ribadisce Turi – Siamo in presenza di un Governo confuso e senza idee che rispolvera provvedimenti del passato, pensando con la repressione e i controlli, si possano risolvere i problemi di efficienza della P.A. e del paese”.

“Parlare di furbetti nella PA  e inserire dentro anche i dirigenti scolastici,  serve a dividere, e  oscurare l’attualità che ci segnala  casi di controversa  amministrazione regionale: dallo scandalo dell’Umbria a quello del Veneto”.

“La scuola è una delle istituzioni che meglio ha retto in questo paese e che ha bisogno di avere supporti e solidarietà della società civile – sottolinea Turi – quella società civile che in questi giorni sottoscrive, nelle città, in modo convinto, il documento che i sindacati della scuola stanno proponendo contro la regionalizzazione  per garantire alla scuola libertà, partecipazione e democrazia”.

“Tutti valori che mal si conciliano con telecamere, controlli biometrici e burocrazie gerarchizzate”.

Il prossimo 17 maggio tutta la scuola e il mondo educativo sarà in piazza per rivendicare diritti e prerogative che si vogliono ottusamente ignorare.

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Telecamere a scuola, l’alt dell’Associazione dei Pedagogisti

videocamera di sorveglianza scuole

Il recente caso di Capurso (Bari) – con quattro maestre finite ai domiciliari per violenze sui minori – pone di nuovo al centro del dibattito la possibilità di videosorveglianza nelle scuole.

C’è un disegno di legge, il numero 2574, che è stato approvato alla Camera con 410 voti a favore. Ora la parola definitiva spetta al Senato. In quel ddl, “Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale”, è previsto l’uso di telecamere (anche a fine probatorio) per prevenire e contrastare la violenza ai danni di minori, anziani e disabili.

Il no dei pedagogisti

Fermatevi, la videosorveglianza è un pugno allo stomaco al patto educativo di corresponsabilità. Un clima sereno ed educante si raggiunge con la presenza dei genitori e il coordinamento/supervisione di un pedagogista”. Lo afferma l’Associazione dei Pedagogisti e degli Educatori Italiani in una lettera aperta pubblicata da Orizzonte Scuola.

Lede il rapporto di fiducia

Secondo quanto sostiene l’Associazione, questa scelta minerebbe il necessario rapporto di fiducia necessario per la crescita del minore tra i vari stakeholder coinvolti.

Il patto di corresponsabilità educativa, richiamato nell’art. 1, ha come condizione primaria proprio la reciproca Fiducia tra coloro che lo firmano, mentre l’installazione di videocamere a scopo probatorio rappresenta l’esatto contrario. Una prospettiva inquietante, che scava un baratro tra insegnanti e genitori, instaurando un clima di sospetti e amplificando i mille episodi di conflitto, che potrebbero essere risolti con la presenza di professionalità adeguate, capaci di creare ponti ed occasioni di incontro. Di piccoli litigi le scuole sono piene, ma se un bambino dovesse tornare a casa con un graffio, chi salverebbe la maestra dal sospetto di “violentatrice”?

Anche se si tratta di una prima sperimentazione e saranno le amministrazioni a decidere se partecipare o meno al progetto, il PDL prevede la partecipazione delle famiglie alle decisioni relative all’installazione e all’attivazione dei sistemi di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, ma non quella degli educatori, né delle insegnanti, rimarcando ancora una volta una separazione tra due fronti contrapposti laddove, invece, sarebbe auspicabile fiducia e collaborazione. Tutto ciò impedendo la possibilità di trovare soluzioni alternative, come prevedere una maggiore partecipazione dei genitori alla vita del nido? Una maggiore loro presenza e coinvolgimento alle attività e alla progettazione educativa? Facendo sì che questi importanti servizi non siano il luogo in cui i bambini vengono lasciati come pacchi postali, per poi essere ritirati al suono della campanella. Riscoprendo fondamentali momenti di condivisione della vita del nido, nei quali spesso le educatrici fanno fatica a coinvolgere i genitori, spiegando l’importanza che la presenza e la partecipazione del papà e della mamma, riveste per la crescita del bambino, e di quanto questo possa costituire una gratificazione per la loro azione educativa.

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Lazio: telecamere nelle scuole? C’è chi dice no

videocamera di sorveglianza scuole

Il tema della sicurezza a scuola dei nostri ragazzi torna, a cadenza regolare, nelle cronache. E ogni volta che scoppia un caso, che possa essere quello dei maltrattamenti sui più piccoli o del bullismo nei plessi scolastici, subito si invocano le telecamere nelle scuole.

Le telecamere sono la soluzione?

Ma non tutti sono d’accordo. Dal Lazio, ad esempio, si alza un’autorevole voce contro. Ed è quella del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio Mario Rusconi.

“Noi riteniamo opportuno – spiega Rusconi – controllare con telecamere e impianti di video sorveglianza le adiacenze delle scuole come strade, cortili e piazze. Tuttavia crediamo che introdurre le telecamere all’interno degli edifici scolastici violerebbe l’assetto e l’azione educativa propri della funzione della scuola”.

La situazione attuale

Al momento, le telecamere nelle scuole creano un grave problema legato alla privacy, la cui normativa è particolarmente stringente proprio per la tutela dei minori. Al momento è possibile effettuare l’installazione di telecamere (nascoste) negli istituti scolastici solo su disposizione dell’autorità giudiziaria per raccogliere prove documentarie di casi di violenza e/o spaccio. Quindi per motivi di indagine, e solo quando sussistono fondati sospetti che nella scuola in questione si commettano tali reati.

Allo studio del Governo gialloverde, nell’ambito delle misure volte a ridurre il fenomeno del cyberbullismo, potrebbero finirci anche le telecamere installate nelle scuole. Ma i nodi da sciogliere sugli eventuali conflitti con la normativa a tutela della privacy (nazionale e comunitaria) sono tanti.

L’alternativa? Bidelli più preparati

“Piuttosto – spiega Rusconi in una presa di posizione ripresa da Tecnica della scuola – sarebbe opportuno, come spesso richiesto dai noi presidi, poter contare su un numero maggiore di bidelli formati all’azione di controllo senza per questo trasformarli in vigilantes”. Insomma, l’appello al governo è quello di fornire più personale e diversamente preparato. Delegando, quindi, l’azione delle forze di polizia agli spazi esterni alla scuola.