Causa Coronavirus, i test Invalsi di quest’anno scolastico potrebbero
svolgersi a settembre. Le prove, riporta Orizzonte
Scuola, potranno permettere ai docenti di verificare gli apprendimenti
degli studenti relativi alla classe frequentata nel 2019/20 e potranno essere
somministrate all’inizio del nuovo anno scolastico: “Per l’avvio dell’anno
scolastico – hanno spiegato i rappresentanti dell’istituto ai componenti
della VII commissione del Senato – Invalsi sta lavorando alla messa a punto
di prove da mettere a disposizione delle scuole e dei docenti per saggiare l’acquisizione
delle competenze apprese”.
“Le prove che potremmo offrire si riferiscono a ciascun grado e potrebbero essere utilizzate nel periodo iniziale della classe successiva rispetto a quelle in cui sono previste, per dare la possibilità ai docenti di avere una bussola di riferimento che informi in modo attendibile su quanto gli studenti hanno appreso. Queste prove non rivestono funzione classificatoria e valutativa ma informativa per i docenti”, hanno concluso i rappresentanti dell’Invalsi.
“Anief – scrive il sindacato in una nota stampa – ritiene questa proposta del tutto inappropriata. Perché come si andrebbero a valutare dei contenuti che negli ultimi due mesi, e probabilmente andrà così sono alla fine dell’anno scolastico, per ovvi motivi, sono stati offerti e fruiti in condizioni non certo omogenee: come si può pensare che un maestro precario della scuola primaria, magari privo di computer e di connessione, senza avere accesso alla carta docente annuale, possa avere attuato la stessa didattica a distanza di un collega di ruolo delle superiori già esperto in teledidattica?”.
Sono diventate disposizione di legge i provvedimenti contenuti nel decreto
Milleproroghe approvato in Senato ed entrato in vigore ieri 1° marzo: la Legge n.
8 del 28 febbraio scorso, ha messo mano anche all’organizzazione
scolastica, andando innanzitutto a ridurre il numero delle cosiddette classi
pollaio (laddove il numero di iscritti sia superiore a 22 alunni,
ridotti a 20 in presenza di studenti con grave disabilità certificata): grazie
ad un emendamento
del M5S, si ottiene quindi una prima risposta al problema, anche se bisogna
ricordare che si tratta di appena 800 classi su 15.000 esistenti, diverse delle
quali con oltre 30 allievi iscritti.
Sempre con la Legge 88/2020, si stabilisce che i bandi di concorso della
scuola, ordinari e riservati, previsti a loro volta dalla Legge
159/2019, verranno pubblicati entro il prossimo 30 aprile:
uno slittamento che, indubbiamente, mette a repentaglio la possibilità concreta
di assumere i vincitori delle selezioni, lasciando qualche speranza solo per la
procedura straordinaria riguardante la scuola secondaria (peraltro macchiata da
tante esclusioni illegittime, contro le quali il giovane sindacato Anief ha
prontamente presentato ricorso d’urgenza al giudice attraverso
preadesioni gratuite). Di fatto, si prevede che solo
una parte del personale scolastico possa essere stabilizzata con
modalità riservate, lasciando fuori gli insegnanti di religione cattolica per
quanto riguarda il concorso straordinario, i precari di infanzia e primaria,
oltre che i supplenti che hanno lavorato nelle scuole paritarie e nei corsi
professionali e regionali. Per non parlare di altre categorie, come i Dsga
facenti funzione, gli educatori e il personale Ata.
Le altre disposizioni sulla scuola incluse nel Milleproroghe riguardano
ancora il concorso straordinario della secondaria, nella parte
in cui viene stabilito che la prova scritta della procedura per il
reclutamento, nonché la prova scritta della procedura per il conseguimento
dell’abilitazione all’insegnamento, riguardano il programma di esame previsto
anche per il concorso ordinario, per titoli ed esami, per la scuola secondaria,
che sarà avviato contestualmente alla procedura straordinaria (e non più il
programma di esame del concorso ordinario bandito nel 2016) (art. 1, co.
10-terdecies).
Un’altra disposizione sulla Scuola, sempre inclusa nella Legge 88/2020, è
quella sulle prove Invalsi: i risultati, si legge, non saranno
inseriti nel “curriculum degli studenti” del quinto anno che si apprestano a
svolgere gli esami di maturità 2020. In pratica, il Governo ha chiesto e
ottenuto di far slittare l’ingresso del curriculum allegato al diploma al 1°
settembre prossimo. La partecipazione alle prove rimane invece requisito
obbligatorio per essere ammessi agli Esami di Stato 2020.
Secondo Marcello Pacifico, leader del giovane sindacato, “si poteva e doveva fare molto di più, specialmente reclutamento del personale precario che continua a essere lasciato fuori in modo illegittimo, nonostante sia presenti nelle graduatorie di istituto e ata 24 mesi. Migliaia di docenti saranno licenziati la prossima estate dopo che hanno superato l’anno di prova e hanno insegnato da diversi anni. Sono ancora vigenti i ricorsi avvero le procedure per la selezione dei dirigenti scolastici. Tantissimi insegnanti non avranno accesso al concorso riservato soltanto per la scuola secondaria. Il Governo ci convochi e ci ascolti per risolvere la supplentite”
L’obbligatorietà dei test Invalsi per la maturità ha fatto tornare in auge nel dibattito le prove Invalsi che, ricordiamo, non sono solo legate ai licei ma a tutti i livelli di studio.
Una delle prove più intense, e più preoccupanti per i docenti, è quella di inglese. Ok, è una verifica di competenze già acquisite ma… come le interrogazioni, meglio arrivarci ben preparati!
In che modo? I libri destinati alla preparazione delle prove Invalsi sono tanti e alcuni davvero molto performanti. Con strumenti per il curricolo verticale, conformità alle linee guida ufficiali e test su prova nazionale, sono quello che fanno per ogni insegnante.
Le prove Invalsi diventano obbligatorie per essere ammessi alla maturità 2020: la novità, introdotta dalla Legge 107/2015, cosiddetta Buona Scuola, era stata rimandata di un anno ed ora invece trova spazio nella circolare del Miur, pubblicata in queste ore sull’Esame di Stato che riguarderà circa mezzo milione di maturandi. Via libera, da parte del Miur, anche all’obbligo di svolgimento delle competenze trasversali e di orientamento (ex alternanza scuola-lavoro), secondo il monte ore previsto dall’indirizzo di studi seguito.
Per chi vorrà accedere alla maturità l’anno prossimo, quindi, diventa indispensabile così la partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alle prove a carattere nazionale predisposte dall’Invalsi. Ma anche lo svolgimento delle attività programmate nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza scuola-lavoro che il Governo del Pd aveva esteso ad un elevato monte di ore triennali), secondo la quota prevista dal proprio indirizzo di studi. Anche rispetto a quest’ultima voce, l’anno scorso era stata fatta una deroga: ora i percorsi diventano obbligatori per l’ammissione all’esame.
“COSÌ NON VA”
Secondo l’Anief invece di trovare le modalità migliorare la didattica, l’approccio alle discipline, anche nel primo ciclo di studi, come auspicato solo qualche giorno fa dallo stesso ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, con l’apprezzamento dell’Anief, si opta per il ritorno al passato. Ma, soprattutto, avvalorare i disastri prodotti dalla Legge 107 del 2015 significa non volere tagliare i ponti con chi ha fatto di tutto per mettere a repentaglio la qualità della scuola pubblica italiana. Non è certo passando per le prove Invalsi coatte, a prescindere dall’esito, né svolgendo delle ore di tirocinio, in alto numero vuote di contenuti, che si innalzano i livelli.
PREPARARE L’INVALSI
Sul nostro negozio gli insegnanti possono trovare una fornita e variegata raccolta di libri per preparare i test INVALSI.
Secondo l’Invalsi, i dati di quest’anno non lasciano spazi a dubbi: all’ultimo anno delle superiori, l’insufficienza grave nelle prove di italiano è quasi fisiologica al di sotto del 10 per cento e quelle del Sud dove sfiora il 20 per cento in Puglia e Molise e supera il 25 in Calabria. Ne consegue che in Italiano gli alunni che hanno i punteggi più alti sono collocati tra il 15 e il 20 per cento nelle regioni settentrionali e sotto il 10 per cento nel Meridione. Sempre alle superiori, per quanto riguarda la matematica, in Calabria, Campania e Sicilia il 60 per cento dei ragazzi non ha raggiunto le competenze minime richieste dai programmi. Al contrario di regioni come la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia, dove il 75 per cento ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Ed è un problema che già si evidenzia, seppure con livelli meno marcati, già dalla quinta primaria.
Anche i test riempiti dai maturandi, per la prima volta, hanno evidenziato le risultanze prodotte dagli studenti di terza media: soltanto due studenti su tre posseggono, al termine del ciclo di studi e in procinto di svolgere gli esami di fine corso, le competenze di base richieste dai programmi. Si tratta del 65,6 % alla scuola media e il 65,4 % in quinta superiore per quanto riguarda l’italiano. Ancora peggio va per la matematica, spiega il Corriere della Sera: se in terza media tre ragazzi su 5 (61,33 per cento) hanno appreso in maniera sufficiente o di più il programma, alla fine delle scuole superiori sono solo il 58,3 per cento quelli che si possono considerare «promossi». Una situazione incredibile che diventa drammatica in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna dove addirittura la situazione è rovesciata: il 60 per cento degli studenti non è sufficiente. Non va meglio per lo studio dell’inglese: per quanto riguarda la comprensione orale solo uno studente su tre riesce a raggiungere il livello richiesto.
Secondo Roberto Ricci direttore dell’Invalsi, “molto dipende dal contesto e dalla situazione socioeconomica familiare. In alcune aree l’impreparazione è tale che è come se un terzo degli studenti non avesse frequentato la scuola: alla fine delle superiori ha conoscenze e competenze della terza media”.
Anief ha affrontato questo tema più volte. Proponendo più soluzioni: organici maggiorati, naturalmente maggiori investimenti, ma anche l’anticipo dell’obbligo formativo, almeno a cinque anni di età, con contestuale obbligo formativo a 18 anni. Di recente, il sindacato ha anche messo in risalto i risultati delCountry Report sull’Italia elaborato dalla Commissione europea, dal quale è emerso che nonostante i recenti miglioramenti nella qualità dell’istruzione scolastica, le ampie e persistenti disparità regionali nei risultati dell’apprendimento continuano a destare grande preoccupazione.In quel report si evidenziava un aspetto di cui oggi ha parlato lo stesso Invalsi: “al Sud, le differenze significative nei risultati tra e all’interno delle scuole potrebbero indicare una tendenza a raggruppare gli studenti in base alla loro capacità”, magari creando pure delle classi ‘pollaio’.
“Se gli studi nazionali insistono su questa tendenza – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – significa che si tratta di un dato su cui occorre soffermarsi. Perché se è vero che le scuole sono sempre più portate a realizzare le classi per livelli di competenze degli alunni, significa che gli istituti si sentono costretti a prendere delle contromisure all’inerzia di chi le governa: poiché non arrivano in quelle scuole delle risorse aggiuntive, non solo finanziarie, come ha fatto notare di recente la Corte dei Conti, ma anche umane; ovvero servono organici maggiorati e potenziamenti corposi, allora sono obbligati a crearsi degli ‘anticorpi’ interni. I quali, però, vanno paradossalmente a penalizzare gli alunni più deboli, i quali collocati in un contesto di basso livello, a livello territoriale e a volte pure familiare, non hanno quello stimolo positivo derivante dall’integrazione random con alunni dai tratti poliedrici e diversificati”.
“Laddove è presente un’alta percentuale di studenti in difficoltà, un numero superiore alla media di disabili e stranieri, occorrono invece misure straordinarie: anche perché è un dato inconfutabile che molti di questi allievi si disperdono senza arrivare nemmeno al diploma di maturità. Quindi il quadro è peggiore di quello che ha oggi evidenziato l’Invalsi. Stiamo producendo sempre più un sistema di formazione rivolto ad una minoranza, negando gli articoli 33 e 34 della Costituzione, che danno garanzia di istruzione a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione”, conclude Pacifico.
Con nota 5772 del 4 aprile 2019 del Direttore Generale per gli ordinamenti scolastici sono state fornite ulteriori indicazioni in merito allo svolgimento degli esami di Stato nelle scuole del primo ciclo di istruzione e alla certificazione delle competenze per l’anno scolastico 2018/2019. Lo rende noto la FLC CGIL.
Funzione di Presidente della Commissione di esame
La funzione di presidente è svolta ordinariamente dal dirigente scolastico preposto dell’istituzione scolastica (DM 741/27 art. 4 comma 3). In caso di assenza o impedimento o di reggenza le funzioni di presidente della commissione d’esame sono assegnate ad un docente collaboratore. Il DM 183/19 ha stabilito che
tra i motivi di impedimento è l’eventuale nomina del Dirigente Scolastico quale Presidente di Commissione per l’esame conclusivo del II ciclo
il docente collaboratore a cui viene assegnato la funzione di Presidente della Commissione, non deve necessariamente appartenere al ruolo della scuola secondaria di I grado.
Prove scritte per alunni con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento e con altri bisogni educativi speciali (BES)
Per i candidati con disabilità certificata ai sensi della legge 104/1992 e con disturbo specifico dell’apprendimento certificato ai sensi della legge 170/2010, possono essere utilizzati specifici strumenti compensativi (utilizzo di supporti didattici, calcolatrice, mappe, ecc.) o possono essere attivate misure dispensative qualora già presenti rispettivamente nel PEI e nel PDP.
Per gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) in possesso di una certificazione clinica, possono essere utilizzati strumenti compensativi qualora sia stato redatto un PDP che ne preveda l’utilizzo e se funzionali allo svolgimento della prova assegnata. Non sono previste, invece, misure dispensative.
Prove INVALSI
Le prove nazionali di italiano, matematica e inglese si svolgono nel periodo compreso tra il 10 e il 18 aprile 2019 secondo calendari specifici per ciascuna istituzione scolastica. Per i candidati con disabilità certificata ai sensi della legge 104/1992 e con disturbo specifico dell’apprendimento certificato ai sensi della legge 170/2010, sono individuati strumenti compensativi e/o misure dispensative in coerenza con quanto previsto, rispettivamente, nel PEI e nel PDP. In particolare
per gli alunni con disabilità certificata, ove non fossero sufficienti gli strumenti compensativi e/o le misure dispensative, il consiglio di classe può disporre di specifici adattamenti alla prova (comunque cartacea) o l’esonero da una o più prove
per gli alunni con DSA sono previsti strumenti compensativi, se indicati nel PDP e abitualmente utilizzati nel percorso scolastico. La prova di Inglese non sarà sostenuta se la certificazione del DSA prevede l’esonero dall’insegnamento delle lingue straniere o la dispensa dalla prova scritta alle lingue straniere.
Coloro che sono dispensati da una o più prove INVALSI o sostengono una o più prove differenziate in forma cartacea, non riceveranno la certificazione delle competenze rilasciata dall’INVALSI. Sarà compito del consiglio di classe integrare in sede di scrutinio finale la certificazione delle competenze rilasciata dalla scuola.
Per gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) in possesso di una certificazione clinica, possono essere utilizzati strumenti compensativi qualora indicati nel PDP ed effettivamente utilizzati nel percorso didattico. Non possono essere previste, invece, misure dispensative.
Ricordiamo che pur essendo ininfluente ai fini dell’ammissione all’Esame, il risultato conseguitodelle prove INVALSI, espresso in forma descrittiva, verrà inserito nel curriculum dello studente.
Certificazione delle competenze
Le scuole continueranno ad utilizzare imodelli di certificazioni allegati dal DM 742/17 in attesa della ridefinizione del profilo dello studente come individuato dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, in coerenza con le nuove competenze chiave europee previste dalla Raccomandazione dell’Unione Europea adottata il 22 maggio 2018.
Nel mese di maggio 2019 si terranno le prove Invalsi 2019 per gli allievi di scuola primaria: interessati sono le classi II elementare e V elementare.
Il calendario prove Invalsi 2019
Per la II elementare il calendario è il seguente:
6 maggio 2019: prova di italiano; nello stesso giorno solo per le classi campione ci sarà anche la prova di lettura;
7 maggio 2019: prova di matematica.
Per la V elementare invece il calendario è il seguente:
3 maggio 2019: prova di inglese;
6 maggio 2019: prova di italiano;
7 maggio 2019: prova di matematica.
A differenza dei colleghi più grandi, che affronteranno le prove in digitale, per i ragazzi delle scuole primarie la prova sarà esclusivamente cartacea.
Arrivare preparati alla prova Invalsi
I test Invalsi stanno diventando un importante parametro di valutazione della bontà della didattica, fornendo un quadro abbastanza chiaro sulla situazione italiana (si veda il Rapporto dello scorso anno).
Arrivare preparati alla prova Invalsi è importante quindi per valutare quanto di buono è stato fatto nell’anno scolastico. C’è da tenere in conto, chiaramente, anche ciò che riguarda il sostenere una prova – che va oltre la didattica e riguarda l’approccio col test da parte del bambino. Quindi, una buona preparazione mirata alla prova è fondamentale perché la stessa fornisca un esito reale, tangibile e credibile.
Libri per prepararsi alla prova Invalsi 2019
Le case editrici di libri scolastici offrono una ottima rosa di volumi tra cui scegliere per le insegnanti. Tra questi segnaliamo:
Tresei: gli eserciziari Invalsi della Tresei affrontano un percorso graduale, che inizia dalla prova d’ingresso con svolgimento guidato, che aiuta il bambino a riflettere sul ragionamento sotteso alla risoluzione dei quesiti, per proseguire con delle prove via via più complesse e articolate, fino a quelle ufficiali previste dal MIUR, con cui svolgere delle vere e proprie verifiche simulate.
Il Capitello: la collana Verso la Prova Invalsi è realizzata con lo scopo di accertare,consolidare e verificare le competenze secondo le modalità INVALSI, offrendo un ulteriore strumento oggettivo di valutazione, nell’ambito del curricolo verticale. Importante anche Easy Invalsi, ottimo strumento per la preparazione in lingua inglese.
Raffaello: ottima soluzione per la preparazione degli allievi, l’Invalsi Unico in un solo volume unisce Matematica e Italiano. I testi propongono un percorso graduale, per accompagnare l’alunno verso la prova INVALSI ufficiale.Questo sempre con le guide per il docente, un utile strumento per la correzione (con tutte le soluzioni) e la valutazione delle prove.
Se siete interessati, trovate discreti cataloghi (anche online) di libri per l’Invalsi.
Continua il tour radiofonico di Marco Bussetti. Dopo l’intervento di ieri in “Tutti in classe”il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca è intervenuto nelle scorse ore a “Circo Massimo”, trasmissione di Radio Capital, ed è tornato sul tema dello stipendio degli insegnanti.
“Meritano di più”
Il responsabile del dicastero dell’Istruzione ha parole di encomio per gli insegnanti italiani. “Il corpo docente italiano – afferma – meriterebbe sicuramente un 10. I nostri insegnanti sono bravi e preparati, hanno solo bisogno di motivazioni più forti”.
In termini economici? L’intenzione sembra quella, ma Bussetti frena: “Il tema andrà affrontato nelle sedi opportune con i sindacati, perché dobbiamo ottenere miglioramenti per i professori. Non posso promettere nulla, ma dire che se lo meritano sicuramente sì“.
Gli altri temi affrontati
Bussetti ha risposto anche ad altre domande che confermano la volontà di perseguire una determinata linea politica. Come quella sui controlli antidroga all’esterno delle scuole, tema caro al Ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Fa bene a chiedere più controlli – chiosa Bussetti che conferma anche che le richieste arrivano anche dai presidi – Bisogna prima vedere i risultati, e poi valutare se far diventare strutturali questi interventi“.
Così come resta invariata l’opinione su Alternanza scuola lavoro, uno strumento prezioso ma che Bussetti vorrebbe “più qualificato e attento”.
Il Ministro conferma che sul suo tavolo c’è ancora la questione Invalsi, le prove valutative di fine anno: “Il tema è la valutazione generale, che non può avere riferimenti di tipo oggettivo senza considerare contesti e culture”.
Sui vaccini Bussetti taglia a corto: “Ho vaccinato i miei figli. La legge Lorenzin è in vigore, e io come padre ho rispettato la legge”.
La Prova Invalsi resta, anzi, raddoppia. In un’intervista al Corriere della Sera il ministro Marco Bussetti analizza i risultati dei test Invalsi 2018 e commenta: «Dobbiamo intervenire con estrema sincerità e realismo».
Il riferimento è al grande divario che hanno registrato le performance degli allievi tra nord e sud Italia. Sebbene gli allievi delle scuole primarie abbiano più o meno registrato risultati non troppo altalenanti tra le varie aree del Paese, il gap per le secondarie diventa una preoccupante frattura, con gli studenti campani, calabresi, siciliani e sardi che dal rapporto sull’Invalsi 2018 escono con le ossa rotte: “Una situazione preoccupante”.
Gli interventi
Per ora vaghe le parole di Bussetti che esprime un laconico: “Ci rifletteremo”. Un modo probabilmente per dire che gli esiti del rapporto sulle prove Invalsi 2018 sono ora arrivati sulle scrivanie del Miur e che meritano un’attenzione a parte in un momento di super lavoro da parte del nuovo ministro in quota Lega che in poco più di un mese di mandato si è trovato ad affrontare una serie di criticità non indifferenti, che vanno dal caso delle diplomate magistrali ai concorsi per dirigenti scolastici fino alle modifiche alla Buona Scuola di renziana memoria.
Il test Invalsi resta
Tra le poche certezze che però Bussetti ha dato inequivocabilmente c’è il fatto che il test Invalsi resterà. Amato e odiato al tempo stesso, è una misura importante – anche se non del tutto certa – per avere un termometro dell’attuale situazione educativa e – appunto – apportare le giuste modifiche.
… e raddoppia con la Geografia
Non solo, ma nell’intenzione del Ministro c’è quello di aggiungere al test Invalsi (che ora prevede italiano, matematica e lingua inglese) anche la geografia. Geografia che, però, scompare nel piano didattico di parecchi istituti superiori.
Prepararsi al test Invalsi
In attesa di scoprire come saranno i prossimi test Invalsi e se abbracceranno o meglio altre materie, riproponiamo una buona scelta di tomi didattici per arrivare il più possibile preparati al test:
Nelle scorse ore è stato pubblicato il Rapporto Prove Invalsi 2018 (le prime totalmente separate dagli esami di Stato) e, snocciolando i dati, sembra che esista ancora un gap abbastanza evidente tra nord e sud del nostro Paese, con alcune criticità evidenti in regioni come la Campania, la Calabria e le isole.
I numeri
Come citato dal rapporto, quest’anno hanno partecipato all’Invalsi:
29.337 classi di seconda primaria (grado 2) per un totale di 551.108 alunni;
29.520 classi di quinta primaria (grado 5) per un totale di 562.635 alunni;
29.032 classi di terza secondaria di primo grado (grado 8) per un totale di 574.506 alunni;
26.361 classi di seconda secondaria di secondo grado (grado 10) per un totale di 543.296 alunni.
L’analisi dei risultati
Se per le scuole primarie le differenze non sono particolarmente significative, per le secondarie invece i gap tra le macro aree diventano significativi. Citando testualmente la sintesi del rapporto, infatti, si evidenzia:
I risultati medi delle macro-aree tendono a divergere significativamente tra loro, tendenza che si consolida ulteriormente nella scuola secondaria di secondo grado, riproducendo il quadro che emerge anche dall’indagine internazionale PISA (Programme for International Student Assessment), dove il nord ottiene risultati superiori sia alla media italiana che alla media OCSE, il centro ha un risultato in linea con la media dell’Italia, più bassa della media OCSE, e il sud e le isole hanno risultati inferiori sia alla media italiana che alla media OCSE.
I risultati sono simili tanto per italiano e matematica quanto per la lingua inglese
Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna: è allarme
Un’altro accento è posto sulle regioni a rischio: Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna registrano difatti prestazioni bassissime. Ma non è solo questo: il rapporto evidenzia infatti che nel primo ciclo di istruzione la variabilità tra scuole e classi al Mezzogiorno è evidente rispetto al settentrione, e che allievi in condizioni socio-economiche peggiori fanno registrare i risultati peggiori.
Preparare alla prova Invalsi
Nel frattempo è sorta una discreta letteratura attorno alla prova Invalsi e esistono diversi libri atti a preparare al meglio ad affrontare questo test i nostri ragazzi.
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