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Ritorna l’educazione civica a scuola… ma non si sa in che modo, denuncia Anief

aula scuola generica

È stata approvata in via definitiva dal Senato la proposta di legge che reintroduce l’insegnamento dell’educazione civica, con 33 ore della disciplina a settimana in tutte le classi a partire dalla primaria e voto in pagella. Il fatto che la legge non stanzi nuove risorse per la formazione dei docenti è un dato che pesa molto nel giudizio della norma approvata. Inoltre, rimane il problema dell’inglobamento della disciplina all’interno di altre, quindi non si svolgeranno di fatto delle ore in più. Anief, ricevuta in audizione a marzo alla Camera, aveva segnalato quali erano i punti deboli e quelli da valorizzare, ma non è stata ascoltata.

LA LEGGE 

Tutti gli alunni da sei anni in poi dovranno studiare la Costituzione: andando avanti nel tempo, si ritroveranno a trattare le istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; la storia della bandiera e dell’inno nazionale; l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; l’educazione alla cittadinanza digitale; gli elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; l’educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; l’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; l’educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; la protezione civile. 

A dire il vero, quella approvata è una reintroduzione. Perché l’educazione civica era stata introdotta nelle scuole nel 1958 per volere di Aldo Moro, e venne soppressa a partire dall’anno scolastico 1990/1991. Rispetto a quella materia, però, poiché sono passati decenni, l’insegnamento conterrà nuovi argomenti, legati anche all’attualità, come il bullismo, il cyber bullismo, l’educazione alla legalità e stradale. L’ultima nome aveva presso quello di cittadinanza e costituzione. 

A parte i clamori per l’avvenuta approvazione, va ricordato che la legge impone anche la formazione dei docenti incaricati dell’insegnamento della disciplina: tuttavia, scrive Il Sole 24 Ore, “per la loro formazione non vengono stanziati nuovi fondi ma saranno utilizzati 4 milioni di euro del fondo previsto dal Piano nazionale di formazione e per la realizzazione delle attività formative introdotto nel 2015 con la legge n. 107”. 

I LIMITI DELLA LEGGE E LE PROPOSTE DI ANIEF

Per Anief il provvedimento introdotto rappresenta solo un minimo segno di apertura del Governo verso il problema. Ma deve essere fatto molto di più: tutti i limiti del disegno di legge n. 1264, da poche ore approvato in via definitiva, sono stati già esplicitati da Anief nel corso di un’audizione presso la Commissione Cultura della Camera lo scorso 12 marzo. In quell’occasione, il sindacato chiese l’istituzione della disciplina come materia autonoma, quindi aggiuntiva alle attuali, con un minimo annuale di non meno di 33 ore per la scuola primaria e 66 ore per la secondaria.

Per la scuola primaria e secondaria di primo grado, la disciplina si sarebbe dovuta impartire dai docenti dell’area storico-geografica, che per la scuola secondaria di secondo grado avrebbero dovuto possedere una preparazione specifica dei docenti di insegnamento giuridico-economico; Anief avrebbe voluto estendere l’oggetto degli studi alle istituzioni europee: a livello europeo, ha ricordato il sindacato, esiste una Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE), relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente, delinea 8 competenze chiave, tra cui le Competenze sociali e civiche.

Sempre il 12 marzo, il presidente nazionale Anief aveva ricordato che “non si possono formare cittadini consapevoli e responsabili se non in una prospettiva più ampia che vada oltre i confini nazionali e conduca verso una coscienza eurounitaria”. 

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “ancora una volta si vuole fare una riforma a costo zero, con la sottrazione di altre ore d’insegnamento per fare spazio all’educazione civica senza darle la dignità di materia con un coordinatore non definito che la dice lunga su quanto si tenga alla qualità dell’insegnamento. Per non parlare dell’improvvisazione con la quale i colleghi dei docenti si ritroveranno ad inizio settembre a dovere decidere a chi affidare le 33 ore di lezione annue, magari a personale presente nell’organico dell’autonomia che non ha alcuna cognizione di quello che dovrà insegnare. Ma chi deciderà chi insegna è il vero dilemma”.