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8 marzo, la condizione della donna nella scuola: Anief riassume quanto ancora c’è da fare per ridurre il gap di genere

Sono numeri impressionanti quelli che riguardano le donne che insegnano nella scuola italiana: 735 mila, a fronte di 908 mila docenti italiani complessivi. Più di 170 mila non sono di ruolo, Poi ci sono altre 150 mila donne impiegate, assistenti tecnici, collaboratrici scolastiche e Dsga, tra le quali figurano almeno altre 40 mila supplenti “rosa”. Donne quasi sempre ipertitolate, con esperienza e competenze da vendere, ma che continuano a non avere tutele, né prospettive professionali e di carriera, tanto che pur di entrare di ruolo accettano di spostarsi a centinaia di chilometri e di rimanervi per almeno cinque anni pur in presenza di cattedre libere vicino casa.

Si celebra oggi la Giornata internazionale della donna, nata per ricordare le conquiste sociali, economiche, culturali e politiche del sesso femminile, oltre che evidenziare quelle aree in cui è ancora necessaria un’azione per realizzare l’uguaglianza e abbattere le forme di violenza che ancora costringono la donna a non poter realizzare il proprio futuro e propri sogni. Ma la violenza non è solo quella fisica.

LA VIOLENZA PSICOLOGICA

Come scrive Orizzonte Scuola, “nella Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne adottata da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 48/104 del 20 dicembre 1993, si intende per “violenza contro le donne” ogni atto di violenza rivolto contro il sesso femminile, che arrechi o sia suscettibile di arrecare pregiudizio o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, nonché la minaccia di eseguire tali atti, la costrizione o la privazione arbitraria di libertà, tanto nella vita pubblica quanto nella vita privata”. 

insegnanti teamworking intesa

LA LONTANANZA DAGLI AFFETTI

Anief ritiene che la limitazione della libertà delle donne che operano nella scuola sia una delle battaglie più importanti da vincere. Vi sono decine di migliaia di donne costrette a lavorare a centinaia di chilometri da casa, spesso per colpa di algoritmi errati e norme sul reclutamento troppo rigide, che hanno toccato l’apice dell’assurdo nel recente vincolo di permanenza nella sede di destinazione, derivante dalla Legge 159/2019, attraverso la quale si obbliga chi è stato immesso in ruolo dal 2020/21 a rimanere ben cinque anni nella sede di titolarità senza diritto a trasferirsi e nemmeno a presentare domanda di passaggio di ruolo o assegnazione provvisoria. Una norma iniqua contro la quale Anief sta lottando con tutte le sue forze, prima con un emendamento all’ultima Legge di Bilancio, poi con una richiesta specifica al decreto Milleproroghe ed infine con un ricorso specifico contro l’imminente bando di mobilità 2021/22.

“UNA NORMA INGIUSTA”

“Stiamo parlando di una norma davvero ingiusta – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – con tante donne che non stanno vedendo crescere i loro figli non perché costrette da situazioni oggettive, ma perché ferme anche a mille chilometri da casa per barriere e vincoli artificiosi, che non hanno motivo di esistere visto che comunque i posti liberi per accoglierle in sedi più vicine ci sono, tanto è vero che vengono poi assegnate ai supplenti, spesso pure ad anno scolastico abbondantemente iniziato”.

L’ASSUNZIONE CHE NON ARRIVA

Ma il percorso di una donna che vuole lavorare nella scuola è in salita sin dall’inizio. Da quando decide di fare le supplenze o di partecipare ad un concorso. Si è arrivati al punto che vengono immesse in ruolo e poi, come accaduto a migliaia di maestre con diploma magistrale, rimesse a fare le supplenti, pure escludendole dalle graduatorie provinciali. Invece di assumerle dopo 36 mesi di supplenze, come l’Unione europea chiede da 22 anni, così come ribadito dal Comitato dei diritti sociali europei, che ha di recente accolto il ricorso Anief n. 146/2017 sull’illegittimità della reiterazione dei contratti a termine, lo Stato continua e tenerle sotto scacco continuando a tenere chiuse le Gae e a non fare concorsi riservati per titoli e servizi.

LE VITTIME DI ABUSI LASCIATE SOLE

Spesso per essere assunte in ruolo devono aspettare decenni, con stipendi illegittimamente fermi. E quando entrano in ruolo devono subire anche l’onta della ricostruzione di carriera che non tiene conto di tutti gli anni di precariato. I numeri confermano tutto: le insegnanti donne con meno di 30 anni non superano le 0,5%, mentre in Spagna arrivano quasi al 7%. E il numero di violenze sul lavoro nei loro confronti continua ad essere presente e sottostimato: a questo proposito, Anief continua a chiedere l’approvazione di una norma che agevoli i trasferimenti delle vittime di abusi all’interno della stessa pubblica amministrazione.

LA PENSIONE LONTANA

Tra le iniquità che colpiscono il genere femminile vi è anche l’obbligo a rimanere in servizio fino ormai quasi a 70 anni, sebbene sia stato scientificamente dimostrato che nella scuola il burnout colpisca il personale in percentuali decisamente alte. E non possono bastare di certo gli anticipi limitati, con l’Ape Social, alle educatrici e maestre di nidi e scuole dell’Infanzia, oppure le decurtazioni-ricatto contenute nell’Opzione donna che arrivano a tagliare l’assegno di quiescenza anche di 600 euro al mese. Come non è una bella notizia la fine di Quota 100, che seppure in cambio di una riduzione della pensione ha comunque garantito negli ultimi tre anni un’opportunità di anticipo.

“MANCA UNA POLITICA DI AMPIO RAGGIO”

“La verità – dice Marcello Pacifico, presidente Anief – è che manca una politica di ampio raggio che permetta alle donne di accedere al ruolo con stipendi degni di questo nome e a lavorare con serenità. In moltissimi territori non è istituito il tempo pieno nella scuola primaria. E anche negli altri cicli scolastici il monte orario settimanale continua a essere ridotto dalle norme derivanti dal dimensionamento dell’ultimo Governo Berlusconi. Per non parlare dell’assenza totale di sgravi fiscale e incentivi di carattere strutturale a sostegno del loro ingresso nel mercato lavorativo”.

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8 marzo: premiazione delle scuole vincitrici di “Con rispetto. Educando”

Lunedì 8 marzo, al Palazzo del Quirinale si terranno le celebrazioni ufficiali della Giornata Internazionale della Donna. Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi premierà le scuole vincitrici del concorso nazionale “Con rispetto. Educando” alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il concorso, giunto alla sua quattordicesima edizione e promosso annualmente dal Ministero dell’Istruzione, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, è rivolto a tutte le scuole, con l’obiettivo di promuovere l’approfondimento e la riflessione sull’educazione al rispetto nelle relazioni private, nei luoghi di lavoro e in tutti gli spazi di vita, a ventisei anni dalla Conferenza mondiale sulle donne di Pechino.

Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi - Di Francesco Pierantoni - https://www.flickr.com/photos/tukulti/41394498792/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99833511
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi Di Francesco Pierantoni – https://www.flickr.com/photos/tukulti/41394498792/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99833511

Le scuole premiate saranno in collegamento e, durante l’evento, sarà proiettato un video con le opere vincitrici e con alcuni pensieri sui lavori svolti dalle studentesse e dagli studenti.

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L’8 marzo 2019 “…si chiamerà Futura”. Cgil, Cisl e Uil celebrano la Giornata Internazionale della donna

Anche quest’anno Cgil, Cisl e Uil celebrano la Giornata Internazionale della Donna. “…si chiamerà futura”, questo lo slogan scelto dalle tre confederazioni sindacali per l’8 marzo 2019, una giornata di riflessione, di impegno e protagonismo delle donne.

“Il dibattito politico e sociale degli ultimi mesi è stato caratterizzato dal tentativo di rimettere in discussione anche le conquiste e i diritti che le donne hanno con fatica e determinazione raggiunto nel corso di decenni” spiegano Cgil, Cisl e Uil ricordando che “gli ultimi anni sono stati segnati da femminicidi, atti di violenza, molestie e discriminazioni di ogni tipo”. Per questo, insistono le tre confederazioni sindacali “le donne devono far sentire forte la loro voce!”.

A livello nazionale, Cgil Cisl e Uil hanno organizzato una grande iniziativa su “La Contrattazione di genere protagonista del cambiamento” che si terrà venerdì 8 marzo presso il Policlinico Umberto I di Roma (aula A di patologia generale, ingresso via Regina Elena) a partire dalle ore 9.30.

Sono tante le iniziative in programma in tutta Italia, fatte di (e da) donne, ma anche insieme a tanti uomini che sostengono le battaglie delle donne.