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Legge di stabilità: ANIEF, altri 40 emendamenti in V Commissione

ANIEF chiede diverse modifiche correlate dalle relative coperture finanziarie con l’introduzione del salario minimo di cittadinanza allineato all’inflazione, quota 96 per gli insegnanti, stabilizzazione dei precari, riapertura delle GaE e conferma dei ruoli, tutela per il personale terza fascia graduatorie d’istituto, fine della temporizzazione e passaggi verticali personale Ata anche in area C, trasformazione posti in deroga in organico di diritto, problematica classi pollaio, ritorno dei moduli alla primaria, assunzione ricercatori a tempo indeterminato, una nuova mobilità straordinaria.

Riceviamo e pubblichiamo:

Il sindacato Anief ha predisposto la batteria di modifiche al testo per la V Commissione Bilancio della Camera: si va dalla disciplina contrattuale-stipendiale a quella didattica, dall’ambito pensionistico al nuovo reclutamento; dall’organizzazione scolastica alla mobilità del personale, anche non docente e universitario.

Sono giorni decisivi per il destino della Legge di Stabilità 2019: il testo ‘bollinato’ della Ragioneria dello Stato, confluito nel disegno di legge sul “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluri, ennale per il triennio 2019-2021” AC n. 1334, è ora sotto la lente della V Commissione Bilancio della Camera, dove entro giovedì 15 novembre dovranno essere presentati gli emendamenti con l’arrivo in Aula che dovrà realizzarsi non oltre il 28. Di lì a breve si svolgerà la votazione finale a Montecitorio. Subito dopo, la manovra passerà al Senato.

In queste ore il sindacato autonomo Anief ha fatto pervenire i suoi emendamenti su scuola e università. Qui di seguito, si propone una sintesi delle disposizioni da attuare per il bene delle istituzioni scolastico-accademiche e di chi vi opera.

All’articolo 21 sui “Fondi per l’introduzione del reddito e delle pensioni di cittadinanza e per la revisione del sistema pensionistico”, si chiede il “riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%”, con la copertura finanziaria “garantita dalle risorse stanziate dal Fondo per il reddito di cittadinanza”. Si chiede anche di porre a carico dello Stato “i contributi figurativi inerenti il diritto all’accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità, per i cittadini in possesso della laurea magistrale o vecchio ordinamento con la votazione di 110 e lode, entro la durata legale del corso di studi e prima del compimento del trentesimo anno di età”.

Nell’ambito dei nuovi accessi pensionistici, da introdurre sempre a seguito della legge di bilancio, il sindacato chiede una deroga per gli insegnanti: “il carattere peculiare della professione docente rispetto alle altre professioni della Pubblica Amministrazione per il diffuso e gravoso stress psicofisico, unito all’attuale pesante gap generazionale tra docenti e discenti con il personale insegnante più vecchio del mondo, necessita di un’apposita finestra che permette l’accesso e la decorrenza del trattamento pensionistico di vecchiaia o di anzianità secondo le regole previgenti la riforma cosiddetta “Fornero””. Per gli stessi motivi, tutti gli insegnanti della scuola pubblica, oltre ai maestri d’infanzia, devono beneficiare dello status di operatori in ambiente di lavoro particolarmente difficile, perché “lo svolgimento della professione docente ha un carattere gravoso in tutti gli ordini di scuola, come si evince dagli studi sullo stress da lavoro correlato e bornout del dott. Lodolo D’Oria”.

A proposito dell’articolo 28 (Assunzioni nella pubblica amministrazione), Anief chiederà di fornire finalmente applicazione alla direttiva UE n. 70/1999, per dare “una risposta definitiva al problema del precariato scolastico e al contenzioso oggetto della procedura d’infrazione n. 2014/4231 pendente presso la Commissione europea sulla violazione da parte dello Stato italiano della normativa comunitaria dei contratti a termine”, garantendo “a tutto il personale abilitato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento all’atto del loro aggiornamento”.

Per quanto riguarda l’impatto finanziario, non vi sono maggiori oneri per la finanza pubblica” e qualora “la graduatoria permanente sia esaurita e rimangano posti ad essa assegnati”, si procederebbe all’assunzione dalle graduatorie d’istituto “trasformate a partire dall’a. s. 2019/2020 in graduatorie provinciali, anche per il personale sprovvisto di abilitazione”, oltre che “la conferma dei contratti a tempo indeterminato stipulati con clausola rescissoria per i docenti che abbiano superato l’anno di prova”, al fine di garantire la continuità didattica.

Viene chiesto, altresì, di procedere alla riserva di una percentuale, pari al 30%, “dei posti del nuovo concorso per direttori dei servizi generali ed amministrativi per l’ammissione in soprannumero di chi ha svolto tale funzione a tempo determinato per almeno 36 mesi anche non continuativi su posti vacanti e disponibili”, poiché hanno già dimostrato di possedere ampie competenze.

Sul fronte degli organici, risulta sempre più indispensabile attuare “interventi e misure volti a diminuire gradualmente di un punto il rapporto alunni/docente, da realizzare comunque entro l’anno scolastico 2022/2023”, al fine di assicurare “ricadute positive sulla didattica e sull’apprendimento degli alunni”, oltre che assicurare maggiore sicurezza. In particolare, si chiede di “prevedere il divieto di costituire le classi iniziali delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, comprese le sezioni della scuola dell’infanzia, con un numero di alunni superiore a 22, elevabile fino a 23 qualora residuino resti” e “l’obbligo di costituire le classi iniziali delle scuole e degli istituti di ogni ordine e grado, anche dell’infanzia, con non più di 20 alunni nel caso accolgano alunni con disabilità”.

Per il sindacato è giunta anche l’ora di assicurare “la continuità didattica degli insegnanti di sostegno, indispensabile per assicurare una piena integrazione degli alunni con disabilità”: a questo scopo, tutti “i posti in deroga attivati ai sensi dell’articolo 9, comma 15 della legge 30 luglio 2010, n. 122, per due anni scolastici consecutivi sono trasformati in organico di diritto”, superando quindi le illegittime supplenze annuali fino al 30 giugno, poiché attuate su posti vacanti  disponibili, per dare spazio a quelle sino al 31 agosto di ogni anno. Il tutto, “senza eccezione alcuna la deroga al rapporto 1:2 per tutte le situazioni certificate di grave disabilità”.

Si richiede, poi, che “a decorrere dall’a. s. 2018/2019, a partire dalle prime classi della scuola elementare” venga “ripristinato l’insegnamento per moduli”: si tratta di un obiettivo imprescindibile, dopo che “gli ultimi rapporti PIRLS” hanno confermato che “sulle capacità di lettura e sui processi di apprendimento dei bambini della scuola elementare” l’Italia ha conseguito “peggiori risultati dopo il passaggio all’insegnante unico a partire dal 1° settembre 2009” e “la scomparsa dell’insegnante specialista di lingua inglese”.

Per quel che concerne i trasferimenti, si chiede che vengano “prorogati i termini per la mobilità straordinaria per tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale nel triennio 2019-2021, per tutto il personale docente di ruolo, in deroga al vincolo triennale di permanenza nella provincia”, in modo da contemplare “il diritto al lavoro con il diritto alla famiglia per tutti i posti vacanti e disponibili”, peraltro senza alcuna spesa per l’erario.

All’interno dell’art. 32 (Assunzione straordinaria di mille ricercatori), si chiede che le Università possano “continuare ad attuare per l’a.a. 2019/2020 le procedure di valutazione per il reclutamento dei ricercatori a tempo indeterminato”, oltre che attivare “un albo nazionale dei ricercatori dalla comprovata esperienza in base al settore scientifico- disciplinare di afferenza”: ciò avrebbe ripercussioni di “rilevanza centrale nell’ottica dell’innovazione e in relazione al rilancio del sistema-paese”.

In seno all’art. 34 (Rinnovo contrattuale 2019-2021), si chiede di predisporre “per il triennio 2016/2018 ulteriori aumenti contrattuali al netto di quelli eventualmente già disposti, per allineare il salario minimo al tasso annuo di inflazione reale”, “attraverso l’integrale recupero, in percentuale, del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 12%” e finanziando l’operazione con il “Fondo per il reddito di cittadinanza”. Tali operazioni si renderebbero necessarie pure “alla luce della sentenza della Consulta n. 178/2015 sullo sblocco dei contratti” che “ridetermina l’assegnazione dell’indennità di vacanza contrattuale nella misura del 30% del tasso di inflazione programmata per i mesi del 2015 e del 50% per il triennio 2016/2018”.

A livello stipendiale, bisogna da subito ripristinare “le fasce di posizioni stipendiali del personale scolastico precedenti a quelle indicate dalla Tabella A allegata al CCNL Scuola del 4/8/2011”. Inoltre, “al personale supplente temporaneo, a partire dall’a. s. 2019/2020” va associata “la retribuzione professionale docenti e il compenso individuale accessorio come determinati nel CCNL 2016/2018”, anche “alla luce della sentenza del 25 ottobre 2018 della Corte di Giustizia Europea sulla causa C-331/17 Sciotto sul precariato, al fine di non porre in essere discriminazioni tra lavoratori”, ad iniziare da quelli a tempo determinato e indeterminato. Per gli stessi motivi, “è necessario estendere la carta docente e il relativo bonus anche” al personale Ata ed educativo.

Va fatta anche cadere le differenze di trattamento tra “servizio prestato nella scuola statale o nella scuola paritaria”. Infine, per il personale Ata, bisogna rivedere “i livelli di qualifica a uno o più livelli immediatamente superiori, tenuto conto del titolo di studio conseguito, ai fini della determinazione salariale nella fascia di appartenenza”, ma anche mettere mano all’inquadramento “del livello salariale fermo al 1976”, sostituendo la temporizzazione con la ricostruzione di carriera.

Nell’art. 48 (Disposizioni in materia di sport), per il benessere degli alunni, è bene che “a decorrere dall’anno scolastico 2019/2020” venga “introdotta nella scuola primaria” la pratica di “educazione motoria per un totale di due ore settimanali” attraverso “l’utilizzo di docenti specificamente formati”, come previsto dalle “disposizioni dell’AC 523 dell’on. Marin presentato in questa legislatura”.

Nel testo dell’art. 50 (Bonus occupazionale per le giovani eccellenze), a proposito dei titoli di studio accademici, Anief intende “evitare la disparità di trattamento tra vecchio e nuovo ordinamento, indipendentemente dalla data di conseguimento del titolo, senza nuovi oneri rispetto a quelli ipotizzati”. Sempre in ambito universitario, non si comprende “l’esclusione delle università telematiche dal novero di quelle i cui titoli consentano l’accesso ai benefici”.

L’intenzione del governo di ampliare gli “organici dei Licei musicali e coreutici al fine di implementarne la relativa dotazione organica ove necessario”, previsti dall’art. 53 (Incremento delle dotazioni organiche dei licei musicali), a seguito dei “rilievi mossi dalla Tar Lazio con la sentenza n. 5792 del 24 maggio 2018”, con successivo “commissariamento del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca”, è bene che si traduca nel “provvedere alla copertura totale ed effettiva degli organici del personale docente dei Licei coreutici e musicali, con particolare riferimento al regolare svolgimento della seconda ora di primo strumento”.

Sull’art. 54 (Disposizioni in materia di rapporto di lavoro del personale già titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa presso le istituzioni scolastiche), Anief chiede di introdurre “i profili di coordinatore tecnico e amministrativo delle segreterie, peraltro previsti dal legislatore ma mai attivati. Inoltre non sono mai stati organizzati i corsi di formazione dei dipendenti di ruolo graduati che hanno partecipato ai passaggi verticali nel 2010 e che pertanto non sono mai stati assunti nella qualifica superiore, mentre si rende necessario” attivare “una nuova procedura su tutte i profili attivabili in base ai molti posti vacanti e disponibili”.

All’interno dell’art. 58 (Modifiche al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, e altre disposizioni in materia di revisione del sistema di reclutamento dei docenti scolastici), il sindacato chiede, considerando anche i circa 33 mila posti destinati alle immissioni in ruolo nell’estate 2018 ma non assegnati per mancanza di candidati, di procedere allo “scorrimento delle graduatorie oltre il mero numero dei vincitori in riferimento ai posti messi a concorso”. Per lo stesso motivo, “la limitazione alla partecipazione” delle procedure concorsuali “per una sola classe di concorso rispettivamente per il primo e il secondo grado, appare irragionevole alla luce del fatto che per numerose classi di concorso non si è riusciti a coprire tutti i posti autorizzati per le immissioni in ruolo”.

Appare oltremodo severa, “oltre che illegittima”, la decisione, in caso di valutazione finale positiva dell’anno di prova, che il docente neo-immesso in ruolo venga “cancellato da ogni altra graduatoria, di merito, di istituto o a esaurimento”. Sempre per i nuovi assunti, il sindacato chiede di procedere alla “riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza” sulla provincia di assunzione, in modo da non far prevalere il “diritto al lavoro” su quello “alla famiglia”.

A proposito del nuovo reclutamento, “in relazione alla soppressione del concorso riservato ai docenti non abilitati con 36 mesi di servizio, è necessario procedere alla riserva di una adeguata percentuale dei posti del nuovo concorso”, valutando “gli anni di servizio dall’approvazione della direttiva Ue n. 70/99”, così da stabilizzare gradualmente i precari storici, introducendo “a regime un accesso riservato” a questa categoria. Sempre per i precari con oltre tre anni di servizio, “in relazione alle competenze didattiche dimostrate per un triennio dal personale precario, si ritiene non necessaria l’acquisizione dei 24 CFU per la partecipazione al concorso” ordinario.

Fermo restando che per chi ha “superato i trentasei mesi, comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione, si dà luogo all’assunzione a tempo indeterminato in ottemperanza a quanto previsto dalla Direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999”. Ciò avverrebbe, in particolare, come “risposta definitiva al problema del precariato scolastico e al contenzioso oggetto della procedura d’infrazione n. 2014/4231 pendente presso la Commissione europea sulla violazione da parte dello Stato italiano della normativa comunitaria dei contratti a termine”, prevedendo ovviamente l’allargamento della norma al personale Ata oltre che per “il personale delle Accademie e dei Conservatori”. Sempre al fine di ridurre sensibilmente la piaga delle oltre 100 mila supplenze annuali, va infine reintrodotto il “doppio canale di reclutamento”, garantendo “a tutto il personale abilitato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento all’atto del loro aggiornamento”.

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