Pubblicato il Lascia un commento

Coronavirus e ritorno a scuola, per il distanziamento sociale necessario “cancellare le classi pollaio”

aula generica esami maturità 2019

Il ritorno sui banchi in sicurezza è la vera incognita che pesa sul futuro della scuola italiana e sulla sua riapertura: ma come saranno le classi del futuro prossimo? Secondo delle indiscrezioni che leggiamo oggi su La Repubblica il piano che sta prendendo “forma prevede di affrontare prima la collocazione della fascia di alunni 3-14 anni, dall’infanzia alle scuole medie, trattata come un blocco generazionale unico per la mancanza di un’autonomia sufficiente sia per muoversi verso il proprio edificio scolastico che per gestire eventuali lezioni a distanza; infatti sembrerebbe che task force ministeriale”.

L’annuncio del premier Giuseppe Conte del rientro in classe a settembre ha aperto le porte alle ipotesi sulle modalità di didattica in presenza: “nei mesi di settembre-ottobre si potranno immaginare ore di Geografia, Scienze e Arte non solo in giardini (interni ed esterni all’istituto) e piazze delle nostre città, ma anche in musei e teatri non utilizzati la mattina. Questo comporterà un utilizzo più ricco di docenti abituati alla lezione frontale che si trasformerà, giocoforza, in un ampliamento del monte orario (oggi 18 ore per le superiori) che andrà pagato meglio (con una chiusura generosa del contratto, a cui stanno lavorando i sindacati)”.

aula scuola generica

Intanto, gli epidemiologi ci dicono che la pandemia ci accompagnerà ancora per qualche tempo. Soprattutto a scuola, un luogo dove la diffusione del Covid-19 può essere elevata: quella del distanziamento in classe diventa quindi la soluzione migliore, se non l’unica, da adottare. Quindi, il ritorno in classe si prospetta con meno banchi in aula, considerando una distanza minima di quasi due metri su tutti i lati di ogni alunno. Stando così le cose, è una ipotesi fattibile attuare il dimensionamento anche nelle 20 mila classi pollaio, che non rappresentano di certo l’eccezione? La risposta è ovviamente negativa.

“Il problema non sono le aule, ma il numero ridotto del personale – commenta Andrea Messina, segretario generale Anief – e non saranno di certo i concorsi confermati ieri sera dal premier Giuseppe Conte a risolvere la situazione. Ma ci siamo dimenticati che negli ultimi anni abbiamo perso più di 50 mila immissioni in ruolo a causa della non corrispondenza tra posti liberi e docenti inseriti nelle graduatorie? Classi meno affollate equivale infatti a più insegnanti. Ma necessariamente di ruolo, non supplenti, nominati non di rado anche a ridosso di Natale e che cambiano continuamente scuole. I doppi turni, metà in classe e metà sul web, sono soluzioni che non ci piacciono e che di certo non vanno nello spirito dell’obiettivo 4 dell’agenda 2030; fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti significa garantire ora più che mai stessi mezzi per tutti e soprattutto continuità didattica”.

Marcello Pacifico (Anief): “Se si prende come media una classe di sette metri per cinque, quindi da 35 metri, e va applicato il distanziamento di un metro e mezzo da ogni studente in tutte le direzioni, quindi anche da ogni uscita, si riesce a far stare non più di 16 alunni. Poi però c’è anche il docente, anzi possono essercene due o tre, considerando le eventuali compresenze e il sostegno agli alunni disabili, più l’assistente educativo culturale. Ecco perché al massimo possono esserci 15 allievi per classe, come abbiamo detto la settimana scorsa ai senatori della VII commissione di Palazzo Madama con un preciso emendamento al Decreto Legge sulla Scuola n. 22”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

https://www.mondodocenti.com/prodotto/prodotto-131/