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Maria Triassi è il nuovo Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II di Napoli

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Maria Triassi è il nuovo Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II di Napoli. Triassi (direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica, Farmacoutilizzazione e Dermatologia della Federico II di Napoli e prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente) succede al professor Luigi Califano, che grande impegno ha dedicato alla crescita della Scuola, avendo assolto al compito arduo di avviare la trasformazione da Facoltà a Scuola. «Un lavoro encomiabile – sottolinea Triassi – nel solco del quale intendiamo portare avanti il nostro mandato. Nei prossimi anni ci attende un lavoro difficile e intenso per governare la Scuola in un contesto reso molto più arduo dalla pandemia, ma sono certa che riusciremo ad andare avanti bene e nel segno della continuità». Diversi gli obiettivi che Triassi si pone per il suo mandato, mantenendo l’autonomia che ha sempre contraddistinto il proprio operato, ma con una grande apertura nell’accogliere qualunque idea o proposta migliorativa nell’interesse della Scuola. 

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Maria Triassi (foto: FB)

«Indispensabile – dice Triassi – l’ottimizzazione dei rapporti istituzionali con l’Ateneo e con la Direzione Strategica dell’Azienda, con l’obiettivo di colmare le carenze di organico e di risorse con le quali quotidianamente facciamo i conti. Ritengo sia assolutamente necessario, di concerto con gli Organi Accademici, tentare una ridefinizione della integrazione tra Dipartimenti Universitari e Azienda per l’acquisizione di risorse. In questo modo sarà possibile evitare che le carenze assistenziali vadano a sacrificare anche l’attività scientifica che negli anni a venire va invece fortemente potenziata. Ritengo che la mia formazione accademica nell’area dell’Igiene e del Management Sanitario possa aiutare in questo delicato compito». Grande attenzione viene posta poi al rafforzamento di una sinergia con la governance dell’Ateneo, tesa ad ottenere ogni aiuto per il miglioramento delle necessità didattiche, strutturali, strumentali e di personale della Scuola di Medicina. Per la neo eletta presidentessa la nuova Scuola dovrà anche «impegnarsi nel richiedere risorse straordinarie al MIUR o attraverso fondi europei per interventi straordinari di ristrutturazione, ammodernamento tecnologico e ridefinizione di percorsi: sarà difficile ma ci dobbiamo provare». Ma il punto più importante e delicato resta quello della didattica, visto che in questo momento storico i grandi Atenei pubblici sono impegnati in un notevole sforzo emergenziale per garantire la didattica pur nel corso della pandemia. «Quando questo momento emergenziale sarà finito, faremo i conti con la concorrenza tra Atenei stessi e con le Università Telematiche. È necessario un forte ammodernamento della didattica, anche con l’uso di nuove tecnologie di cui in parte la Scuola di Medicina si è già dotata (manichini, simulazioni, laboratori) ma soprattutto valorizzando, durante le lezioni, le interattività con gli studenti e valorizzando tirocini e attività pratiche. Sarà necessario anche mettere a punto strumenti di valutazione dell’efficacia della formazione: i professionisti che formiamo devono essere veramente in grado di essere eccellenti e pronti per il lavoro».

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Università, corsi a numero chiuso: ecco le nuove date per le prove d’ammissione

Il Miur ha stilato un nuovo calendario per i corsi di laurea a numero chiuso, tenendo in considerazione le recenti misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e della necessità, per gli Atenei, di predisporre misure organizzative per consentire lo svolgimento delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato.

test ammissione medicina guida

Il nuovo calendario, pubblicato nelle scorse ore sul portale web istituzionale, sostituisce integralmente il precedente calendario pubblicato con avviso dell’11 marzo 2020.

Ecco le nuove date:

Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina Veterinariamartedì 1 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria erogati in lingua italianagiovedì 3 settembre 2020
Corsi di laurea e di laurea magistrale a ciclo unico direttamente finalizzati alla formazione di Architettoentro venerdì 25 settembre 2020
(la data è definita da ciascun Ateneo nel proprio bando)
Corsi di laurea delle professioni sanitarie (triennali)martedì 8 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e
Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria
erogati in lingua inglese
giovedì 10 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in scienze
della formazione primaria
mercoledì 16 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale delle professioni sanitarievenerdì 30 ottobre 2020
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Test di medicina 2015, Seconda Università di Napoli: il Tar ammette i ricorrenti in sovrannumero

Sentenza storica al Tar del Lazio: il test d’accesso per Medicina del 2015 non si è svolto in maniera regolare, violando l’anonimato dei candidati e mettendo dunque a repentaglio l’intera procedura selettiva. Così, dopo un lungo iter giudiziario, il Tar del Lazio ha definitivamente ammesso in sovrannumero tutti i ricorrenti assistiti dallo studio legale Leone-Fell.

“Una sentenza storica – dichiarano Francesco Leone e Simona Fell, soci fondatori dello studio legale – che segna un punto di svolta per tutti i ricorsi presentati dal 2015 ad oggi, essendo tutte le procedure selettive degli ultimi anni caratterizzate dalla medesima violazione. Anche l’ultimo test d’accesso, infatti, non ha garantito l’anonimato dei candidati. Alla luce di questa sentenza, tutti possono proporre ricorso, a prescindere dal punteggio ottenuto. Si tratta infatti di una gravissima irregolarità – spiegano i legali – in quanto, come più volte affermato dai giudici amministrativi, “nelle procedure concorsuali l’esigenza di assicurare il rispetto effettivo del principio costituzionale del pubblico concorso e la regola fondamentale dell’anonimato ad esso sottesa costituiscono la base di un dovere indefettibile per l’amministrazione”.  Siamo lieti che le nostre battaglie stiano portando ai risultati sperati. Oggi anche i nostri ricorrenti del 2015 potranno vedere riconosciuto un diritto fondamentale, quale è quello allo studio. Ci auguriamo che adesso questa sentenza – concludono gli avvocati Leone e Fell – possa fare da apripista per tutti i ricorsi successivi, compreso quello avverso il test del 3 settembre 2019 e che non si debba attendere tutto questo tempo per ottenere giustizia!”. 

“Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza Bis) – si legge nella sentenza –  definitivamente pronunciando sul ricorso e sui relativi motivi aggiunti lo Accoglie al pari dei motivi aggiunti e per l’effetto annulla la graduatoria con essi impugnata, nei limiti dell’interesse dei ricorrenti. Accoglie la domanda risarcitoria in forma specifica e per l’effetto dispone l’inserimento anche in soprannumero dei ricorrenti tra i soggetti ammessi a frequentare i corsi di laurea per cui è giudizio”.

Nello specifico, la prima violazione del principio dell’anonimato si è prodotta nel momento in cui il Miur ha previsto che, una volta aperto il plico con il materiale necessario allo svolgimento della prova prove selettiva, ogni candidato dovesse “prioritariamente” compilare la scheda anagrafica che non era precompilata, inserendo i propri dati e non predisponendo alcuna busta per contenerla. Una volta compilata, quindi, la scheda anagrafica è rimasta esposta sul banco durante tutto lo svolgimento della prova, senza che fosse fornito alcuno strumento per sottrarla alla vista del personale.

La presenza della scheda anagrafica “prioritariamente” compilata, in luogo di un qualunque altro documento d’identità, ha dunque consentito ai commissari di vedere l’abbinamento “nome candidato – codice plico”, in quanto il nome del candidato era ricavabile dalla scheda anagrafica, tenuta in vista sul banco; il “numero segreto” del codice plico era leggibile sui fogli della prova di concorso su cui i candidati dovevano lavorare (questionario, modulo risposte e foglio di controllo).

Un’altra violazione dell’anonimato si sarebbe prodotta per i ricorrenti nel momento in cui sul modulo risposte del candidato è stato apposto un codice plico prestampato (alfanumerico composto da 9 elementi fra numeri e cifre) ed un codice alfanumerico (“Etichetta Miur”) che doveva essere applicato dal candidato, prima della consegna dell’elaborato. I due codici svolgevano funzioni differenti:  il primo, quello denominato “codice plico”, già stampigliato sui modelli forniti ai candidati per lo svolgimento della prova, doveva servire ad abbinare il questionario al modulo risposte, in modo da consentire la correzione dell’elaborato, ma in realtà per svolgere tale funzione sarebbe bastato il solo codice a barre senza l’aggiunzione di un ulteriore codice alfanumerico sottostante; il secondo, quello denominato “etichetta Miur”, doveva essere apposto al termine della prova, rispettivamente sulla scheda risposte e sulla scheda anagrafica e serviva appunto a ricondurre l’elaborato all’identità del candidato. Il primo codice, identificativo della prova di ciascun candidato, era visualizzabile e, pertanto, memorizzabile fin dall’inizio della prova, in quanto presente non solo sul modulo risposte, ma su ogni altro modulo fornito al candidato per lo svolgimento della stessa e, cioè, in particolare, sul questionario e sul foglio di controllo utilizzato dal candidato per prendere appunti o eseguire operazioni utili per lo svolgimento del test. Memorizzazione resa agevole dalla circostanza che dei nove elementi componenti il codice, i primi sei erano uguali per tutti i candidati, identificando l’ateneo e la tipologia di prova, mentre le ultime tre cifre individuavano il candidato. Quindi, non solo su questi documenti il candidato, secondo quanto previsto dal bando e dal foglio istruzioni prova, poteva inserire qualsiasi dato e scrivere qualsiasi informazione, ma lo stesso codice per i ricorrenti poteva fungere da segno di riconoscimento. Ragion per cui appariva un paradosso che da un canto l’amministrazione censurava l’apposizione di qualsivoglia segno di riconoscimento nella prova, ma al contempo apponeva il codice plico: elemento di identificazione che avrebbe potuto ancor meglio agevolare i candidati e i commissari, che avessero voluto falsare il concorso.

“Il principio dell’anonimato – precisano i legali – risultava di fatto già violato nel momento in cui le amministrazioni hanno legittimato la presenza di un vero e proprio segno di riconoscimento, consentendo l’individuazione del codice non solo ai commissari, ma agli stessi candidati che potevano quindi comunicarlo a terzi. Questo è sufficiente a ritenere violato il principio di imparzialità e trasparenza che deve essere garantito in ogni selezione pubblica, nel 2015 così come nel 2019”.

Per maggiori delucidazioni e per spiegare anche a chi ha proposto ricorso negli anni successivi le implicazioni di questa storica sentenza, i legali dello studio Leone-Fell terranno una diretta streaming sui propri canali social (pagina Facebook: Avv. Francesco Leone) mercoledì 4 dicembre alle 17.30.

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Gli avvocati Leone e Fell scrivono a Fioramonti: “Abolire il test d’ingresso a Medicina”

Gli avvocati Leone e Fell

Gli avvocati Leone e Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell, il più grande studio d’Italia specializzato in Diritto amministrativo, con oltre 100 sedi su tutto il territorio nazionale, hanno inoltrato al ministro Fioramonti una richiesta di incontro per chiedere di porre fine alla procedura del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina e per studiare insieme soluzioni possano garantire meritocrazia e trasparenza.

Da anni,  il studio legale denuncia le irregolarità riscontrate durante il test nonché l’errato calcolo del fabbisogno da cui scaturisce l’esiguo numero di posti da bandire, tesi accolte dal Consiglio di Stato. Inoltre hanno denunciato, anche con un esposto in Procura, la presenza di smartphone e smartwatch in aula con picchi anomali di connessioni a Internet proprio durante i 100 minuti del test e l’uso di microauricolari per ricevere aiuti dall’esterno.

Maredì 15 ottobre saranno a Napoli (ore 15.30 Hotel Ramada via Galileo Ferraris) per incontrare i potenziali ricorrenti, spiegare loro le campagne legali portate avanti dallo Studio e, ai partecipanti del ricorso collettivo, di conoscere i legali che lo patrocineranno. Sarà l’occasione per porre tutte le domande inerenti le modalità di partecipazione all’azione nonché conoscere i motivi del ricorso.

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Medicina e Odontoiatria, aumentano i posti disponibili al test d’ingresso: l’annuncio del Miur

sede Miur Trastevere Roma

Una buona notizia per gli aspiranti medici odontoiatri: aumentano ulteriormente i posti per le immatricolazioni ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale in Medicina e in Odontoiatria. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti ha firmato i decreti che stabiliscono i posti per l’anno accademico 2019/2020. Quelli per Medicina e Chirurgia sono 11.568 (erano 9.779 lo scorso anno) e quelli per Odontoiatria sono 1.133 (erano 1.096).

Il decreto per Medicina e Chirurgia passa ora al Ministero della Salute, per essere controfirmato dalla Ministra Giulia Grillo.

“Su Medicina e Odontoiatria questo Governo sta mantenendo le promesse fatte, portando avanti un’azione strategica, sia nell’interesse dei nostri giovani che del Paese – dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Abbiamo aumentato i posti a disposizione degli studenti universitari e continueremo a lavorare in questa direzione. L’Italia ha bisogno di medici, dobbiamo colmare questo vuoto. Chiaramente, è importante che a questo corrisponda anche un incremento delle borse di specializzazione mediche. Ed è per questo che ci siamo mossi su questo fronte. Abbiamo aumentato le borse già a partire dallo scorso anno e anche quest’anno abbiamo incrementato le risorse di cento milioni in Legge di bilancio per finanziare nuovi contratti di formazione. Non ha alcuna utilità avere più laureati se poi non si specializzano e non possono esercitare. Inoltre, siamo impegnati insieme al Ministero della Salute, agli Atenei e alle Regioni in una riforma del modello di ammissione ai corsi. È richiesta da anni, è stata molto dibattuta e adesso vogliamo arrivare alle risposte attese”.

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Numero chiuso abolito a Medicina: fattivamente impossibile (almeno per ora)

infermieri generica dottori

Una ottima analisi di Lorenzo Vendemiale su “Il Fatto Quotidiano” in qualche modo porta tutti coi piedi a terra, anche i più ferventi sostenitori dell’abolizione del numero chiuso a Medicina.

I fatti sono questi: un giorno, a sorpresa, in un comunicato del Consiglio dei Ministri compaiono due righe di dubbia provenienza.

“Si abolisce il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”.

Era una dichiarazione di intenti, in realtà. Almeno così l’hanno giustificata dopo i ministri BussettiGrillo: “Un percorso da iniziare già quest’anno per gradi“. In effetti, spararla così all’improvviso era un’audace prova di coraggio. Ma a cui i fatti non potevano mai seguire nell’immediato.

Riorganizzare l’università per il libero accesso a Medicina

Il giornalista del Fatto, per cercare di trovare un numero a cui far riferimento per dare le giuste proporzioni di cosa significherebbe aprire subito la facoltà di Medicina a tutti, recupera un dato emblematico: nel 2018 a fronte di 10mila posti disponibili (su per giù) le domande di iscrizione erano 67mila. E questo dato non tiene conto di chi al test d’ingresso a Medicina non ci arriva proprio, perché scoraggiato sul nascere. E ripiega su indirizzi diversi come professioni infermieristiche o biologia.

Gli atenei italiani, ad oggi, sono organizzati per gestire quel numero di iscritti (quando sono organizzati). Non certo sei volte tanto.

E le scuole di specializzazione?

De facto, il libero accesso a Medicina inoltre dovrebbe corrispondere al libero accesso alle scuole di specializzazione. Il rischio, come spiega bene Vendemiale, è che l’imbuto si formi poi più avanti nel tempo, e con l’aggravante di aver già investito tempo in una scelta professionale e di vita importante.

Quindi?

Quindi è difficilmente ipotizzabile che scompaia il numero chiuso già dal 2019. L’idea predominante è quello che l’Italia, almeno nell’immediato, si avvicini a un modello alla francese, con una sorta di test non di ammissione ma in itinere (dopo il primo anno di corsi).