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“In Italia i docenti più vecchi al mondo, mandiamoli in pensione a 63 anni e paghiamogli l’indennità di rischio pure dopo il Covid”

marcello pacifico anief

Per chi lavora nella scuola l’uscita anticipata dal lavoro dovrebbe essere la regola. Non l’eccezione e pure pagando di tasca propria, come avviene oggi. Ne è convinto il leader dell’Anief Marcello PAcifico, secondo il quale ci sono professionalità nell’amministrazione pubblica, ad iniziare da quelle della scuola, molto esposte a minacce alla salute e alla sicurezza personale in generale. Per questo vanno collocati tra i lavoratori gravosi. Già devono fare i conti con il burnout e con un rischio biologico superiore ad altre categorie professionali non riconosciuto dallo Stato: non possono pure essere lasciati in servizio fino a 70 anni di età, magari dopo 40 e più anni di contributi.

AGGIORNARE LE MALATTIE INVALIDANTI

Secondo il professore Marcello Pacifico, quindi, l’indennità di rischio Covid19 “deve essere inserita nel contratto” di lavoro nazionale”. Confermandola anche quando finirà la pandemia. Ecco perché “in Italia deve essere aggiornato l’elenco delle malattie invalidanti, come si sta facendo in Europa”. Per il sindacalista va fatto per tutti i docenti, Ata, Dsga e dirigenti scolastici che devono “garantire per lo Stato un servizio che è” chiaramente “a rischio biologico”.

VACCINAZIONI: PRESEGUIRE

Sul blocco di un lotto di vaccini Astrazeneca, che sta generando timori fra il personale della scuola, Pacifico chiede: “perché agli altri Pfizer e agli insegnanti Astrazeneca? Ma ora è inutile andare a inventare la caccia alle streghe. Il ritiro del lotto è stato fatto in via precauzionale. Posso dire che, avendo fatto il vaccino, ho fiducia nella macchina scientifica ed amministrativa che segue il percorso e certamente bisogna indagare. Questo ci fa capire ancora di più che il vaccino deve essere volontario e non obbligatorio. Ad oggi per la scienza è l’unica strada per uscire dal Covid”.

Il sindacalista leader dell’Anief non ha dubbi: a questo punto, diventa “importante proseguire” e “lasciare a chi ha autorevolezza scientifica analizzare i dati per capire cos’è successo nel caso specifico”. Parliamo comunque di due casi su migliaia di persone e su cui non ci sono certezze su ciò che è accaduto.

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I pensionamenti libereranno altri 27.600 posti di lavoro nella scuola il prossimo anno

Le domande di pensionamento presentate da docenti dei vari ordini di scuola per lasciare il servizio dal prossimo anno scolastico sono un campanello ulteriore d’allarme: altri 27.600 posti che si liberano e che in larga parte non potranno essere coperte dal turn over, sia per l’esaurimento di molte graduatorie per varie classi di concorso e per l’inadeguata disponibilità di graduatorie di merito delle precedenti procedure concorsuali.

I NUMERI DELLA STAMPA SPECIALIZZATA

La rivista Tuttoscuola ricorda che “nel settembre scorso, nonostante l’autorizzazione del MEF a ricoprire 84mila posti, nonostante la call veloce per cambiare l’iscrizione in GAE per una provincia diversa con posti vacanti, nonostante insomma questa complessiva situazione oltremodo favorevole, sono rimasti vacanti migliaia di posti che nemmeno gli iscritti in GAE sono riusciti a coprire per esaurimento di graduatorie. Sono stati coperti soltanto 18.254 posti, costringendo l’Amministrazione scolastica ad attivare 66.654 supplenze annuali sui posti rimasti vacanti”.

E non è finita qui, perché “a queste supplenze se ne sono aggiunte altre fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) per circa 70 mila posti di sostegno in deroga e per altre migliaia su posti disponibili in organico di fatto, soprattutto per spezzoni di cattedra”. In conclusione, “se l’anno scolastico 2020-21 ha fatto segnare un record negativo di precariato nella scuola (stimabile intorno al 25%), quello che si prospetta per l’anno prossimo segnerà un nuovo record negativo, in particolare nelle scuole settentrionali dove ai numerosi posti e cattedre già vacanti e non coperti nel settembre scorso, andranno ad aggiungersi i vuoti per nuovi pensionamenti (più di 4.700 nella sola Lombardia)”.

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LA PROPOSTA ANIEF

Secondo l’Anief diventa vitale, per il bene della scuola e dei suoi discenti, riattivare con urgenza il doppio canale di reclutamento, come è già accaduto nel 2008 e nel 2012 per volontà del Parlamento. Alle scuole serve più che mai l’apertura delle GaE e la trasformazione dei concorsi in procedure utili a stilare delle graduatorie a scorrimento, da utilizzare ogni anno per assumere tutti i precari, anche a seguito di corsi abilitanti e sul sostegno aperti a tutti, pure a distanza. Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, “avere aggirato per oltre vent’anni le direttive europee contro l’abuso delle supplenze, avere ignorato storiche sentenze sullo stesso tema emesse dalla nostra Cassazione italiana e dalla Corte Costituzionale, significa avere abbandonato la causa della Conoscenza e migliaia di lavoratori precari, collocati tra i docenti e tra gli Ata, come dipendenti dell’Università, dell’Afam, degli Enti di Ricerca e di tutta la PA”.

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Stabilite le date per andare in pensione da scuola nel 2021: ecco come si fa

I docenti e tutto il personale intenzionato ad andare in pensione segni a penna rossa il 7 dicembre, è la data ultima per formulare una serie di domande: la cessazione per dimissioni volontarie dal servizio; la permanenza in servizio per raggiugere il minimo di anni contributivi; la revoca delle istanze già presentate; chi avendo i requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), e non avendo ancora compiuto il 65° anno di età, chiede la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale con contestuale attribuzione del trattamento pensionistico.

DUE ISTANZE POLIS

La domanda potrà essere formulata avvalendosi di due istanze Polis che saranno attive contemporaneamente.

La prima conterrà le tipologie con le domande di cessazione ordinarie: domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2019; domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2021; domanda di cessazione dal servizio in assenza delle condizioni per la maturazione del diritto a pensione; domanda di cessazione dal servizio del personale già trattenuto in servizio negli anni precedenti.

La seconda istanza conterrà, esclusivamente la domanda di cessazione dal servizio per raggiungimento dei requisiti previsti dall’art. 14, D.L. 28 gennaio 2019, n. 4 convertito con modificazioni dalla L. 28 marzo 2019, n.26 (quota 100). Qualora fossero presentate entrambe le istanze di dimissioni volontarie finalizzate sia alla pensione anticipata che alla pensione quota cento, quest’ultima verrà considerata in subordine alla prima istanza.

I dipendenti devono anche esprimere l’opzione per la cessazione dal servizio, ovvero per la permanenza a tempo pieno, nel caso fossero accertate circostanze ostative alla concessione del part-time (superamento del limite percentuale stabilito o situazioni di esubero nel profilo o propria classe di concorso). Si specifica anche che le domande di trattenimento in servizio per raggiungere il minimo contributivo continuano ad essere presentate in forma cartacea sempre entro il termine del 7 dicembre 2020.

CHI TRATTERÀ LA DOMANDA

Nella circolare del ministero dell’Istruzione si specifica che l’accertamento del diritto al trattamento pensionistico sarà effettuato da parte delle sedi competenti dell’INPS sulla base dei dati presenti sul conto assicurativo individuale ed esclusivamente con riferimento alla tipologia di pensione indicata nelle istanze di cessazione, entro il termine ultimo del 24 maggio 2021.

Dopo l’accertamento del diritto, il personale interessato potrà inviare domanda di pensione direttamente all’INPS, esclusivamente attraverso le seguenti modalità: presentazione della domanda on-line accedendo al sito dell’Istituto, previa registrazione; presentazione della domanda tramite Contact Center Integrato (n. 803164); presentazione telematica della domanda attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.

I DIRIGENTI SCOLASTICI E IL PERSONALE ATA

I Dirigenti Scolastici, il personale docente, educativo ed A.T.A. di ruolo, ivi compresi gli insegnanti di religione utilizzano, esclusivamente, la procedura web POLIS “istanze on line”, relativa alle domande di cessazione, disponibile sul sito internet del Ministero. Al personale in servizio all’estero è consentito presentare l’istanza anche con modalità cartacea. Il personale delle province di Trento, Bolzano ed Aosta, presenta le domande in formato cartaceo direttamente alla sede scolastica di servizio/titolarità, che provvederà ad inoltrarle ai competenti Uffici territoriali.

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Il parere di Anief

A rendere note le informazioni così come riportate è Anief, che ricorda che il docente italiano mediamente continua a lasciare il lavoro oltre i 65 anni, così come imposto dall’ultima scellerata riforma previdenziale Monti-Fornero che ha fatto seguito a quella altrettanto inaccettabile ideata qualche anno prima dal ministro Giuliano Amato. Tra volere e potere, infatti, ci si sono messe le norme restrittive approvate negli ultimi lustri: norme che oggi non fanno altro che alzare ancora di più l’età anagrafica dei docenti, tra le più alte al mondo. Ecco perché l’insegnamento e il lavoro a scuola in generale deve assolutamente essere collocato tra le professioni gravose.

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Pensionamenti: a settembre 2020 almeno 33mila in meno tra docenti, ATA e personale scuola

Dal 1 settembre 2020 il comparto scuola dovrà fare a meno, causa pensionamento, sicuramente di oltre 33 mila docenti e Ata: lo ha comunicato il Miur ai sindacati. Si tratta di un numero cospicuo, più alto della media degli ultimi anni. Nel dettaglio, riporta Orizzonte Scuola, si tratta di 26.327 docenti; 7.088 ATA; 78 unità di personale educativo; 383 insegnanti di religione. Poi ci sono 16.683 domande prodotte con “Quota 100”, il cui lasciapassare, attraverso una verifica individuale dei requisiti, arriverà nelle prossime settimane: quindi, i potenziali pensionati, sempre tra insegnanti, amministrativi, tecnici e ausiliari, superano le 50 mila unità.

“A poco a poco – spiega l’Anief in una nota stampa – gli Uffici Scolastici pubblicheranno i dati provinciali, con la ripartizione per classi di concorso, utili innanzitutto per la mobilità degli insegnanti di ruolo. Il 50% dei posti va alla mobilità, il 50% alle immissioni in ruolo. In particolare, dopo aver accantonato il 50% dei posti rimasti disponibili dopo i trasferimenti provinciali da destinare alle immissioni in ruolo, del 50% residuo una parte viene riservata alla mobilità interprovinciale e una parte alla mobilità professionale”.

“È giunta l’ora di farla finita con il reclutamento tradizionale – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – con i docenti italiani che arrivano quasi sempre alla stabilizzazione già stremati, dopo anche decenni di supplenze, mentre i colleghi europei vengono assunti in modo automatico dopo 36 mesi di servizio anche non continuativo, come del resto dice l’Unione europea da oltre 20 anni. Il Governo arresti questa ‘gavetta’ infinita, tutta italiana, fatta di concorsi-lumaca e di immissioni in ruolo sempre più difficoltose”.

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Pensioni docenti, il sindacato che chiede di tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero

marcello pacifico anief

“In Italia abbiamo il personale docente più vecchio al mondo, una riforma del sistema pensionistico che tenga conto di questo dato statistico incontrovertibile e provi ad avvicinare il nostro Paese alla media europea, per Anief, deve considerare alcuni punti fermi”. Lo afferma il giovane sindacato della scuola in una nota in cui chiede di tornare ai parametri preesistenti alla riforma Fornero per le pensioni docenti.

Le richieste del giovane sindacato

“Per agevolare l’accesso al trattamento pensionistico dei lavoratori più giovani occorre prevedere la piena valutazione, a livello contributivo, degli anni universitari, anche fuori corso, e degli eventuali master, corsi di perfezionamento e specializzazione post laurea. Va prevista anche la copertura contributiva dello Stato per tutto il servizio pre-ruolo prestato su posti vacanti e disponibili fino al termine delle lezioni o comunque per almeno 180 giorni di lezione nonché la ricongiunzione gratuita per i servizi prestati nella scuola paritaria e in tutti i passaggi di ruolo”.

Per il giovane sindacato rappresentativo “occorre poi consentire al personale scolastico l’accesso al trattamento pensionistico a 63 anni, con 37 di contributi, mantenendo il massimo degli indici e senza alcuna riduzione, come prima della riforma Fornero. In casi particolari, su base volontaria, ai docenti che non hanno maturato la contribuzione minima (20 anni) e dimostrato un buono stato di salute con apposita certificazione, è giusto garantire la permanenza in servizio – per attività come tutoraggio, formazione e progettazione – oltre i 67 anni e fino a 71 per maturare i 20 anni di contributi”.

Il commento di Marcello Pacifico

“Come Anief – sottolinea Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief – abbiamo di recente presentato un emendamento alla Legge di Bilancio 2020, sulla base dei risultati degli studi sullo stress da lavoro correlato e burnout’, in Italia condotti dal dott. Vittorio Lodolo D’Oria, chiedendo di allargare a tutto il personale docente l’attuale finestra di pensione anticipata. Non è tollerabile costringere i lavoratori ad accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni, con la prospettiva di innalzare ulteriormente questa soglia qualora si dovesse elevare l’aspettativa di vita, come previsto dalla Legge Fornero.

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“Quota 102” convince meno di Quota 100, parola di Anief

“Il nuovo anticipo pensionistico su cui starebbe lavorando il Governo è una polpetta avvelenata, perché rispetto a Quota 100 contiene una doppia grave penalizzazione: innalza da 62 anni a 64 anni la soglia minima d’accesso e riduce fortemente l’assegno di quiescenza, poiché ricalcolato esclusivamente con il sistema contributivo”: è questa la risposta di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla volontà dell’esecutivo di introdurre una sorta di “Quota 102“.

L’ipotesi su cui si sta lavorando è quella di introdurre una nuova età anagrafica minima a 64 anni, anziché i 62 attuali. Si starebbe anche ragionando su un ricalcolo per intero delle pensioni future con l’esclusivo sistema di calcolo contributivo, quindi totalmente in base ai contributi versati dal lavoratore tagliando così fuori tutti coloro che hanno diversi lustri da farsi considerare con il sistema retributivo più conveniente.

“Riteniamo la proposta offensiva per i lavoratori italiani – commenta il presidente del sindacato autonomo Anief – perché si sta semplicemente tentando di poterli mandare in pensione sempre più tardi e con assegni quasi dimezzati rispetto a chi ha lasciato l’attività lavorativa solo pochi anni fa. Invece di agire legislativamente sulla riforma Fornero, si stanno strategicamente escogitando dei modelli di anticipo irricevibili: un lavoratore con oltre 35 anni di contributi ha pieno diritto di andare in pensione, senza essere per questo vessato da norme inique. L’assegno di coscienza non deve prevedere ricalcoli perdere e i gli attuali 62 anni minimi di ‘Quota 100’ non vanno toccati”.

“È bene anche – continua il sindacalista autonomo – che la Commissione tecnica sulla previdenza, che secondo la Legge di Bilancio 2020 si dovrà costituire entro fine mese per rivedere i lavori gravosi oggi limitati a 11, allarghi al più presto le categorie da considerare come tali. Prevedendo come gravoso anche l’insegnamento a tutti i livelli, non solo quello della scuola dell’Infanzia, come del resto indicato più recenti indagini scientifiche sullo stress da lavoro correlato, partendo dal fatto che stiamo parlando di una professione particolarmente incline a determinare stress e burnout, oltre il fatto che in Italia abbiamo personale docente più vecchio al mondo. Chi insegna in Italia dovrebbe andare in pensione a 58 anni e con l’80 per cento dell’ultimo stipendio, con una tassazione agevolata al 20% come in Germania dove però a fine carriera si guadagna persino il doppio”.

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Miur: pubblicata la circolare per i pensionamenti 2020. Il comunicato della Gilda

Rino di Meglio

Il Miur ha pubblicato la circolare per i pensionamenti scuola 2020.

Nonostante le nostre proteste – afferma la Gilda – il termine finale per la presentazione, da parte di tutto il personale del comparto scuola, delle domande di cessazione per dimissioni volontarie dal servizio o delle istanze di permanenza in servizio ai sensi dell´articolo 1, comma 257, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 e successive modifiche e integrazioni, ovvero per raggiungere il minimo contributivo, rimane fissato al 30 dicembre 2019″.

Il personale docente, educativo ed A.T.A. di ruolo, ivi compresi gli insegnanti di religione utilizza, esclusivamente, la procedura web POLIS “istanze on line”, relativa alle domande di cessazione, disponibile sul sito internet del Ministero. Al personale in servizio all´estero è consentito presentare l´istanza anche con modalità cartacea.

Le domande di trattenimento in servizio, ovvero per raggiungere il minimo contributivo continuano ad essere presentate in forma cartacea sempre entro il termine del 30 dicembre 2019.

Entro la medesima data del 30 dicembre 2019 gli interessati hanno la facoltà di revocare le suddette istanze, ritirando, tramite POLIS, la domanda di cessazione precedentemente inoltrata.

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Pensioni: a breve la circolare Miur con la scadenza delle domande

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È imminente l’emanazione della circolare del Miur che riguarda i lavoratori della scuola che intendono andare in pensione, con i termini (verosimilmente fra 21 e 31 dicembre) per la presentazione delle domande per andare in quiescenza. Sono due le richieste da presentare per ottenere l’assegno pensionistico a partire dal prossimo mese di settembre: una su Polis e una all’Inps.

Sarà una sola – come anticipato dalla stampa specializzata – la scadenza per la presentazione delle domande a differenza dello scorso anno, in quanto Quota 100 – come si evince dalla tabella – è già parte delle opzioni pensionistiche; in tal senso è già prevista nel Decreto Scuola l’abrogazione della parte del decreto che prevedeva la scadenza del 28 febbraio per le domande di Quota 100.

LA GUIDA DELL’INPS

L’istituto nazionale di previdenza, sul proprio sito, ha messo a disposizione dei cittadini un vademecum con 7 semplici passi da compiere per chi è titolare di trattamenti pensionistici: una guida per districarsi tra le norme e anche sul portale dell’Inps, in particolare per verificare l’eventuale diritto a trattamenti integrativi, a detrazioni fiscali, o alla pensione di cittadinanza.

LE INIZIATIVE DI ANIEF 

Il Governo italiano conferma l’anticipo pensionistico “Quota 100” almeno fino al 2021, l’Ocse sostiene che invece la norma va abolita. Anief in audizione alla Camera ha di recente espressamente chiesto di sbloccare i posti liberati con ‘Quota 100’ per le assunzioni, con l’emendamento al decreto salva-precari, e ha richiesto che la Legge di Bilancio possa contenere una norma che collochi l’insegnamento tra le professioni gravose, finanziando l’operazione dal fondo istituito dalla legge 23/12/2014 n. 190. Tanto più che recentemente l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) ha inquadrato il burnout come tipico malessere cronico dei lavoratori della scuola, e soprattutto dei docenti. 

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Pensionamenti, il Miur: “Già lavorato l’80% delle pratiche di ‘quota 100’”

Marco Bussetti Miur Ministro

Si è svolta mercoledì 26 giugno al Miur l’informativa sindacale sull’andamento delle certificazioni del diritto a pensione del comparto scuola per il 2019. Erano presenti rappresentanti del MIUR e dell’INPS (l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) che stanno collaborando attivamente attraverso i loro uffici territoriali.

Al 24 giugno, secondo i dati forniti oggi alle Organizzazioni Sindacali, risulta lavorato il 99,12% delle domande di pensionamento presentate entro il 12 dicembre scorso, secondo le regole di pensionamento vigenti prima dell’introduzione della cosiddetta ‘quota 100’ entrata in vigore successivamente (si tratta della cosiddetta prima platea).

Risulta poi lavorato il 79,77% delle domande relative alla cosiddetta seconda platea, quella che ha presentato domanda entro il 28 febbraio, dopo l’introduzione di ‘quota 100’. 

“Siamo particolarmente soddisfatti – commenta il Ministro Marco Bussetti – dell’andamento delle operazioni. Grazie al lavoro di squadra svolto da MIUR e INPS, sia attraverso gli uffici centrali che territoriali, stiamo procedendo molto rapidamente con le certificazioni. L’obiettivo finale è quello di consentire a coloro che nella scuola hanno diritto alla pensione di poterne usufruire da settembre, senza soluzione di continuità con lo stipendio. Anche a quelli che hanno presentato domanda nell’ambito della finestra che si è aperta a seguito dell’introduzione di ‘quota 100’ e dell’‘Opzione donna’”.

(fonte: sito Miur)

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Quota 100, l’attacco di FLC Cgil

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“Il governo rinvia l’emanazione del Decreto su ‘Quota 100’ e persevera nell’errore di escludere il sindacato da qualsiasi confronto di merito, vanificando così un’opportunità determinante per evitare soluzioni pasticciate”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, commenta le anticipazioni relative al provvedimento in discussione e i suoi riflessi sui lavoratori dei settori della Conoscenza.”Come trapela da fonti di stampa e da dichiarazioni di ministri e sottosegretari – continua Sinopoli- il provvedimento presenta una inaccettabile e ingiustificata differenziazione tra i lavoratori pubblici e il resto del mondo del lavoro. Sembra infatti che la finestra di uscita per i lavoratori pubblici, rispetto alla data di maturazione del requisito 100, venga spostata avanti di sei mesi contro i tre degli altri lavoratori. Quindi, per quanto riguarda la scuola, se ci saranno ulteriori rinvii, si corre il rischio di penalizzare migliaia di lavoratori che, a causa della tempistica ristretta e delle specifiche esigenze del calendario scolastico, non potranno occupare i posti lasciati liberi dal personale docente e ATA beneficiario della Quota 100“.

“Per un assurdo tentennamento, il governo rischia un pasticcio con una penalizzazione del personale della scuola che sarebbe inaccettabile e contro la quale – avverte Sinopoli- ci  mobiliteremo”.

“Vi è poi l’altra grave vessazione – continua il segretario generale-  legata all’erogazione del TFR/TFS per i dipendenti pubblici: per poterlo anticipare, stando a quanto affermato da autorevoli esponenti del governo, si dovrà ricorrere ad un prestito bancario, con gli interessi parzialmente a carico dello Stato. Insomma per aver i propri soldi il lavoratore dovrà accendere un mutuo (un autentico paradosso), le cui modalità non potranno essere a costo zero per il lavoratore e per lo Stato. Possibile che si dimentichi che le liquidazioni sono un diritto maturato in decenni di lavoro?”.

“Se a ciò aggiungiamo gli interventi regressivi in legge di bilancio, insufficienti per i settori dell’istruzione e della conoscenza, il blocco dell’indicizzazione delle pensioni che sarebbe dovuto scattare all’inizio di quest’anno e l’assenza di risorse sufficienti per i rinnovi dei contratti pubblici, risulta chiara l’assoluta disattenzione del governo a guida M5S-Lega rispetto al mondo del lavoro, dei lavoratori nel settore della formazione e dei pensionati.”Se non ci saranno segnali nuovi alle richieste sindacali, la mobilitazione si renderà necessaria. La FLC CGIL sarà parte attiva delle lotte che la CGIL sta mettendo in campo insieme alle altre confederazioni sindacali – conclude Sinopoli – a partire dalla manifestazione già fissata per il 9 febbraio”.