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Anief boccia l’accordo Miur – Sindacati: non risolve la supplentite

“Sostanzialmente in linea con l’intesa siglata nell’aprile con il precedente esecutivo, non risolve il problema della supplentite della scuola italiana né risponde alla procedura d’infrazione in corso attivata presso la Commissione europea, anzi genera ulteriore contenzioso”. Lo dice l’Anief in merito all’Accordo Miur – Sindacati della scorsa sera che determina l’assunzione di 50mila docenti di cui 24mila precari. “Se nei tavoli tecnici relativi alle misure da inserire nel disegno di legge di stabilità non saranno presenti alcune delle soluzioni proposte dal giovane sindacato al ministro Fioramonti, siamo pronti ad avviare lo stato di agitazione per la proclamazione di uno sciopero generale e di una manifestazione nazionale durante il dibattito parlamentare”, dichiara il suo presidente Marcello Pacifico. “I cinque punti dell’accordo fanno acqua da tutte le parti”, conclude. “Così non si va lontano”.

I punti critici dell’accordo

  1. Saranno banditi un concorso ordinario per la scuola secondaria e uno nuovo straordinario, con l’esclusione del personale della scuola dell’infanzia e della primaria dove rimane pendente il problema del licenziamento delle maestre con diploma magistrale e l’esclusione dal reclutamento del personale abilitato nei corsi di scienze della formazione primaria.
  2. Il concorso straordinario darà il ruolo soltanto ai primi 24 mila che si collocheranno entro tale posizione, a differenza del precedente concorso straordinario che dava accesso a tutti gli idonei alle graduatorie di merito regionali e dell’ultimo concorso ordinario. Questi 24 mila, se supereranno i test selettivi con il voto di 7/10, potranno sostenere l’anno di prova per essere confermati nei ruoli soltanto dopo aver simulato una lezione in aula per l’orale, come se nei quattro anni precedenti non avessero mai insegnato. Tutti gli altri 200 mila aspiranti, invece, anche chi tra loro supererà ii test non sarà ammesso in alcuna graduatoria di merito ma potrà ottenere l’abilitazione dopo un indefinito esame orale, a condizione di pagarsi anche i 24 CFU. Giallo sugli ITP. L’abilitazione serve soltanto per fare i supplenti dalla seconda fascia di graduatoria di istituto e non per entrare nei ruoli e si consegue soltanto se si ha un casuale contratto in corso al 30 giugno. È evidente come l’irragionevolezza, l’arbitrarietà e la disparità di trattamento potranno essere considerati dei buoni motivi per scatenare l’ennesima battaglia giudiziaria nei tribunali senza contare il contenzioso di chi potrebbe essere escluso se ha prestato i 36 mesi di servizio nel sistema nazionale di istruzione o ancora per soli 24 mesi come recentemente aveva richiesto la novella del decreto dignità. Che dire poi del numero di 24 mila assunzione totalmente avulso dalla realtà attuale che vede 50 mila posti in organico di diritto al netto dei prossimi 30 mila posti del turn over.
  3. Si potranno inserire in coda, e non a pettine in altra provincia per i ruoli, coloro che sono nelle Gae, GM, GMRE per le prossime immissioni in ruolo del 2020, unica richiesta sensata al netto dei profili di legittimità relativi all’inserimento a pettine espressi dalla Consulta nel 2011, ma non risolutiva dei problemi del precariato e comunque scollegato da incentivi per l’assunzione in provincia, regione diversa o piani straordinari di rientro. Tale previsione avrebbe dovuto essere accompagnata dell’estensione del doppio canale di reclutamento a graduatorie di istituto provinciali e alla trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto su tutti i posti vacanti.
  4. Si propone un concorso riservato per Dsga sul 20% dei posti liberi dai futuri pensionamenti (neanche 100 posti) nei limiti dettati dal d.lgs. 75/17 richiamato, per assistenti amministrativi (mancano i tecnici) e facenti funzioni in sub ordine alla graduatoria dell’attuale concorso per la quale sono pendenti ricorsi proprio di Anief per attuare tale ipotesi. Sarebbe bastato non costituirsi in giudizio nel contenzioso pendente.
  5. Nessuna stabilizzazione è prevista per i 40 mila collaboratori scolastici e personale Ata a differenza dei 12 mila lavoratori delle cooperative private che saranno stabilizzati dal 1° gennaio 2020.

“Per quanto riguarda – spiega l’Anief – le altre intese raggiunte, si rimanda a un successivo confronto per percorsi di formazione ordinari slegati ancora una volta dal reclutamento e che saranno inseriti in un disegno di legge collegato alla legge di stabilità, come vent’anni fa quando si avviarono le Scuole di specializzazione per definire successivamente la loro utilità ai fini del reclutamento. Inoltre, si prevedono tavoli tecnici presso i relativi Dipartimenti e le Direzioni generali di approfondimento di norme che potrebbero essere inserite nella legge di stabilità, su processi di semplificazione dell’amministrazione scolastica e relativi al personale docente e ata e altri tavoli presso l’Ufficio di Gabinetto relativi all’applicazione delle sentenze sui diplomati magistrali e sul rinnovo del contratto. Tavoli a cui Anief ha da sempre mostrato la disponibilità a partecipare per spiegare l’opportunità, la necessità e la praticabilità delle soluzioni riassunte al Ministro Fioramonti sulle proposte relative al decreto salva-scuola“.

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Assunzione di 50mila docenti tra cui 24mila precari: siglato l’accordo al Miur

sede Miur Trastevere Roma

Martedì 1 ottobre, nella serata, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è stata siglata l’Intesa tra il Ministro Lorenzo Fioramonti e le Organizzazioni Sindacali rappresentative del comparto sul tema del reclutamento e del precariato della scuola.

“Al termine di una lunga e complessa trattativa – ha spiegato il Ministro Fioramonti – abbiamo siglato l’intesa con le Organizzazioni Sindacali della scuola per risolvere una questione lasciata irrisolta dal Governo precedente. A partire dal primo settembre assumeremo circa 50.000 docenti di cui almeno 24.000 precari con oltre 3 annualità di servizio. L’accordo – ha aggiunto il Ministro – dà un duro colpo al precariato, aiuta la scuola mettendo in cattedra i nuovi assunti dall’inizio dell’anno scolastico e riattiva i concorsi ordinari per tutti. Fornisce inoltre un’opportunità di formazione e abilitazione per gli idonei del concorso straordinario che i nostri figli troveranno il prossimo anno in classe e che potranno così migliorare la qualità del loro insegnamento”.

L’Intesa in particolare prevede un Decreto Legge per un concorso straordinario abilitante, da bandire contestualmente al concorso ordinario, per l’assunzione di almeno 24.000 docenti nella scuola secondaria di I e di II grado. Il concorso straordinario sarà riservato agli insegnanti che abbiano almeno 3 anni di anzianità pregressa nella scuola secondaria statale – anche sul sostegno – e dei quali uno nella classe di concorso per la quale concorrono. Supereranno il concorso gli aspiranti che ottengano una votazione minima di sette decimi in una prova scritta computer-based. I vincitori saranno immessi in ruolo a partire già da settembre 2020. Gli idonei non vincitori del concorso che abbiano un contratto di docenza in essere almeno sino al 30 giugno, potranno comunque abilitarsi all’insegnamento a seguito di un periodo di formazione universitaria e purché superino una ulteriore prova orale.

L’Accordo siglato oggi al MIUR stabilisce inoltre un concorso per DSGA (i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi), riservato agli assistenti amministrativi di ruolo che abbiano svolto le funzioni superiori per almeno 3 anni negli ultimi 8, anche in deroga al requisito della laurea specifica richiesta per l’accesso dall’esterno.

L’Intesa prevede anche dei tavoli tecnici congiunti con le Organizzazioni Sindacali per la semplificazione amministrativa e per affrontare in generale le tematiche riguardanti il personale docente e ATA (Ausiliario, Tecnico e Amministrativo), i docenti diplomati magistrali e il rinnovo contrattuale.

(fonte: Miur)

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Tar Lazio: l’algoritmo impazzito ha fatto assumere decine di migliaia di docenti contro la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo

tar del lazio foto flickr

Il piano straordinario di assunzioni di 85 mila docenti del 2015/16 “fu attuato dal Governo Renzi in modo così maldestro e improvvisato da calpestare più articoli della Costituzione italiana e anche la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ora lo dicono pure i giudici”. Lo sostiene Anief in una nota stampa.

LA SENTENZA DEL TAR

L’adesione al piano di immissioni in ruolo, previsti dall’articolo 1, comma 98, lettera C della Legge 107/15, regolata dall’O.M. 241/2016, prevedeva la collocazione degli aspiranti docenti di ruolo in ambiti territoriali non richiesti attraverso un sistema automatizzato di ricerca dei posti vacanti, dalle modalità mai rivelate ma sicuramente inique. Perché quello che comunemente è stato apostrofato come “l’algoritmo impazzito”, nel 2016 ha assegnato l’immissione in ruolo decine di migliaia di docenti a centinaia di chilometri dalla provincia di partenza pur in presenza, in molti casi, di posti vacanti molto più vicini. 

“Il Collegio – si legge nella sentenza n. 10963 del 2019 prodotta dalla Camera di Consiglio del 10 settembre scorso – è del parere che le procedure informatiche, finanche ove pervengano al loro maggior grado di precisione e addirittura alla perfezione, non possano mai soppiantare, sostituendola davvero appieno, l’attività cognitiva, acquisitiva e di giudizio che solo un’istruttoria affidata ad un funzionario persona fisica è in grado di svolgere”. 

PERIZIE TECNICHE E STAMPA NAZIONALE

Del meccanismo di assegnazione delle sedi rovina-carriera per un numero altissimo di docenti si sono occupati anche altri professionisti: due anni fa, nel 2017, una perizia tecnica ha definito “confuso, lacunoso, ampolloso, ridondante, elaborato in due linguaggi di programmazione differenti, di cui uno risalente alla preistoria dell’informatica, costruito su dati di input gestiti in maniera sbagliata”. 

La scorsa primavera, in un’intervista alla rivista nazionale “Panorama”, l’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, parlando dell’algoritmo impazzito, disse: “Sa quanto ho impiegato a capire che non funzionava?…. Dieci secondi”). Subito dopo, si sono accavallati i pronunciamenti giudiziari sulla richiesta di annullamento dei provvedimenti conclusivi di quella procedura di mobilità nazionale straordinaria, come quelle del Tar Lazio n. 05139/2019 e n. 9224/2018. 

LE PERCENTUALI RISIBILI

Preso atto del sicuro danno procurato, il Miur non è voluto andare oltre a delle quote allargate sui trasferimenti fuori provincia dei docenti, introdotte con il contratto sottoscritto a dicembre sulla mobilità del personale: per l’anno scolastico 2019/20 sono stati infatti previsti il 40 % di trasferimenti interprovinciali e il 10% di passaggi di ruolo; per il 2020/21, il 30% di trasferimenti interprovinciali e il 20% di passaggi; per il 2021/22, il 25% di trasferimenti interprovinciali e il 25% di passaggi. L’introduzione di quelle percentuali risibili sui trasferimenti ha portato il M5S, attraverso il primo firmatario Marilotti, ad avviare un’interrogazione (fonte: Orizzonte Scuola) all’allora ministro dell’Istruzione.

IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, reputa incomprensibile l’atteggiamento sterile dell’amministrazione scolastica italiana: “Dinanzi ad un chiaro errore, che ha calpestato anche la Costituzione e la Convenzione UE dei diritti dell’uomo, come confermato dal ministro dell’Istruzione e dalle perizie tecniche svolte, il Miur aveva il dovere di correre ai ripari risanando migliaia di errori commessi. Ancora di più, perché mai come quest’anno, anche al Sud, vi era un altissimo numero di posti vacanti e disponibili, con oltre 200 mila supplenze annuali”. 

Per tutti questi motivi, l’Anief rilancia e conferma il ricorso contro il mancato trasferimento nelle sedi richiesti proprio a seguito dell’errore dell’algoritmo del Miur nel 2016: per informazioni cliccare qui.

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“Fioramonti, cambia il salva-precari”: i sindacati attendono l’incontro col nuovo Ministro

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Modificare il decreto salva-precari è uno degli obiettivi immediati che si è posto pubblicamente il nuovo il ministro gillino dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti: il testo non approvato nel precedente Governo non era infatti risolutivo, perché andava a sanare solo un decimo del precariato. Adesso, i sindacati maggiori fanno sapere che “attendono la convocazione da parte del Ministro”, in modo da “riprendere il discorso bruscamente interrotto dopo il 6 agosto”, giorno “in cui il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Scuola con la formula Salvo intese, decreto non arrivato in Gazzetta Ufficiale perché l’intesa tra M5S e Lega non è arrivato”.

In quell’occasione, incontrando il neo ministro dell’Istruzione, Anief potrà finalmente presentare il vero #decretosalvascuola, il quale, dopo avere cancellato le riduzioni progressive di spesa pubblica previste per la Scuola fino al 2040 nell’ultimo Def, prevede l’adeguamento degli organici di fatto a quelli di diritto; l’adozione di organici differenziati, a seconda delle difficoltà del territorio; il reclutamento dalle attuali graduatorie (GaE, graduatorie di merito e d’istituto) con assorbimento nei ruolo dei supplenti storici con oltre 36 mesi di servizio, come chiede l’UE, anche attraverso lettere della Commissione europea; l’immissione in ruolo anche di Ata, educatori ed assistenti alla comunicazione, lsu.

Tra i provvedimenti da attuare con urgenza, ci sono, quindi, la conferma a tempo indeterminato dei docenti assunti con riserva dopo il superamento dell’anno di prova; la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo con rivisitazione della ricostruzione di carriera; l’utilizzo delle risorse risparmiate nella scuola per rinnovare i contratti con incrementi medi di 200 euro mensili e mobilità ordinaria insieme a corsi abilitanti ordinari con cadenza annuale. Il sindacato è pronto, il nuovo ministro se lo ricordi.

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“L’Inferno dei precari”, Anief parafrasa la Divina Commedia per porre la drammatica situazione a Fioramonti

aula generica esami maturità 2019

Ecco perché siamo arrivati a conferire così tanti contratti a termine in una sola estate. Tra titoli contestati, concorsi ordinari, straordinari e riservati in mezzo alle messe a disposizioni anche degli studenti universitari. Malebolge dei precari la definirebbe Dante, l’ottavo cerchio dell’Inferno dove punire i fraudolenti: sono in 200 mila ma non sono loro gli imbroglioni, sono quelli che sono stati truffati dalla politica e traditi dallo Stato. Il perché lo spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, che ha denunciato da tempo in Europa la stranezza di un Paese che porta avanti il suo sistema di istruzione attraverso la supplentite in palese violazione delle norme comunitarie: “Il sistema sembra congegnato per far esaurire i precari piuttosto che assumerli, in un’eterna guerra che lascia la campanella di chi entra e di chi esce a un giudizio, che spesso, appare contraddittorio per via di una normativa infernale”. Ma il sindacato ha la sua ricetta per iniziare un percorso semplice, diretto verso la luce. 

IL CERCHIO INFERNALE DELLE CINQUE GRADUATORIE VIGENTI E LE PENE DEI PRECARI

La prima graduatoria è quella di merito del concorso ordinario, voluta dal ministro Letizia Moratti in vigore dal 2001 al 2012 (chi era in questa prima graduatoria poteva inserirsi anche nelle ex graduatorie permanenti), poi sostituita da una nuova lista voluta dal ministro Francesco Profumo dal 2012 al 2017 (senza idonei, rectius con idonei grazie al Tar su ricorso Anief), quindi da un’altra nuova attuata dal ministro Stefania Giannini dal 2017 al 2018, prorogata al 2019 (prima con il solo 10% degli idonei, poi aperta a tutti gli idonei dopo un ricorso al Tar presentato da Anief e un ripensamento del legislatore). C’è chi ha vinto un concorso e non ha trovato il posto e chi è stato riconosciuto idoneo ma non può insegnare dalle graduatorie ad esaurimento, né da quelle di istituto se non si era già inserito. 

La seconda graduatoria è quella regionale di merito ad esaurimento per la scuola secondaria, pensata dal ministro Valeria Fedeli, in vigore dal 2018, con fasce progressive decrescenti di riserva di posti annuali per l’immissione in ruolo, che nel suo primo anno inserisce i candidati al terzo anno del FIT, nel suo secondo anno vede cancellato il FIT dal ministro uscente Marco Bussetti. In migliaia non entreranno di ruolo prima di trent’anni, per alcune graduatorie e classi di concorso. Anch’essi non si possono inserire nelle graduatorie ad esaurimento né in quelle di istituto se non erano già inseriti.  

La terza graduatoria, in risposta a una sentenza dell’Adunanza Plenaria, pensata dal ministro Bussetti è quella del concorso riservato al personale della scuola dell’infanzia e della primaria con due anni di servizio in possesso del diploma magistrale o della laurea in scienze della formazione primaria. In alcune regioni del Sud, qualcuno morirà prima di avere il ruolo. Molti di essi erano nelle graduatorie ad esaurimento; da qui, pian piano, vengono depennati, altri sono licenziati dai ruoli ottenuti con riserva, altri ancora sono inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. 

La quarta graduatoria è ad esaurimento, ex permanente tra il 2002 e il 2006, articolata in tre fasce, aperta dapprima annualmente al personale abilitato, poi ogni due anni, quindi dal 2011 ogni tre e poi dal 2014 dopo cinque anni; serviva nello spirito originario a bilanciare con un doppio canale di reclutamento l’abuso dei contratti a termini e a conferire gli incarichi annuali. Riaperte ai precari nel 2008 e nel 2012, grazie a un intervento normativo richiesto dall’Anief, sono chiuse dal 2012 a tutto il nuovo personale abilitato a eccezione di 2 mila maestre dell’infanzia e della primaria che grazie alle sentenze del Consiglio di Stato su ricorsi patrocinati dall’Anief entrano nei ruoli. 

La quinta graduatoria è quella d’istituto, anch’essa articolata in altre tre fasce, da cui i dirigenti attingono soltanto per le supplenze, ma non sono provinciali; i precari indicano una decina di scuole per la primaria e venti per la secondaria e se sono fortunati sono chiamati per scorrimento, in caso contrario devono sperare nelle singole ‘messe a disposizione’, le cosiddette MaD, che hanno inviato in tutto il territorio nazionale senza limite e senza graduatoria. Attualmente, sono chiuse al personale laureato per volontà del ministro Stefania Giannini, cosicché con le MaD i dirigenti scolastici sono costretti a chiamare anche gli studenti universitari. 

Il girone dei titoli 

Se qualcuno non vede l’ora di uscire da queste bolge infernali delle graduatorie, il precario passa le sue pene a veder ora riconosciuto ora disconosciuto il suo diritto ad entrare. Due casi per tutti, quello delle maestre con diploma magistrale e degli insegnanti tecnico-pratici, visto che abbiamo trattato già sopra il caso degli idonei ai concorsi ordinari e straordinari, con una chiosa finale riguardante i laureati e i docenti depennati dalle graduatorie ad esaurimento. Il titolo di diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002 è riconosciuto come valido per insegnare, abilitante prima del nuovo titolo rilasciato dalle Facoltà di Scienze della Formazione primaria, ma non è spendibile per l’inserimento nelle graduatorie permanenti. Nel 2014, un Decreto del Presidente della Repubblica permette l’inserimento nella seconda fascia delle graduatorie di istituto. Tra il 2014 e il 2018, in duemila entrano di ruolo dopo l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento grazie a otto sentenze passate in giudicato del Consiglio di Stato (ottenute da Anief, per prima). Dal 2018, in 50 rischiano il depennamento dopo le due recenti sentenze contrarie dell’Adunanza plenaria, incluse 7 mila entrate di ruolo. Il titolo è valido, però, per entrare di ruolo da concorso straordinario e dal 2014 per inserirsi nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto. Un titolo “impazzito”, come la maionese che fa impazzire chi scrive, dopo aver fatto impazzire i giudici.   

Il titolo di insegnante tecnico-pratico, invece, dapprima è ritenuto idoneo all’insegnamento grazie a dei ricorsi vinti da Anief, tale da poter consentire l’ingresso nelle graduatorie ad esaurimento, ora dagli stessi giudici amministrativi non più neanche per inserirsi nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto, nonostante per legge con questo titolo si possa conseguire la specializzazione universitaria sul sostegno e si possa partecipare ai concorsi fino al 2025. 

Se ai diplomati è aperto il girone dell’inferno, lo stesso si schiude ai laureati che al concorso del 2012 possono partecipare soltanto se hanno ricorso con Anief e hanno conseguito la laurea dopo il 2002 (per espresso divieto del ministro rettore Francesco Profumo), nel 2016 hanno sbarrato l’accesso dall’altro ministro rettore Stefania Giannini anche se laureati in precedenza (attualmente è pendente il ricorso per 20 mila candidati promosso da Anief), e aspettano in tanti il nuovo concorso che verrà tra pene indicibili e supplenze attraverso la messa a disposizione.  

Dopo anni di purgatorio, invece, trascorsi dal 2004 al 2018, finalmente trovano la luce del paradiso i precari docenti già inseriti in passato nelle graduatorie permanenti, quindi depennati, e ora reinseriti grazie a una battaglia giudiziaria sull’esatta interpretazione della norma combattuta dai legali dell’Anief. 

Il percorso verso la luce

Piuttosto che seguire Beatrice, basterebbe mettere in atto le proposte semplici, immediate, dirette che Anief ha scritto per il prossimo decreto “salva-precari”: adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto su posti vacanti per più anni assegnati; estensione del doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto dopo l’esaurimento delle ex graduatorie permanenti con corsi abilitanti ordinari per il personale sprovvisto di abilitazione; graduatorie di merito nazionali per il reclutamento di tutti gli idonei, assunzione di tutti i vincitori dei concorsi, salvaguardia dei ruoli assegnati in caso di superamento dell’anno di prova, e a regime, riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato.   “Magari, dalla finzione letteraria, il ministro Lorenzo Fioramonti può trarre spunto per costruire una scuola più giusta come Anief ha sempre chiesto e porre fine a questo inferno della supplentite”, conclude Marcello Pacifico

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Gilda, Di Meglio: “Auguri a Fioramonti, prioritarie questioni precari e contratto”

Rino di Meglio

“Al neo ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro e speriamo di avere presto l’opportunità di conoscerlo. Il compito che lo attende è molto impegnativo, perché da anni la scuola è afflitta da problematiche numerose e complesse riguardanti milioni di cittadini italiani tra studenti, insegnanti e famiglie”.

Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la nomina del nuovo responsabile del Miur.

“Confidiamo che l’approccio del nuovo titolare di viale Trastevere sia di ascolto e di rispetto di tutti gli attori del mondo dell’istruzione e che le decisioni da lui assunte siano il frutto di un loro effettivo coinvolgimento. Tra le questioni prioritarie di cui Fioramonti è chiamato subito a occuparsi, sottolineiamo quelle del precariato e del contratto, entrambe oggetto dell’accordo siglato il 24 aprile scorso tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i sindacati rappresentativi della scuola”.

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“Supplentite”, outing dell’USR Piemonte

aula generica esami maturità 2019

La grave carenza di insegnanti che affligge il Piemonte e altre regioni d’Italia, specie al Nord, è il tema affrontato dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Fabrizio Manca, in una lunga intervista rilasciata oggi all’edizione torinese di Repubblica. “Nonostante gli sforzi, anche quest’anno quasi 8 docenti su 10 saranno precari: se aggiungiamo l’organico ‘di fatto’ arriviamo a 6mila supplenze”. Questi i numeri snocciolati dal dirigente dell’U.S.R. piemontese, che si sofferma in particolare sulla drammatica carenza di insegnanti di sostegno: “Abbiamo più di 12mila posti e la stragrande maggioranza sarà coperta da persone che non hanno l’abilitazione e fanno uno sforzo generoso. Gli atenei piemontesi devono fare di più”.

Il riferimento polemico è all’ultima tornata di corsi per conseguire la specializzazione per la didattica di sostegno, che la scorsa primavera in Piemonte ha visto assegnati la miseria di 200 posti sugli oltre 14mila disponibili a livello nazionale. Per non parlare dei 50 mila in deroga altrettanto liberi. Uno schiaffo al diritto all’inclusione degli studenti disabili che Anief aveva prontamente denunciato sia al Direttore Generale che all’allora assessore regionale all’istruzione, Giovanna Pentenero, ma nonostante le sollecitazioni nessuna risposta è arrivata dall’Università di Torino.

“Comprendo – ha dichiarato Manca – le difficoltà delle università perché anche loro hanno problemi di personale docente e di spazi, ma bisogna trovare una soluzione. Questa situazione comprime il diritto allo studio dei disabili”.

Intanto, Anief, in assenza di risposte dai vertici dell’Università, ha provveduto ad impugnare in tribunale il decreto di ripartizione dei posti per i corsi di specializzazione su sostegno, vista l’assoluta inadeguatezza dei posti destinati al Piemonte e ad altre regioni in situazione di vera e propria emergenza, ottenendo peraltro dal Tar Lazio un pronto intervento nei confronti del Miur che adesso dovrà trovare una soluzione.

“Non è accettabile – secondo il presidente regionale Anief Piemonte, Marco Giordano – che l’università di Torino abbia deciso di attivare solo una manciata di posti senza nemmeno preoccuparsi di acquisire, presso l’Ufficio Scolastico Regionale, il dato delle effettive necessità in Piemonte. Per questo abbiamo sollecitato l’intervento della giustizia amministrativa. In ballo c’è la tutela del diritto all’inclusione e su questo non siamo disposti a fare sconti a nessuno”.

“Concordiamo – continua il presidente Anief Piemonte – nella sostanza con l’intervento del Direttore Generale dell’U.S.R. Piemonte, specie sulla questione dei docenti di sostegno e sulla necessità di provvedere al più presto all’adeguamento retributivo degli stipendi dei docenti per restituire dignità alla professione. Abbiamo apprezzato anche che il dott. Manca abbia voluto rimarcare come la scuola debba guardare alla formazione dei cittadini e non solo alle esigenze di mercato come, invece, aveva chiesto recentemente il neo governatore del Piemonte, Albero Cirio. Sul tema del reclutamento, invece, riteniamo che non bastino solo nuovi concorsi a risolvere il problema”.

Negli ultimi tre anni si sono svolte tre tornate concorsuali: una ordinaria nel 2016 e due straordinarie per la scuola secondaria e per la scuola primaria e dell’infanzia rispettivamente nel 2018 e nel 2019. “La situazione – prosegue il sindacalista – non solo non è migliorata, ma addirittura si è fatta più critica, tanto che quest’anno registreremo con ogni probabilità il record di supplenze, che potrebbe sfiorare addirittura quota duecentomila a livello nazionale. Un’enormità. Quello che serve è il coraggio di assumere stabilmente gli insegnanti che già ci sono e che da anni come precari garantiscono il funzionamento delle scuole. Come Anief abbiamo proposto una ricetta semplice: abilitazioni con procedure snelle e gratuite per i precari con almeno tre anni di servizio, riapertura delle graduatorie ad esaurimento (GaE) agli abilitati, conferma dei ruoli assegnati con riserva nelle scuole primarie e dell’infanzia in questi anni ai diplomati magistrale che hanno attivato contenziosi per entrare nelle GaE, utilizzo delle graduatorie d’istituto per le immissioni in ruolo dei docenti e non solo, come avviene oggi, per l’assegnazione delle supplenze”.

“Con queste semplici mosse – – conclude Giordano – le scuole avrebbero a disposizione, in modo stabile, buona parte dei docenti – già con anni di esperienza alle spalle – per coprire i vuoti in organico. E al resto si potrebbe fare fronte con i concorsi. Solo così potremo davvero sconfiggere la piaga della supplentite”.

(fonte: Anief)

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Scuola e precariato, Miur condannato per l’abuso dei contratti a termine: 70mila euro in totale

sede Miur Trastevere Roma

Con quattro nuove sentenze emanate dai tribunali del Lavoro di Parma e Civitavecchia (RM) sei docenti ancora precari ottengono finalmente il giusto riconoscimento del grave danno subito per anni a causa dell’illegittima condotta del Ministero dell’Istruzione.

Le due sentenze di Parma, infatti, oltre a riconoscere il diritto delle docenti a percepire gli scatti di anzianità, esaminano nel particolare la specifica situazione dei lavoratori precari della scuola e, senza alcun indugio, rilevano come la sequenza ininterrotta di supplenze stipulate dai ricorrenti addirittura nel medesimo istituto “dimostri che i posti formalmente di organico di fatto fossero, in realtà, posti vacanti e disponibili e che, pertanto, nel caso di specie l’Amministrazione scolastica abbia fatto ricorso abusivamente allo strumento del contratto a tempo determinato, nei termini delineati dalle sentenze della Corte di Cassazione”. II Tribunali del Lavoro, dunque, in pieno accoglimento del ricorso Anief, condanna il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca a corrispondere ai quattro ricorrenti “un’indennità commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto pari a 5 mensilità a titolo di risarcimento del danno, oltre interessi legali dal dovuto al saldo” oltre al diritto “al riconoscimento dell’anzianità di servizio maturata in ragione dei contratti di docenza a tempo determinato di durata non inferiore a 180 giorni nell’arco di ciascun anno di servizio stipulati con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e determinata sulla base dei criteri indicati nell’art. 485 d.lgs. n. 297/1994 e che, per l’effetto, ha diritto alla corresponsione delle differenze retributive maturate secondo le previsioni dei CCNL di settore succedutisi nel tempo, in relazione all’anzianità di servizio così calcolata”.

Il Tribunale del Lavoro di Civitavecchia, riconoscendo il diritto al risarcimento del danno pari a 9 mensilità in favore di due docenti e agli scatti di anzianità pur se ancora precari, inoltre, tiene a evidenziare come “la totale esclusione dell’anzianità di servizio maturata in forza dei suddetti contratti a termine (sia ai fini giuridici che ai fini economici) costituisca una disparità di trattamento contrastante con la normativa comunitaria appena richiamata, non risultando supportata da valide ragioni oggettive, idonee a giustificare trattamenti diversi per situazioni identiche”. In accoglimento dei ricorsi, dunque, il Ministero dell’Istruzione è stato condannato per palese discriminazione e disparità di trattamento, con conseguente onere a riconoscere ai ricorrenti un corrispettivo tra risarcimento de danno e scatti di anzianità che supera i 70.000 Euro.

“Il nostro sindacato – spiegano da Anief – ricorda a tutti i lavoratori interessati che è ancora possibile aderire agli specifici ricorsi per ottenere gli scatti di anzianità durante il precariato e il risarcimento del danno subito per l’illegittima condotta del MIUR avvalendosi della tutela di legali Anief”.

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Decreto Precari, Di Meglio (Gilda): “I Ministri che non firmano si assumano la responsabilità”

Rino di Meglio

“Se il decreto sui precari non approderà in Gazzetta Ufficiale a causa della cieca opposizione di qualche esponente del Governo, chiediamo la massima trasparenza sui nomi di questi ministri. Se il provvedimento naufragherà, saranno loro a doverne rispondere a una platea di migliaia di docenti precari”.

A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“Il decreto legge licenziato il 6 agosto scorso dal CdM con la formula ‘salvo intese’ – spiega Di Meglio ripercorrendo le tappe della vicenda – necessita della firma di tutti i ministri per poter essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. È bene sottolineare che il provvedimento in questione è la traduzione in atto legislativo dell’accordo siglato il 24 aprile scorso a Palazzo Chigi dal premier Conte e dal ministro Bussetti a nome di tutto il Governo. Ecco perché è doveroso che chi si rifiuti di firmare il decreto, sancendone quindi il fallimento, se ne assuma personalmente la responsabilità. Speriamo che almeno questa parte dell’accordo riguardante la stabilizzazione dei precari venga salvaguardata”.

Il coordinatore nazionale della Gilda non nasconde la preoccupazione per le ricadute negative che la mancata approvazione del decreto provocherebbe sul sistema scolastico: “Il rischio è di perpetrare un precariato che mortifica i lavoratori e danneggia gli studenti. Se il decreto si infrangerà tra i marosi della politica, a farne le spese sarà come sempre chi la scuola la vive e la costruisce ogni giorno”.

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Anief si rivolge al “Governo che verrà”: subito una soluzione per i precari scuola

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

Anief chiede fin da adesso una soluzione politica immediata bipartisan al nuovo esecutivo che si formerà dopo le dimissioni del Governo Conte e dei suoi ministri.

“Basta un articolo in sei commi – spiega il giovane sindacato attraverso una nota stampa – per prevedere l’adeguamento dell’organico di fatto in organico di diritto specie su posti di sostegno, l’estensione del doppio canale di reclutamento a graduatorie d’istituto provinciali, l’assunzione degli idonei dei concorsi ordinari e straordinari in tutto il territorio nazionale, la stabilizzazione di tutto il persone Ata, educativo inclusi gli assistenti alla comunicazione, la conferma nei ruoli del personale docente assunto con riserva dopo il superamento dell’anno di prova, un corso abilitante per tutto il personale sprovvisto di abilitazione”.

“Ogni altra soluzione pensata, salvo intese, è morta con il tradimento del contratto voluto dalla ex maggioranza giallo-verde da parte della Lega” conclude Anief.