“Al neo ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Fioramonti, rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro e speriamo di avere presto l’opportunità di conoscerlo. Il compito che lo attende è molto impegnativo, perché da anni la scuola è afflitta da problematiche numerose e complesse riguardanti milioni di cittadini italiani tra studenti, insegnanti e famiglie”.
Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la nomina del nuovo responsabile del Miur.
“Confidiamo che l’approccio del nuovo titolare di viale Trastevere sia di ascolto e di rispetto di tutti gli attori del mondo dell’istruzione e che le decisioni da lui assunte siano il frutto di un loro effettivo coinvolgimento. Tra le questioni prioritarie di cui Fioramonti è chiamato subito a occuparsi, sottolineiamo quelle del precariato e del contratto, entrambe oggetto dell’accordo siglato il 24 aprile scorso tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i sindacati rappresentativi della scuola”.
Lorenzo Fioramonti, docente, classe ’77, è il nuovo Ministro dell’Istruzione italiano. Succede a Marco Bussetti, quota Lega, che ha perso il dicastero a causa delle conseguenze della crisi di Governo innescata da Matteo Salvini e che ha portato alla nascita dell’esecutivo PD – Movimento 5 Stelle e del Conte – bis.
Ed è stato proprio Bussetti a nominare Fioramonti viceministro all’Istruzione durante la precedente esperienza di Governo.
Chi è il politico Lorenzo Fioramonti
Lorenzo Fioramonti, pentastellato, laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha manifestato già prima degli ultimi due anni interessi per la politica e per l’attivismo. Tra il ’97 e il 2000 è stato assistente parlamentare in quota Di Pietro per sviluppare “politiche per i giovani nelle periferie” (recita Wikipedia).
Nel 2018 è candidato con il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale di Roma Torre Angela ed entra nella Camera dei Deputati. Di lì il percorso – prima sottosegretario, poi viceministro e, con il nuovo Governo, Ministro dell’Istruzione.
Fioramonti è balzato agli onori della cronaca per aver nominato come suo segretario particolare Dino Giarrusso, uomo di cinema e spettacolo ancor prima che politico, con ruolo attinente alla comunicazione – ma anche per raccogliere le segnalazioni su presunti brogli ai concorsi universitari.
Corrado Zunino, su Repubblica, parla così del neo-ministro:
Vuole un miliardo per l’università, ed è convinto si possa trovare con micro tasse sui grandi volumi delle bibite gassate e zuccherate, delle merendine da gettone, sugli inquinanti voli aerei […] Il trio sovranista Bussetti – Valditara (capo Dipartimento) – Chinè (capo di gabinetto) non gli faceva toccar palla.
Corrado Zunino, Repubblica.it
Chi è il docente Lorenzo Fioramonti
Da un punto di vista squisitamente accademico, invece, Fioramonti risulta professore ordinario di economia politica presso l’Università di Pretoria, oltre a essere il direttore del Centro per lo studio dell’innovazione Governance (GovInn) dello stesso ateneo.Fioramonti è anche membro del Center for Social Investment dell’Università di Heidelberg, della Hertie School of Governance e dell’Università delle Nazioni Unite.
Specializzato in economia e integrazione economica europea, è anche autore di diversi libri – il più famoso è probabilmente Gross Domestic Problem: la politica dietro il numero più potente del mondo (del 2013).
“Dopo un anno di annunci sul precariato con proposte di legge mai discusse, accordi mai onorati, decreti-legge non risolutivi, c’è un’unica certezza: la Commissione UE multerà il nostro Paese per il continuo abuso dei contratti a termine. Il resto è solo propaganda elettorale, come quando prima delle ultime elezioni politiche si era promesso alle migliaia di maestre col diploma magistrale che sarebbero state tutte salvaguardate, salvo ritrovarle dopo il voto licenziate. Dunque, un anno di annunci e decisioni sbagliate sul precariato”. Lo afferma Anief.
“All’inizio la proposta di legge del Presidente della VII Commissione del Senato faceva ben sperare; presentata a luglio, di un anno fa, avrebbe risolto il problema del precariato, peccato che non l’abbia mai messa ai voti. Poi il decreto legge Dignità che introduce un concorso straordinario nella scuola dell’infanzia e della primaria e rinnova di un anno i contratti al termine delle attività didattiche. La sua utilità è pari al nulla, perché alcune sentenze arrivano e fanno licenziare centinaia di maestre che avevano superato l’anno di prova. Molte altre arriveranno nel prossimo anno quando le aule rimarranno senza insegnante, tanto che lo stesso Pittoni lo scorso mese ha pensato uno straordinario bis. La soluzione, in verità, l’aveva tra le mani: riaprire le GaE che aveva votato per errore, salvo chiedere al Governo di emendare quanto da lui approvato in Senato sempre nel luglio scorso”.
“Quindi la legge di stabilità che cancella il riservato bis voluto da Renzi, ma che ricompare nell’accordo coi sindacati di Palazzo Chigi della primavera, un accordo che si sarebbe tradotto in un decreto legge che viene approvato, salvo intese, nella prima settimana di agosto e che probabilmente non vedrà ma la luce. Comunque avrebbe risolto poco e niente, perché la soluzione per risolvere il precariato passa dall’adeguamento dell’organico di fatto a quello di diritto, da organici differenziati in base alle esigenze del territorio, dalla stabilizzazione del personale abilitato e anche con 36 mesi di servizio, attraverso le graduatorie d’istituto”.
I contenuti del provvedimento saltato
“Sarebbe stato una vera fucina di provvedimenti il decreto scuola approvato martedì scorso dal Consiglio dei ministri con l’insolita modalità del “salvo intese”. La rivista Orizzonte Scuola, ha realizzato una sintesi delle misure previste: si va dall’avvio dei corsi Pas abilitanti al concorso straordinario; dalla trasformazione dei contratti al 30/06 per i diplomati magistrale con riserva, che possono essere licenziati durante l’anno in seguito alle sentenze di merito, all’adeguamento dal normativa antincendio; dalla garanzia del trasporto scolastico a modalità varie di intervento per dirigenti scolastici e tecnici del Miur; dalla proroga graduatorie concorso 2016 agli acquisti funzionali alle attività di ricerca, fino alle risorse destinate agli interventi di sostegno della ricerca. Il “cuore” del provvedimento sono, comunque, le abilitazioni e i concorsi straordinari”.
Il commento del presidente Anief
“Il nostro sindacato – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –
avrebbe colto l’occasione di emendare il testo del decreto scuola con alcune
disposizioni che avrebbero rappresentato una valida risposta alla Commissione
europea, che minaccia l’avvio di una procedura di infrazione e salvato da
mille problemi in arrivo col nuovo anno scolastico: quello che serve è la
riapertura delle GaE, l’attivazione di un doppio canale di reclutamento
finalmente allargato alle graduatorie d’istituto, dare la possibilità a tutti i
vincitori e idonei di concorso di spostarsi di provincia. Oltre che
disposizioni migliorative per i Pas e i concorsi riservati, che però avranno
effetto non prima del 2020. Quel che va evitato subito, invece, è ritrovarsi a
settembre con le scuole senza un quarto dei docenti, la continuità didattica
non rispettata e il record di sempre di supplenze annuali”.
“Ora, che nessuno, partito politico, sindacato o associazione, faccia
l’ennesima propaganda politica sulla pelle dei precari della scuola – conclude
Pacifico -. C’è stato un anno di tempo, noi abbiamo avanzato proposte precise,
semplici, ragionevoli. Non siamo stati ascoltati. L’Europa ci ha dato ragione,
quell’Europa tanto temuta prima del voto elettorale da bloccare uno sciopero
generale in primavera che nasceva anche contro i progetti di autonomia
differenziata voluti dalla Lega. Adesso chi ha detto tanti no ai precari, ai
docenti, agli educatori e al personale Ata della scuola abbia la decenza di
tacere e di non chiedere voti o tessere. La storia ne è testimone.”
L’attuale crisi di Governo mette a repentaglio il bonus Cultura 18app? E la Carta del Docente?
La risposta è no.
Chiaramente non sarà l’eventuale nuovo Esecutivo o le nuove elezioni a cambiare l’erogazione di 18app, la cui nascita è già antecedente all’avvento del governo gialloverde M5S – Lega.
Al contrario, in questo momento così concitato la prossima manovra finanziaria – fondamentale e sotto gli occhi dell’Unione Europea – rischia di rimanere in stand-by. Quindi, anche i conti dello Stato.
Ben diverso invece è la nascita di un nuovo Governo che non erediti niente dai precedenti due. Come sappiamo, i due bonus Cultura da 500 euro citati sono nati dall’azione dell’esecutivo PD di Renzi. Dopo una bagarre dal sapore elettorale (soprattutto per quanto riguarda le promesse leghiste-grilline di smantellare la Buona Scuola renziana – che è ancora lì), i due bonus sono stati separatamente ma convintamente riconfermati.
Un eventuale Governo M5S – PD, quindi, difficilmente taglierà i due bonus cultura. Ma se al Governo andasse una coalizione diversa, non è detto che nel cercare disperatamente fondi i due bonus non contassero gli ultimi anni di vita.
Anief chiede fin da adesso una soluzione politica immediata bipartisan al nuovo esecutivo che si formerà dopo le dimissioni del Governo Conte e dei suoi ministri.
“Basta un articolo in sei commi – spiega il giovane sindacato attraverso una nota stampa – per prevedere l’adeguamento dell’organico di fatto in organico di diritto specie su posti di sostegno, l’estensione del doppio canale di reclutamento a graduatorie d’istituto provinciali, l’assunzione degli idonei dei concorsi ordinari e straordinari in tutto il territorio nazionale, la stabilizzazione di tutto il persone Ata, educativo inclusi gli assistenti alla comunicazione, la conferma nei ruoli del personale docente assunto con riserva dopo il superamento dell’anno di prova, un corso abilitante per tutto il personale sprovvisto di abilitazione”.
“Ogni altra soluzione pensata, salvo intese, è morta con il tradimento del contratto voluto dalla ex maggioranza giallo-verde da parte della Lega” conclude Anief.
Le fibrillazioni di Roma e del Governo centrale di queste ore agitano anche il mondo della scuola: una crisi di Governo in questo momento cosa comporterebbe in termini di concorsi e altri provvedimenti legati all’istruzione?
Crisi di Governo e concorsi già organizzati
Anche se cade il Governo, saranno realizzati e conclusi tutti i concorsi il cui bando è già stato pubblicato. Quindi i partecipanti al concorso per DSGA ad esempio, e quelli che vorranno partecipare ai concorsi straordinari già approvati, possono dormire tranquilli.
Ben diverso il caso dei concorsi che sono stati solo annunciati dal ministro Bussetti. Se cade il Governo, a meno di rush finali improbabili, resteranno solo meri annunci.
Crisi di governo e disegni di legge
Ben diverso il discorso sui disegni di legge attualmente depositati in Parlamento. Se le Camere si sciolgono decadono anche tutti i ddl.
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