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Le prove Invalsi obbligatorie per l’ammissione alla maturità: la circolare e le reazioni

libri test invalsi elementari

Le prove Invalsi diventano obbligatorie per essere ammessi alla maturità 2020: la novità, introdotta dalla Legge 107/2015, cosiddetta Buona Scuola, era stata rimandata di un anno ed ora invece trova spazio nella circolare del Miur, pubblicata in queste ore sull’Esame di Stato che riguarderà circa mezzo milione di maturandi. Via libera, da parte del Miur, anche all’obbligo di svolgimento delle competenze trasversali e di orientamento (ex alternanza scuola-lavoro), secondo il monte ore previsto dall’indirizzo di studi seguito.

Per chi vorrà accedere alla maturità l’anno prossimo, quindi, diventa indispensabile così la partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alle prove a carattere nazionale predisposte dall’Invalsi. Ma anche lo svolgimento delle attività programmate nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza scuola-lavoro che il Governo del Pd aveva esteso ad un elevato monte di ore triennali), secondo la quota prevista dal proprio indirizzo di studi. Anche rispetto a quest’ultima voce, l’anno scorso era stata fatta una deroga: ora i percorsi diventano obbligatori per l’ammissione all’esame. 

“COSÌ NON VA”

Secondo l’Anief invece di trovare le modalità migliorare la didattica, l’approccio alle discipline, anche nel primo ciclo di studi, come auspicato solo qualche giorno fa dallo stesso ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, con l’apprezzamento dell’Anief, si opta per il ritorno al passato. Ma, soprattutto, avvalorare i disastri prodotti dalla Legge 107 del 2015 significa non volere tagliare i ponti con chi ha fatto di tutto per mettere a repentaglio la qualità della scuola pubblica italiana. Non è certo passando per le prove Invalsi coatte, a prescindere dall’esito, né svolgendo delle ore di tirocinio, in alto numero vuote di contenuti, che si innalzano i livelli. 

PREPARARE L’INVALSI

Sul nostro negozio gli insegnanti possono trovare una fornita e variegata raccolta di libri per preparare i test INVALSI.

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18app, i numeri dell’illegalità: 700 denunciati e oltre un milione e mezzo di euro frodati

18app 2021

Volete farvi un’idea del volume economico che muove il bonus Cultura 18app? Eccoli: 1,6 milioni di euro frodati allo Stato per utilizzo improprio del bonus Cultura di 500 euro destinato ai neomaggiorenni; 700 circa le persone denunciate.

Questi dati sono contestuali al momento in cui Mibac e Fiamme Gialle hanno reso noto il protocollo di collaborazione per l’uso corretto di 18app di cui abbiamo già parlato.

A favore di 18app si sono schierati praticamente tutti: il bonus Cultura muove il mercato e dà ossigeno. Favorevoli tutte le associazioni coinvolte, tanto è vero che a breve potrebbe entrare anche l’home video nel paniere di beni acquistabili col bonus Cultura riservato ai neomaggiorenni. La riconferma per il prossimo anno è praticamente ovvia. 18app e Carta Del Docente, che risalgono alla Buona Scuola renziana, restano vivi nonostante le iniziali diffidenze del governo gialloverde.

E sembrano avere ragione (benché in insediamento soprattutto il Movimento 5 Stelle aveva intenzione di smantellarla totalmente, la Buona Scuola). I dati parlano chiaro, inoltre: gran parte del bonus per i ragazzi (ancor più che per i docenti) è investito in libri come dimostrano le statistiche diffuse dal Mibac.

Anche su Mondo Docenti è possibile spendere la propria 18app. Nella nostra sezione Mondo Docenti Shop è infatti possibile utilizzare i voucher generati dal sito ministeriale per poter acquistare libri didattici con 18app.

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Alternanza scuola-lavoro, Granato (M5S): “Diventerà formazione aggiuntiva non sovrapponibile”

bianca laura granato m5s

Il dicastero è verde, ma il supporto in queste ore è tutto giallo. Al Miur guidato dal leghista Marco Bussetti, difatti, si lavora sulla nuovissima alternanza scuola-lavoro che cambierà nome (“Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento” probabilmente) e vedrà dimezzarsi (e più) il monte ore destinato a queste attività. Il proclama è sempre lo stesso, da parte degli alleati del Movimento 5 Stelledemolire la Buona Scuola che porta il marchio a fuoco di Matteo Renzi. Più moderato il Ministro dell’Istruzione che invece dal suo insediamento continua a parlare di una rivisitazione, una rimodulazione della Buona Scuola renziana.

Secondo le indiscrezioni di queste ore, invece, sarebbe più corretto dire che l’alternanza scuola-lavoro cambierà. Ma che resiste.

La senatrice a 5 Stelle: dai precedenti esecutivi “smantellamento programmato della scuola pubblica”

La battaglia dell’abbattimento della Buona Scuola è stato cavallo di battaglia, nell’ultima tornata elettorale, del Movimento 5 Stelle più che della Lega di Matteo Salvini. Non è un caso che il vicepremier Luigi Di Maio, leader pentastellato, più volte ha “invaso” il campo del collega Bussetti. E non è un caso che a continuare a parlare di smantellamento della Buona Scuola siano sempre gli esponenti del Movimento. L’ultima, in ordine di tempo, è la senatrice Bianca Laura Granato, che ha affidato a Facebook la sua riflessione sul ruolo della scuola secondo i 5 Stelle.

Nel post della senatrice, gli attacchi agli scorsi esecutivi non sono certo nascosti. Nel mirino della Granato la chiamata diretta e l’alternanza scuola-lavoro.

“Cos’è per il Movimento 5 Stelle la scuola pubblica? Lo strumento principe – si legge nel post – della cittadinanza e della mobilità sociale. C’è chi attenta a questo precetto per favorire le scuole private, ma noi vogliamo restituire la scuola statale alla sua funzione costituzionale di formare cittadini liberi e consapevoli e di garantire anche agli ultimi giustizia sociale. Svilire l’insegnamento con vari pretesti è stato lo strumento di cui le classi politiche e dirigenti che ci hanno preceduto si sono servite per portare avanti il disegno perverso di smantellamento della scuola statale. L’aziendalizzazione della scuola e la marginalizzazione delle conoscenze rispetto alle competenze avevano solo il compito di asservire alla logica dei mercati intere generazioni di individui. La legge 107/2015 (Buona Scuola, ndr) è stata l’ultimo colpo inferto alla scuola statale, in cui l’autonomia si è trasformata in autoritarismo, limitazione della libertà di insegnamento, discrezionalità senza controllo dei dirigenti scolastici”.

La soluzione

“Per fronteggiare questo smantellamento programmato della scuola statale pubblica, stiamo creando gli anticorpi attraverso una classe docente preparata e forte, che operi nella stima e nella considerazione della società civile, nel rispetto di studenti e famiglie che sono i destinatari privilegiati del servizio pubblico di qualità che intendiamo ripristinare”.

“Presto la chiamata diretta sarà un pallido ricordo e l’alternanza scuola lavoro sarà contenuta in un numero di ore che la renda una formazione aggiuntiva non sovrapponibile a qualsiasi ora di altro insegnamento”.

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Bussetti, il Digitale e la strategia per superare la “Buona scuola” renziana

Marco Bussetti Miur Ministro

Il ministro all’Istruzione Marco Bussetti torna a far parlare di sé: in un’intervista rilasciata all’agenzia AGI, ha illustrato il suo Piano Nazionale per la Scuola Digitale, il superamento della così detta “Buona Scuola” e della dotazione di strumenti e attrezzature tecnologiche.

Secondo il Ministro, infatti, “Il Piano Scuola Digitale è molto ambizioso. Gli investimenti sono partiti in questi anni. Ma anche qui dobbiamo accelerare. Come per l’edilizia scolastica, dobbiamo passare dai ‘titoli’ ai fatti. A Firenze, dal 18 al 20 ottobre, si svolgerà Fiera Didacta, la fiera sull’innovazione didattica: sarà l’occasione per lanciare la nostra visione su questo fronte. Dobbiamo lavorare per scuole con connessioni più veloci e strumentazioni adeguate, ma anche scuole ‘smart’ dal punto di vista della metodologia didattica. La tecnologia deve essere un’alleata. Credo che ormai tutto ciò sia imprescindibile. E per gli zaini, beh, il mio ideale di scuola prevede armadietti per tutti. Uno spazio a cui affidare le proprie cose e dove lasciare anche i libri. Molti istituti già li hanno. Lavoreremo per diffondere questa pratica che crea anche senso di appartenenza”.

Non solo tecnologia e digitale, ma anche una proposta per smantellare la scuola di stampo renziano. Lo stesso Bussetti, infatti, dichiara che “Modificheremo tutto quello che non funziona e miglioreremo quello che può essere mantenuto. Il precedente governo non ha ascoltato, è stato miope. Ha calato tutto dall’alto, senza condivisione.

L’immissione in ruolo di decine di migliaia di docenti è stata concepita e gestita male, provocando l’allontanamento forzato di molte persone da casa. Abbiamo avuto insegnanti mandati a centinaia di chilometri dalla famiglia senza una logica precisa. La chiamata diretta, così come era regolamentata, risultava poco incisiva, per questo l’abbiamo abolita. Ma ci sono anche alcuni elementi che abbiamo intenzione di mantenere, migliorandoli. Ad esempio l’alternanza scuola-lavoro che deve essere una modalità formativa e di orientamento, uno strumento didattico che arricchisce il percorso degli studenti. Diminuiremo il numero delle ore per puntare maggiormente sulla qualità. Daremo alle scuole linee guida adeguate”.

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Scuola: slitterà il concorso per docenti con tre anni di servizio e 24 CFU

consiglio dei ministri

I concorsi previsti dall’ultimo esecutivo per i docenti con tre anni di servizio e 24 CFU sono destinati a slittare. E a cambiare, in linea con l’idea che il Ministro alla Scuola, all’Università e alla Ricerca Marco Bussetti ha preventivato già qualche giorno fa. “I concorsi […] sono in stand-by”, le parole allora di Bussetti che già anticipava la volontà di cambiare le carte in tavola rispetto a quanto messo in campo da chi l’ha preceduto, Valeria Fedeli, che ne aveva disposto l’esecuzione con la legge 107.

Per ora salvi gli altri concorsi destinati ad altre tipologie del comparto scuola.

Nulla di non detto

La volontà del ministro dell’esecutivo gialloverde era già stata abbondantemente palesata nelle scorse ore. In primis, c’è la necessità auspicata dal Miur di “effettuare una ricognizione” dei posti disponibili in modo da avere un quadro più chiaro dell’attuale stato delle cose.

L’idea territoriale leghista

L’altro grande tema è che nella visione del comparto scuola di Bussetti c’è la volontà di tornare a una gestione dei concorsi nazionali da parte degli Uffici Scolastici Regionali. Insomma, il docente meridionale che vorrà partecipare al concorso per le scuole settentrionali dovrà individuare (molto brevemente) la Regione in cui esercitare la professione, la stessa del domicilio professionale indicato. Cancellata anche la chiamata diretta dei docenti. da parte dei dirigenti scolastici, e ridotta a una l’indicazione della scuola volontaria da parte del candidato, in pratica il docente è a disposizione dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Il vincolo di tre anni

L’altro importante tema tirato in ballo da Bussetti è il vincolo triennale di cattedra, atto a “evitare le migrazioni” dei docenti che decidono di partecipare ai concorsi al nord per poi chiedere il trasferimento verso il sud.

Salvate le maestre col diploma magistrale

Nelle stesse ore in cui si ridiscute del concorso, arriva la tanto agognata notizia dell’accordo in Consiglio dei Ministri per le diplomate magistrali, che nonostante siano state retrocesse in seconda fascia dal Consiglio di Stato resteranno in ruolo. Anche in questo caso, il ministro Bussetti aveva anticipato la volontà politica: l’esponente leghista le ha difatti definite “necessarie” per il “corretto avvio del prossimo anno scolastico”. Per le inserite nelle GaE (Graduatorie a esaurimento) tutto rinviato di 4 mesi.

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Buona Scuola: un colpo di spugna cancella la chiamata diretta dei docenti

scuola primaria stock

Nelle scorse ore il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca guidato nell’attuale esecutivo da Marco Bussetti, ha raggiunto un accordo (manca solo l’ufficialità) con le sigle sindacali di categoria del comparto scuola (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda delle Insegnanti) che di fatto cassa la chiamata diretta dei docenti già da agosto. Un accordo dai forti connotati politici: è difatti il primo provvedimento del governo Lega – Movimento 5 Stelle che va a colpire la legge cosiddetta Buona Scuola targata Partito Democratico.

Tre anni dopo l’approvazione della legge 107 che prevedeva la chiamata diretta dei docenti da parte del dirigente, si torna quindi all’assegnazione per graduatoria. Secondo i sindacati – si legge in una nota – questo accordo “finalmente rende oggettivo e non discrezionale il passaggio dall’ambito alla scuola. Cade un altro tassello della Legge 107/15”.

Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti

Queste le parole che commentano l’accordo pronunciate dal ministro Bussetti:

“In attesa dell’intervento legislativo di definitiva abrogazione, che è mia intenzione proporre nel primo provvedimento utile, con l’accordo sindacale di oggi si dà attuazione a una precisa previsione del contratto del governo del cambiamento, sostituendo la chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inefficienza, con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli uffici territoriali agli istituti scolastici”.

Chiamata diretta dei docenti, cosa cambierà

L’introduzione della chiamata diretta del docente, in base al curriculum insomma, era forse la più importante novità introdotta dalla Buona Scuola di matrice renziana.

Il docente torna ora a essere assegnato alla scuola dall’Ufficio scolastico territoriale tenendo conto di titoli e punteggio di mobilità. Viene meno, dunque, la possibilità del dirigente scolastico della scuola di poter chiamare direttamente l’insegnante ritenuto – da curriculum – maggiormente adatto all’offerta didattica erogata.

La chiamata avverrà in due fasi: innanzitutto si copriranno i posti disponibili con personale che ha ottenuto la mobilità su ambito con una delle precedenze previste dal Contratto nazionale sulla mobilità; la copertura dei posti residuati col restante personale, secondo il punteggio di mobilità. Il personale in questione potrà indicare la preferenza di una scuola (a differenza delle cinque precedentemente previste): la domanda si effettuerà online. Le operazioni termineranno il 27 luglio.

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Carta Docente: cosa è possibile acquistare?

carta del docente cosa acquistare

Cosa è possibile acquistare con la Carta Docente? Dato per assunto che anche per il prossimo anno questo bonus sarà riconfermato, ecco un utile vademecum di cosa può essere acquistato.

  • Libri e testi: questo capitolo include tutte le pubblicazioni, i volumi e le riviste utili all’aggiornamento professionale del docente. Importante ricordare che non parliamo solo di stampe cartacee ma anche di pubblicazioni digitali. Non esiste alcun obbligo di disciplina per il docente che intenda acquistare libri: non devono obbligatoriamente essere inerenti alla sua materia d’insegnamento. Si può acquistare anche online: in tal caso è preferibile scegliere siti che siano già progettati per l’acquisto online con Carta Docente.
  • Corsi di formazione: la Carta Docente può essere utilizzata per acquistare la partecipazione a corsi di formazione, workshop e seminari. In questo caso però i corsi devono essere di aggiornamento professionale e devono essere erogati da enti e/o simili che siano convenzionati col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Vale anche per i corsi in FAD e/o più genericamente online.
  • Studio: la Carta Docente può in parte coprire le spese per i corsi di laurea (anche magistrale, specialistica e a ciclo unico) e master o corsi post laurea che siano in linea con il profilo professionale del richiedente.
  • Cinema, teatro e cultura: anche i titoli d’ingresso per le rappresentazioni teatrali e cinematografiche sono coperte dalla Carta Docente. Lo stesso vale per l’accesso ai musei, mostre, eventi culturali e rappresentazioni dal vivo.
  • Buona Scuola: le iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione inerenti alla legge cosiddetta Buona Scuola sono coperte dal bonus in oggetto.
  • Hardware e software.

Acquistare hardware e software con la Carta Docente

Questo capitolo merita un approfondimento a parte. Bisogna tenere bene a mente la distinzione tra gli strumenti che, in linea con l’obiettivo perseguito da questa iniziativa, possano “sostenere la formazione continua dei docenti” o “valorizzarne la professionalità” e quelli che invece hanno un ruolo prevalentemente legato alla comunicazione. In funzione di questa sostanziale differenza, infatti, rientrano nell’hardware acquistabile con Carta Docente dispositivo come laptop, pc, tablet mentre invece sono esclusi gli smartphone. Esclusi dalla carta docente per lo stesso motivo toner per la stampante, videocamere, stampanti, dispositivi di memoria USB (chiavette USB o pennette USB).

Per il software, invece, è acquistabile tramite Carta Docente il programma che è mirato all’esigenza specifica dell’insegnante. Rientrano quindi nei possibili acquisti con bonus i programmi di office automation (come la suite Office), le enciclopedie digitali e affini, programmi relativi alla modellazione matematica o al disegno tecnico.

Nel dubbio, alcuni siti come Matacena Giochi hanno già sezioni apposite che contengono esclusivamente i prodotti hardware e software acquistabili con Carta Docenti.