Secondo il sindacato Anief “occorre assolutamente consentire ai candidati costretti all’isolamento domiciliare di poter misurare il proprio merito, come previsto dalla normativa vigente”. “In un momento in cui abbiamo superato la quota di 50 mila italiani positivi al Covid-19 – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, lo Stato deve garantire la parità di trattamento tra cittadini, derogando ai criteri di univocità della prova concorsuale, come ribadito anche nella sentenza n. 8655/19 del Tar Lazio. Oltre ad essere previsto dalla legge, ricordo che nell’autunno di due anni fa è stato fatto in occasione della prova della Sardegna del concorso a dirigente scolastico: in quell’occasione il sindaco di Cagliari, a seguito dell’allerta meteorologica, chiuse le scuole dove si sarebbero dovute svolgere le prove, facendole rinviare. Oggi ci troviamo alle prese con un’altra emergenza, quella epidemiologica, che va affrontata con lo stesso criterio, per non cadere altrimenti in una palese procedura selettiva discriminante”.
Ne è esempio, come riporta L’Espresso, la lettera di una docente di sostegno in quarantena che avrebbe dovuto sostenere una prova selettiva a Tor Vergata dopo mesi di preparazione, che denuncia infatti come l’università non abbia “previsto nessuna misura alternativa a chi si trova nella mia situazione. Così mancano le tutele per il cittadino, anche asintomatico e negativo come la sottoscritta”.
Per questi motivi, il sindacato Anief reputa oggi indispensabile, al fine di tutelare il diritto di una parte degli oltre 600 mila candidati complessivi che hanno fatto regolare domanda, impossibilitati a recarsi nelle sedi di svolgimento delle prove d’accesso già svolte o da svolgere, che i Ministeri di competenza fissino il prima possibile le date delle prove suppletive per misurare le loro conoscenze e capacità con i vari test a numero chiuso di medicina, per gli oltre 20 mila posti di Tfa sostegno e per partecipare ai tre concorsi – prima lo straordinario per la secondaria e poi gli ordinari per tutti i cicli scolastici – finalizzati all’individuazione di 78 mila nuovi insegnanti.
Il Miur ha stilato un nuovo calendario per i corsi di laurea a numero chiuso, tenendo in considerazione le recenti misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 e della necessità, per gli Atenei, di predisporre misure organizzative per consentire lo svolgimento delle prove di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato.
Il nuovo calendario, pubblicato nelle scorse ore sul portale web istituzionale, sostituisce integralmente il precedente calendario pubblicato con avviso dell’11 marzo 2020.
Ecco le nuove date:
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina Veterinaria
martedì 1 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria erogati in lingua italiana
giovedì 3 settembre 2020
Corsi di laurea e di laurea magistrale a ciclo unico direttamente finalizzati alla formazione di Architetto
entro venerdì 25 settembre 2020 (la data è definita da ciascun Ateneo nel proprio bando)
Corsi di laurea delle professioni sanitarie (triennali)
martedì 8 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria erogati in lingua inglese
giovedì 10 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale a ciclo unico in scienze della formazione primaria
mercoledì 16 settembre 2020
Corsi di laurea magistrale delle professioni sanitarie
Sentenza storica al Tar del Lazio: il test d’accesso per Medicina del 2015 non si è svolto in maniera regolare, violando l’anonimato dei candidati e mettendo dunque a repentaglio l’intera procedura selettiva. Così, dopo un lungo iter giudiziario, il Tar del Lazio ha definitivamente ammesso in sovrannumero tutti i ricorrenti assistiti dallo studio legale Leone-Fell.
“Una sentenza storica – dichiarano Francesco Leone e Simona
Fell, soci fondatori dello studio legale – che segna un punto di svolta per
tutti i ricorsi presentati dal 2015 ad oggi, essendo tutte le procedure
selettive degli ultimi anni caratterizzate dalla medesima violazione. Anche
l’ultimo test d’accesso, infatti, non ha garantito l’anonimato dei candidati.
Alla luce di questa sentenza, tutti possono proporre ricorso, a prescindere dal
punteggio ottenuto. Si tratta infatti di una gravissima irregolarità – spiegano
i legali – in quanto, come più volte affermato dai giudici amministrativi,
“nelle procedure concorsuali l’esigenza di assicurare il rispetto effettivo del
principio costituzionale del pubblico concorso e la regola fondamentale
dell’anonimato ad esso sottesa costituiscono la base di un dovere indefettibile
per l’amministrazione”. Siamo lieti che
le nostre battaglie stiano portando ai risultati sperati. Oggi anche i nostri
ricorrenti del 2015 potranno vedere riconosciuto un diritto fondamentale, quale
è quello allo studio. Ci auguriamo che adesso questa sentenza – concludono gli
avvocati Leone e Fell – possa fare da apripista per tutti i ricorsi successivi,
compreso quello avverso il test del 3 settembre 2019 e che non si debba
attendere tutto questo tempo per ottenere giustizia!”.
“Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione
Terza Bis) – si legge nella sentenza –
definitivamente pronunciando sul ricorso e sui relativi motivi aggiunti
lo Accoglie al pari dei motivi aggiunti e per l’effetto annulla la graduatoria
con essi impugnata, nei limiti dell’interesse dei ricorrenti. Accoglie la
domanda risarcitoria in forma specifica e per l’effetto dispone l’inserimento
anche in soprannumero dei ricorrenti tra i soggetti ammessi a frequentare i
corsi di laurea per cui è giudizio”.
Nello specifico, la prima violazione del principio
dell’anonimato si è prodotta nel momento in cui il Miur ha previsto che, una
volta aperto il plico con il materiale necessario allo svolgimento della prova
prove selettiva, ogni candidato dovesse “prioritariamente” compilare
la scheda anagrafica che non era precompilata, inserendo i propri dati e non
predisponendo alcuna busta per contenerla. Una volta compilata, quindi, la
scheda anagrafica è rimasta esposta sul banco durante tutto lo svolgimento
della prova, senza che fosse fornito alcuno strumento per sottrarla alla vista
del personale.
La presenza della scheda anagrafica “prioritariamente”
compilata, in luogo di un qualunque altro documento d’identità, ha dunque
consentito ai commissari di vedere l’abbinamento “nome candidato – codice
plico”, in quanto il nome del candidato era ricavabile dalla scheda
anagrafica, tenuta in vista sul banco; il “numero segreto” del codice
plico era leggibile sui fogli della prova di concorso su cui i candidati
dovevano lavorare (questionario, modulo risposte e foglio di controllo).
Un’altra violazione dell’anonimato si sarebbe prodotta per i
ricorrenti nel momento in cui sul modulo risposte del candidato è stato apposto
un codice plico prestampato (alfanumerico composto da 9 elementi fra numeri e
cifre) ed un codice alfanumerico (“Etichetta Miur”) che doveva essere
applicato dal candidato, prima della consegna dell’elaborato. I due codici
svolgevano funzioni differenti: il
primo, quello denominato “codice plico”, già stampigliato sui modelli
forniti ai candidati per lo svolgimento della prova, doveva servire ad abbinare
il questionario al modulo risposte, in modo da consentire la correzione
dell’elaborato, ma in realtà per svolgere tale funzione sarebbe bastato il solo
codice a barre senza l’aggiunzione di un ulteriore codice alfanumerico
sottostante; il secondo, quello denominato “etichetta Miur”, doveva
essere apposto al termine della prova, rispettivamente sulla scheda risposte e
sulla scheda anagrafica e serviva appunto a ricondurre l’elaborato all’identità
del candidato. Il primo codice, identificativo della prova di ciascun
candidato, era visualizzabile e, pertanto, memorizzabile fin dall’inizio della
prova, in quanto presente non solo sul modulo risposte, ma su ogni altro modulo
fornito al candidato per lo svolgimento della stessa e, cioè, in particolare,
sul questionario e sul foglio di controllo utilizzato dal candidato per
prendere appunti o eseguire operazioni utili per lo svolgimento del test.
Memorizzazione resa agevole dalla circostanza che dei nove elementi componenti
il codice, i primi sei erano uguali per tutti i candidati, identificando l’ateneo
e la tipologia di prova, mentre le ultime tre cifre individuavano il candidato.
Quindi, non solo su questi documenti il candidato, secondo quanto previsto dal
bando e dal foglio istruzioni prova, poteva inserire qualsiasi dato e scrivere
qualsiasi informazione, ma lo stesso codice per i ricorrenti poteva fungere da
segno di riconoscimento. Ragion per cui appariva un paradosso che da un canto
l’amministrazione censurava l’apposizione di qualsivoglia segno di
riconoscimento nella prova, ma al contempo apponeva il codice plico: elemento
di identificazione che avrebbe potuto ancor meglio agevolare i candidati e i
commissari, che avessero voluto falsare il concorso.
“Il principio dell’anonimato – precisano i legali –
risultava di fatto già violato nel momento in cui le amministrazioni hanno
legittimato la presenza di un vero e proprio segno di riconoscimento,
consentendo l’individuazione del codice non solo ai commissari, ma agli stessi
candidati che potevano quindi comunicarlo a terzi. Questo è sufficiente a
ritenere violato il principio di imparzialità e trasparenza che deve essere
garantito in ogni selezione pubblica, nel 2015 così come nel 2019”.
Per maggiori delucidazioni e per spiegare anche a chi ha
proposto ricorso negli anni successivi le implicazioni di questa storica
sentenza, i legali dello studio Leone-Fell terranno una diretta streaming sui
propri canali social (pagina Facebook: Avv. Francesco Leone) mercoledì 4
dicembre alle 17.30.
Gli avvocati Leone e Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell, il più grande studio d’Italia specializzato in Diritto amministrativo, con oltre 100 sedi su tutto il territorio nazionale, hanno inoltrato al ministro Fioramonti una richiesta di incontro per chiedere di porre fine alla procedura del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina e per studiare insieme soluzioni possano garantire meritocrazia e trasparenza.
Da anni, il studio legale denuncia le irregolarità riscontrate durante il test nonché l’errato calcolo del fabbisogno da cui scaturisce l’esiguo numero di posti da bandire, tesi accolte dal Consiglio di Stato. Inoltre hanno denunciato, anche con un esposto in Procura, la presenza di smartphone e smartwatch in aula con picchi anomali di connessioni a Internet proprio durante i 100 minuti del test e l’uso di microauricolari per ricevere aiuti dall’esterno.
Maredì 15 ottobre saranno a Napoli (ore 15.30 Hotel Ramada via Galileo Ferraris) per incontrare i potenziali ricorrenti, spiegare loro le campagne legali portate avanti dallo Studio e, ai partecipanti del ricorso collettivo, di conoscere i legali che lo patrocineranno. Sarà l’occasione per porre tutte le domande inerenti le modalità di partecipazione all’azione nonché conoscere i motivi del ricorso.
Sono disponibili da oggi sul sito www.universitaly.it – nell’area riservata ai candidati e nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Architettura. I punteggi sono pubblicati in forma anonima.
I candidati che hanno sostenuto la prova il 5 settembre scorso sono stati 6.897 (le domande pervenute erano state 8.242). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, quest’anno sono 5.730, l’83,08% del totale.
I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei è di 33,82. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 51,25 presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. In due atenei viene registrata la percentuale di idonei più alta (100%): l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Il punteggio più alto è stato conseguito presso il Politecnico di Milano (77,5). I primi 100 classificati sono concentrati in 13 atenei. Quelli che hanno avuto più candidati tra i primi 100 sono l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (30), il Politecnico di Milano (20), l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” (19).
I risultati nominali saranno pubblicati il 27 settembre nell’area riservata del portale Universitaly e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il primo ottobre.
Sono disponibili da oggi sul sito www.universitaly.it – nell’area riservata ai candidati e nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Medicina Veterinaria. I punteggi sono pubblicati in forma anonima.
I candidati che lo scorso 4 settembre hanno sostenuto la prova sono stati 6.290 (le domande pervenute erano state 7.780). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, quest’anno sono 3.624, il 57,62% del totale.
I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei è di 34,88. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 37,08 a Padova. La percentuale di idonei più alta si registra presso l’Università Statale di Milano (67,69%). Presso la Statale di Milano è stato conseguito anche il punteggio più alto (80,5). I primi 100 classificati sono concentrati in 13 atenei. Quelli che hanno avuto più candidati tra i primi 100 sono Milano Statale (25), Padova (22), Torino (10).
I risultati nominali saranno pubblicati il 27 settembre nell’area riservata del portale Universitaly e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il primo ottobre.
Al via i test per i corsi di laurea ad accesso programmato. Si comincia oggi, 3 settembre, con Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua italiana. Il 4 settembre sarà la volta di Medicina Veterinaria. Si continua con Architettura il 5 settembre, Professioni Sanitarie l’11 settembre, Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria in lingua inglese il 12 settembre, Scienze della Formazione Primaria il 13 settembre e Professioni Sanitarie (laurea magistrale) il 25 ottobre.
Corsi a numero chiuso, i dati dei candidati
Quest’anno sono 84.716 i candidati che si sono iscritti ai test per l’ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria, Architettura e Veterinaria. Nello specifico, sono 68.694 gli iscritti per Medicina e Odontoiatria, l’anno scorso erano 67.005. Per Architettura, gli iscritti sono 8.242, rispetto ai 7.986 del 2018. Le iscrizioni pervenute per la prova di Veterinaria sono 7.780, un anno fa erano state 8.136. Per quanto riguarda, invece, Medicina e Odontoiatria in lingua inglese, i candidati sono 10.450, nel 2018 erano 7.660.
I posti a disposizione per l’anno accademico 2019/2020 sono 11.568 per Medicina e Chirurgia, 1.133 per Odontoiatria, 759 per Medicina Veterinaria, 6.802 per Architettura.
Accesso a numero chiuso, le modalità
Anche quest’anno sono previsti 60 quesiti a cui i candidati dovranno rispondere in 100 minuti. Ma con alcune novità: sarà ridotta la quantità delle domande di logica, che passano da 20 a 10. Mentre quelle di cultura generale saranno 12, fino allo scorso anno erano 2. Queste ultime faranno riferimento, in particolare, all’ambito storico, sociale e istituzionale, letterario. Ci saranno anche quesiti relativi all’area di Cittadinanza e Costituzione. Si partirà da testi di saggistica scientifica, autori classici o contemporanei, da testi di attualità comparsi su quotidiani, riviste anche specialistiche. In coerenza con il lavoro preparatorio fatto dagli studenti in vista dell’Esame conclusivo della Scuola secondaria di II grado.
Una buona notizia per gli aspiranti medici odontoiatri: aumentano ulteriormente i posti per le immatricolazioni ai corsi di laurea ad accesso programmato nazionale in Medicina e in Odontoiatria. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti ha firmato i decreti che stabiliscono i posti per l’anno accademico 2019/2020. Quelli per Medicina e Chirurgia sono 11.568 (erano 9.779 lo scorso anno) e quelli per Odontoiatria sono 1.133 (erano 1.096).
Il decreto per Medicina e Chirurgia passa ora al Ministero della Salute, per essere controfirmato dalla Ministra Giulia Grillo.
“Su Medicina e Odontoiatria questo Governo sta mantenendo le promesse fatte, portando avanti un’azione strategica, sia nell’interesse dei nostri giovani che del Paese – dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Abbiamo aumentato i posti a disposizione degli studenti universitari e continueremo a lavorare in questa direzione. L’Italia ha bisogno di medici, dobbiamo colmare questo vuoto. Chiaramente, è importante che a questo corrisponda anche un incremento delle borse di specializzazione mediche. Ed è per questo che ci siamo mossi su questo fronte. Abbiamo aumentato le borse già a partire dallo scorso anno e anche quest’anno abbiamo incrementato le risorse di cento milioni in Legge di bilancio per finanziare nuovi contratti di formazione. Non ha alcuna utilità avere più laureati se poi non si specializzano e non possono esercitare. Inoltre, siamo impegnati insieme al Ministero della Salute, agli Atenei e alle Regioni in una riforma del modello di ammissione ai corsi. È richiesta da anni, è stata molto dibattuta e adesso vogliamo arrivare alle risposte attese”.
Una ottima analisi di Lorenzo Vendemiale su “Il Fatto Quotidiano” in qualche modo porta tutti coi piedi a terra, anche i più ferventi sostenitori dell’abolizione del numero chiuso a Medicina.
I fatti sono questi: un giorno, a sorpresa, in un comunicato del Consiglio dei Ministri compaiono due righe di dubbia provenienza.
“Si abolisce il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”.
Era una dichiarazione di intenti, in realtà. Almeno così l’hanno giustificata dopo i ministri Bussetti e Grillo: “Un percorso da iniziare già quest’anno per gradi“. In effetti, spararla così all’improvviso era un’audace prova di coraggio. Ma a cui i fatti non potevano mai seguire nell’immediato.
Riorganizzare l’università per il libero accesso a Medicina
Il giornalista del Fatto, per cercare di trovare un numero a cui far riferimento per dare le giuste proporzioni di cosa significherebbe aprire subito la facoltà di Medicina a tutti, recupera un dato emblematico: nel 2018 a fronte di 10mila posti disponibili (su per giù) le domande di iscrizione erano 67mila. E questo dato non tiene conto di chi al test d’ingresso a Medicina non ci arriva proprio, perché scoraggiato sul nascere. E ripiega su indirizzi diversi come professioni infermieristiche o biologia.
Gli atenei italiani, ad oggi, sono organizzati per gestire quel numero di iscritti (quando sono organizzati). Non certo sei volte tanto.
E le scuole di specializzazione?
De facto, il libero accesso a Medicina inoltre dovrebbe corrispondere al libero accesso alle scuole di specializzazione. Il rischio, come spiega bene Vendemiale, è che l’imbuto si formi poi più avanti nel tempo, e con l’aggravante di aver già investito tempo in una scelta professionale e di vita importante.
Quindi?
Quindi è difficilmente ipotizzabile che scompaia il numero chiuso già dal 2019. L’idea predominante è quello che l’Italia, almeno nell’immediato, si avvicini a un modello alla francese, con una sorta di test non di ammissione ma in itinere (dopo il primo anno di corsi).
Sono 83.127 i giovani candidati che il 4 settembre proveranno ad accedere alle facoltà a numero chiuso. La maggior parte, manco a dirlo, tenterà di entrare alle facoltà di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria: sono 67mila candidati su 83mila gli aspiranti medici. Seguono a ruota i poco più di 8mila aspiranti veterinari (8.136) e i quasi 8mila aspiranti architetti (7.986).
Posti disponibili in aumento
Rispetto allo scorso anno, c’è stato un lieve aumento dei posti a disposizione: quasi 700 in più a Medicina, quasi duecento in più a Odontoiatria, un centinaio e poco più di posti disponibili rispetto al 2017 in Veterinaria e quasi 400 per architettura.
Le proporzioni
Va da sé che è più difficile entrare nella facoltà di Medicina, dove di fronte a 67mila candidati i posti disponibili sono 9.779. In pratica, poco più di 1 su 7.
Mentre Architettura, con 7.986 candidature e 7.211 posti disponibili, è la facoltà a numero chiuso di più facile accesso.
Il calendario nazionale
La programmazione dei test d’ingresso è – come consuetudine – stabilita a livello nazionale. Si parte il 4 settembre con Medicina e Chirurgia e Odontoiatria. Il 5 settembre è il turno dei candidati a Medicina Veterinaria, il 6 settembre tocca invece ad Architettura.
A distanza di qualche giorno, il 12 settembre, è previsto il test d’ammissione per Professioni sanitarie, mentre il 13 faranno il test gli aspiranti medici-chirurghi e dentisti in lingua inglese. Seguono i candidati di Scienze della formazione primaria (il 14 settembre) e, molto più avanti, i candidati iscritti ai corsi di laurea magistrale in professioni sanitarie (che dovranno aspettare il 26 ottobre).
Come si struttura il test d’ammissione alle facoltà a numero chiuso
La prova d’accesso alle facoltà a numero chiuso viene erogata sotto forma di test a risposta multipla. Il candidato ha a disposizione 100 minuti per rispondere a 60 domande.
No stress!
Come avevamo già scritto, probabilmente uno degli ostacoli maggiori alla riuscita del test non è tanto la preparazione ma quanto l’ansia di affrontare la prova stessa. Per questo vi consigliamo di leggere questo articolo che suggerisce una guida no-panico totalmente gratuita per arrivare alla prova nel miglior modo possibile.
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