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Concorso riservato precari secondaria, importanti rilievi del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

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“In corrispondenza del via libera del Governo al decreto legge sulla scuola, è giunto l’atteso parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione sul concorso riservato ai docenti della secondaria per le nuove abilitazioni e assumere circa 24 mila nuovi docenti: nel parere, datato 6 aprile, sono presenti diverse osservazioni, che a questo punto il ministero dell’Istruzione farebbe bene ad accogliere, al fine di evitare inevitabili strascichi giudiziari proprio per via dell’errata impostazione del bando concorsuale”. Lo afferma l’Anief in una nota stampa.

“Sono diverse le criticità espresse dal Cspi. In particolare, ricorda Tuttoscuola, seppur l’oggetto del parere si sarebbe dovuto limitare alla procedura concorsuale finalizzata all’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria, per il Cspi essa risulta di fatto e, per previsione normativa, connessa alle altre due procedure, ovvero a quella ordinaria e a quella straordinaria finalizzata all’immissione in ruolo”.

“La più importante critica del Cspi, scrive Orizzonte Scuola, riguarda la procedura stessa. La critica nasce dalla constatazione che non si farà in tempo a concludere la procedura entro il 1° settembre e che comunque bisognerà garantire un ordinato avvio dell’anno scolastico 2020/21. Il Cspi auspica fortemente una riflessione da parte del Ministero in merito alla possibilità di assumere procedure concorsuali le più semplificate possibili, che tengano conto essenzialmente del periodo di servizio già prestato e delle esperienze culturali e professionali possedute dai docenti”.

TUTTE LE CRITICITÀ EMERSE

Nello specifico le criticità riguardano “l’esclusione dall’accesso alla procedura del personale che abbia maturato i tre anni di servizio sul sostegno, senza il possesso del titolo specifico, e che chieda di partecipare alla selezione per la classe di concorso per cui ha titolo, ove non abbia almeno svolto un anno di servizio per quella specifica classe, per cui si auspica una rilettura della legge”. Il Cspi ha avuto modo di giudicare in modo negativo anche “l’acquisizione di un punteggio minimo di sette decimi o equivalenti ai fini del superamento della prova scritta. Soglia che risulta particolarmente elevata considerato che la finalità di questa procedura straordinaria è quella di accertare un livello di preparazione idoneo, acquisito attraverso l’esperienza professionale maturata”. Viene considerata negativamente, sempre dai 36 componenti del Cspi, anche “la difficoltà oggettiva della prova concorsuale stante la vastità delle tematiche e dei contenuti proposti che non sembrano congruenti con una procedura straordinaria e soprattutto difficilmente valutabili con una prova computer based”.

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LO HA DENUNCIATO DA TEMPO ANIEF

Anief ha da tempo denunciato pubblicamente le problematiche osservate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, assieme ad altre, come la rigida soglia dei 24 mila docenti da assumere che non tiene conto, pur in presenza di abbondanza di posti vacanti, dei candidati che risulteranno idonei al termine della procedura. Tra i tanti motivi di criticità denunciati in tempi non sospetti dall’Anief vi è (pochissimi posti, assenza di una prospettiva strutturale per combattere l’abuso di precariato, farraginosità della procedura di immissione in ruolo attraverso una macchinosa congerie di graduatorie, call veloci, code e artifici vari cui attingere con percentuali e tempi variabili) anche quella dell’eccessiva selezione in ingresso per conseguire l’abilitazione, oggi rilevata dal Cspi.

È assurdo che, rimanendo così il regolamento del concorso riservato, chi non raggiungerà la soglia di 7/10 ai test della prova scritta sarà tagliato fuori non solo dalle poche immissioni in ruolo, ma non potrà nemmeno essere avviato al conseguimento dell’abilitazione. Anief ha da tempo spiegato che “le conseguenze potrebbero essere drammatiche se si considera che questo per molti significherà vedere ridotte – in alcuni casi anche a zero – le proprie possibilità di ottenere incarichi a tempo determinato nei prossimi anni”. Per il sindacato, quindi, “tutti coloro che hanno maturato tre anni di servizio devono essere ammessi ai percorsi abilitanti senza selezione in ingresso, francamente priva di senso. Basta e avanza la selezione in uscita, da attuarsi come sempre al momento dell’esame finale per il conseguimento dell’abilitazione”.

Allo stesso modo, all’Anief risulta legittima la posizione critica del Cspi anche contro l’esclusione dall’accesso alla procedura del personale che abbia maturato i tre anni di servizio sul sostegno, senza il possesso del titolo specifico, e che chieda di partecipare alla selezione per la classe di concorso per cui ha titolo, ove non abbia almeno svolto un anno di servizio per quella specifica classe: è un evidente eccesso di volontà selettiva, che va a discriminare il diritto di tanti lavoratori precari ad accedere al concorso straordinario.

Il giovane sindacato ha da tempo preso posizione contro la volontà di ammettere solo una parte del personale scolastico alla procedura concorsuale, lasciando fuori anche gli insegnanti di religione cattolica, i precari di infanzia e primaria, oltre che i supplenti che hanno lavorato nelle scuole paritarie e nei corsi professionali e regionali. Per questi motivi, l’Anief ha confermato le preadesioni gratuite ai ricorsi per tutelare i diritti dei troppi docenti esclusi dal nuovo concorso riservato.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “le criticità del Cspi hanno fondamento. È bene che, dopo avere accolto la valutazione dell’anno in corso ai fini dell’accesso e la valutazione del servizio IeFP, anche se solo ai fini abilitativi, il ministero elimini le storture che porterebbero esclusioni illegittime, pur in presenza di una valutazione positiva e di servizio prestato. Per questi motivi, abbiamo avviato un contenzioso seriale, sempre per difendere i diritti dei lavoratori”. 

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Concorso riservato per i precari, la Gilda chiede più valore per l’esperienza didattica maturata

Rino di Meglio

Riequilibrare i pesi dei punteggi assegnati alla prova e ai titoli, per valorizzare maggiormente l’esperienza didattica già maturata dai candidati. A chiederlo è la Gilda degli Insegnanti alla luce delle tabelle di valutazione dei titoli per il concorso riservato ai precari con 36 mesi di servizio.

“Secondo quanto stabilito dal ministero dell’Istruzione – afferma il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – l’80 per cento del punteggio complessivo sarà destinato all’esito delle prove concorsuali e il restante 20 per cento ai titoli, compreso il servizio al quale sarà riconosciuto 1 punto per ciascuno anno prestato. Riteniamo che la distribuzione del punteggio sia sbilanciata e che l’esperienza già svolta in aula dai precari debba essere tenuta in maggiore considerazione nel computo dei titoli posseduti”.

“Inoltre – aggiunge Di Meglio – chiediamo con forza che i precari con i tre anni di servizio senza titolo sul sostegno possano partecipare alle procedure riservate per la propria classe di concorso. I docenti impiegati sul sostegno – spiega il coordinatore nazionale della Gilda – sono nominati sulla base della graduatoria delle proprie discipline per le quali risultano in possesso del titolo di studio richiesto. È fondamentale sottolineare, infatti, che non esiste la classe di concorso per il sostegno. Ciò che chiediamo, dunque, non è una sanatoria ma il legittimo riconoscimento del servizio prestato” conclude Di Meglio.

(fonte: Ufficio Stampa Gilda degli Insegnanti)