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Fioramonti, l’affermazione che lascia sbigottiti: “Non mi aspettavo che le dimissioni venissero accettate”

lorenzo fioramonti ministro istruzione

“Una lettera di un ministro non vuol dire che le dimissioni debbano essere accettate, per me era anche un modo per dire ‘faccio sul serio, sono serio su questa cosa’: anche nella speranza che il Governo si ricredesse. Evidentemente non è stato così”. Hanno quasi del paradossale le parole dell’ormai ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti.

Lo racconta durante la trasmissione di Lucia Annunziata “Mezz’ora in più” della scorsa domenica. “Le mie dimissioni – spiega – nascono da lontano. Io già da viceministro del governo Conte I, nella primavera del 2019, avevo indicato chiaramente che bisognava fare uno sforzo importante per l’università e la ricerca: a suo tempo io ero viceministro con quella delega. Creato il Conte II, diventato ministro, ho preso questa cosa ancora più seriamente. Servivano più risorse e almeno 2 miliardi per la scuola”.

Da qui la sua volontà di dare un segnale forte. Ma evidentemente frainteso dall’Esecutivo a cui apparteneva fino allo scorso dicembre.

Attualmente, Fioramonti è un ex-M5S passato al Gruppo Misto in Parlamento.

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Troppo tempo per il passaggio di testimone al Miur: la preoccupazione dei sindacati

sede Miur Trastevere Roma

Le segreterie nazionali di FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Federazione GILDA-Unams, riunite congiuntamente, esprimono forte preoccupazione riguardo alla procedura e ai tempi con cui si sta realizzando il passaggio di testimone alla guida del Ministero dell’Istruzione.

In un telegramma inviato al presidente del Consiglio e ministro ad interim del MIUR, Giuseppe Conte, hanno chiesto un incontro urgente per l’attivazione dei tavoli previsti dagli accordi sia pure in attesa del giuramento dei nuovi ministri.

I segretari generali dei cinque sindacati, nel fare il punto della situazione alla luce del cambio al vertice di viale Trastevere e degli impegni presi dall’ex titolare del MIUR, denunciano la gravità del ritardo che sta incidendo in termini negativi sulle procedure attuative degli accordi sottoscritti tra il Governo e le organizzazioni sindacali, intese che hanno determinato la sospensione delle iniziative decise nell’ambito dello stato di agitazione.

L’attività di confronto può essere attivata, a parere dei sindacati, anche nelle more dell’avvicendamento al vertice del Dicastero, per il rispetto degli impegni e dei tempi di attuazione degli accordo sottoscritti.

La scuola – affermano i sindacati – non può essere messa in stand-by: è la politica che deve rispettare i tempi della scuola e non viceversa. Il ritardo che sta subendo l’iter dei bandi del concorso ordinario e di quello straordinario, che meritano insieme alle procedure di abilitazione un approfondito confronto di merito, rischia di far slittare la stabilizzazione dei precari e far partire il prossimo anno scolastico con un numero di cattedre scoperte ancora più alto.

È urgente che il Governo si faccia carico concretamente del fenomeno del precariato nella scuola, che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti: mortifica migliaia di insegnanti, mina la continuità didattica e pregiudica il diritto all’istruzione di studentesse e studenti.

Fondamentale, inoltre, accelerare anche la procedura per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, reperendo le risorse economiche necessarie per colmare il divario tra le retribuzioni del personale del comparto Istruzione e Ricerca e quelle del resto del pubblico impiego, con l’obiettivo strategico di allineare gli stipendi di tutto il personale, a partire dai docenti, a quelli dei loro colleghi europei.

I segretari generali dei cinque sindacati più rappresentativi del comparto si dicono pronti, in mancanza di risposte concrete sui temi sopra enunciati come sul concorso riservato ai facenti funzione di DSGA e in mancanza della convocazione immediata dei tavoli previsti dagli accordi, a riprendere le iniziative di mobilitazione di tutto il personale.

Lo comunicano le sigle sindacali unite in una nota.

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Via Fioramonti, dentro Azzolina e Manfredi: come cambia il Miur

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Pochi forse ci credevano davvero, ma Fioramonti lo ha fatto: ha rassegnato le dimissioni da Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in aperta polemica con l’esecutivo che non ha saputo garantirgli le richieste economiche ritenute “necessarie” dal responsabile del Dicastero per “risollevare le sorti della scuola”.

Un gesto forte che segna la fine di una conduzione del Miur destinata a non restare – anche per il limitato tempo – negli annali.

Nella conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sorpreso tutti annunciando a sorpresa una “doppia conduzione” per il Miur, separando il Ministero dell’Istruzione dal Ministero per l’Università.

Plauso negli ambienti accademici e del mondo sociale e culturale per la nomina di Gaetano Manfredi all’Università. Stimato studioso, Magnifico rettore del principale ateneo partenopeo, l’Università Federico II di Napoli, Presidente della Conferenza dei Rettori Universitari italiani (CRUI). Curriculum di spessore e capacità politiche e di dialogo già comprovate, è sicuramente curioso vedere Manfredi nuovo membro dell’Esecutivo dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2020 che proprio lo stesso, in qualità di Presidente della CRUI, ha bocciato, controproponendo “un piano straordinario per i ricercatori e risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie (per la cosiddetta no-tax area)”.

Non è la prima romana per Manfredi, che fu già consigliere di Luigi Nicolais durante il suo mandato di Ministro per le riforme e l’innovazione nella P.A. del governo Prodi 2006/2008.

Polemiche invece hanno accompagnato l’annuncio della nomina a Ministro dell’Istruzione di Lucia Azzolina. Trentasette anni, ex sindacalista di Anief, in quota M5S, è già stata sottosegretario al Miur durante l’esperienza di Fioramonti: il decreto Scuola è in primis un suo lavoro.

La Azzolina più volte è finita sotto i riflettori: alcuni movimenti di docenti ne hanno criticato l’operato (anche in maniera feroce e ai limiti) affermando che ha “disatteso” le promesse fatte in campagna elettorale. Nello scorso anno è finita anche al centro di un’inchiesta de L’Espresso che ha scoperto che la neo Ministro ha partecipato, in un presunto conflitto d’interessi, al concorso Dirigente Scolastico.

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Spegne 40 candeline il CUN

sede Miur Trastevere Roma

1979-2019: 40 anni del Consiglio Universitario Nazionale. Si è tenuta ieri 18 dicembre, dalle ore 15 alle 18 in sala Aldo Moro, l’evento per i 40 anni del CUN. La sessione è stata aperta da una relazione introduttiva dal titolo “Il ruolo del CUN: l’autonomia del sistema universitario e la libertà della ricerca e dell’insegnamento” tenuta da Antonio Vicino, Presidente CUN. In più le testimonianze di Luigi Frati, vicepresidente dal 1986 al 1989, Michele Scudiero, vicepresidente dal 1989 al 1997, Luigi Labruna, presidente dal 2007 al 2017 e Carla Barbati, presidente dal 2017 al 2019. Il dibattito è stato animato da Mario Pittoni, presidente 7ª Commissione permanente Senato (Istruzione pubblica, beni culturali), Luigi Gallo, presidente VII Commissione Camera (cultura, scienza istruzione), Paolo Miccoli, presidente ANVUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), Lucia Altucci, presidente CNGR (Comitato nazionale dei garanti per la ricerca), Luigi Leone Chiapparino, presidente CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari)  e Gaetano Manfredi, presidente CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, nonché Magnifico Rettore dell’Università degli studi di Napoli Federico II). Presenti i consiglieri CUN. Le conclusioni sono state affidate a Lorenzo Fioramonti, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

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Le prove Invalsi obbligatorie per l’ammissione alla maturità: la circolare e le reazioni

libri test invalsi elementari

Le prove Invalsi diventano obbligatorie per essere ammessi alla maturità 2020: la novità, introdotta dalla Legge 107/2015, cosiddetta Buona Scuola, era stata rimandata di un anno ed ora invece trova spazio nella circolare del Miur, pubblicata in queste ore sull’Esame di Stato che riguarderà circa mezzo milione di maturandi. Via libera, da parte del Miur, anche all’obbligo di svolgimento delle competenze trasversali e di orientamento (ex alternanza scuola-lavoro), secondo il monte ore previsto dall’indirizzo di studi seguito.

Per chi vorrà accedere alla maturità l’anno prossimo, quindi, diventa indispensabile così la partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alle prove a carattere nazionale predisposte dall’Invalsi. Ma anche lo svolgimento delle attività programmate nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza scuola-lavoro che il Governo del Pd aveva esteso ad un elevato monte di ore triennali), secondo la quota prevista dal proprio indirizzo di studi. Anche rispetto a quest’ultima voce, l’anno scorso era stata fatta una deroga: ora i percorsi diventano obbligatori per l’ammissione all’esame. 

“COSÌ NON VA”

Secondo l’Anief invece di trovare le modalità migliorare la didattica, l’approccio alle discipline, anche nel primo ciclo di studi, come auspicato solo qualche giorno fa dallo stesso ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, con l’apprezzamento dell’Anief, si opta per il ritorno al passato. Ma, soprattutto, avvalorare i disastri prodotti dalla Legge 107 del 2015 significa non volere tagliare i ponti con chi ha fatto di tutto per mettere a repentaglio la qualità della scuola pubblica italiana. Non è certo passando per le prove Invalsi coatte, a prescindere dall’esito, né svolgendo delle ore di tirocinio, in alto numero vuote di contenuti, che si innalzano i livelli. 

PREPARARE L’INVALSI

Sul nostro negozio gli insegnanti possono trovare una fornita e variegata raccolta di libri per preparare i test INVALSI.

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Edilizia Scolastica: Fioramonti annuncia un altro miliardo di euro per l’edilizia scolastica

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Un miliardo in più per l’edilizia scolastica. Il Ministro Lorenzo Fioramonti e la Vice Ministra Anna Ascani hanno annunciato a Rivoli (Torino) un’integrazione al piano nazionale di investimenti per la messa in sicurezza delle scuole. L’annuncio è stato dato nel corso della riunione dell’Osservatorio nazionale per l’Edilizia scolastica che questa mattina è stato convocato dal Ministro Fioramonti a Rivoli in occasione della Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole. L’Osservatorio si riunisce normalmente a Roma. Per la prima volta oggi si è tenuto nell’aula ’22 novembre’ del Liceo scientifico “Darwin”, dove, undici anni fa, lo studente Vito Scafidi è stato ucciso dal crollo del soffitto della classe dove studiava.

“Una scuola sicura è una scuola di cui ci prendiamo cura, è una scuola che ci insegna a prenderci cura delle cose”, ha detto il Ministro Fioramonti, “non è accettabile per un’economia avanzata avere tante scuole che non sono ancora in sicurezza”. “Abbiamo stanziato centinaia di milioni – ha aggiunto il Ministro  Fioramonti – un miliardo e mezzo di mutui, un pacchetto generale di 11 miliardi fra mutui e finanziamenti diretti, e siamo sul punto di erogare un altro miliardo nelle prossime settimane per i nostri istituti. Con la Vice Ministra Ascani stiamo anche ragionando su una norma sostitutiva che possa aiutare lo Stato a dire agli Enti Locali che non ce la fanno ‘ci pensiamo noi. Ci sostituiamo a te se non riesci a realizzare i lavori’. Se l’Italia non riparte dalla scuola, lo dico chiaramente, l’Italia non ricomincia”.

Il Ministro Fioramonti ha salutato gli studenti che hanno partecipato al corteo per le vie di Rivoli in memoria di Vito Scafidi e a cui ha preso parte anche la Vice Ministra Ascani, insieme alla mamma di Vito, la signora Cinzia Scafidi, alle autorità locali e alle associazioni.

Dal 2015 la Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole è stata indetta il 22 novembre, in memoria della morte di Vito Scafidi. La Giornata è dedicata alla promozione e alla diffusione della cultura della sicurezza nelle scuole.

All’Osservatorio Nazionale per l’Edilizia scolastica hanno partecipato anche le associazioni e i rappresentanti delle task force regionali che stanno dando supporto agli enti locali nell’attuazione degli interventi.

(fonte: Miur)

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Il “Patto per la Ricerca”, dieci punti per rilanciare l’università italiana

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Rafforzare la collaborazione tra università, istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, Enti pubblici di ricerca ed imprese per rilanciare l’economia italiana. È l’obiettivo del “Patto per la ricerca” lanciato questa mattina alla Camera dei Deputati dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, nel corso di un convegno al quale sono intervenuti delegati del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Camera, Roberto Fico. La strategia è articolata in dieci punti per incrementare gli investimenti nella ricerca.

“Abbiamo lanciato in questo documento una serie di idee che serviranno per aprire un dibattito nazionale – ha spiegato il Ministro Fioramonti – sono dieci scommesse, sulle quali chiediamo al mondo delle imprese di ragionare. Inizieremo nelle prossime settimane a sottoscrivere il Patto con le confederazioni di grandi imprese e piccole e medie imprese che sono disposte a impegnarsi. Alla base di tutto c’è un dramma italiano. Ogni volta che un laureato lascia il nostro Paese, noi perdiamo una persona che abbiamo formato con le nostre risorse e che poi ci farà concorrenza sui mercati internazionali, è un assegno da 250mila euro che versiamo sul conto di un altro Paese. Non deve più accadere – ha aggiunto il Ministro –  In Italia, fra settore pubblico e privato, in ricerca e formazione si investe meno dell’1,4% del Pil del 2017. Dobbiamo puntare tanto sulla centralità della ricerca e dei ricercatori per dare un nuovo modello di sviluppo”.

Tra i dieci impegni indicati nel Patto c’è quello dedicato agli investimenti in ricerca e sviluppo con l’appello alle grandi imprese italiane, in primis quelle partecipate dallo Stato, ad aumentare le risorse per arrivare ad almeno il 3% degli utili. Al centro del documento anche la sostenibilità, con la richiesta di dedicare almeno il 50% degli investimenti in ricerca e formazione sostenibile.

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Caos insegnanti di sostegno disabili, sentenza tombale della Cassazione: “Non è possibile ridurre le ore una volta individualizzato il piano per l’alunno”

alunni con disabilità insegnanti di sostegno generica

Cancellare tutte o parte delle ore settimanali di sostegno agli alunni con disabilità, previste dalla loro programmazione educativa, è un atto illegittimo che crea un danno al giovane in formazione. A ribadirlo è la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25101: i giudici ermellini hanno spiegato che non è possibile fare modifiche una volta che il piano individualizzato dell’alunno disabile è stato stabilito. Pertanto, l’amministrazione scolastica non ha alcun titolo a modificare la quantità di ore assegnate: ogni volta che ciò accade, purtroppo spesso, va in contrasto con il diritto dell’alunno a una pari opportunità scolastica. Il nuovo ministro dell’Istruzione ne prende atto e verifica i perché di questa situazione incresciosa che si somma alla mancata assegnazione di tante supplenze annuali sugli oltre 50 mila posti in deroga. 

Cresce il numero delle famiglie che non si arrendono alle ore di sostegno negate ai figli disabili. Un genitore, scrive Orizzonte Scuola, ha presentato ricorso al Tribunale di Caltanissetta, chiedendo che venisse disposta la cessazione della condotta discriminatoria posta in essere dal Comune nei confronti del figlio minore. Il bambino frequenta la scuola dell’infanzia ed è affetto da disturbo di spettro autistico, motivo per cui ha diritto ad assistente della comunicazione per 22 ore settimanali. Il Comune ha però disposto 10 ore settimanali di assistenza, a fronte delle 22 individuate dal piano dinamico funzionale relativo all’alunno. Il Tribunale ha accolto il ricorso sulle “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni” presentato da un genitore del bambino, maresciallo dei carabinieri, dichiarando che la discriminazione nei confronti del giovane alunno c’era stata in maniera indiretta. 

La decisione dei giudici

Il piano educativo individualizzato, definito ai sensi dell’art. 12 della legge 104/1992, obbliga l’amministrazione scolastica a garantire il supporto per il numero di ore programmato, senza lasciare a essa il potere discrezionale di ridurne l’entità in ragione delle risorse disponibili, anche nella scuola dell’infanzia. Il dirigente scolastico deve perciò, secondo la sentenza, attribuire a ciascun alunno disabile un numero di ore di sostegno che corrisponda a quello oggetto del G.L.H.O, dal quale non si può discostare. 

L’annuncio di Fioramonti

Anche il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha detto, illustrando le linee programmatiche del suo mandato in Senato, che in Italia “abbiamo troppe cattedre di sostegno senza insegnanti, troppi insegnanti di sostegno non formati come tali, ma formati su altro. Stiamo cercando, con una indagine interna, di capire come mai non si è arrivati in tempo, all’apertura dell’anno scolastico, nel rispondere alle tante necessità sul sostegno. Ho riattivato l’Osservatorio sull’inclusione, fermo da qualche tempo. Siamo ragionando di aprire i numeri chiusi all’università per formare più persone sul sostegno. Le scuole devono essere inclusive”. Per questo, ha concluso il ministro sul tema, “ho subito ho inserito 5 milioni nella formazione degli insegnanti di sostegno e la formazione del personale in generale. Dobbiamo tendere a scuole inclusive, in tutte le sue formulazioni”.

Le pessime abitudini

La brutta abitudine degli Uffici scolastici di assegnare meno ore di quelle indicate nei “Pei” degli alunni disabili, sulla base della diagnosi funzionale, è una conseguenza della impostazione errata dell’amministrazione centrale sulla determinazione degli organici del personale di sostegno: l’incongruenza è stata evidenziata solo qualche giorno fa dallo stesso Miur, attraverso un Focus sui dati della Scuola pubblicato anche sul portale internet ministeriale, dal quale risulta che nel corrente anno scolastico dei 150.609 docenti di sostegno, a fronte di 835.489 insegnanti complessivi che operano in 8.223 scuole autonome, oltre 50 mila vanno ogni anno “in deroga”, come confermato dalla stampa specializzata, per via della Legge 128 del 2013 che impone un posto su tre da destinare ai precari.

I numeri della vergogna

Alla Lombardia e alla Sicilia, rispettivamente con 6.875 e 6.602 deroghe, spetta il primato dei posti liberi assegnati al 30 giugno 2020, seguono la Toscana, il Piemonte, il Lazio, l’Emilia Romagna, la Sardegna e il Veneto. Agli insegnanti specializzati nella didattica “speciale” (anche se poi 8 supplenti su 10 sono sprovvisti della specializzazione) spetta il sostegno ai 260 mila alunni con disabilità ufficialmente iscritti. Sono tutti posti che vengono ogni anno per forza assegnati ai precari, peraltro in alto numero coperti ad anno scolastico abbondantemente avviato. Tanto è vero che al termine della prima decade di ottobre, gli alunni disabili sono ancora senza sostegno o se ne vedono accreditare solo una parte di quello che gli spetta. Con le famiglie così indignate che arrivano a ritirare i figli da scuola e ad organizzare proteste eclatanti anche in piazza

Il commento del presidente Anief

“Sempre più genitori – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – decidono di rivolgersi al giudice. Con esiti in altissima percentuale positivi. Perché è estremamente raro che un giudice possa dire no all’assegnazione delle ore di sostegno stabilite da un pool di professionisti: se costoro hanno indicato, per tornare alla sentenza della Cassazione, che l’alunno necessita di 22 ore di sostegno a settimana, non è giustificabile in alcun modo assegnarne poi di fatto solo 10. Invece di speculare sulle ore, negando un diritto sacrosanto pur di fare cassa sui mesi estivi, sugli scatti di anzianità e sulla ricostruzione di carriera, perché al Miur non trovano il modo di coprire le cattedre con personale di ruolo, specializzandolo in alto numero e non più come è stato fatto sino ad oggi in quantità risibile?”. 

“Perché – continua Pacifico – gli enti locali non agiscono con celerità per assicurare dal primo giorno di scuola l’Assistente Educativo Culturale che, lavorando in adempimento dell’art. 13, comma 3, della legge n. 104/92, garantisce l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità? Sono domande che poniamo a chi di dovere da anni. Ben sapendo che per garantire la continuità didattica non si devono negare i trasferimenti, ma semplicemente immettere in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili”. 

La crescita esponenziale

Nell’anno scolastico 1997/98, la presenza di alunni con sostegno era dell’1,40%; dieci anni dopo era già arrivata all’1,95%; nell’anno scolastico 2012/13 al 2,50%; di recente, nel 2017/18, si è raggiunto il 3,10%. I termini numerici sono ancora più evidente: nell’anno scolastico 1997/98, gli iscritti disabili certificati erano poco più di 123 mila; nel 2018 siamo arrivati ad oltre 280 mila; quest’anno si sfioreranno i 300 mila iscritti disabili. 

Parallelamente, il numero dei docenti di sostegno in organico di diritto è però aumentato leggermente: nel 2007 erano 56.164; nel 2013 67.795; due anni dopo, nel 2015 si è passati a 90.032; poi, però dal 2017 ad oggi l’organico di diritto si è collocato a 100.080 cattedre. Così, abbiamo assistito al boom dei posti in deroga: tra il 2014 e il 2018, si è passati da 28.863 a 65.890. E quest’anno, secondo le proiezioni Anief, si arriverà a 80 mila contratti a tempo determinato con scadenza 30 giugno. 

Il sindacato rammenta, tra l’altro, che i posti di sostegno da coprire, senza titolare, in realtà sono ancora di più. Perché non si tiene conto di diverse migliaia di cattedre che, proprio a seguito dei ricorsi delle famiglie, come quella di Caltanissetta, ottengono l’assegnazione di ore settimanali così come aveva disposto l’équipe psico-pedagogica a seguito dell’esame approfondito dell’alunno. 

Anief ricorda, infine, che attraverso l’iniziativa gratuita Anief “Sostegno, non un’ora di meno!”, cresce di anno in anno il numero di alunni disabili che ottengono giustizia assieme alle loro famiglie: chi ha intenzione di ricorrere – anche lo stesso personale scolastico e i dirigenti – per ottenere i docenti o le ore dovute ma non assegnate può scrivere all’indirizzo e-mail sostegno@anief.net. Riceveranno le istruzioni per presentare alla scuola le richieste necessarie.

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Gli avvocati Leone e Fell scrivono a Fioramonti: “Abolire il test d’ingresso a Medicina”

Gli avvocati Leone e Fell

Gli avvocati Leone e Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell, il più grande studio d’Italia specializzato in Diritto amministrativo, con oltre 100 sedi su tutto il territorio nazionale, hanno inoltrato al ministro Fioramonti una richiesta di incontro per chiedere di porre fine alla procedura del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina e per studiare insieme soluzioni possano garantire meritocrazia e trasparenza.

Da anni,  il studio legale denuncia le irregolarità riscontrate durante il test nonché l’errato calcolo del fabbisogno da cui scaturisce l’esiguo numero di posti da bandire, tesi accolte dal Consiglio di Stato. Inoltre hanno denunciato, anche con un esposto in Procura, la presenza di smartphone e smartwatch in aula con picchi anomali di connessioni a Internet proprio durante i 100 minuti del test e l’uso di microauricolari per ricevere aiuti dall’esterno.

Maredì 15 ottobre saranno a Napoli (ore 15.30 Hotel Ramada via Galileo Ferraris) per incontrare i potenziali ricorrenti, spiegare loro le campagne legali portate avanti dallo Studio e, ai partecipanti del ricorso collettivo, di conoscere i legali che lo patrocineranno. Sarà l’occasione per porre tutte le domande inerenti le modalità di partecipazione all’azione nonché conoscere i motivi del ricorso.

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CdM, le altre misure: dal concorso per i DSGA facenti funzione all’eliminazione delle rilevazioni biometriche

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Non solo l’assunzione di 24mila precari scuola: un concorso riservato per i DSGA (i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi) facenti funzione; eliminate le rilevazioni biometriche del personale scolastico; valide nove anni le abilitazioni scientifiche nazionali; semplificata l’internalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole; più semplici anche gli acquisti di beni e servizi destinati alla ricerca; in arrivo altre stabilizzazioni per i precari degli Enti Pubblici di Ricerca. 

Un concorso riservato per i DSGA facenti funzione

Gli assistenti amministrativi che per almeno 3 anni hanno svolto le funzioni di DSGA potranno partecipare a un concorso riservato. I vincitori saranno immessi in ruolo in subordine a quelli del concorso ordinario in svolgimento.

Eliminate le rilevazioni biometriche

Il decreto-legge, all’articolo 3, abroga le disposizioni per la rilevazione biometrica degli accessi e degli orari di servizio per il personale ATA (ausiliario, tecnico e amministrativo) e per i dirigenti scolastici prevista dalla legge 56 del 2019. Il provvedimento inoltre interviene sulla possibilità di garantire agevolazioni per gli scuolabus per le famiglie meno abbienti: consente ai Comuni di erogare gratuitamente il servizio di trasporto scolastico, purché sia rispettato l’equilibrio di bilancio complessivo.

Semplificata l’internalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole

La legge di bilancio per il 2019 ha previsto l’internalizzazione dei servizi di pulizia mediante l’immissione in ruolo di 11.200 collaboratori scolastici da scegliere tra il personale delle imprese che abbia almeno 10 anni di servizio pregresso nelle scuole. Il decreto appena approvato stabilisce che la procedura selettiva avvenga per soli titoli così da consentirne il completamento entro il 31 dicembre 2019. Con l’internalizzazione è stimato un risparmio di circa 170 milioni di euro per il 2020.

Concorsi più snelli per reclutare i nuovi dirigenti scolastici

Saranno assunti con un concorso per titoli ed esami i nuovi dirigenti scolastici e non più con il corso-concorso previsto dall’attuale normativa. Una misura presa per semplificare e velocizzare le procedure di selezione dei futuri capi di istituto. Il Consiglio dei Ministri ha anche autorizzato l’assunzione a tempo determinato di 59 nuovi dirigenti tecnici (gli ispettori scolastici) per porre rimedio alla carenza di questi anni nelle more di un nuovo concorso per la selezione a tempo indeterminato, che sarà bandito quanto prima.

Valide nove anni le abilitazioni scientifiche nazionali

Passa da sei a nove anni la validità delle abilitazioni scientifiche nazionali. È quanto previsto dall’articolo 5 del decreto-legge che va a modificare quanto stabilito dalla legge 240 del 2010.
Tra le misure previste dal decreto-legge l’esenzione per gli Atenei e le istituzioni di Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) dall’obbligo di ricorrere al MEPA (Mercato elettronico della pubblica amministrazione) per l’acquisto di beni e servizi destinati alla ricerca. La disposizione consentirà maggiore qualità e risparmi di spesa.

Altre stabilizzazioni per i precari degli Enti Pubblici di Ricerca

Il decreto-legge consentirà anche ai precari che abbiano maturato anzianità di servizio con assegni di ricerca di essere stabilizzati dai rispettivi Enti, purché rispettino i requisiti di cui all’articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017.