Continua lo stop al concorso straordinario a seguito della seconda ondata di Covid19 nella quale siamo ancora coinvolti: la procedura concorsuale, avviata lo scorso 22 ottobre con le prove uniche alle quali hanno partecipato quasi il 70 per cento dei 64 mila candidati, non terminerà quindi entro il 2020. In base a quanto si legge nella bozza del Dpcm Natale, fino al 15 gennaio prossimo permane sospeso lo svolgimento delle prove stesse come di tutte le verifiche “preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni”. Faranno eccezione i “concorsi per il personale del servizio sanitario nazionale, ivi compresi, ove richiesti, gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo e di quelli per il personale della protezione civile”. Per quanto riguarda le prove già svolte, il governo continua a dare la “possibilità per le commissioni di procedere alla correzione delle prove scritte con collegamento da remoto”. Lo stop previsto dal Dpcm riguarda anche ai concorsi ordinari, per la scuola dell’infanzia, primaria e ancora secondaria, che quindi slitteranno ulteriormente. Anief ricorda che con una proposta di emendamento al disegno di Legge di Bilancio 2021 intende far partecipare tutti i candidati alla graduatoria finale, eliminando la procedura selettiva in modo da garantire l’assunzione di tutti i 60 mila precari con 36 mesi di servizio partecipanti.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “posticipare tutte le prove concorsuali al 2021 significa mettere a repentaglio l’individuazione di circa 80 mila nuovi insegnanti che sarebbero dovuti scaturire dalle verifiche straordinarie e ordinare delle competenze di oltre 700 mila candidati. A questo punto è evidente che si rischia fortemente di ritrovarci il prossimo anno scolastico, quindi dal 1° settembre 2021, con altre 50-60 mila cattedre scoperte, per via dei pensionamenti in arrivo, oltre le 250 mila già assegnate quest’anno. Sarebbe una prospettiva dalle conseguenze immaginabili in un comparto dove già oggi si supera il 20% di organico (nel sostegno il 40%) assegnato a supplenza e una quantità di mancata assegnazione delle immissioni in ruolo che supera il 70%. Ribadiamo quindi le nostre richieste: approfittare della pausa per trasformare subito il concorso straordinario della secondaria, aperto a chi ha svolto almeno tre anni di supplenze, in un percorso non selettivo per soli titoli, con tali graduatorie utili per le immissioni in ruolo a GaE esaurite”.
In merito alle possibili ipotesi per la ripartenza della scuola, Anief ritiene che vi siano diversi punti, enunciati dalla ministra dell’Istruzione, su cui il Governo farebbe bene a cambiare direzione. E l’occasione per farlo c’è ancora, visto che da martedì in commissione Cultura al Senato entrerà nel vivo la verifica degli emendamenti, alcune decine dei quali presentati da Anief, al testo del Decreto Legge n. 22 sulla scuola.
A proposito del rientro in classe a settembre, Anief conferma la sua
linea contraria alla didattica “mista”: il gruppo-classe deve rimanere
unito, svolgendo attività formativa nella sua interezza. Anche perché
perdurando la didattica a distanza, si continuerebbero a danneggiare i tanti
alunni estromesso a causa del problema
del digital
divide. Allora, se proprio non sarà possibile
ospitare nelle aule tutto il gruppo di studenti iscritti, l’unica soluzione
possibile rimane quella di partire da subito con classi riformulate da non
oltre 15 alunni, come ha
chiesto il giovane sindacato ai senatori della VII commissione. Ma anche
come ha da tempo professato e tentato di fare approvare, con un disegno di
legge, la stessa ministra Lucia Azzolina, ferma sostenitricedelle
classi con numeri contenuti di alunni e della necessità di cancellare le classi
pollaio.
Sulla necessità di dare una risposta a tanti cittadini con bambini piccoli che domani torneranno a lavorare, il sindacato ritiene che sia doveroso che il Governo si faccia carico del problema, ma dovrà trovare comunque una soluzione che permetta di non mettere a repentaglio la salute dei bambini e degli educatori che provvederanno ad accoglierli: accelerare il rientro, in condizioni di mancata sicurezza per continuare a prevenire il contagio del Coronavirus, rischia di vanificare la tendenza al ribasso della curva di contagio e quanto di buono fatto oggi in tantissime regioni e province, dove il numero di contagiati risulta lieve.
Una posizione simile riguarda anche l’esame di maturità che il ministero
dell’Istruzione vorrebbe fare in presenza: perché si deve forzatamente
allestire il colloquio dell’Esame di Stato a scuola, dal momento che
abbiamo la possibilità si svolgerlo in modalità telematica, come avviene
sistematicamente da anni per le università, non solo online, e anche per le
sedute di laurea che necessitano della presenza dei numerosi professori che
compongono le commissioni?
Necessita poi dei chiarimenti immediati, con convocazione immediata dei
sindacati, la sempre più possibile introduzione della didattica “mista” da
introdurre a settembre, perché a nostro avviso l’impegno lavorativo del
corpo insegnanti potrebbe subire un’ulteriore impennata, dopo che già
negli ultimi 60 giorni abbiamo assistito ad una maggiorazione del lavoro
preparatorio delle lezioni, nonché di verifica finale degli elaborati e di
tutoring individuale con modalità interattiva sincrona ed asincrona.
Come sarebbe il caso di convocare le organizzazioni sindacali per dirimere
una volta per tutte le polemiche sui concorsi: poiché è assodato che la strada
delle procedure ordinarie e straordinarie in atto porterà nella migliore delle
ipotesi a coprire a settembre solo una parte dei posti liberi nella scuola
secondaria, è evidente che bisogna introdurre delle procedure snelle,
senza prove, che incrementino la platea dei precari da stabilizzare.
“Come Anief – dice il suo presidente Marcello Pacifico – riteniamo che vi
sia ancora tutto il tempo possibile per organizzare una procedura concorsuale
che non comporti prove, peraltro inibite dallo stesso Governo per via
dell’emergenza Covid-19, ma si basi sulla valutazione dei titoli e dei servizi
svolti dal personale. In caso contrario, oltre a ritrovarci a settembre con una
quantità mai vista di supplenze da coprire, molte delle quali tramite Mad, lo
Stato dovrà anche fare i conti con un’ondata di ricorsi”.
Nella ridda di ipotesi che si stanno susseguendo sulle modalità di ritorno in classe a settembre, spunta anche quella della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: non ci saranno doppi turni, ha garantito, ma gli studenti andranno in classe alternati, metà settimana un gruppo e metà settimana l’altro gruppo.
DIDATTICA “MISTA”
In ogni caso gli studenti sarebbero sempre “collegati” da casa quando non
saranno in aula. Innanzitutto la certezza è che “a settembre si deve tornare a
scuola, gli studenti hanno diritto di tornare a scuola”, ha puntualizzato la
ministra. Un principio che vale anche “per le scuole elementari”. Il modello
dovrebbe essere uguale per tutti, con una didattica “mista”: un po’ da
casa e un po’ in classe, almeno lì dove sarà possibile.
SUBITO A SCUOLA
La ministra ha anche ricordato che da domani, 4 maggio, “molti italiani
torneranno a lavorare e bisognerà dare risposte immediate alle molte
famiglie con bambini piccoli. Insieme al ministro Bonetti stiamo
lavorando a un protocollo per far sì che piccoli gruppi di bambini, quattro o
massimo cinque, possano essere seguiti. Tutto ciò in collaborazione con gli
enti locali che stanno facendo la loro parte. A breve questo protocollo sarà
sottoposto al Comitato tecnico-scientifico”. E i locali per accogliere i
bambini potrebbero essere anche quelli scolastici.
MATURITÀ IN PRESENZA
Sull’esame di maturità la ministra non ha dubbi: si può fare di persona. Gli
esami di Stato inizieranno dal 17 giugno, di persona: “Gli esami in
presenza si possono fare. In ambienti molto larghi, con tutte le
sicurezze del caso”. E con un “parere positivo del Comitato tecnico-scientifico
si possono fare”. Gli studenti, secondo Azzolina, “hanno il diritto di guardare
negli occhi di propri insegnanti quando faranno l’esame”.
PIÙ LAVORO PER I DOCENTI
Parlando del personale scolastico, Azzolina ha riposto a chi ha paventato, con
la didattica “mista”, un maggiore impegno dei docenti, dovuto all’esigenza
di avviare delle lezioni con classi divise in gruppi. “Togliamoci dalla testa
che gli insegnanti facciano 18, 24 o 25 ore, quelle sono quelle fatte di viso
con gli studenti, perché c’è tutto un tempo necessario alla preparazione delle
lezioni, di correzione, di studio e di ricerca che fa parte dell’orario della
classe docente”, ha puntualizzato.
CONCORSI
Sulle assunzioni ha dichiarato che “la scuola risponde al futuro del Paese, alle famiglie, agli studenti e al personale: chi in questi giorni sta dicendo che si possono fare concorsi per titoli e che da settembre si assumerebbero subito i docenti grazie a questi concorsi sta mentendo spudoratamente. Si tratta di concorsi attesi da anni. Se noi cambiassimo le norme, a settembre non assumeremmo proprio nessuno, assumeremmo solo chi è nelle graduatorie ad esaurimento e chi era nelle graduatorie dei concorsi precedenti ma non i precari che oggi chiedono di essere assunti. La politica lo deve dire chiaramente”.
“Usare toni da guerra santa e assumere posizioni fideistiche è sbagliato e controproducente. Bisognerebbe, invece, armarsi di buon senso, sedersi attorno a un tavolo e ragionare insieme. La posta in ballo non è la verità assoluta da difendere a ogni costo, e che tra l’altro nessuno detiene, ma il bene della nostra Scuola”.
Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene in merito alle aspre polemiche politiche riguardanti i bandi dei concorsi pubblicati nelle scorse ore in Gazzetta Ufficiale.
“L’esperienza storica – afferma Di Meglio riferendosi al concorso ordinario – ci dice che le procedure, alle quali non è stata apportata alcuna modifica per semplificarle, sono farraginose e richiedono nei fatti tempi molto più lunghi di quelli prefissati. I motivi dei ritardi, tra cui le difficoltà nella formazione delle commissioni a causa dei miseri compensi riservati ai componenti e l’esonero dall’insegnamento che viene loro negato, sono noti a chiunque lavori nella scuola. A un quadro non ottimale già in tempi ordinari, si aggiungono le innegabili difficoltà imposte dall’emergenza sanitaria e l’approssimarsi dei mesi estivi che molto probabilmente saranno caratterizzati da condizioni climatiche non favorevoli all’organizzazione delle prove concorsuali”.
Per quanto concerne il concorso straordinario, poi, il coordinatore nazionale della Gilda sottolinea che “il principio del concorso resta sempre la via maestra per accedere al ruolo, ma che, data l’attuale contingenza, dovrebbe prevalere il buon senso al quale è improntata la nostra proposta di procedere ad una selezione per titoli e di posticipare la prova concorsuale al termine del prossimo anno scolastico”.
“Per il bene della Scuola, che rappresenta il motore del nostro impegno, ci auguriamo che le decisioni ostinatamente portate avanti dal ministero dell’Istruzione non si rivelino un pasticcio fallimentare. In caso contrario – conclude Di Meglio – il governo dovrà assumersene la piena responsabilità”.
Con la pubblicazione del Bando in Gazzetta Ufficiale (Decreto n. 498, GU n.34 del 28-04-2020, del 28 aprile 2020), Anief avvia le procedure di adesione ai ricorsi per tutelare i diritti dei docenti esclusi dal nuovo concorso ordinario per la scuola Primaria e Infanzia e per contestare i criteri relativi alla percentuale di ammessi agli scritti dopo le prove selettive e la tabella di valutazione dei titoli dei servizi.
Tale data, precedente alla presentazione delle domande, risulta necessaria per rispettare i termini decadenziali di impugnativa del bando di concorso, del decreto ministeriale e della tabella allegata. I ricorrenti dovranno produrre successivamente la domanda di partecipazione secondo il modello fornito da Anief, se esclusi, nella tempistica indacata dal ministero dell’istruzione, pena l’improcedibilità.
LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANIEF
Marcello Pacifico (Anief): “Abbiamo presentato delle proposte
emendative all’attuale bando in Senato dove abbiano anche chiesto di
confermare i contratti in essere e i ruoli assegnati ancorché con riserva al
personale che ha superato l’anno di prova. Se il Parlamento non modificherà
l’attuale decreto legge n. 22 sulla scuola, cercheremo risposte positive in
tribunale. Non è giusto escludere migliaia di ricorrenti per colpa dei ritardi
degli Atenei o per la non osservanza delle pronunce dei giudici”.
L’Anief apre un nuovo contenzioso seriale contro il concorso ordinario che
non risolverà comunque la “supplentite”. “Non è questo il modo di risolvere
l’urgenza di immissioni in ruolo immediate – commenta Marcello Pacifico,
presidente nazionale Anief – e dare stabilità a migliaia di precari della
scuola italiana che da abilitati, come i diplomati magistrale, da anni lavorano
nelle nostre scuole. Sottoporli a un’ulteriore procedura selettiva è assurdo.
Basti pensare che abbiamo ancora 500 maestre vincitrici del precedente concorso
in Sicilia ancora non assunte e per le quali stiamo ricorrendo al giudice del
lavoro e ancora migliaia di maestre con diploma magistrale assunte in ruolo
che saranno licenziate dopo il 30 giugno. Bisogna ritornare all’insegnamento
per moduli e ripristinare i 30 mila tagliati per ragioni finanziarie.”
Il giovane sindacato continua a ritenere illegittima la previsione per cui
non si fa la preselezione se il numero dei candidati è pari a 4 volte il numero
dei posti banditi mentre passano la pre-selezione soltanto i candidati inseriti
fino a tre volte il numero dei posti banditi. Poiché le prove pre-selettive non
si sono svolte, in questo caso, Anief
ha attivato la sola procedura di pre-adesione gratuita al ricorso che si
attiverà successivamente secondo nuove indicazioni.
TABELLA TITOLI, TROPPE LIMITAZIONI
L’Ufficio legale Anief ritiene ancora una volta lesiva la mancata
valutazione di alcuni servizi nella tabella di valutazione dei titoli,
peraltro, già sub iudice, durante le ultime procedure concorsuali, in
particolare, il servizio aspecifico, su posto di sostegno per materia
curricolare, nelle sezioni primavera o quello equiparabile quale servizio
militare di leva. Anche in questo caso, Anief ha aperto delle pre-adesioni
gratuite ai ricorsi che si attiveranno secondo nuove indicazioni dopo la
pubblicazione delle graduatorie di merito.
Per ulteriori informazioni e aderire ai ricorsi Anief avverso il bando del concorso ordinario per la scuola primaria e infanzia, clicca qui.
Il confronto in videoconferenza tenutosi martedì 21 aprile 2020 tra le organizzazioni sindacali e il Ministero dell’Istruzione sul tema dei prossimi bandi di concorso ordinari e straordinari per il personale docente ha avuto un esito negativo “stante l’indisponibilità dell’Amministrazione a convenire su qualsiasi soluzione prospettata dal sindacato finalizzata a garantire procedure agili in grado di assicurare la copertura delle numerose cattedre vacanti fin dal prossimo 1 settembre”. Lo affermano in una nota congiunta le sigle sindacali FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e la Gilda degli Insegnanti.
Di seguito pubblichiamo il documento di sintesi dei sindacati relativo all’esito del confronto.
DICHIARAZIONE A VERBALE
Nel lungo confronto intercorso in materia di reclutamento più volte FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams hanno avanzato proposte e formulato osservazioni la cui fondatezza e attualità trovano conferma nella sopravvenuta e imprevedibile condizione di emergenza.
È infatti del tutto evidente l’impossibilità di conseguire, attraverso lo strumento concorsuale a tal fine destinato, l’obiettivo di stabilizzare, sin dal 1° settembre 2020, il rapporto di lavoro dei docenti precari con tre annualità di servizio e consentire la continuità didattica in una situazione di emergenza che non solo lo chiede, ma lo esige. Nel contempo l’impossibilità di effettuare concorsi ordinari nell’attuale situazione di divieto normativo non consente di definire tempi certi di svolgimento delle procedure per coprire tutti i posti disponibili, per cui si rende necessario trovare strumenti idonei per garantire la continuità delle attività didattiche. Non hanno avuto peraltro ascolto i rilievi volti a proporre forme di semplificazione del medesimo percorso concorsuale, evitando procedure in presenza sia per il concorso straordinario, sia per la procedura finalizzata alle sole abilitazioni (anche con riferimento ai docenti già di ruolo con titolo per altro insegnamento), per la quale sarebbe stato opportuno un percorso semplificato con esclusione della prova scritta computer based che, stante la attuale situazione di emergenza, non può essere in alcun modo calendarizzata ed effettuata.
Stante l’ineludibile necessità di avere tutte le cattedre occupate all’apertura del nuovo anno scolastico, occorre studiare misure di copertura delle stesse con provvedimenti più agili e tempestivi di carattere straordinario, anche per quanto riguarda i posti di sostegno.
FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams, in coerenza con quanto da sempre sostenuto nel corso del confronto, ribadiscono la richiesta di eliminare la prova computer based sostituendola con una graduatoria per titoli, da cui attingere per l’accesso alle fasi successive, di cui può essere mantenuta la struttura comprendente percorso formativo e una prova orale selettiva a conclusione dello stesso, con valore abilitante e di conferma in ruolo.
Solo in questo modo si può realisticamente ipotizzare l’assunzione a tempo indeterminato dei docenti con effettiva decorrenza dal prossimo 1° settembre, offrendo al personale interessato e alle scuole condizioni di stabilità del lavoro, evitando l’ulteriore espansione di un precariato già oggi eccessivamente esteso.
FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams ribadiscono inoltre il proprio dissenso per la decisione di non consentire la partecipazione alle due procedure anche dei docenti precari con servizio esclusivamente sul sostegno e privi del titolo di specializzazione, così come riscontrano il mancato accoglimento della richiesta di un diverso equilibrio nell’ambito delle varie voci della tabella dei punteggi, con una più significativa valorizzazione del servizio che assicuri il giusto riconoscimento alla professionalità acquisita con l’esperienza di lavoro. Fermo restando le rivendicazioni sopra evidenziate, si valuta come illogica e discriminante la scelta di stabilire un differente numero di quesiti per la prova computer based, prevedendone 20 in più (80 anziché 60) per la procedura finalizzata alle assunzioni.
Né appare plausibile la motivazione addotta dall’amministrazione a sostegno del diniego all’introduzione di modifiche ai testi dei bandi, asserendo che ciò renderebbe necessaria una nuova richiesta di espressione di parere da parte del CSPI. Peraltro va considerato che molte di queste criticità sono state sollevate dallo stesso CSPI nel recente parere espresso sulle procedure abilitanti. In presenza di un’emergenza straordinaria, non si può indugiare su eccezioni di carattere burocratico, peraltro facilmente superabili se assunte con la necessaria determinazione a livello politico.
Si ribadisce infine la richiesta, coerente con l’intesa siglata a ottobre dello scorso anno, di avviare il confronto sui percorsi abilitanti a regime, rivendicando il diritto di accesso alla formazione abilitante per quelle migliaia di precari, docenti con servizio misto e di ruolo in altra classe di concorso che da anni lavorano nella scuola, pur non avendo 36 mesi di servizio specifico.
FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams restano dell’avviso che l’esplodere di un’emergenza con effetti di vero e proprio sconvolgimento del contesto di riferimento avrebbe non solo giustificato, ma addirittura imposto una complessiva riconsiderazione di tutta la materia del reclutamento. Sono infatti profondamente cambiate le condizioni e le prospettive di un confronto protrattosi per mesi fra sindacati e Amministrazione, di cui le procedure in esame costituivano l’esito, frutto di complesse mediazioni, da ultimo peraltro in qualche misura disattese. Invocare ora l’urgenza dei tempi, nel momento in cui è venuta meno ogni possibilità di svolgere le procedure prima del prossimo mese di settembre, sembra in realtà soltanto nascondere una totale indisponibilità rispetto alle istanze che più volte le OO. SS., e in particolare nel corso dell’incontro del 30 gennaio u.s., hanno inteso formalmente riproporre.
All’emergenza sociale non si può aggiungere l’emergenza della scuola e di
tanti suoi lavoratori. Ne è convinto Marcello Pacifico, presidente nazionale
Anief: “Il prossimo anno scolastico – ha detto il sindacalista autonomo a Orizzonte
Scuola – dovrà iniziare bene, non può cominciare con 250mila precari tra
docenti e ATA. Abbiamo poi un motivo di ringraziamento verso uno su sei di
questi precari che in questo momento sta lavorando da casa per garantire un
servizio pubblico. Questa è la più grande dimostrazione della serietà di queste
persone. C’è poi da dire che non bisogna aspettare sempre le emergenze per
risolvere un problema grosso, come sta avvenendo nella sanità”.
DOCENTI E ATA DIMENTICATI, MAESTRE LICENZIATE
Secondo Pacifico, se “facciamo una ricognizione di quanti sono i posti
vacanti e disponibili, scopriremo che questi sono più della metà, quasi 150mila
posti, e quindi programmiamo l’assunzione svuotando le GaE, le graduatorie di
merito, Gmre e assumendo dalle graduatorie di istituto per i docenti e delle
graduatorie 24 mesi ATA. Senza dimenticare tutte quelle maestre che ogni giorno
si collegano per svolgere la didattica a distanza, ma che ogni giorno
continuano a essere licenziate. Tutto questo non ha senso”.
ABBIAMO BISOGNO DI ITP, LI METTIAMO ALLA PORTA
Il leader dell’Anief ricorda che anche nelle settimane di lezioni
condotte da casa, attraverso il pc e il web, “continuano a essere licenziati
gli ITP, cioè proprio coloro che hanno delle competenze in informatica che
servono per la didattica a distanza. Se qualcuno ha superato l’anno di prova e
c’è un contenzioso in corso, ricordiamoci che questo personale ci serve: oggi
ha risposto sì all’appello dello Stato, non possiamo domani dire che non è
degno di essere assunto in ruolo”.
SÌ AI PERCORSI ABILITANTI ANCHE TELEMATICI
Il pensiero di Pacifico è rivolto pure alla regolarità del prossimo anno
scolastico, sempre più minato dalla possibilità che le supplenze annuali
superino abbondantemente quota
200 mila: “È necessario garantire dei percorsi abilitanti anche telematici
a chi da anni insegna nelle nostre scuole. Per quale motivo dobbiamo avere
sempre precari quando questi sono di ruolo e quando da precari in questo
momento di emergenza stanno garantendo il diritto all’istruzione?”.
EMENDAMENTI AL DL CURA ITALIA
Noi questa domanda la faremo alla Politica durante l’esame del decreto
legge” Cura
Italia “in bilancio al Senato. Chiederemo degli emendamenti che
cerchino di evitare il record della supplentite, che estendano la card
docenti al personale ATA e ai precari perché tutti sono chiamati al lavoro
agile”. Il sindacalista si rivolge all’amministrazione perché riveda i blocchi
sui trasferimenti, previsti dalla circolare imminente sulla mobilità 2020: “È
impensabile che si abbia il blocco per cinque anni sulla mobilità: dobbiamo
garantire il diritto alla famiglia e al lavoro”.
UN PRECARIO OGNI SEI
Intervistato, sempre sulle difficoltà che stanno attanagliando la scuola in
questi giorni di angoscia da rischio contagio, il presidente Anief ha detto
dall’agenzia Teleborsa
che abbiamo un docente e Ata precario ogni sei: in questo momento, anche
attraverso la didattica a distanza e il lavoro agile, stanno
cercando di garantire il diritto d’istruzione. “Un po’ come tutti quanti gli
italiani che stanno cercando di reagire a questa situazione emergenziale, che
limita persino i movimenti personali”.
SERVE UN PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI
“È importante anche per far ripartire il prossimo anno scolastico”, ha
continuato il sindacalista, ricordando che se non si procede con interventi
straordinari, la scuola italiana andrà incontro al record di supplentite,
con “250 mila fra docenti e precari. Le soluzioni sono semplicissime, andare
innanzi tutto ad attuare un piano straordinario per coprire tutti i posti
vacanti, assumendo tutti i precari che da anni portano avanti la didattica
nelle scuole. Lo si può fare attraverso le graduatorie esistenti, non c’è
bisogno di inventarsi altri canali, e attraverso dei corsi abilitanti che,
anche per via telematica, prendano atto e diano competenza ai nostri insegnanti
e ai nostri ATA, i quali devono essere assunti al pari dei lavoratori
socialmente utili”.
NO AI LICENZIAMENTI, SALVARE CHI HA SUPERATO L’ANNO DI PROVA
Il presidente Anief reputa anche “importante un segno minimo di riconoscimento e di fiducia verso chi in questo momento sta portando avanti la nostra scuola da casa, dal proprio domicilio, a distanza. Quando ci sono queste emergenze – conclude il Presidente di Anief – bisogna rispondere in maniera puntuale, straordinaria, ma rendendo merito a chi cerca di garantire il diritto d’istruzione ai nostri studenti. Ecco perché è importante anche non licenziare e confermare nei ruoli tutti coloro che hanno superato l’anno di prova”.
Quando alcuni giorni fa al dicastero di Viale Trastevere è stato allestito
il tavolo tecnico sui concorsi con i sindacati firmatari del contratto, che poi
hanno interrotto
tardivamente le trattative, i dirigenti del Ministero hanno illustrato le
bozze del concorso straordinario della secondaria (solo procedura per il ruolo,
mentre per quella finalizzata all’abilitazione i tempi potrebbero essere più
lunghi), il concorso ordinario secondaria e il concorso ordinario infanzia e
primaria. Invece, il concorso per insegnanti di religione cattolica non era
nemmeno all’ordine del giorno.
AZZOLINA L’AVEVA DETTO: NON SIAMO PRONTI
Eppure, la ministra Lucia Azzolina, subito dopo il suo insediamento, aveva
fatto intendere che l’assunzione di questi docenti rimane uno degli obiettivi
per il 2020: “C’è da predisporre anche il concorso per i docenti di religione”,
aveva detto. Spiegando anche che le modalità devono ancora trovare la quadra.
Il decreto scuola parla, del resto, di ‘previa intesa con il Presidente della
Conferenza episcopale italiana’ e seppure
la CEI abbia dato “la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione
del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i
Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il
bene della comunità scolastica” è possibile che questo dialogo non sia stato
ancora avviato.
IL CONCORSO
Al concorso per meno di 6 mila posti di docenti di religione cattolica
saranno destinati i posti per l’insegnamento della religione cattolica che si
prevede siano vacanti e disponibili negli anni scolastici dal 2020/21 al
2022/23. Una quota non superiore al 50 per cento dei posti del concorso potrà
essere riservata al personale docente di religione cattolica, in possesso del
riconoscimento di idoneità rilasciato dall’ordinario diocesano, che abbia
svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, nelle scuole
del sistema nazionale di istruzione. Nel frattempo, continuano a essere
effettuate le immissioni in ruolo mediante scorrimento delle graduatorie 2004:
rimangono da assumere da quella procedura ancora più di 2 mila idonei per i
quali per il sindacato è dovuta la retroazione giuridica del ruolo al 2008,
anno del blocco delle assunzioni dallo scorrimento delle graduatorie
concorsuali.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
Secondo il sindacato Anief, sarebbe paradossale che le esigenze della scuola e dei suoi alunni debbano assoggettarsi ai tentennamenti e alle lungaggini dei rapporti dello Stato con la Conferenza episcopale italiana, la quale, tra l’altro, solo pochi giorni fa ha rotto un lungo silenzio sull’argomento, annunciando con una Nota ufficiale di volere dare “la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica”.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ribadisce che “prevedere solo
un concorso ordinario per immettere
in ruolo appena 2.000 precari su 10.000, pur in presenza di un altissimo
numero di posti vacanti e disponibili, rimane una decisione incomprensibile.
L’unica spiegazione rimane quella di dovere essere assoggettati alla Legge n.
186/2003 che fissa l’organico dei docenti di religione di ruolo al 70% rispetto
al numero totale delle cattedre costituite. Ma siccome è una legge sbagliata,
che determina precari a vita, che va contro tutte le indicazioni e direttive Ue
in contrasto con l’abuso di precariato, a partire dalla 70 del 1999, a questo
punto per noi è inevitabile il ricorso in tribunale: in questo modo – conclude
il sindacalista – potremo permettere la partecipazione alla procedura riservata
a tutti coloro che ne avevano e continuano ad avere pieno diritto. E non
vogliono ancora una volta essere discriminati”.
IL RICORSO
Attraverso gli emendamenti Anief al decreto salva precari, consegnati ai parlamentari delle Commissioni Cultura e Lavoro durante l’audizione prima tenuta alla Camera e poi ribadita al Senato, il giovane sindacato aveva espressamente chiesto di riservare “il 50%” dei posti vacanti, che oggi sono più di 10 mila, “a un concorso straordinario”. Tale richiesta è stata disattesa. Pertanto, ai docenti di religione in possesso di tre anni di servizio utili e che intendono ancora rivendicare l’indizione di un concorso riservato 2019, non rimane che pre-aderire al ricorso patrocinato da Anief: subito dopo la pubblicazione del bando, il sindacato fornirà indicazioni per completare l’effettiva adesione al ricorso (mandato al legale, rilevazione dati e invio di ulteriore documentazione) e per la presentazione della domanda di partecipazione al concorso, procedura indispensabile per la proposizione dell’azione legale nelle opportune sedi.
La Chiesa Italiana, testimone e solidale con la preoccupazione e il disagio in cui versano tanti insegnanti di religione cattolica, esprime con una nota “soddisfazione per l’autorizzazione a bandire, entro l’anno 2020, un concorso per la copertura dei posti per l’insegnamento della religione cattolica, prevista dall’art. 1 bis della Legge 159/2019 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2019”.
“Dopo aver seguito – si legge – con attenzione lo svolgimento del dibattito parlamentare, apprezzando lo sforzo per raggiungere un traguardo desiderato da più di 15 anni, la Conferenza Episcopale Italiana rinnova la propria disponibilità a collaborare all’elaborazione del Bando di concorso in dialogo con il Ministero dell’Istruzione e con i Sindacati, a sostegno degli insegnanti di religione cattolica italiani e per il bene della comunità scolastica. L’auspicio è che quello che si apre possa essere un percorso fruttuoso che, accanto all’ascolto delle diverse esigenze e al rispetto per le varie posizioni, trovi il modo di valorizzare la preparazione e le competenze degli insegnanti di religione, molti dei quali in servizio da tanti anni”.
“L’insegnamento della religione cattolica, infatti, è una disciplina scolastica molto apprezzata: pur essendo facoltativa, se ne avvalgono più dell’86% degli studenti italiani per il suo carattere culturale ed educativo, capace di accompagnare il cammino di crescita delle ragazze e dei ragazzi di oggi. Proprio le peculiarità di questa disciplina saranno lo stimolo per costruire un itinerario concorsuale che sappia valorizzare gli insegnanti che, con passione e generosità, si impegnano a superare i problemi quotidiani, ma anche difficoltà dovute ai pregiudizi e a una normativa spesso poco conosciuta. Alcuni di loro saranno chiamati ora ad affrontare una prova per l’assunzione a tempo indeterminato da parte dello Stato. La Legge 159/2019 prevede che una quota non superiore al 50% dei posti sia riservata ai docenti che abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, oltre che lo scorrimento delle graduatorie per chi ha superato il concorso del 2004, ma non è ancora entrato in ruolo”.
“Nel rispetto delle competenze pattizie e delle norme stabilite, i Vescovi ribadiscono il loro impegno e la cura per gli insegnanti di religione cattolica e per la loro serenità professionale e familiare”, conclude la CEI.
“La Corte Costituzionale, il 7 maggio 2019, si è espressa sulle questioni sollevate dal Consiglio di Stato riguardanti il sistema di reclutamento previsto dal d.lgs. 59/17 (attuativo della Buona scuola), sostenendo in particolare la piena legittimità delle procedure concorsuali riservate”.
“Per questo motivo il MIUR ed il Governo non hanno più alibi per non individuare percorsi specifici di reclutamento, coerenti con quanto definito dall’Intesa del 24 aprile”.
“Diventa più rapida la strada per individuare un percorso transitorio e straordinario per il personale della scuola che ha già acquisito le necessarie professionalità attraverso il servizio: i docenti con 3 annualità e gli assistenti amministrativi che hanno svolto la funzione di DSGA”.
Lo rendono noto in un comunicato congiunto le sigle sindacali unite Gilda, Flc Cgil, Fsur Cisl, Uil Scuola Rua, Snals Confsal.
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