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Carta Docente, “Bonus da rimodulare”: l’appello del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani

Romano Pesavento presidente Coordinamento Nazionale Docenti delle discipline per i diritti umani

Un docente fuori sede spende tra i 5.000 e i 10.000 euro all’anno per il suo sostentamento lontano da casa, e sono sempre di più e meno tutelati: in quest’ottica sarebbe il caso di rimodulare la Carta Docente, non più semplice bonus Cultura da 500 euro per i docenti in ruolo, ma uno strumento capace di fornire un supporto concreto a questa classe di insegnanti, specialmente precari.

La proposta, in un’argomentata lettera che anticipa la Giornata del Docente del 5 ottobre, porta la firma del Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, missiva che snocciola dati che dipingono un quadro ben poco confortante della situazione degli insegnanti italiani.

Romano Pesavento, il presidente del Coordinamento, scrive:

“Su un campione di 242 docenti fuori sede, monitorato attraverso un sondaggio condotto nel mese di agosto – settembre online, il 62,3% ha dichiarato di spendere annualmente per il proprio sostentamento tra i 5000 e i 10.000 euro; addirittura il 28,8% accusa una spesa superiore a 10.000 euro. Le prime tre regioni in cui risultano prestare servizio gli intervistati sono: la Lombardia con il 17,3%; il Lazio (16,12%) e la Toscana (14,5%). In un contesto del genere, ci chiediamo seriamente se non sia il caso di rimodulare le caratteristiche della Carta del docente, quando chi vive fuori dalla propria città di residenza affronta costi che intaccano inesorabilmente il proprio stipendio fino a vederlo scomparire senza alcuna possibilità di risparmiare qualcosa per se stesso e i propri figli”.

Insomma, secondo il quadro dipinto dal Coordinamento, le famiglie monoreddito in questa situazione sono a rischio povertà nonostante l’incarico gravoso e delicato che il docente fuori sede è chiamato a ricoprire. Al punto tale da mettere a rischio per lo stesso finanche una spesa medica.

“Le classi di concorso più colpite risultano essere da quanto emerge dal questionario, quelle relative alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e alle discipline giuridiche ed economiche. Gli intervistati hanno dimostrato estrema flessibilità nell’accettare qualsiasi utilizzazione […] pur di favorire il proprio rientro. Oggi gli insegnanti possiedono un’alta formazione e vantano titoli di studio altamente specialistici; motivo per il quale il quale sarebbe facile trovare attraverso la sperimentazione alternative all’esodo. Allo stato attuale pochi appartenenti a tali classi di concorso sono potuti rientrare nelle loro sedi.

Una situazione che Pesavento si auguri il Governo prenda in carico il prima possibile.