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Sostegno, il decreto slitta di otto mesi

insegnanti docenti immissione in graduatoria

Non entrerà in vigore, il 1° gennaio, il decreto legislativo 66/2017 attuativo della legge 107/15 sull’inclusione scolastica degli studenti con disabilità: con la legge di bilancio, il 29 dicembre al voto finale della Camera, la sua messa in atto è stata posticipata al 1° settembre 2019. Gli otto mesi di tempo serviranno al Ministero dell’Istruzione, su spinta del governo, ad apportare delle modifiche, prima fra tutte quella relativa alla quantificazione e assegnazione delle ore di sostegno, che dovrebbero ritornare nella competenza del Glh come richiesto da Anief.

Per Marcello Pacifico (Anief-Cisal) serve anche la trasformazione dei posti in deroga in cattedre da collocare nell’organico di diritto e la contestuale riapertura delle GaE. Anief è nettamente contrario all’insegnante unico per tutto il ciclo di studi o ad altre limitazioni nei trasferimenti.

“Sono diverse – spiega Anief in una nota stampa – le novità che potrebbero arrivare sul sostegno scolastico agli alunni con disabilità. Con le modifiche approvate sul rinvio della riforma volute da M5S-Lega, la decisione delle ore di sostegno da assegnare a ciascun alunno disabile e la relativa richiesta potrebbero non spettare “più al Gruppo per l’inclusione territoriale, il Git, ma ai docenti, alla famiglia, all’équipe medica e all’Ente locale, come ha affermato il Sottosegretario Giuliano presentando le modifiche al decreto. Quindi la predetta competenza ritornerebbbe al Glh (come è attualmente) e all’interno della Programmazione educativa individualizzata. Mentre fa paura il riferimento, nell’Atto di Indirizzo, sulle 11 priorità politico-scolastiche del 2019, firmato dal Ministro Marco Bussetti, quando si fa riferimento alla realizzazione di un nuovo processo di certificazione e di definizione del progetto individuale e del piano educativo individualizzato, anche per assicurare la necessaria partecipazione delle famiglie, quando risultano non coperte le risorse per chiamare i 40 mila supplenti in deroga per il 2019/2020. Già una volta il Governo Prodi per tagliare le ore sul sostegno eliminò i posti in deroga per cambiare le regole sulla certificazione e la legge fu dichiarata incostituzionale con sentenza n. 10/2010. Poi tocco a Renzi voler richiedere nuove visite mediche che ora potrebbero essere sconagiurate. Ma il problema rimane: chi pagherà lo stipendio nel prossimo trienno ai supplenti e questi potranno mai essere stabilizzati, come qualcuno del governo gialloverde annuanciava questa estate a gran voce?”.