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Il caso in Piemonte: la zona diventa arancione ma le lezioni restano sospese. L’attacco di Anief

“La decisione di lasciare sospese le lezioni in presenza alle scuole medie nonostante il passaggio del Piemonte da zona rossa ad arancione è spiazzante, ma ancora di più lo è sentire il Presidente Cirio parlare di recupero dei giorni in presenza persi”. Così commenta l’ANIEF la scelta di mantenere inalterato l’assetto delle scuole piemontesi nonostante l’allentamento delle misure decise dal governo.

Una decisione che non sta solo suscitando malumori e proteste di studenti e famiglie, ma crea anche difficoltà organizzative non indifferenti alle scuole. La secondaria di primo grado è, infatti, integrata in istituti comprensivi in cui operano anche la scuola primaria e sezioni di scuola dell’infanzia che finora hanno sempre lavorato in presenza, come peraltro le classi prime delle medie. Questo rende molto complessa, soprattutto per i docenti, la gestione di una didattica in parte in presenza e in parte a distanza.

Il presidente regionale ANIEF Piemonte, Marco Giordano, è sorpreso, però, soprattutto dalle dichiarazioni di Cirio sulla necessità di recuperare i giorni di lezione in presenza persi.

“Vorremmo ricordare al Presidente Cirio – afferma Giordano – che le scuole hanno attivato la didattica a distanza sulla base di regole precise e valide, almeno quelle, su tutto il territorio nazionale. Quando sentiamo parlare di recupero dei giorni in presenza non svolti, ci chiediamo a cosa esattamente si riferisca il Presidente della giunta regionale piemontese e, soprattutto, con quali risorse, umane e finanziarie, intenderebbe procedere. Abbiamo siglato, con il Ministero dell’istruzione e altre organizzazioni sindacali, un contratto integrativo sulla didattica digitale che prevede attività sincrone e asincrone, da combinare sulla base delle esigenze di ogni scuola, per l’intero orario di servizio. I docenti delle scuole statali, quindi, stanno lavorando a distanza esattamente come in presenza”.

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Covid e crisi economica, il sindacato della scuola chiede il salario minimo legato all’inflazione

Dall’inizio dell’emergenza epidemiologica ammontano a 23,2 milioni gli italiani che hanno dovuto fronteggiare delle difficoltà con redditi familiari ridotti. Inoltre, si sono aggiunte ben 600 mila persone in più tra i poveri. Due milioni sono già stati duramente colpiti nella prima ondata della pandemia, mentre 9 milioni di italiani hanno integrato i redditi da familiari o banche. I desolanti dati sono contenuti nel secondo Rapporto Censis-Tendercapital sui Buoni Investimenti “La sostenibilità al tempo del primato della salute”, pubblicato in queste ore.

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Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Questi dati giustificano in modo ancora più rilevante la nostra richiesta formulata al Parlamento, attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio 2021 predisposta dal governo e adesso al vaglio del Parlamento, di introdurre un salario minimo legato all’andamento del costo della vita. Per delle categorie professionali particolarmente svantaggiate, come i precari e tutti coloro che percepiscono stipendi bassi, devono assolutamente scattare delle salvaguardie economiche. A questo proposito ricordo che la Commissione europea sta lavorando a una direttiva, la 2020/0310 (COD), da adottare in tutti i paesi membri, proprio per definire i livelli minimi salariali”.

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Gradone 3-8 nella ricostruzione di carriera: altre importanti vittorie Anief

Arrivano dai Tribunali del Lavoro di Catania, Reggio Emilia e Trapani le ultime sentenze che accolgono le ragioni di altrettanti lavoratori la cui tutela è stata affidata dall’Anief agli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga coadiuvati sul territorio dagli avvocati Marco Di Pietro (per il Tribunale del Lavoro di Catania), Irene Lo Bue (per il Tribunale del Lavoro di Reggio Emilia) e Giuseppe Massimo Abate o (per il Tribunale del Lavoro di Trapani).

Il personale che ha prestato servizio a tempo determinato prima dell’anno scolastico 2011/2012 ed è stato successivamente immesso in ruolo, ha diritto all’applicazione della clausola di salvaguardia contenuta nel CCNL 2011 e al conseguente riconoscimento, in sede di ricostruzione di carriera, del gradone stipendiale 3-8 anni che la contrattazione, illegittimamente, ha riconosciuto solo al personale già in servizio a tempo indeterminato. Questo quanto emerge a chiare lettere nelle sentenze di pieno accoglimento ottenute dall’Anief in tutta Italia.

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“Ci siamo mossi sin da subito per denunciare questa ulteriore, gravissima, discriminazione posta in essere dalla contrattazione 2011 a discapito di chi aveva lavorato con contratti a tempo determinato – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ormai le nostre ragioni sono state sposate anche dalla Corte di Cassazione e appare evidente che il prossimo CCNL debba uniformarsi alle nostre tesi eliminando ogni discriminazione tra lavoratori precari e di ruolo. Come sindacato non siamo disposti a barattare la dignità dei precari e per questo auspichiamo che si apra al più presto il tavolo contrattuale per poter finalmente tutelare i diritti dei tanti precari, bistrattati sia durante il precariato sia dopo l’immissione in ruolo, direttamente ai tavoli della trattativa”.

L’Anief ricorda a tutti i propri iscritti che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto all’integrale ricostruzione di carriera commisurata agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere immediatamente il corretto inquadramento stipendiale anche con l’applicazione del gradone 3-8 anni per gli immessi in ruolo dopo il 2011.

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Stabilite le date per andare in pensione da scuola nel 2021: ecco come si fa

I docenti e tutto il personale intenzionato ad andare in pensione segni a penna rossa il 7 dicembre, è la data ultima per formulare una serie di domande: la cessazione per dimissioni volontarie dal servizio; la permanenza in servizio per raggiugere il minimo di anni contributivi; la revoca delle istanze già presentate; chi avendo i requisiti per la pensione anticipata (41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), e non avendo ancora compiuto il 65° anno di età, chiede la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo parziale con contestuale attribuzione del trattamento pensionistico.

DUE ISTANZE POLIS

La domanda potrà essere formulata avvalendosi di due istanze Polis che saranno attive contemporaneamente.

La prima conterrà le tipologie con le domande di cessazione ordinarie: domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2019; domanda di cessazione con riconoscimento dei requisiti maturati entro il 31 dicembre 2021; domanda di cessazione dal servizio in assenza delle condizioni per la maturazione del diritto a pensione; domanda di cessazione dal servizio del personale già trattenuto in servizio negli anni precedenti.

La seconda istanza conterrà, esclusivamente la domanda di cessazione dal servizio per raggiungimento dei requisiti previsti dall’art. 14, D.L. 28 gennaio 2019, n. 4 convertito con modificazioni dalla L. 28 marzo 2019, n.26 (quota 100). Qualora fossero presentate entrambe le istanze di dimissioni volontarie finalizzate sia alla pensione anticipata che alla pensione quota cento, quest’ultima verrà considerata in subordine alla prima istanza.

I dipendenti devono anche esprimere l’opzione per la cessazione dal servizio, ovvero per la permanenza a tempo pieno, nel caso fossero accertate circostanze ostative alla concessione del part-time (superamento del limite percentuale stabilito o situazioni di esubero nel profilo o propria classe di concorso). Si specifica anche che le domande di trattenimento in servizio per raggiungere il minimo contributivo continuano ad essere presentate in forma cartacea sempre entro il termine del 7 dicembre 2020.

CHI TRATTERÀ LA DOMANDA

Nella circolare del ministero dell’Istruzione si specifica che l’accertamento del diritto al trattamento pensionistico sarà effettuato da parte delle sedi competenti dell’INPS sulla base dei dati presenti sul conto assicurativo individuale ed esclusivamente con riferimento alla tipologia di pensione indicata nelle istanze di cessazione, entro il termine ultimo del 24 maggio 2021.

Dopo l’accertamento del diritto, il personale interessato potrà inviare domanda di pensione direttamente all’INPS, esclusivamente attraverso le seguenti modalità: presentazione della domanda on-line accedendo al sito dell’Istituto, previa registrazione; presentazione della domanda tramite Contact Center Integrato (n. 803164); presentazione telematica della domanda attraverso l’assistenza gratuita del Patronato.

I DIRIGENTI SCOLASTICI E IL PERSONALE ATA

I Dirigenti Scolastici, il personale docente, educativo ed A.T.A. di ruolo, ivi compresi gli insegnanti di religione utilizzano, esclusivamente, la procedura web POLIS “istanze on line”, relativa alle domande di cessazione, disponibile sul sito internet del Ministero. Al personale in servizio all’estero è consentito presentare l’istanza anche con modalità cartacea. Il personale delle province di Trento, Bolzano ed Aosta, presenta le domande in formato cartaceo direttamente alla sede scolastica di servizio/titolarità, che provvederà ad inoltrarle ai competenti Uffici territoriali.

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Il parere di Anief

A rendere note le informazioni così come riportate è Anief, che ricorda che il docente italiano mediamente continua a lasciare il lavoro oltre i 65 anni, così come imposto dall’ultima scellerata riforma previdenziale Monti-Fornero che ha fatto seguito a quella altrettanto inaccettabile ideata qualche anno prima dal ministro Giuliano Amato. Tra volere e potere, infatti, ci si sono messe le norme restrittive approvate negli ultimi lustri: norme che oggi non fanno altro che alzare ancora di più l’età anagrafica dei docenti, tra le più alte al mondo. Ecco perché l’insegnamento e il lavoro a scuola in generale deve assolutamente essere collocato tra le professioni gravose.

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Non fermare i laboratori per gli ITP: la battaglia di Anief

L’ordinanza n. 39/PC del 23/10/2020 del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia determinava, per le scuola secondarie di secondo grado, la riduzione delle ore in presenza in misura del 50%. Il DPCM del 24/10/2020, che ha subito superato l’Ordinanza regionale, disponeva l’incremento della didattica digitale integrata ad almeno il 75% delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni e disponendo che l’ingresso in ogni caso non avvenga prima delle ore 9. Tuttavia, l’ultimo DPCM del 03/11/2020 ha ulteriormente definito il ricorso alla didattica digitale integrata nella misura del 100%, ma precisa che “Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori”. Questo concetto viene ribadito nella nota numero 1990 del 5/11. Il sindacato Anief chiede con forza ai dirigenti scolastici di adoperarsi con urgenza per garantire in tale modo l’operato e la professionalità degli Insegnanti Tecnico Pratici e la qualità della formazione degli studenti che, in difetto, risulterebbe pesantemente penalizzata.

I DETTAGLI

L’ordinanza n. 39/PC del 23/10/2020 del Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia determinava, per le scuola secondarie di secondo grado, la riduzione delle ore in presenza in misura del 50%. Il DPCM del 24/10/2020, che ha subito superato l’Ordinanza regionale, disponeva l’incremento della didattica digitale integrata ad almeno il 75% delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni e disponendo che l’ingresso in ogni caso non avvenga prima delle ore 9.

Tuttavia, l’ultimo DPCM del 03/11/2020 ha ulteriormente definito il ricorso alla didattica digitale integrata nella misura del 100%, ma precisa che “Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori”. Questo concetto viene ribadito nella nota numero 1990 del 5/11.

“È grave – spiega Anief – che gli Istituti che hanno corsi di studi che prevedono attività laboratoriali non garantiscano, in via prioritaria, che le attività svolte in presenza siano quelle pratiche o quelle che, per complessità della disciplina, non si possono svolgere a distanza. Sono solo state ridotte le ore utilizzando il criterio della rotazione, con la conseguenza che, nella maggior parte dei casi, gli studenti sono stati penalizzati venendo a mancare una componente essenziale delle propria attività didattica, che è, per alcuni Istituti, caratterizzante dell’indirizzo di studi”.

“Lo stesso danno investe gli Insegnanti Tecnico Pratici che hanno visto limitare le loro capacità professionali, non potendo svolgere al meglio il lavoro per cui sono stati assunti, spesso limitati da disposizioni di Dirigenti che non consentono di fare regolarmente lezione”.

“Si rende, pertanto, necessario un intervento rapido da parte delle Istituzioni scolastiche di secondo grado affinché provvedano a rimodulare gli orari in modo tale che le ore dedicate a tutte le attività laboratoriali ed alle discipline non gestibili a distanza vengano garantite in presenza, anche accorpando le ore in un’unica giornata e alternando la presenza delle classi a scuola”.

Il sindacato Anief chiede con forza ai dirigenti scolastici di adoperarsi con urgenza per garantire in tale modo l’operato e la professionalità degli Insegnanti Tecnico Pratici e la qualità della formazione degli studenti che, in difetto, risulterebbe pesantemente penalizzata.

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Palermo, docente positiva al Covid: nove giorni per comunicarlo alla scuola e mettere in quarantena la classe

Sono serviti ben nove giorni per comunicare alla scuola che un’intera classe di alunni dell’infanzia doveva essere posta in quarantena, perché la loro maestra è risultata positiva al Covid19: è accaduto in un istituto privato di Palermo. In base a quanto riporta il Giornale di Sicilia, la maestra d’asilo è risultata positiva al Coronavirus il 23 ottobre scorso e immediatamente la donna lo ha comunicato alla scuola: il preside non ha potuto fare altro che chiudere i locali fino al 2 novembre per la sanificazione, facendo sottoporre il personale al tampone. Solo che l’Asp, a partire dal 24 ottobre, avrebbe dovuto anche mettere in quarantena per due settimane i 45 bambini venuti a contatto con l’insegnante: la comunicazione dell’azienda sanitaria sarebbe invece stata trasmessa alla scuola siciliana soltanto ieri 2 novembre. 

I FATTI

A Palermo una docente scopre di essere positiva al Covid. Solo che qualcosa nella procedura si inceppa: i suoi alunni, dal 24 al 6 novembre, come è scritto nel documento del Dipartimento di Prevenzione, avrebbero dovuto osservare la quarantena, con “il divieto di contatti sociali” e con l’obbligo “di rimanere raggiungibili per le attività di sorveglianza”. Misure precauzionali che però, non essendo mai giunta la comunicazione ufficiale, nessuno dei 45 alunni ha seguito, innescando la rabbia dei genitori, i quali adesso – riporta anche Orizzonte Scuola – chiedono chiarezza all’Asp per il ritardo e all’istituto privato per l’infanzia sulle procedure anti Covid seguite dalla direzione. 

foto febbre mascherina coronavirus
foto d’archivio

È GIÀ ACCADUTO

Il giovane sindacato Anief ricorda che non è la prima volta che accade un fatto del genere: qualche settimana fa, infatti, una maestra avrebbe “fatto il test sierologico, dopo aver trascorso il primo giorno di lezione con gli alunni la scuola” e dopo “il risultato dubbio” si è sottoposta “immediatamente al tampone che” ha dato “esito positivo”. Peccato che la quarantena per colleghi e bambini non sia mai scattata. Ad oggi, non si è ancora compreso se si è trattato di un errore o di una comunicazione con errori di interpretazione da parte della Asl che doveva prendere in carico il caso e provvedere ai dovuti esami e all’eventuale isolamento degli alunni e dei colleghi della maestra. In entrambi i casi, quindi, sperando che siano isolati, è indispensabile comprendere con accuratezza i motivi che hanno portato l’Agenzia per la Tutela della Salute a non intervenire attuando il protocollo.

LA PROCEDURA DA ATTUARE

Anief ricorda che la procedura da attuare in questi casi è chiara. A stabilirla è stato dell’Istituto Superiore di Sanità: se il “test è positivo, si notifica il caso e si avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. Per il rientro in comunità bisognerà attendere la guarigione clinica (cioè la totale assenza di sintomi). […] Il referente scolastico COVID-19 deve fornire al Dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe, nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. I contatti stretti individuati dal Dipartimento di Prevenzione con le consuete attività di contact tracing, saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato. Il DdP deciderà la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni”.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)

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Diplomati magistrale e GaE, il Consiglio di Stato conferma la tesi Anief

Arriva dal Consiglio di Stato una nuova conferma dell’azione legale promossa dall’Anief a tutela dei diritti dei docenti con diploma magistrale inseriti nelle Graduatorie a Esaurimento. Il Consiglio di Stato, infatti, rigetta l’istanza di revoca del Ministero dell’Istruzione e conferma in toto la sospensione delle sentenze di rigetto emanate dal TAR Lazio nello scorso mese di luglio.  

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Il team di legali Anief, infatti, composto da Fabio Ganci, Walter Miceli, Nicola Zampieri e Fortunato Niro, ottiene nuovamente ragione in Consiglio di Stato: le ordinanze cautelari emanate nello scorso mese di settembre dal medesimo organo giudicante sono state confermate ed è confermato, anche, che deve essere il Ministero dell’Istruzione a produrre, prima dell’udienza di merito già fissata per il prossimo mese di febbraio, una memoria esaustiva volta a “a) specificare se il Ministero, all’esito delle favorevoli misure cautelari ottenute dai ricorrenti, abbia disposto l’inserimento degli odierni appellanti nelle GAE con l’esplicita formulazione di apposita clausola di riserva correlata all’andamento del giudizio; b) individuare gli appellanti titolari di contratto di lavoro a tempo indeterminato non recante l’apposizione di siffatta clausola di riserva o comunque immessi in ruolo senza riserva; nonché c) chiarire le ragioni per cui detta clausola di riserva in talune circostanze non sia stata inserita nei contratti di lavoro o negli atti di immissione in ruolo de quibus”.

Tutto confermato, dunque, i ricorrenti Anief già destinatari dei favorevoli provvedimenti del Consiglio di Stato, ove cancellati, devono essere reinseriti immediatamente nelle Graduatorie a Esaurimento e devono essere confermati i loro contratti di lavoro. “Il Ministero dovrà chiarire nel merito in che modo sta agendo o vuole agire nei confronti di docenti che da anni permettono il corretto svolgimento delle attività didattiche – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e non potrà licenziare i nostri iscritti fino all’udienza di merito. Auspichiamo da anni una risoluzione politica della “problematica” che interessa i diplomati magistrale e chiediamo nuovamente e con forza la loro conferma in ruolo una volta superato l’anno di prova”. Gli iscritti Anief direttamente interessati dalle nuove ordinanze di conferma del Consiglio di Stato riceveranno entro pochi giorni dettagliate istruzioni dai legali Anief che effettueranno anche una nuova rilevazione per la tutela delle singole specifiche situazioni.

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Cosa serve alla scuola? “15 miliardi”. Lo dice Anief

“È importante che l’Italia organizzi un piano di rafforzamento della scuola incrementato di almeno 15 miliardi oltre i 3 già stanziati su interventi strutturali – come l’edilizia e la digitalizzazione – ma anche di potenziamento da attuare su più fronti”: la richiesta è giunta ieri dal presidente Anief Marcello Pacifico durante l’incontro dei sindacati rappresentativi con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sulla gestione dell’emergenza Covid e sui nodi irrisolti dei settori della Conoscenza.

Il sindacalista ha rivendicato “la riabilitazione dei 15 mila plessi scolastici tagliati negli ultimi tre lustri dalle politiche di dimensionamento del sistema, ma anche di 4 mila istituti dismessi, con altrettanti Dirigenti e Dsga venuti meno. Oltre che il ripristino di oltre 200 mila posti di docenti e personale Ata, dei cancellati docenti specializzati in inglese alla primaria e di quelli che svolgevano preziose compresenze, a vari livelli, che tanto in alto avevano portato la nostra didattica”.

Pacifico ha quindi chiesto alla titolare del ministero dell’Istruzione che il Governo si adoperi, sempre fruendo dei fondi del Recovery Fund, “il ritorno ad un monte orario settimanale maggiorato e l’eliminazione delle 20 mila “classi pollaio” ancora esistenti”. Il leader dell’Anief ha infine tenuto a ricordare “che l’investimento medio annuo attuato in Italia per Scuola e Università rispetto al Pil rimane fortemente inferiore rispetto alla media Ocse ed europea”.

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Marcello Pacifico, leader di Anief

A proposito dei fondi che la Commissione europea si accinge a consegnare, comunque non prima della prossima primavera, a tutti i Paesi membri impegnati nella ripresa, con l’Italia che dovrebbe vedersi assegnati 209 miliardi di euro, “è importante da parte del Governo parlarne e prendere degli impegni su almeno 15 miliardi da destinare alla scuola. Sarebbe un’operazione opportuna” e strategica per risollevare finalmente – ha concluso Pacifico – il comparto scolastico italiano.

Tutte le proposte del sindacato Anief sono state tradotte in una memoria con 15 temi essenziali da affrontare per far ripartire l’intero Paese, consegnata ai vertici del ministero dell’Istruzione al termine dell’incontro tenuto con la ministra Lucia Azzolina.

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Docenti italiani all’estero: Anief chiede chiarezza al ministro Azzolina

Fare ordine sul servizio di alcune migliaia di docenti italiani che operano nelle scuole all’estero: lo ha chiesto Marcello Pacifico alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nell’incontro svolto due giorni fa sulla gestione dell’emergenza Covid e sui nodi irrisolti nel comparto scolastico: il sindacalista autonomo ha detto alla titolare del dicastero di viale Trastevere che è giunto il momento di ripristinare i trasferimenti a domanda tra scuole all’estero e che occorre dare finalmente la possibilità a chi ha svolto oltre 6 anni di servizio in un paese estero di partecipare alle selezioni per la destinazione all’estero dalle quali sono attualmente esclusi.

Il leader del sindacato autonomo e rappresentativo Marcello Pacifico guarda anche ai docenti che operano oltre i confini dell’Italia: a colloquio con la ministra Lucia Azzolina ha anche detto che “è ragionevole che la gestione delle scuole all’estero, dei corsi, dei lettorati e del relativo personale, ritorni al Ministero degli affari esteri. Il passaggio di competenze e personale dal MAECI al MI ha generato complicazioni e ritardi nelle nomine”.

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Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione

Sempre in tema di docenti, il presidente Anief ha chiesto pure modifiche per il ripristino delle graduatorie d’istituto per le assegnazioni delle ore non costituenti cattedra e per le sostituzioni dei docenti temporaneamente assenti: una mancanza che si aggiunge al problema dei ritardi per andare a coprire il record di sempre di posti vacanti in Italia tra gli insegnanti della scuola pubblica.

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Marcello Pacifico, leader di Anief

Le rivendicazioni del sindacato sono state riassunte nella memoria consegnata due giorni fa ai vertici di viale Trastevere, al termine dell’incontro dei sindacati rappresentativi con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sulla gestione dell’emergenza Covid e sui nodi irrisolti dei settori della Conoscenza: il sindacato ha riassunto le rivendicazioni in 15 temi essenziali da affrontare per far ripartire l’intero Paese: reclutamento, organici, edifici, mobilità, concorsi, formazione, sostegno, rinnovo del contratto, precari, Recovery Fund.

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Supplenti, Pacifico (Anief): “Se lo Stato aggira le norme europee sul precariato…”

Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, ha affermato che “per risolvere il problema della supplentite, al di là delle nuove procedure concorsuali per le quali devono essere ancora autorizzate prove suppletive per i candidati in isolamento domiciliare, bisogna riaprire le Graduatorie ad esaurimento per titoli, come ci ricorda la Cassazione e la Corte Europea o ancora assumere dalle nuove graduatorie provinciali secondo la vecchia tabella valutazione dei titoli vigente per le graduatorie d istituto”.

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Marcello Pacifico, leader di Anief

“Se lo Stato aggira le norme europee sul precariato, è giusto che migliaia di supplenti docenti e Ata chiedano soluzioni diverse rispetto alle prove concorsuali per essere stabilizzati”, aggiunge.

Lo ha fatto durante un’intervista a “Tutti a scuola” di Radio 24