Nei giorni scorsi si è riunito il primo tavolo di verifica e confronto tra l’amministrazione e i sindacati sul tema della riforma degli Istituti professionali.
“Come è noto – spiega la Gilda degli Insegnanti – la riforma ha avuto successivi provvedimenti di attuazione. Da rimarcare il fatto che mancano ancora il DM con le Linee Guida previsto dal D.Lgs.61/2017″.
“La riforma – continua la nota – ha come elementi caratterizzanti la flessibilità dei percorsi, l’individualizzazione dei percorsi, l’esistenza di passerelle tra IP e IeFP e viceversa e l´assetto didattico basato su assi culturali. Nel Decreto 61/17 le parole chiave sono:
- la ridefinizione indirizzi di studio
- l’innovazione dei profili e delle metodologie didattiche
- la personalizzazione dell´apprendimento fondata sulla centralità dello studente in un ambiente di apprendimento specifico
- l’aggregazione delle discipline per assi culturali
- la didattica laboratoriale con l´aumento delle ore di laboratorio e gli ITP
- l’introduzione delle UDA (unità di apprendimento) declinate per gruppi di insegnamento che determinano la necessità di un approccio cooperativo dei contenuti per le competenze comuni
- la flessibilità dei percorsi legate alle esigenze territoriali e delle Regioni
- la correlazione con i territori e il modo del lavoro utilizzando i codici ATECO
- la riconduzione a 11 indirizzi della complessità dell´IP precedente al Decreto 61.
- In particolare sono state evidenziate le novità dell´indirizzo relativo alla pesca commerciale, alla gestione delle acque e risanamento ambientale, ai servizi culturali e dello spettacolo.
I percorsi sono declinati inoltre mediante i codici NUP (nomenclatura e classificazione delle unità professionali). Il titolo di studio dovrà quindi contenere sia il codice ATECO che il codice NUP. Nel 2023 ci saranno i primi diplomati con il nuovo ordinamento”.
Le criticità (secondo la Gilda)
La delegazione della Gilda degli Insegnanti, dopo la disanima della riforma fatta dall´Amministrazione, ha espresso una serie di osservazioni critiche:
- La riforma si basa sul concetto di unitarietà del primo biennio, ma ciò non sembra essere stato recepito in sede di definizione degli organici. In particolare si fa riferimento alla penalizzazione delle ore di storia. In generale si rischia la creazione di soprannumerarietà a causa della riduzione delle ore dedicate all´area generalista. Tale problema deve essere urgentemente affrontato anche con la Direzione del Personale.
- Di fronte alla possibilità di disequilibri nella definizione degli organici è necessario che la quota di personale assegnato come potenziamento alle scuole sia effettivamente funzionale alle esigenze del PTOF delle scuole.
- La Gilda rimarca il fatto che la costruzione dei PFI e l´obbligatorietà del tutor individualizzato determina un aumento esponenziale dei carichi di lavoro dei docenti senza che ciò abbia alcun riconoscimento contrattuale. Non si possono fare le riforme sulle spalle dei docenti senza adeguati riconoscimenti del lavoro svolto. Non è un caso che si sta assistendo ad una fuga di molti docenti dagli Istituti Professionali che già erano segnati da una serie complessa di problematiche non solo didattiche, ma anche sociali.
- La Gilda ribadisce le sue perplessità su un assetto didattico fondato su assi culturali e UDA senza che vi sia stata adeguata formazione e informazione ai docenti.
- La Gilda ha richiesto all´Amministrazione i dati analitici delle iscrizioni su base territoriale e per indirizzi per analizzare i trend futuri e gli effetti della riforma in atto. Risulta infatti per l´a.s. 2019-20 un ulteriore decremento delle iscrizioni dello 0,4%.
- La Gilda ha richiesto unitariamente alle altre OO.SS. la calendarizzazione di incontri specifici sull´istruzione professionale insieme alla Direzione del Personale e ai responsabili d rete per monitorare i problemi esistenti e per trovare soluzioni anche in sede di mobilità all´eventuale esubero.