Portare la questione israelo-palestinese sui banchi scolastici, più precisamente su quelli di periferia. Sensibilizzare gli allievi troppo spesso lontani – vuoi per gli atavici problemi della programmazione scolastica, vuoi per disinteresse degli stessi – su quanto accade in quell’area di mondo solo apparentemente lontana da noi. Questo l’obiettivo, ambizioso, che si è dato quest’anno il Nazra Palestine Short Film Festival, che farà tappa a Napoli nei prossimi giorni. Il festival di corti dedicato alla situazione palestinese sarà ospitato nella città partenopea dal 21 al 24 ottobre (qui i dettagli) ma grazie all’attività di Sabrina Innocenti, vicepresidente del Nazra Festival e organizzatrice della kermesse napoletana, sarà anticipato sabato 20 ottobre da un incontro con gli allievi del Galileo Ferraris di via Labriola a Scampia.
Sabrina Innocenti, perché è importante portare questi temi nelle scuole?
“Perché di questi temi se ne parla poco. I libri di geografia o di storia danno poco rilievo alla situazione geopolitica, non solo della Palestina ma del mondo in genere. Per educare a delle competenze civiche, sociali e multiculturali, e quindi per fare un discorso di inclusione, il cinema è uno strumento molto importante per creare dei veri ponti multiculturali. Conoscere ciò che accade aiuta ad abbassare il livello di pressione, perché non conoscere spaventa. I ragazzi hanno necessità di essere formati su questi argomenti“.
Perché il cortometraggio?
“Perché è uno strumento più incisivo e di facile lettura, con diverse caratteristiche e diversi generi. Si prenda quello di animazione: è molto incisivo ed è vicino ai ragazzi. Oltre al film stesso, è importante far conoscere la Palestina non solo come terra in cui si soffre ma anche come terra in cui nascono delle forme artistiche bellissime. Il senso del Nazra è del resto avvicinare culture diverse. Noi così dimostriamo che i sogni e le speranze dei ragazzi palestinesi non sono così diversi da quelli dei ragazzi napoletani e italiani“.
Qual è la risposta dei ragazzi?
“La risposta è sempre molto entusiasmante, sia da parte degli insegnanti che dei ragazzi. In giuria abbiamo, pensi, una scuola media, proprio perché la lettura di questo linguaggio è facile, e possono sentirla loro. Questo è un vero e proprio strumento didattico: si può parlare di storia, geografia, di linguaggi attraverso questo modus operandi. Tutte le proiezioni sono seguite da un dibattito, che è sempre ben preparato e molto partecipato“.
Quali consapevolezze hanno attualmente i ragazzi dei nostri licei riguardo la situazione israelo-palestinese?
“Ancora latente della situazione attuale, sia in Palestina che degli altri conflitti del mondo. Glielo dico da insegnante: i ragazzi sono poco documentati. Forse forse, la colpa è anche di aver ridotto la materia geografia nelle scuole. Sarebbe il caso che nell’era globale la geografia avesse il suo degno posto. I ragazzi sono poco informati, il cinema è un veicolo straordinario per fare informazione ed educazione alla multiculturalità“.