“Hanno avuto il tempo per potenziare il trasporto pubblico favorendo anche le categorie dei bus turistici massacrati dalla crisi che avrebbero potuto dar vita a linee di trasporto scolastico dedicato al fianco di quello locale come faticosamente il Comune di Napoli ha fatto con Anm. Hanno avuto il tempo per riflettere su cosa significa il primo giorno di scuola per un bambino delle elementari.Hanno avuto il tempo – invece che discettare dei banchi- di rifornirsi di test e tamponi rapidi per tutta la platea scolastica e per poter venire incontro in questo modo alle urgenze e alle esigenze dei ragazzi e dei docenti della scuola eventualmente colpita da un contagio. Hanno avuto il tempo di potenziare il sistema sanitario, dagli organici degli ospedali a quelli dei distretti territoriali e della medicina di base, per fare i conti con quella seconda ondata che era certa, e per mettere i distretti sanitari territoriali in grado di essere organizzati e tempestivi. Hanno avuto il tempo… per questo e altro, mentre il mondo della scuola ed i poveri enti locali si ammazzavano di fatica in pieno agosto col metro in mano… hanno avuto il tempo… ma lo hanno impegnato in campagne elettorali e questo è il RISULTATO.”
“Le informazioni diramate dalla stampa, non sempre convergenti, disorientano i cittadini e lasciano presagire nuove restrizioni. Ciò di cui si ha inequivoca certezza è il disagio, variamente affrontato, causato dall’impreparazione con la quale è stata disposta la riapertura delle Scuole. Ridotta sorveglianza all’esterno e all’interno degli edifici scolastici, carenze infrastrutturali, mancanza di dispositivi medici di sicurezza e inevitabile affollamento dei mezzi di trasporto pubblico creano le premesse per la proliferazione di focolai di contagio”. Lo afferma, a nome di Meritocrazia Italia, il presidente Walter Mauriello.
“Un nuovo lockdown generalizzato – continua – avrebbe come riflesso il peggioramento della crisi economica già in atto e l’aggravamento del disagio sociale a carico delle categorie più in debolezza. Per questo, è indispensabile intervenire con urgenza sui settori maggiormente sensibili. In uno con le misure di prevenzione già proposte e nell’insistere in un maggior rigore nelle attività di monitoraggio e verifica del rispetto delle regole, Meritocrazia Italia auspica un pronto intervento per l’innalzamento del livello di sicurezza nello svolgimento delle attività scolastiche”.
In particolare, Meritocrazia Italia propone:
– un aumento del personale addetto ai controlli all’ingresso, con rilevazione diretta e quotidiana della temperatura;
– un adeguamento della dotazione sanitaria di protezione personale (termoscanner, mascherine di ricambio, etc.) a beneficio di tutti gli istituti scolastici;
– il ricorso a test rapidi di diagnosi ai quali sottoporre tutti gli studenti con cadenza almeno settimanale;
– il rafforzamento del sistema di trasporto pubblico, anche mediante la conclusione di accordi integrati con le aziende di trasporto privato;
– il reclutamento di nuovi medici di quartiere a supporto di famiglie e scuole per la gestione dell’emergenza;
– l’avvio di più intense campagne educative e di sensibilizzazione, rivolte non soltanto ai giovani ma anche ai genitori.
“Diversamente, pur nella consapevolezza dell’importanza del contatto umano e del confronto diretto ai fini del miglior processo di crescita, dei limiti già mostrati dalla didattica a distanza per come organizzata e svolta, e delle difficoltà per le famiglie di lavoratori con bambini da accudire e seguire, la chiusura delle Scuole sarebbe scelta obbligata.
Lungi dal rappresentare una secca alternativa, l’interruzione della didattica frontale, con priorità temporale per Scuole superiori e Università, dovrebbe comunque accompagnarsi a un maggiore impegno verso l’adozione di quelle misure finora attese e ancora lontane dalla realizzazione: recupero infrastrutturale per la realizzazione di spazi adeguati, miglioramento del sistema di Rete e riduzione del digital divide, adozione di misure di supporto per le disabilità e di sostegno alle famiglie nella gestione della nuova fase emergenziale.
Non risponderebbe a esigenze di coerenza e sistematicità un piano di intervento volto a comprimere l’esercizio di attività commerciali (con chiusura anticipata, riduzione degli accessi ai locali pubblici,…) o escludere lo svolgimento di attività sportive senza prestare attenzione agli ambienti più sensibili all’amplificazione del contagio”.
Il picco dei contagi da Coronavirus si avrà nei prossimi giorni, ma la
guardia rimane alta. Secondo le anticipazioni del Corriere
della Sera, servirebbero comunque tre settimane per le prime riaperture.
Successivamente, è già stato detto dagli epidemiologi che si arriverà alla
ripresa delle attività graduale. Il Governo non ha potuto che raccogliere
l’indicazione. Le prime a riprendere, una volta che arriverà il via libera
sempre dei virologi, saranno le attività produttive. Secondo il premier
Giuseppe Conte, il prolungamento della chiusura di aziende e industrie, dopo
Pasqua, sarebbe “una misura economicamente troppo dura. È l’ultima che abbiamo
preso e non può essere prolungata troppo”, ha
spiegato il presidente del Consiglio.
Le istituzioni scolastiche, tuttavia, non rientrano in tale ambito. Oggi Il Foglio si sofferma proprio su questo punto: “c’è un segmento della società che più di altri è al centro delle preoccupazioni delle famiglie, ma che ragionevolmente dovrebbe essere tenuto fuori dalle priorità vitali della “riapertura”: la scuola”. Anief reputa questa posizione corretta. Perché sarebbero altissimi i rischi del propagarsi del contagio, derivante dal ritorno alle attività per oltre otto milioni di alunni e un milione tra maestri, insegnanti, personale Ata e dirigenti scolastici.
Nel frattempo, in questo quadro di stallo delle attività, diventa ancora più
importante prevedere un piano nazionale, predisposto dal Governo in simbiosi
con il ministero dell’Istruzione, che permetta agli organi collegiali, in
particolare al Collegio dei docenti, ai dipartimenti e ai consigli di classe,
di adottare delle linee comuni sui livelli da raggiungere anche in questa fase
di emergenza, pure eventualmente posticipandone i tempi di attuazione al
prossimo anno scolastico, su come ratificare la valutazione formativa.
Quello che va assolutamente evitato è che in presenza di un
evidente digital device,
con una parte degli alunni che per vari motivi, indipendenti dalla loro
volontà, non ha accesso alla didattica online, si arrivi a produrre una
valutazione non oggettiva. Oltre che soggetta a possibili ricorsi. Allo stesso
modo, vanno accelerati i tempi per realizzare le modifiche necessarie a
modificare le norme sugli esami di Stato, andando a mutare il decreto
attuativo della Buona Scuola n. 62 dell’aprile 2017, a iniziare
dall’eliminazione dell’indispensabilità, per accedere alle prove finali, dello
svolgimento di tutte le prove Invalsi e del monte orario minimo di Pcto. Senza
escludere del tutto la possibilità che le prove, meglio se ridotte come
portate, possano svolgersi con modalità telematica, come stanno facendo del
resto le Università per esaminare gli studenti.
Il sindacato Anief, proprio per evitare che il delicato periodo che sta attraversando il Paese abbia ripercussioni pesanti sulla formazione e sulla Conoscenza, ha presentato alla V commissione del Senato 15 emendamenti al DL n. 18 del 17 marzo 2020, in modo che possano essere fornite risposte concrete su reclutamento, contrasto alla precarietà e incentivi per le famiglie. Una delle richieste più urgenti è quella di assumere a tempo indeterminato, a partire dal prossimo 1° settembre, il personale docente, educativo ed Ata della scuola impiegato su posti vacanti, qualora abbia svolto oltre 36 mesi di servizio. Gli emendamenti verranno esaminati a partire dall’8 aprile.
Fino al prossimo 3 aprile, le scuole di base rimarranno chiuse. Salvo
attività “indifferibili”, hanno spiegato dal ministero. Ma cosa si intende per
attività indifferibili? A spiegarlo è stata la ministra dell’Istruzione Lucia
Azzolina, durante una video diretta. “La norma approvata – ha detto Azzolina
– prevede che il dirigente scolastico possa organizzare la didattica a
distanza: significa che se noi avevamo prima il collaboratore scolastico che si
occupava della vigilanza degli studenti o della pulizia delle scuole e gli
studenti non ci sono e le scuole non devono essere pulite, il collaboratore
scolastico grazie alla norma potrà restare a casa”.
“L’assistente tecnico potrà restare a casa – ha continuato – e dovrà
lavorare per dare una mano nella didattica a distanza. L’assistente
amministrativo potrà lavorare da casa in modo che l’amministrazione scolastica
possa andare avanti. Tutto ciò che potrà essere fatto a distanza sarà fatto a
distanza, eccetto quelle attività indifferibili che i dirigenti scolastici
sanno quali essere in base delle singole istituzioni scolastiche. Ad esempio,
l’azienda agraria ha gli animali dentro, ci sono delle scuole che hanno
animali dentro. Qualcuno di quegli animali dovrà occuparsene. Altro esempio
banalissimo: se un genitore ha bisogno di prendere un libro, potrà prendere un
appuntamento e, rispettando le prescrizioni del Ministero della salute, andrà a
prendere il suo libro.”
“Significa che – ha concluso la ministra – fisicamente le scuole potranno
chiudere, ma che il lavoro della scuola non potrà fermarsi. La scuola è e deve
essere un presidio dello stato. I dirigenti se vorranno potranno lavorare dai
loro uffici”. Le disposizioni – ricorda la rivista specializzata Orizzonte
Scuola – sono valide fino alla ripresa delle lezioni. Al momento la
sospensione delle lezioni è stata decisa, con DPCM dell’08 marzo 2020, fino al
3 aprile.
Il Governo, su indicazione del ministero dell’Istruzione, di fatto delega ai
dirigenti scolastici la possibilità di evitare il rischio biologico, garantendo
la sicurezza dei lavoratori, dando loro la possibilità di chiudere le scuole e
aprirle sono in caso di esigenze di tipo rilevante: gli stessi 85 milioni di
euro stanziati per supportare la didattica a distanza e la decisione di
utilizzare il personale Ata attraverso il
lavoro agile, come richiesto da Anief e Udir, sono elementi ulteriori che
giustificano ampiamente la chiusura degli istituti. Il giovane sindacato,
pertanto, invita tutti i dirigenti scolastici al rispetto dell’indicazione di
chiusura di tutte le istituzioni scolastiche.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ritiene “che una volta
pubblicati i provvedimenti presi dal Consigli dei ministri, tra cui i congedi
parentali per agevolare i genitori lavoratori con figli a casa e le norme sulla
cassa-integrazione, l’attenzione di tutti gli operatori scolastici dovrà essere
esclusivamente quella di cercare di chiudere con serenità l’anno scolastico,
ratificandone le validità e creando i presupposti migliori per organizzare con
efficacia gli esami finali di Stato, anche prevedendo eventuali semplificazioni
delle prove tradizionali, a partire dalla maturità 2020”.
“Parallelamente – continua il leader del sindacato autonomo -, è bene anche che il ministero dell’Istruzione programmi un piano straordinario di assunzioni, assumendo vincitori e idonei dei concorsi, oltre che tutti i precari anche attraverso la ‘call veloce’, per evitare il record vergognoso di oltre 200 mila supplenze annuali; provveda, quindi, a coprire tutti i posti vacanti in organico di diritto dalle sedi di presidenza ai posti in deroga di sostegno, senza dimenticare la stabilizzazione del personale Ata, per il quale si continua a prevedere nemmeno il turn over”.
Il Governo ha emanato, come aveva annunciato nelle scorse ore dopo aver acquisito il parere del Comitato tecnico scientifico, nuove misure volte al contenimento del contagio da coronavirus, decidendo fra l’altro la sospensione generalizzata fino al 15 marzo, su tutto il territorio nazionale, dei servizi educativi e didattici svolti dalle scuole di ogni ordine e grado, dalle Università, Accademie, e Conservatori. Le nuove misure integrano quelle assunte con precedenti provvedimenti, nei quali è stata disposta la chiusura delle scuole nelle aree definite come “zona rossa” (allegato 1 al DPCM 23 febbraio 2020).
Emergenza Coronavirus: notizie e provvedimenti
Il DPCM recepisce, tra l’altro, le raccomandazioni del Comitato scientifico, quali astenersi da abbracci e strette di mano, evitare luoghi affollati, mantenere la distanza di almeno 1 metro dalle altre persone.
“FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA UNAMS – spiegano i sindacati in una nota – seguendo con la massima attenzione gli avvenimenti, esprimono la propria vicinanza alle lavoratrici e ai lavoratori, agli studenti e alle famiglie. Assicurano il proprio impegno ad un’attiva interlocuzione con il Ministero e con tutti i soggetti coinvolti, rendendosi disponibili a collaborare perché su tutto il territorio nazionale non venga compromesso l’esercizio del diritto allo studio, pur nella scrupolosa osservanza di modalità operative e tempi che garantiscano la tutela della salute di tutti, auspicando che si possa giungere nel più breve tempo possibile alla normale ripresa delle attività in tutte le sedi scolastiche e universitarie”.
“È indispensabile – continuano – attivare da subito opportune sedi di confronto fra Amministrazione e sindacati per definire in modo chiaro e puntuale la fase applicativa dei provvedimenti; è urgente inoltre un incontro al massimo livello politico per affrontare questioni che hanno diretta incidenza sul regolare avvio del prossimo anno scolastico, a partire dalle modalità di reclutamento del personale”.
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, dopo la conferma dei primi due casi positivi di Coronavirus nella sua regione, ha firmato un’ordinanza che dispone la sospensione per tre giorni, a partire dal 27 febbraio 2020, dei servizi educativi dell’infanzia, delle scuole di ogni ordine e grado e delle università della Campania per consentire interventi di disinfestazione straordinaria.
Di fatto quindi si ferma l’istruzione in Campania fino al 1 marzo 2020.
La straordinaria ondata di maltempo che sta vessando ormai da una settimana l’Italia non è ancora terminata. E porta con sé una serie di disagi ancora oggi 5 novembre 2018. Soprattutto al sud.
A Napoli chiusi 5 plessi scolastici
Gli allievi di 5 istituti di Napoli anche oggi non sono andati a scuola. Si tratta di due scuole di Posillipo, la Viviani e la Cimarosa; l’istituto comprensivo Foscolo – Oberdan; la scuola primaria Dante Alighieri e il plesso Caritas dell’istituto Troisi.
Sicilia in ginocchio
Notevoli disagi anche in Sicilia dove nelle scorse ore il maltempo ha provocato 12 morti. Tre Comuni dell’Agrigentino hanno deciso di tenere le scuole chiuse, si tratta di Menfi, Ribera e Sciacca.
Allerta al nord
In queste ore stato di massima allerta al nord, a destare particolare preoccupazione è il maltempo che colpirà Piemonte e Valle d’Aosta. Interessate anche Lombardia, Liguria e Veneto. Situazione attenzionata anche nel Lazio meridionale, già vessato dalle piogge e il vento dei giorni scorsi.
L’incredibile ondata di vento e maltempo in tutta Italia ha provocato gravi ripercussioni anche sulla frequenza scolastica. Dopo i danni registrati in tutta Italia nella giornata del 29 ottobre, oggi più di un Comune ha deciso per la chiusura delle scuole. Tra questi anche città come Roma e Napoli, dove tra alberi e crolli i danni che si contano sono elevati.
Le città dove oggi 30 ottobre non si va a scuola
Tra le città più grandi, a scegliere di non mandare i ragazzi a scuola ci sono Roma e Napoli – come detto sopra – ma anche Genova, Brescia, Udine. Anche in Veneto (Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Vicenza) le scuole sono rimaste chiuse. E ancora Alghero, Comacchio, Grosseto, Pordenone.
Roma: chiusi il 30 ottobre perché persiste il maltempo
L’amministrazione capitolina ha diramato ieri una nota in cui annunciava che saranno “sospese le attività educative e didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado della città di Roma. A seguito del Bollettino di criticità idrogeologica e idraulica, della Regione Lazio, che prevede il perdurare di condizioni metereologiche particolarmente avverse, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha infatti firmato un’ordinanza che prevede la sospensione dell’attività educativa e scolastica nelle scuole di ogni ordine e grado, compresi asili nido e scuole dell’infanzia, su tutto il territorio cittadino. Gli istituti saranno comunque presidiati dai dirigenti scolastici e dai funzionari comunali dei servizi educativi e scolastici con l’obiettivo di rilevare e segnalare eventuali criticità. Il provvedimento si è reso necessario per prevenire situazioni di pericolosità per l’incolumità dei bambini e degli studenti, nonché per motivi attinenti alla sicurezza e circolazione stradale”.
Napoli: chiusi il 30 ottobre per le verifiche
Anche Napoli, vessata dal vento, ha optato per una chiusura in via precauzionale delle scuole. In una nota diramata in serata dall’ufficio stampa si legge: “In via di pubblicazione un’ordinanza sindacale che prevede la chiusura per la giornata di domani 30 ottobre di tutte le scuole cittadine di ogni ordine e grado. Lo ha disposto il Sindaco Luigi de Magistris per consentire l’esame dei notevoli danni della non prevista, nella sua eccezionalità, ondata di maltempo, tenuto conto della sola allerta gialla, criticità ordinaria, diramata dalla competente protezione civile. In questa fase sarà coinvolta l’intera filiera della sicurezza nelle scuole (dai dirigenti scolastici, attraverso i loro responsabili alla sicurezza dei plessi, ai servizi tecnici delle Municipalità, alla protezione civile). Nell’ordinanza sindacale che sarà pubblicata nelle prossime ore si sottolinea l’esigenza della chiusura delle scuole, anche alla luce delle prevedibili difficoltà nella viabilità a causa dei danni registrati in molte strade cittadine”.
L’amministrazione guidata dal sindaco de Magistris ha voluto esprime il più profondo cordoglio per la tragica morte del giovane Davide Natale, morto sotto un albero ad appena 21 anni.
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