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Più educazione civica alla primaria, ma anche più Europa: lo chiede l’ANIEF

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

“Pensare di introdurre delle ore di educazione civica obbligatoria già nella scuola dell’infanzia con alcuni progetti e dalla primaria con 33 ore annuali obbligatorie è un’idea convincente, ma a due condizioni: quelle ore devono essere aggiuntive e riguardare anche la storia europea”: a sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, a commento della proposta di legge che sarà presentata alla Camera nel prossimo mese di gennaio 2019, con l’impegno del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti di seguirne l’iter per giungere presto all’approvazione.

“Introdurre delle ore di scuola sull’educazione civica è un passaggio fondamentale per contrastare la deriva di aggressività ed intolleranza che si è venuta a determinare negli ultimi anni, anche all’interno degli istituti scolastici. Tuttavia, si deve trattare di un aumento di offerta formativa e non certo di una sottrazione di altre, come invece sembrerebbe voler fare il Miur. Si tratterebbe, in questo caso, di un travaso di 33 ore annuali da una disciplina all’altra. In particolare, non avrebbe alcun senso sottrarre delle ore a Storia: prima di tutto perché già ingloba nei suoi programmi questo genere di contenuti e poi perché, semmai, la Storia va potenziata, non certo ridotta”.

Il sindacalista, che solo pochi giorni fa ha espresso questi concetti a Lisbona, nel corso del convegno Accademia Europea Cesi su Horizon 2025, sostiene anche che nel pacchetto aggiuntivo di educazione civica debba essere presente la costruzione dello Stato di diritto: “partendo dalle Carte fondamentali e dai Trattati Europei, ha già trovato un’ossatura importante nelle diverse direttive che regolano la nostra vita – ricorda Pacifico -: occorre che le nuove generazioni conoscano la storia europea e le regole che la governano fin dal Duecento, perché mai come oggi questi contenuti si intrecciano con lo studio della storia, del pensiero, dell’economia, della società e di nostri valori comuni da rintracciare”.

“In Italia – si legge nella nota diffusa dal sindacato – l’attuale governo sembrerebbe più attratto da progetti che puntano ad una didattica sempre più localistica, sulla spinta di impulsi che portano alla regionalizzazione piuttosto che all’allargamento dei confini”.

“Sapere da dove arriviamo – dice ancora il leader Anief – significa conoscere il rapporto di alterità-identità ed è compito di noi educatori ricostruire un legame senza il quale nessuno si può riconoscere pienamente in quel progetto di pace e giustizia, in primo luogo sociale, che vuole e deve essere l’Europa dei nostri Padri fondatori. Bisogna sentirsi fieri di essere cittadini europei, dentro uno spazio che dal nome stesso di Europa, principessa libanese, ci rimanda a uno ben più ampio, euro-mediterraneo, rispetto anche a quello descritto da Braudel, comunque aperto e non di frontiera. Ecco perché quando si parla di cittadinanza e costituzione non ci si deve fermare alle barriere nazionali”.