Autorizzato dall’Unità di Crisi della Regione, dall’Assessorato all’Istruzione della Regione Campania, dall’Ufficio Scolastico Regionale e, condiviso con l’Assessorato alla Scuola del Comune di Napoli, nasce dal 36mo Circolo Didattico Vanvitelli, “WE TAKE CARE of YOU”, un progetto laboratoriale in presenza rivolto ai bambini con bisogni educativi speciali frequentanti la “Vanvitelli” attivo dal 20 al 30 ottobre.
Un progetto propositivo, creativo e visionario quello dei docenti di sostegno del 36° circolo – che hanno raccolto le esigenze delle famiglie dei bambini disabili – che sono proprio quelli che non possono avvalersi in modo proficuo della Didattica a Distanza, per le particolari patologie di cui sono affetti.
I Laboratori didattici in presenza, si svolgeranno nella loro scuola, insieme alle loro docenti di sostegno e di base e con i compagni di classe collegati in Piattaforma da casa.
Alla riuscita dell’iniziativa contribuirà, in particolare, l’Unità Operativa Complessa della Neuropsichiatria Infantile della ASL Napoli 1 Centro con la dott.ssa Luisa Russo e la sua equipe, e saranno impegnati anche gli Osa di Napoli servizi, con il favore dell’assessorato alle Politiche sociali e del Servizio Inclusione sociale del Comune.
“La dirigente scolastica Ida Francioni coglie un bisogno, lo condivide con la sua comunità scolastica, sorregge le famiglie in difficoltà, rassegna allo spazio scuola una delle sue funzioni essenziali: essere dalla parte dei bambini sempre e comunque”, così l’Assessore alla scuola Annamaria Palmieri.
Predisposto il nuovo modello di Piano educativo individualizzato per le alunni e gli alunni con disabilità. Lo rende noto il Ministero dell’Istruzione in una nota stampa.
Il piano è stato messo a punto con la collaborazione delle Federazioni delle Associazioni rappresentanti le famiglie degli studenti con disabilità ed è in procinto di inviarlo agli Istituti dopo il necessario passaggio con il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, a cui il documento è stato sottoposto in queste ore.
“Tutta la documentazione – spiega il Ministero dell’Istruzione – è stata predisposta e vagliata con l’Osservatorio nazionale permanente per l’Inclusione scolastica, già nel mese di luglio scorso. Proprio con le Federazioni delle Associazioni si è condiviso di introdurre il nuovo modello di PEI attraverso un solido contributo di Linee guida, per spiegare alle scuole in modo approfondito e argomentato la complessità delle innovazioni introdotte, che puntano ad una maggiore partecipazione delle famiglie e degli alunni stessi rispetto al passato”.
“Tra le novità del nuovo impianto inclusivo – continua – il Gruppo di lavoro operativo funzionerà come un organo collegiale che si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Al GLO, in piena coerenza con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive, così come previsto dalle norme vigenti”.
Con l’esplosione del Covid-19, i ragazzi disabili hanno subito un danno
enorme. “Stiamo perdendo anni di terapia. Sono stanca, stanchissima di battermi
per diritti fondamentali: la salute, l’istruzione. Stanca del silenzio
assordante che ci circonda”, ha spiegato la madre di un giovane al Corriere
della Sera. Il silenzio di cui parla è quello delle istituzioni, che le
associazioni di disabili denunciano da settimane.
La ministra Lucia Azzolina, dal canto suo, ha scritto lunedì scorso una
lunga lettera dedicata al tema, indirizzata a tutti i protagonisti della scuola
per ricordare quanto fatto finora e per condividere riflessioni per sanare
«alcuni disallineamenti», promettendo che farà di tutto per garantire che la
scuola rimanga inclusiva. «Ma non c’è niente di concreto. Non lasciare nessuno
indietro… di grazia me lo può spiegare come?”, dice al quotidiano il signor
Vito Crea, calabrese, 58 anni, padre di tre figli tra cui Francesca, 17 anni,
con una diagnosi di autismo di terzo grado, presidente di Angsa Reggio Calabria
e Adda.
Secondo le sue stime, due alunni con disabilità su tre sono stati tagliati fuori dalla DaD: come si fa “con la didattica a distanza che il 70% degli alunni disabili non è in grado di seguire? Sapete cosa vuol dire per un papà far indossare tutte le sante mattine un casco al proprio figlio, di quelli che si indossano per andare in moto, per girare in casa e impedirgli di sfracellarsi la testa contro un muro in una delle sue crisi autolesioniste? Che ne sapete delle mamme e delle loro notti passate insonni con i loro figli che non dormono senza farmaci, messi da parte per evitare controindicazioni e rischi di finire in ospedale ed essere contagiati? Che ne sapete dei salti mortali fatti per spiegare che non si può uscire, che non si può vedere un terapista in questi anni diventato amico? Su 450 esperti a libro paga dell’unità di crisi non ce n’è uno che capisce le problematiche dei disabili”.
L’ultimo decreto, quello del 26 aprile, ha però fornito dei provvedimenti
specifici per disabili: tra le disposizioni c’è la possibilità di non indossare
la mascherina e «la riattivazione delle attività sociali e socio-sanitarie
erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate
all’interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità».
“Quattro righe dopo mesi di silenzio – commenta Fortunato Nicoletti, vigile del
fuoco, nato a Napoli, a Milano da oltre 18 anni, papà di 3 figli, due
adolescenti di 16 e 17 anni e di Roberta, 4 anni fra poco e una malattia
genetica, la displasia campomelica acampomelica, che le richiede assistenza 24
ore su 24- I disabili sono stati completamente abbandonati da tutti, comuni,
regioni, purtroppo anche dal governo”.
Anche la scuola potrebbe fare di più per andare incontro alle esigenze
formative degli alunni disabili. A partire dalla messa in campo di docenti
specializzati: invece, solo 35 mila docenti, a fronte di un numero quasi doppio
di posti liberi, sono coinvolti nel conseguimento del titolo di
specializzazione di sostegno. Ed è per questo che Anief continua a chiedere di
attivare “percorsi universitari abilitanti in modalità telematica riservati al
personale docente con almeno 24 mesi di servizio con contratto a tempo
determinato sulla stessa tipologia di posto, o con contratto a tempo indeterminato
al fine di favorire il passaggio di ruolo”: lo ha fatto anche nei giorni
scorsi, facendo presentare modifiche emendative ad hoc al DL
Cura Italia n. 18 del 17 marzo 2020 e allo stesso Decreto Legge 22 in via
di approvazione definitiva, proprio in queste ore, al Senato.
Considerando che con l’avvio del prossimo anno scolastico mancheranno
all’appello circa 50 mila insegnanti specializzati, sulle oltre 60 mila
cattedre vacanti complessive, tra organico di diritto e deroghe. Ed avere un
bel numero di persone anche specializzande sarebbe un traguardo importantissimo.
È da qui, infatti, assieme alla stabilizzazione del personale specializzato,
che passa la vera continuità didattica. È bene, quindi, che in parallelo alla
conclusione del IV ciclo di specializzazione per le attività di sostegno, si
preveda l’avvio dei corsi e delle attività formative, anche attraverso modalità
telematiche, rivolti a precari che hanno già sviluppato una conoscenza biennale
del sostegno agli allievi con disabilità.
Anche su questi argomenti, dalle 16 alle 17.30 di oggi, giovedì 28 maggio è
previsto un incontro on-line: si tratta del webinar
“Un sostegno didattico tra diritti negati e bisogno di Stabilizzazione”.
Interverranno Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, Walter Miceli,
responsabile nazionale della rete dei legali Anief e coordinatore della
campagna #Sostegnononunoradimeno, Evelina Chiocca, presidente C.i.i.s.,
Giovanna D’Agostino, presidente associazione inseganti per il sostegno.
Anief, che porta da sempre avanti la battaglia sul diritto all’inclusione, alla piena istruzione di ogni nostro alunno, al riconoscimento della dignità di ogni insegnamento anche su posti di sostegno, ha dedicato il webinar a tutti gli insegnanti di sostegno che nel tempo del Covid-19 vogliono confrontarsi. Dopo il webinar, gli utenti registrati riceveranno la documentazione relativa ai temi affrontati durante il webinar; inoltre, saranno contattati, anche telefonicamente, per la valutazione dell’organizzazione e per eventuali ulteriori approfondimenti.
La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha scritto una lettera indirizzata ai dirigenti scolastici, a tutti i docenti, al personale, alle famiglie e agli studenti, con riferimento alla tutela del diritto allo studio degli alunni con disabilità. Riportiamo il testo, pubblicato interamente sul sito del Miur.
Carissimi,
sento la necessità di tornare a rivolgermi a Voi su un tema delicato che coinvolge, in primo luogo, tutti noi direttamente, come persone di scuola, ciascuno nel proprio ruolo professionale di garante del diritto allo studio, ma che riguarda tutta la comunità. Mi riferisco al tema della didattica a distanza rivolta agli alunni con disabilità. Come tutti sapete, sono stata insegnante di sostegno e ho potuto constatare come, anche nelle circostanze più difficoltose da affrontare, la vera cifra dell’inclusione sia la risultante di moltissimi fattori: la costruzione della fiducia tra docenti, alunno e famiglia; la presenza e la disponibilità di mezzi e strumenti per una didattica personalizzata; una collaborazione leale e concreta tra tutti gli adulti cui gli alunni con disabilità sono affidati. Abbiamo lavorato al fine di garantire la soluzione dei primi problemi legati alla mancanza di connettività e di strumenti tecnologici adeguati, per mezzo di appositi provvedimenti economici che stanno progressivamente portando i primi frutti. Le scuole hanno iniziato infatti ad operare per procurarsi tali strumenti, al fine di metterli quanto prima a disposizione delle famiglie in difficoltà. Abbiamo inoltre mantenuto un contatto diretto con le principali Federazioni e Associazioni che rappresentano le persone con disabilità, con le quali intendiamo continuare a collaborare per migliorare – anche in questa emergenza – la qualità dell’inclusione scolastica. Come noto, ho insediato un comitato di esperti per studiare delle proposte che consentano di programmare in rientro a scuola in condizioni di sicurezza e serenità, per tutti. Il Coordinatore del comitato, prof. Patrizio Bianchi, avvierà nei prossimi giorni le interlocuzioni e le audizioni – che ritengo doverose – con tutti gli attori istituzionali che rappresentano le persone con disabilità. Dai nostri monitoraggi, dalle esperienze che molte famiglie ci hanno raccontato direttamente scrivendo al Ministero, dai social media, dalle Associazioni stesse, sono pervenute tante storie diverse, racconti di vita reale, stimoli fortissimi che hanno contribuito a formare un quadro variegato dell’inclusione scolastica in questo particolare momento. Pur certa e convinta che quanto si è fatto e si continuerà a fare per garantire l’inclusione nelle classi e nelle sezioni della scuola italiana sia il frutto del massimo impegno da parte di tutti i docenti e i dirigenti scolastici, sento l’esigenza di condividere con voi alcune riflessioni che nascono da questa fitta trama di testimonianze, poiché credo che possano contribuire a sanare alcuni disallineamenti riscontrabili nelle pratiche didattiche quotidiane e anche stimolare alla costruzione di strategie utili a recuperare quanto, in termini di socializzazione e didattica inclusiva ha, malgrado l’impegno di tutti, perso di efficacia. In tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione è previsto che i docenti di sostegno siano garanti del diritto allo studio degli alunni loro affidati, ora più che mai, in un momento in cui la contitolarità formale sulla classe, prevista dalla norma, deve tradursi in un atteggiamento di inclusività che si sostanzi in contatti diretti con i bambini e i ragazzi, attraverso stimoli visivi, in maniera sincrona, sia per fini didattici che per fini più squisitamente relazionali e sociali. Nella didattica, in particolare, è opportuno che il docente di sostegno si affianchi alle attività di tutta la classe, in presenza dell’alunno con disabilità, non solo per facilitare e fornire feedback sui contenuti, per mediare con strumenti e metodologie individualizzati la trasmissione del sapere, ma anche per riportare l’attenzione dell’intero gruppo classe sulla possibilità di creare occasioni di rinnovata socializzazione in un ambiente condiviso, seppure virtuale. Il principio della contitolarità educativa sulla classe, e per tutti gli alunni, coinvolge direttamente anche i docenti curricolari, i quali dal canto loro sono chiamati a intervenire direttamente anche in attività didattiche inclusive “dedicate”, poiché rivestono il ruolo di adulti di riferimento di tutta la classe e il contatto con loro restituisce all’alunno con disabilità una prima misura di inclusione nel suo contesto di appartenenza. È evidente che il docente di sostegno ha la piena facoltà, nonché il dovere dettato da questa condizione di specialità che stiamo vivendo, di curvare e ricalibrare il PEI, coinvolgendo il dirigente scolastico e il consiglio di classe nelle scelte e informandone le famiglie, man mano che emerga la necessità di ripensare la didattica, i contenuti e le metodologie. E’ importante, in ogni caso, che le scelte siano compiute nella piena condivisione tra docenti, famiglie e alunni, nell’interesse esclusivo di questi ultimi. Ritengo che, mai come in questo caso, non sia importante la quantità bensì la qualità delle attività predisposte, delle relazioni attivate, delle valutazioni, le quali dovranno essere sempre coerenti con gli obiettivi e ben suffragate da solide basi di carattere metodologico. Ai dirigenti scolastici, già impegnati a tenere le redini di questa difficile situazione, direi quasi a mettere a sistema tutte le energie in gioco, equilibrandole con le insicurezze e le paure dei ragazzi e delle famiglie, chiedo lo sforzo ulteriore di garantire con celerità le operazioni finalizzate a coprire l’eventuale gap tecnologico di tutte le famiglie, in particolar modo di quelle degli alunni con disabilità, e di assumere ogni utile iniziativa volta a sollecitare e ad attivare interventi didattici a loro favore, ove ancora non fatto. Tutto il Governo ha lavorato e lavora perché nessuno resti indietro o si senta escluso. Mi sembra doveroso, in ultimo, richiamare l’attenzione sul fatto che già una norma di legge, recentemente varata tra i provvedimenti emergenziali, prevede che si possano coinvolgere gli assistenti educatori e alla comunicazione nel lavoro quotidiano di garanzia della didattica a distanza, in raccordo con gli enti locali. Con gli assistenti alla comunicazione, in particolare per quanto riguarda alunni e studenti con disabilità sensoriali, la collaborazione potrà avvenire attraverso sistemi di condivisione delle piattaforme digitali in uso tra i docenti, in modo che gli assistenti medesimi possano operare a loro volta a distanza con gli allievi e i docenti medesimi, utilizzando il canale comunicativo più adeguato alle varie circostanze. Chiedo ai dirigenti scolastici di valutare la strada migliore per la garanzia di coinvolgimento di personale assistente alla comunicazione, il quale seppur non direttamente dipendente dall’Amministrazione scolastica, svolge un fondamentale lavoro di supporto a garanzia del diritto allo studio degli studenti con disabilità, un lavoro prezioso che non va disperso ma valorizzato e messo a frutto. Ricordo, in ultimo, che sul sito del Ministero dell’Istruzione è stata predisposta un’apposita pagina web, caratterizzata dall’essere un work in progress, dedicata proprio alla didattica a distanza per alunni e studenti con disabilità. I collegamenti e le iniziative lì proposti consentono di raggiungere e utilizzare, a titolo totalmente gratuito, le piattaforme e gli strumenti messi a disposizione delle istituzioni scolastiche e delle famiglie. Nel ringraziare, in ultimo, le famiglie degli alunni che, con pazienza e sempre silenziosamente, stanno collaborando in modo propositivo e fattivo con i docenti e con le scuole per superare le difficoltà, desidero rivolgere a tutti un augurio di buon lavoro e comunicare la mia ferma convinzione che la Scuola italiana – al netto degli impedimenti, che avremo il tempo di superare – uscirà rafforzata dalla prova che sta vivendo, per merito di tutti i cittadini che quotidianamente si impegnano, ciascuno nel proprio dovere, a renderla migliore.
Il Miur ha emanato il decreto n. 95/2020che autorizza l’avvio del quinto ciclo dei percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità.
I posti sono 19585 divisi tra scuola dell´infanzia, primaria e secondaria di I e II grado. Tali posti sono assegnati agli atenei secondo la tabella contenuta nel citato decreto 95.
Le prove preselettive di accesso si terranno il 2 aprile per infanzia e primaria e il 3 aprile per secondaria di 1° e 2° grado. L’intero ciclo dovrà concludersi entro il mese di maggio 2021.
La pubblicazione dei bandi è imminente pertanto conviene consultare quotidianamente i siti degli atenei autorizzati.
L’anno scolastico è al giro di boa, con tantissimi studenti alle prese in questi giorni con le verifiche di fine quadrimestre. Il paradosso è che ci sono diverse scuole che devono ancora definire i Consigli di Classe, perché ci sono ancora migliaia di cattedre di sostegno in deroga e in certi casi addirittura ancora affidate a supplenti temporanei, in attesa della stipula del contratto annuale da far sottoscrivere ad un altro collega precario. Molte cattedre, quindi, spuntano dall’organico di fatto o a seguito delle sentenze dei giudici. Eppure si aveva cognizione della loro consistenza già dalla scorsa estate. Con il risultato che gli Uffici scolastici continuano a produrre decreti con ulteriori posti di sostegno: in questi giorni di inizio 2020 hanno convocato, per la stipula di contratti fino al 30 giugno prossimo, gli Uffici di Torino, Bari, Brindisi e Taranto. A dicembre le convocazioni erano state prodotte da Pescara, Monza, Lodi, Lecco, Massa Carrara, Mantova.
Sul sostegno agli alunni disabili il “Ministero dell’istruzione continua a navigare a vista, con ritardi ingiustificati ed evidenti effetti negativi sulla qualità dell’insegnamento”. Lo afferma l’Anief che aggiunge: “Se partiamo dal fatto che parliamo di quasi 80 mila cattedre e che l’80 per cento dei docenti di sostegno è un precario senza specializzazione in didattica speciale, significa che oltre 60 mila posti vanno assegnati a supplenti privi a volte anche delle competenze necessari”.
“A fronte di un numero più basso di docenti in possesso della specializzazione per l’insegnamento a questi alunni, la supplenza può essere conferita anche ai docenti senza titolo”, scrive la stampa specializzata. Ecco perché occorre organizzare al meglio i corsi di specializzazione che il ministero dell’istruzione si presta a varare, non commettendo gli errori fatti in precedenza dall’ex ministro Marco Bussetti, come già chiesto a chiare lettere nei giorni scorsi dal sindacato Anief.
Il problema, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, nel
corso di un’intervista ad Orizzonte
Scuola, è che con questo andare viene leso il diritto allo studio “sia
nella parte in cui le famiglie chiedono alle scuole di avere l’attribuzione
delle ore in base al PEI, attribuzione che viene costantemente negata per il
50% dei casi, sia laddove i posti in deroga vengono attribuiti alle scuole per
diversi anni, quindi non per esigenze straordinarie, e non vengono conteggiate
nell’organico di diritto”.
I numeri sono implacabili. “Siamo arrivati a 180 mila insegnanti di sostegno
– continua il sindacalista – di cui 80 mila su posti in deroga. È evidente che
bisogna adeguare la realtà dei fatti al servizio che lo Stato vorrebbe dare.
Quando per anni si verifica che il numero degli studenti con un handicap
certificato aumenta lo Stato non può fare finta di niente e tenersi quel numero
di insegnanti, ma deve adeguare gli organici”, conclude Pacifico.
Intanto – rafforzata dalla sentenza della Corte di Cassazione n.
25101, la quale ha confermato che non è possibile fare modifiche quando il
Pei dello studente disabile è stato stabilito – l’associazione sindacale Anief
continua a produrre l’iniziativa gratuita ‘Sostegno,
non un’ora in meno!’, proprio per far rispettare le ore di sostegno
indicate nelle diagnosi funzionali di ogni allievo.
Sul sostegno a 280 mila alunni disabili, si sta realizzando quello che l’Anief sostiene da anni: sebbene sia conclamato l’aumento esponenziale dei posti vacanti, con otto posti su dieci assegnati a supplenti senza titolo, le istituzioni continuano ad affrontare l’enorme problema con provvedimenti minimali ed errati. I numeri del disastro sono stati pubblicati in queste ore dal quotidianoRepubblica: “Nel 2015/2016 – scrive la testata romana – la quota di insegnanti di sostegno a tempo determinato ammontava al 29%, due anni dopo saliva al 43% e quest’anno siamo a quota 48% (77.705 su 163.344, secondo i dati forniti dall’Ufficio statistica del Miur): quasi uno su due. Al Nord la situazione è ormai insostenibile. Con quasi 24 mila supplenti in servizio, la quota di precari sale addirittura al 62%. Piemonte, Lombardia e Toscana si va addirittura oltre. A Torino a dintorni, su cento insegnanti di sostegno 69 sono precari. E anche nelle regioni dell’Italia centrale siamo oltre la metà dell’intera pianta organica: il precariato è del 52%”.
Il problema è che il ministero dell’istruzione, invece di affrontare l’emergenza presente nei territori più in difficoltà, di recente, nell’organizzare l’ultimo bando di specializzazione dei docenti, il IV Tfa, è stato addirittura capace di penalizzarli: in quell’occasione, come denunciato dall’Anief, i 14.224 posti utili a specializzarsi come docente di sostegno, autorizzati con il decreto n. 92/2019, furono gestiti facendo prevalere l’offerta degli atenei rispetto alle esigenze derivanti dai posti vacanti e quindi dalla necessità di produrre un maggior numero di insegnanti specializzati in determinati territori, come prevede la legge.
LE DISCREPANZE TERRITORIALI DELL’ULTIMO CORSO DI SPECIALIZZAZIONE
L’esempio del Piemonte è eclatante: dal dicastero di viale Trastevere arrivò l’incredibile autorizzazione per specializzare appena 200 docenti, di cui solo 15 nella scuola dell’infanzia, peraltro tutti concentrati nell’Università di Torino. Eppure, in provincia di Torino, nello stesso anno scolastico sul sostegno sono state assegnate circa 3 mila supplenze, quasi tutte affidate a insegnanti non specializzati e senza titolo sulla didattica speciale. E oggi la situazione è peggiorata, visto che due cattedre su tre di sostegno vanno ai precari.
I numeri fortemente insufficienti di posti assegnati, sempre in occasione dell’ultimo ciclo di Tfa sostegno, hanno riguardato anche altre regioni: solo 110 poste furono accordarti al Trentino, solo 260 in Liguriae 320 in Emilia Romagna. Pure le regioni meridionali sono stati penalizzate: scorrendo la “tabella riassuntiva dell’offerta formativa dell’ultimo corso di specializzazione sul sostegno”, ha destato scalpore la quota assegnata alla provincia di Palermo, dove nella scuola secondaria, a fronte di complessivi 2.350 posti liberi, tra vacanti e in deroga, il Miur non ha attivato alcun corso. Stesso trattamento è stato riservato ad altre province sparse per l’Italia. Questo comportamento fa ancora più scalpore, perché proprio in Sicilia Anief aveva ottenuto, con la sentenza del Tar 140/19, l’annullamento della circolare degli organici dell’Ufficio scolastico regionale per palese violazione delle effettive esigenze dei 24 mila alunni con disabilità certificata.
GLI ALTRI ERRORI COMMESSI
È chiaro che nell’assegnazione dei posti il Miur ha tenuto conto solo dell’offerta formativa delle Università e non delle necessità pratiche derivanti dalle mancate coperture dei posti dei vari territori, peraltro anche sottostimate per via della presenza dell’organico di fatto il luogo di quello di diritto. A conferma di questo, basterebbe andare a vedere le graduatorie di merito, derivanti dai concorsi pubblici, e le graduatorie ad esaurimento prive di candidati in molte regioni, nonché il numero delle supplenze, per comprendere l’irragionevole distribuzione dei posti. All’insufficienza dei posti di sostegno messi a bando per i docenti da specializzare, poco più di 40.000 in tre anni, si è così aggiunto un altro problema. Così le scelte errate del ministero, nello specializzare i propri insegnanti, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, con una continuità didattica sempre più deficitaria e le dirigenze scolastiche costrette a reperire insegnanti anche tre mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico.
Senza dimenticare l’assurda realizzazione delle prove di accesso agli stessi corsi del IV Tfa sostegno. Dopo avere adottato una soglia “mobile” per la preselettiva, costringendo il sindacato a ricorrere in tribunale per fare ammettere tutti coloro che hanno raggiunto almeno la sufficienza, organizzato in modo maldestro i test, con tanto di prove annullate in tre atenei, nel D.M. n. 92/2019 è stato previsto che candidati ammessi allo scritto avrebbero dovuto raggiungere la soglia 21/30 per passare allo step successivo, la prova orale, andando così oltre la sufficienza considerata invece utile in tutti i concorsi pubblici. Una decisione senza senso, che ha portato a respingere candidati che avevano fatto conseguire nel test accesso di accesso il punteggio di 27/30 ed invece ammettere chi, negli atenei con pochi candidati, ha risposto ai test solo per onore di firma.
IL PROSSIMO CORSO SPECIALIZZANTE
A seguito di quanto accaduto con l’ultima tornata di specializzazione, Anief chiede preventivamente ai nuovi ministri, Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, di non cadere negli stessi errori, nell’attivazione del V ciclo di specializzazione dal quale dovranno uscire oltre 20 mila docenti, ammessi solo se in possesso dell’abilitazione all’insegnamento oppure della laurea comprendente 24 CFU universitari, di intervenire tempestivamente, perché lo scorso mese invece di comunicare alle università il numero dei posti disponibili, in base ai quali attivare i corsi specializzanti, dal Miur ancora una volta è stato chiesto agli atenei di indicare il numero massimo di studenti che potrebbero frequentare i corsi.
IL PRESIDENTE ANIEF METTE LE MANI AVANTI
“Con questi presupposti, abbiamo timore – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che ad essere prevalenti nel V ciclo dei corsi di specializzazione di sostegno siano anche stavolta le disponibilità degli atenei e non i posti effettivamente da coprire a livello territoriale. Quello che va evitato è che vi siano delle province senza particolari esigenze a cui venga assegnato un numero maxi di posti, mentre laddove vi sono diverse migliaia di posti vacanti e di aspiranti siano invece pochissimi i posti messi a bando. L’Anief si è opposta in tribunale, con il primo atto favorevole dopo avere presentato ricorso”.
“Anche stavolta, se il grave errore dovesse ripetersi, Anief non starà a guardare. Considerando poi l’eccezionale numero di cattedre libere, rimaniamo dell’idea che bisogna avere il coraggio di permettere a tutti di conseguire la specializzazione su sostegno, senza numero programmato, a partire proprio da quei precari che si sono ritrovati a fare i supplenti senza titolo. Contemporaneamente, riteniamo irresponsabile da parte del governo il voler affrontare la questione con provvedimenti di facciata, come l’ultimo inserito nella Legge di Bilancio 2020, con la quale, in presenza di oltre 60.000 posti vacanti, ci si è limitati a trasformare in organico di diritto appena un migliaio di cattedre, in base alle sentenze passate in giudicato, molte delle quali ottenute, peraltro, dai legali Anief. Tutto questo si aggiunge alla mancata assegnazione delle ore di sostegno settimanale sulla base delle indicazioni presenti nei Programmi educativi individualizzati, ignorando la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 25101, ha spiegato che non è possibile fare modifiche quando il Pei dello studente disabile è stato stabilito”, conclude Pacifico. Replicare gli errori commessi dall’ex ministro Marco Bussetti non farà altro che alimentare la pratica del ricorso in tribunale, per colpa di uno Stato sempre più in confusione di fronte alle esigenze dei suoi alunni più bisognosi. Una situazione che ha costretto l’Anief a riavviare l’iniziativa gratuita ‘Sostegno, non un’ora in meno!’, proprio per far rispettare le ore di sostegno indicate nella diagnosi funzionali di ogni allievo.
Dal TAR Lazio arriva una nuova sentenza che dà piena ragione ai legali Anief Walter Miceli, Ida Mendicino, Elena Boccanfuso e Maria Dolores Broccoli sul diritto degli alunni con disabilità grave all’attribuzione del corretto monte ore di sostegno. È illegittima, infatti, la condotta dell’Amministrazione “che riconosce un monte-ore settimanali di sostegno inferiore, rispetto a quelle individuate come necessarie”. Marcello Pacifico (Anief): “la nostra iniziativa che abbiamo denominato ‘Sostegno, non un’ora di meno!’ – e che portiamo avanti ormai da anni – è una battaglia di civiltà e mette a disposizione gratuitamente per le famiglie la competenza dei nostri legali per ottenere il giusto apporto di ore di sostegno prescritto dal PEI per ogni alunno disabile, nel pieno rispetto della normativa e della nostra carta costituzionale”. Sempre possibile contattare l’Anief all’indirizzo sostegno@anief.net per avere tutte le istruzioni e le informazioni utili.
Il TAR Lazio, infatti, con questa nuova sentenza di pieno accoglimento, dà
ragione alla famiglia di un alunno con disabilità grave e condanna il Miur
evidenziando come “in materia di assegnazione delle ore di sostegno all’alunno
disabile, il provvedimento finale del dirigente scolastico con cui si
stabilisce l’assegnazione delle ore di sostegno non può rendere prive di
effetti concreti, sul piano del sostegno, le statuizioni operate dall’organo
collegiale competente a stabilire la gravità dell’handicap e a predisporre il
piano individuale di intervento a sostegno del minore in una situazione di
handicap riconosciuto come grave. Inoltre, questo provvedimento non si può
basare su un vincolo derivante dalla carenza di risorse economiche che non
possono, in modo assoluto, condizionare il diritto al sostegno sino a esigere e
sacrificare il diritto fondamentale allo studio e all’istruzione”.
“Ci preme ricordare non solo che l’alunno ha diritto al giusto monte ore di
sostegno, ma al docente specializzato in base alle sue particolari esigenze –
spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – il Consiglio di Stato,
infatti, con la sentenza n. 758/2018, ha chiarito che il dirigente scolastico
deve attribuire a ciascun alunno disabile non solo un numero di ore di sostegno
corrispondente a quanto proposto GLOH, ma soprattutto il tipo e, quindi, il
docente di sostegno in base alla particolare disabilità accertata dagli organi
competenti”. Anief ricorda che l’indirizzo sostegno@anief.net
è sempre a disposizione di tutte le famiglie, dei docenti e dei dirigenti che
necessitano del nostro intervento per ottenere per ogni alunno il giusto
apporto di ore di sostegno prescritto dal PEI nel pieno rispetto della
normativa e dei diritti degli alunni con disabilità.
Il numero degli alunni disabili cresce di almeno 10 mila unità l’anno. Tuttavia,
mancano ancora servizi e tutele vere per una piena integrazione di bimbi e
adolescenti nelle rispettive scuole. E nell’Italia del 2019 l’obiettivo
inclusione sembra davvero distante: se cresce la percentuale di allievi con
vari deficit certificati, la loro presenza a scuola, spesso, è messa a rischio
quando non vanificata dalla presenza di barriere architettoniche che spesso
precludono o rendono difficoltoso o a volte umiliante anche solo l’accesso agli
stessi istituti, posti spesso all’interno di edifici magari monumentali, ma
poco funzionali.
LA BEFFA DELLE NOMINE RITARDATE
Oltre al danno, poi, c’è la beffa, con diverse migliaia di nuovi posti di
sostegno richiesti dagli Usr con mesi di ritardo rispetto all’inizio dell’anno
scolastico. È notizia di qualche giorno fa la pubblicazione da parte dei
diversi Uffici Scolastici degli
elenchi con tanti posti da assegnare e le scuole sono iniziate da
mesi. Un ritardo colpevole che Anief non ha mancato di sottolineare chiedendo a
gran voce docenti specializzati con corsi regolari e con posti equamente
distribuiti e rispettosi delle effettive esigenze. Non come accaduto nell’ultimo
ciclo specializzante, ma rispettando i tempi e le quantità fissate
nelle esigenze certificate dai Pei, assegnando con sollecitudine posti in
deroga ogni volta che la scuola lo richieda e senza costringere le famiglie a
ricorrere ai tribunali.
L’INCHIESTA
In un’intervista televisiva nell’ambito di una
inchiesta di Report, il ministro dell’Istruzione Lorenzi Fioramonti ha
ammesso che le scelte della politica negli ultimi anni hanno guardato al
risparmio economico piuttosto che al benessere degli studenti disabili, girando
il problema dei nuovi investimenti al titolare del Mef Roberto Gualtieri. I
numeri reali restano implacabili: 270mila studenti con disabilità frequentano
le scuole pubbliche seguiti da 100 mila insegnanti di sostegno; un numero
insufficiente integrato in deroga con la nomina di altri 75mila supplenti,
chiamati per provare a garantire a tutti in extremis il diritto costituzionale
allo studio, ma di sicuro non la continuità didattica.
LE SENTENZE A FAVORE DEI DISABILI
Forte di alcune recenti sentenze, il sindacato Anief continua la battaglia.
E i giudici gli danno ragione. Anche la Corte di Cassazione, ha spiegato che
non è possibile fare modifiche quando il piano individualizzato dello studente
disabile è stato stabilito: cancellare tutte o parte delle ore settimanali
previste dalla programmazione educativa è un atto illegittimo. Inoltre la Corte
Costituzionale, con
la sentenza n. 80/2010, ha dichiarato inammissibile fissare un limite
numerico ai docenti di sostegno. Le Sezioni Unite della Cassazione hanno già,
inoltre, chiarito come “il diritto all’istruzione è parte integrante del
riconoscimento e della garanzia dei diritti dei disabili, per il conseguimento
di quella pari dignità sociale che consente il pieno sviluppo e l’inclusione
della persona umana con disabilità”. E anche la pubblicazione della
sentenza di quest’anno del Tar Sicilia, la 140/19, impone di rivedere la
consistenza dell’organico di sostegno.
L’AZIONE DELL’ANIEF
L’Anief sostiene le famiglie con l’iniziativa gratuita ‘Sostegno,
non un’ora in meno!’, per far rispettare e attribuire il corretto monte ore
di sostegno agli alunni.
La deputata pentastellata Rosa Alba Testamento ha chiesto “percorsi di
specializzazioni continuativi per la formazione dei docenti di sostegno,
attraverso la promozione di modelli didattici inclusivi. Occorre rassicurare le
famiglie sulla presenza di tale personale, attraverso la pubblicazione di
numerosi bandi di concorso, che possano essere continuativi nel tempo, per
assicurare l’effettiva copertura delle classi e delle cattedre vacanti e
disponibili”. Il presidente Anief, Marcello Pacifico, si dichiara
favorevole a condizione che, però, siano inseriti in organico di
diritto gli attuali posti in deroga, siano rispettate le ore di insegnamento
previste dal PEI di ogni alunno, siano riaperti gli attuali corsi di TFA
sostegno senza numero programmato e per il personale con servizio affinché
possa partecipare al nuovo concorso riservato. Leggi l’intervista su Orizzonte
Scuola.
LA PROPOSTA DEL M5S
Dal Governo si continua a parlare di sostegno come settore da migliorare e
riformare. Dopo la
presa di posizione del sottosegretario all’Istruzione, Lucia Azzolina, la
quale in
un’intervista televisiva ha detto espressamente di volere agire e «lavorare
per aumentare il numero degli insegnanti di ruolo sul sostegno, trasformando
parte di quelle cattedre che oggi sono instabili, ovvero destinate alle
supplenze, il cosiddetto organico di fatto, in cattedre di
diritto», è ancora il M5S a schierarsi: il partito di maggioranza
relativa ha presentato una risoluzione affinché il Governo si impegni a
garantire maggiore controllo del settore.
Rosa Alba Testamento, portavoce molisana del
MoVimento Cinque Stelle e componente della Commissione Cultura alla Camera dei
Deputati, prima firma della risoluzione, ha giustificato la sua richiesta
spiegando che “molte famiglie italiane con bambini e ragazzi in situazioni
di disabilità devono ogni giorno scontrarsi con le inadempienze e le carenze di
un sistema scolastico che non riesce ad assicurare la copertura delle cattedre
scoperte a causa dell’assenza di insegnanti di sostegno e quest’anno, rispetto
al passato, la situazione è ancor più critica”.
“L’anno scolastico appena iniziato – ha continuato la pentastellata
– si sta caratterizzando per la carenza del personale docente di sostegno
con conseguenti disagi sia per gli alunni che per le famiglie, sempre più
preoccupate dall’incertezza di tale vitale figura per il proprio figlio. Si
tratta di una situazione d’emergenza, anche per gli stessi insegnanti”.
IL CONSENSO DI FIORAMONTI
Anche il ministro dell’Istruzione si è detto favorevole ad ampliare i corsi
TFA sostegno: potrebbero essere varati al più presto, per dare una pronta
risposta alla cronica mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole
italiane. “Abbiamotroppe cattedre di sostegno
scoperte – ha affermato Lorenzo
Fioramonti illustrando le linee programmatiche del suo mandato in
Senato – e troppi insegnanti di sostegno non formati”. Questo impegno si
concretizzerà nel prossimo avvio del corso Tfa sostegno V ciclo, al quale
potranno partecipare anche i docenti idonei alle precedenti selezioni.
COSA SERVE PER ACCEDERE AI CORSI
È allo studio del Miur – conferma la rivista Orizzonte
Scuola – un ampliamento del numero dei posti nelle varie Università. I
posti totali, già autorizzati, sono 40.000. I requisiti di accesso finora noti:
abilitazione specifica sulla classe di concorso oppure laurea coerente con le
classi di concorso vigenti alla data di indizione del concorso + 24 CFU
in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie
didattiche; gli ITP continueranno a partecipare con il diploma fino al 2024/25.
Da quella data laurea triennale + 24 CFU.
L’INTERVISTA AL PRESIDENTE ANIEF
Intervistato proprio da Orizzonte
Scuola, Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, spiega la posizione
del sindacato autonomo che dalla sua nascita è vicino agli alunni disabili,
alle loro famiglie e ai docenti di sostegno: nel decreto scuola, dice il
sindacalista, “non si parla di gente senza specializzazione che viene chiamata
a insegnare sul sostegno. La quale viene dunque ritenuta idonea per insegnare
ai nostri bambini. Ma non idonea per essere assunta in ruolo neppure sotto la
condizione di dover conseguire il titolo di specializzazione su sostegno.
Invece si dovrebbe chiedere e dire: caro docente, tu per due anni hai insegnato
sul sostegno? Non lo potevi fare, ma l’hai fatto? Allora ti faccio partecipare
al concorso su sostegno a una condizione: che se vinci dovrai conseguire il
titolo di specializzazione”.
L’AZIONE DEL GIOVANE SINDACATO
Anief ricorda che tra le ultime azioni a tutela degli alunni e dei docenti
specializzati, ha avanzato ricorso
conto lo schema di decreto ministeriale sugli organici sul sostegno
agli alunni disabili, cui è possibile ancora aderire gratuitamente ad
adiuvandum. E ha inoltre riattivato un’iniziativa di successo degli ultimi
anni: la campagna legale gratuita ‘Sostegno,
non un’ora in meno!’. A questo proposito, il sindacato fornirà alle
famiglie che prenderanno contatto con i suoi referenti le istanze di accesso
agli atti, le informazioni utili per procedere con le diffide contro
l’amministrazione e tutta la documentazione relativa alla mancata assegnazione
delle ore richieste. Buone notizie, a ragione del sindacato sono arrivate solo
qualche giorno dalla Cassazione, che con la sentenza
n. 25101 ha ribadito illegittima la decisione degli Uffici
scolastici di ridurre le ore settimanali stabilite dal Pei. Chi
volesse informazioni, può scrivere all’indirizzo e-mail sostegno@anief.net
Per leggere l’intervista integrale “Pacifico ANIEF: 24mila assunzioni precari storici sono poche. Bisogna riaprire le Graduatorie ad Esaurimento”, cliccare qui.
(fonte: Ufficio Stampa ANIEF)
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