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Coronavirus, l’ipotesi di ripartenza non convince il sindacato

In merito alle possibili ipotesi per la ripartenza della scuola, Anief ritiene che vi siano diversi punti, enunciati dalla ministra dell’Istruzione, su cui il Governo farebbe bene a cambiare direzione. E l’occasione per farlo c’è ancora, visto che da martedì in commissione Cultura al Senato entrerà nel vivo la verifica degli emendamenti, alcune decine dei quali presentati da Anief, al testo del Decreto Legge n. 22 sulla scuola.

A proposito del rientro in classe a settembre, Anief conferma la sua linea contraria alla didattica “mista”: il gruppo-classe deve rimanere unito, svolgendo attività formativa nella sua interezza. Anche perché perdurando la didattica a distanza, si continuerebbero a danneggiare i tanti alunni estromesso a causa del problema del digital divide. Allora, se proprio non sarà possibile ospitare nelle aule tutto il gruppo di studenti iscritti, l’unica soluzione possibile rimane quella di partire da subito con classi riformulate da non oltre 15 alunni, come ha chiesto il giovane sindacato ai senatori della VII commissione. Ma anche come ha da tempo professato e tentato di fare approvare, con un disegno di legge, la stessa ministra Lucia Azzolina, ferma sostenitricedelle classi con numeri contenuti di alunni e della necessità di cancellare le classi pollaio.

Sulla necessità di dare una risposta a tanti cittadini con bambini piccoli che domani torneranno a lavorare, il sindacato ritiene che sia doveroso che il Governo si faccia carico del problema, ma dovrà trovare comunque una soluzione che permetta di non mettere a repentaglio la salute dei bambini e degli educatori che provvederanno ad accoglierli: accelerare il rientro, in condizioni di mancata sicurezza per continuare a prevenire il contagio del Coronavirus, rischia di vanificare la tendenza al ribasso della curva di contagio e quanto di buono fatto oggi in tantissime regioni e province, dove il numero di contagiati risulta lieve.

Una posizione simile riguarda anche l’esame di maturità che il ministero dell’Istruzione vorrebbe fare in presenza: perché si deve forzatamente allestire il colloquio dell’Esame di Stato a scuola, dal momento che abbiamo la possibilità si svolgerlo in modalità telematica, come avviene sistematicamente da anni per le università, non solo online, e anche per le sedute di laurea che necessitano della presenza dei numerosi professori che compongono le commissioni?

Necessita poi dei chiarimenti immediati, con convocazione immediata dei sindacati, la sempre più possibile introduzione della didattica “mista” da introdurre a settembre, perché a nostro avviso l’impegno lavorativo del corpo insegnanti potrebbe subire un’ulteriore impennata, dopo che già negli ultimi 60 giorni abbiamo assistito ad una maggiorazione del lavoro preparatorio delle lezioni, nonché di verifica finale degli elaborati e di tutoring individuale con modalità interattiva sincrona ed asincrona.

Come sarebbe il caso di convocare le organizzazioni sindacali per dirimere una volta per tutte le polemiche sui concorsi: poiché è assodato che la strada delle procedure ordinarie e straordinarie in atto porterà nella migliore delle ipotesi a coprire a settembre solo una parte dei posti liberi nella scuola secondaria, è evidente che bisogna introdurre delle procedure snelle, senza prove, che incrementino la platea dei precari da stabilizzare.

“Come Anief – dice il suo presidente Marcello Pacifico – riteniamo che vi sia ancora tutto il tempo possibile per organizzare una procedura concorsuale che non comporti prove, peraltro inibite dallo stesso Governo per via dell’emergenza Covid-19, ma si basi sulla valutazione dei titoli e dei servizi svolti dal personale. In caso contrario, oltre a ritrovarci a settembre con una quantità mai vista di supplenze da coprire, molte delle quali tramite Mad, lo Stato dovrà anche fare i conti con un’ondata di ricorsi”.

Sui concorsi, il sindacato ribadisce, dunque, l’esigenza di avviare una procedura d’urgenza per titoli, rivolta a docenti e a tutto il personale scolastico, anche Ata, Dsga, educatori, docenti di religione cattolica e tanti altri, che ha svolto almeno 24 mesi di servizio da precario. Allo stesso tempo è necessario aggiornare le graduatorie d’istituto, come è sempre più importante spostare oltre 50 mila posti in deroga di sostegno in organico di diritto.

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