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Europa: solo 1 docente su 5 si sente valorizzato, Italia maglia nera

Si chiude oggi a Lisbona la due giorni di confronto tra “Professionisti e sindacati dell’istruzione: orizzonte 2025”, organizzato sotto l’egida dell’Unione Europea e moderato da Kerstin Born-Sirkel, collaboratore Senior presso l’European Policy Centre: tra i primi a prendere la parola è stato Peter Birch, coordinatore del servizio di analisi delle politiche e dei sistemi d’istruzione della Commissione europea, il quale ha denunciato il fatto che solo il 20% degli insegnanti europei ritiene il proprio profilo professionale adeguatamente valorizzato dalla società.

In pratica, nel vecchio Continente la grande maggioranza degli insegnanti, di ogni ordine e grado, risulta sottostimata e sottopagata, oltre che di età avanzata. Soprattutto in alcuni Paesi, con l’Italia che fa da portabandiera: solo per rimanere all’età anagrafica, se in Portogallo il 38% dei docenti è over 50, nella nostra Penisola la percentuale quasi raddoppia arrivando al 60%.

Quello del reclutamento è un problema serio, denuncia Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, alla vigilia del suo intervento fissato a chiusura del convegno in terra portoghese: “A settembre ci ritroveremo con altri 100 mila posti da assegnare, pur avendo il personale già selezionato e pronto a subentrare”.

Al centro degli interventi che si stanno susseguendo vi è quindi la tendenza a non dare il giusto peso alla professione. Arrivando a produrre norme che la penalizzano, anziché agevolarla, denunciano i sindacati. 

“Fa pensare – afferma l’ANIEF – quanto sta accadendo in Italia, che già possiede la popolazione docente più vecchia al mondo, con un gap altissimo docenti-discenti, dove l’età pensionabile anche dei docenti è passata a 67 anni e dispetto dell’età media dei collegi europei dove si continua a lasciare a 63 anni senza particolari penalizzazioni economiche sull’assegno di quiescenza. E ciò malgrado sia stato scientificamente provato che l’insegnamento comporti un alto stress da lavoro correlato, aprendo quindi le porte al burnout. Inoltre, sempre il nostro Governo si è ostinato, facendo pressioni sulle forze parlamentari, a non dare il consenso ad assumere in ruolo 100 mila docenti selezionati, formati e abilitati e coprire altrettanti posti vacanti, lasciando questo personale nelle graduatorie d’istituto e precludendone l’accesso nelle GaE”.