Dal prossimo anno scolastico otto plessi dell’infanzia comunali a Napoli chiuderanno i battenti. Più di 300 bambini saranno a spasso: ciò a causa della mancanza di personale e in particolare di educatori. Lo riporta oggi il quotidiano Il Mattino, facendo riferimento a una comunicazione inviata dal dirigente del Servizio Scuole del Comune che in una circolare informa l’assessore Annamaria Palmieri, direttore generale, direttore centrale Welfare e Servizi Educativi e direttori delle dieci Municipalità di non aprire le iscrizioni in otto scuole comunali distribuite in sei Municipalità.
Funzione Pubblica CGIL accusa il Comune
Immediata la reazione di Danilo Criscuolo e Antonio Ferraro, responsabili del coordinamento Fp-Cgil del Comune di Napoli, del segretario metropolitano Salvatore Tinto e delle Rsu che a conoscenza del dimensionamento per l’anno scolastico 2018/2019, sottolineano «le ricadute sull’organizzazione del lavoro per l’anno scolastico a venire, senza contare le 300 famiglie che da un giorno all’altro verranno a sapere di questa nuova organizzazione e infine ma non ultima l’inevitabile ricaduta occupazionale di tali scelte, impongono l’immediata convocazione di un confronto, con contestuale richiesta di immediata sospensione» delle decisioni prese dal dirigente.
La reazione del Comune
Così l’assessore alla scuola Annamaria Palmieri, sul comunicato della CGIL funzione pubblica: “Il dimensionamento delle scuole dell’infanzia non lascerà nessun bambino senza scuola pubblica, ma sarà finalizzato solo e unicamente ad eliminare dispersioni e sprechi che possono essere anche dannosi per l’erario e i disservizi di cui hanno sofferto quest’anno tante famiglie e anche tanti nostri insegnanti, costretti a non potersi nemmeno allontanare per un giorno. Non solo non vi saranno trecento posti in meno, non ci sarà nessun insegnante in meno, ma al contrario punteremo a molte educatrici in più per poter mantenere e restituire qualità, senza continui patemi e continue difficoltà, alle scuole che abbiamo”.
Continua l’Assessore: “Questa la logica che c’è dietro la piccola riorganizzazione che interesserà al massimo 5-6 plessi: se ci sono scuole che si sono ridotte ad una o due sezioni d’infanzia e in sofferenza di iscritti, ciò dipende anche dal fatto che esse sono vicine o inserite in scuole pubbliche statali che normalmente hanno la scuola d’infanzia. È logico allora volere il potenziamento del personale e della qualità di quelle scuole che, articolate con più sezioni o in territori difficili, dimostrano non solo di essere necessarie ma di aver bisogno anche di più risorse. E noi abbiamo un personale che, in condizioni buone di lavoro, è di alta qualità, come ho sempre verificato, ma è stato spesso negli ultimi tempi sacrificato per la cattiva organizzazione dei plessi sui territori. Nel contempo il progetto prevede di dare almeno il via iniziale ad un programma di rafforzamento per i nidi che sono un servizio pubblico che nell’ambito dell’offerta 0-6 anni solo il comune può fornire. Infatti ci attende la sfida di mantenere aperti in tutti i modi possibili i numerosi nidi realizzati con i fondi PAc, fondi che nel 2020 non ci saranno più, e penso che nessun sindacato illuminato voglia chiudere nidi rinunciando agli utenti che abbiamo conquistato alla scuola pubblica. Per questo i servizi lavorano ad un progressivo e logico efficientamento per migliorare, non di certo per chiudere. E i sindacati sanno che è cosi, ma li vedrò la prossima settimana per chiarire ogni dubbio e fugare ogni paura dei lavoratori”.