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“Ok la didattica in presenza, ma solo in sicurezza”

“È giusto parlare di fare ripartire la scuola con la didattica in presenza, è uno degli obiettivi che abbiamo tutti quanti, perché se lo aspettano le famiglie, lo chiedono i ragazzi ma soprattutto bisogna farlo in sicurezza. Per questo serve un piano sugli organici e sugli spazi delle scuole”: a dirlo è stato oggi Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, nel corso di un’intervista rilasciata a Italia Stampa, a commento della volontà espressa dal nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi di riportare in classe gli alunni il prima possibile.

Secondo il leader del giovane sindacato bisogna “garantire agli studenti e alle loro famiglie che tutti gli operatori, gli insegnanti, gli amministrativi e gli spazi della scuola siano finalmente adeguati perché purtroppo il Covid continua a diffondersi ed è un nemico che ancora non è stato battuto: è presente nella nostra società, visto che abbiamo sempre migliaia di contagi giornalieri e quindi dobbiamo pensare comunque che per il prossimo anno ancora dovremo conviverci o almeno fino a quando la vaccinazione non porterà all’immunità di massa”.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

“Questo vuol dire – ha continuato Pacifico – che per andare a scuola non possiamo avere più le classi pollaio. Come non è neanche più giusto e utile avere queste classi alternate con la didattica al 50-70%; come se fosse una percentuale, un algoritmo, a distinguere quale didattica è più giusta e quale didattica deve essere fatta a distanza. A questo punto riteniamo fondamentale fin d’ora ripensare anche il rapporto alunni-insegnanti rapporto, alunni-personale Ata”.

“Come pure – ha detto ancora il sindacalista – di pensare anche, grazie all’autonomia degli istituti, a come avere nelle scuole più classi, più aule, più spazi e quindi per permettere tra l’altro, poi anche quando scomparirà il virus, una didattica che permetta di seguire meglio e in maniera profonda lo sviluppo di ogni alunno, in particolar modo degli organici perché non vengano più assegnati in base a una percentuale numerica, ma rispetto alle esigenze del territorio”.

“Quindi è venuto il momento di avere particolare attenzione al Sud e a quelle zone del paese dove non si fa il tempo pieno, ma anche a quelle zone isolate o dove il tessuto economico è distrutto o inesistente o dove c’è anche una forte emigrazione e immigrazione perché ci sono dei bisogni diversi. Se questa è la scuola che il nuovo ministro Patrizio Bianchi pensa di realizzare non solo ci troverà favorevoli e partecipi ma anche attori di proposte che possono essere realizzate in breve tempo”.