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Decreto salva precari sotto la lente delle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera

È entrata nel vivo, all’interno delle Commissioni congiunte Cultura e Lavoro di Montecitorio, la scrematura dei circa 280 emendamenti presentati al decreto scuola n. 126, di cui 13 firmati dalla maggioranza, che andrebbero a  modificare parti strutturali del testo, in vista della discussione in Aula alla Camera prevista per il 25 novembre. Sebbene siano già diversi gli emendamenti considerati inammissibili, parte dei quali “per estraneità di materia”, molte delle richieste formulate dall’Anief sono state reputate ammissibili, anche attraverso modifiche analoghe. 

Decine di emendamenti ancora approvabili

Tra questi ultimi emendamenti, dello stesso tenero e con contenuti sostanzialmente uguali a quelli presentati dal giovane sindacato autonomo, figurano, in particolare, l’avvio di una procedura concorsuale riservata anche agli 8 mila nuovi maestri della scuola dell’infanzia e della primaria, quindi da immettere in ruolo, l’allargamento dei requisiti d’accesso al concorso straordinario, l’assunzione in ruolo di personale Ata con almeno 24 mesi di servizio svolto, la mobilità professionale degli amministrativi che hanno assunto il ruolo superiore, come facenti funzione Dsga, anche se privi di laurea. 

Rimangono in vita, quindi, decine delle richieste Anief che puntano a trovare una soluzione definitiva al sempre più grande problema della supplentite, quest’anno esploso con 205 mila contratti annuali sottoscritti: un vulnus di grandi dimensioni che riguarda pure il reclutamento, il quale continua a poggiare su convinzioni errate, come quella che l’attuazione di qualche concorso, con un numero ristretto di posti messi a bando, pur con un’alta mole di cattedre vacanti, possa sistemare tutto. 

Tra gli emendamenti similari a quelli propositi dall’Anief, che quindi il sindacato sostiene, figura il provvedimento di inserimento nelle GaE “da emanare entro il 30 giugno 2020 (…) a domanda, di tutto il personale in possesso di abilitazione, ivi incluso il diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 e il diploma tecnico professionale, nonché del personale educativo”. La richiesta, formulata dall’on. Federico Mollicone (FdI), prevede anche l’utilizzo delle graduatorie d’Istituto ai fini delle immissioni in ruolo “nel caso in cui la graduatoria permanente sia esaurita e rimangano posti a essa assegnati”: in tal caso, “si procede all’assunzione per scorrimento dalle graduatorie d’istituto che sono trasformate, a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, in graduatorie provinciali, aggiornabili ogni anno e aperte a nuovi inserimenti”. Inoltre, si chiede che “il personale sprovvisto di abilitazione, al fine della conferma nei ruoli”, possa entro il 30 giugno 2020, “conseguire la relativa abilitazione all’esercizio della professione attraverso la frequenza di apposito corso universitario”. 

Sempre a proposito dei docenti precari con diploma magistrale, l’on. Flora Frate (M5S) chiede che il testo del decreto n. 126 preveda anche la loro partecipazione ai concorsi, la conferma dei ruoli già sottoscritti e la proroga dei contratti in essere, permettendo a coloro che sono stati “assunti a tempo indeterminato con clausola risolutiva e che hanno superato l’anno di prova di entrare in ruolo allo scadere dell’anno scolastico in corso 2019/2020”. 

Più emendamenti, a firma degli onorevoli Valentina Aprea (FI) e Carmela Bucalo (Fd), inoltre, indicano la necessità di procedere alla “eliminazione del vincolo delle ventiquattromila assunzioni per la secondaria”. L’on. Aprea e Frate, inoltre, indicano la necessità di procedere allo “scorrimento delle graduatorie degli idonei per le assunzioni”. Sono stati considerati ammissibili anche le richieste che puntano alla “eliminazione limite temporale del servizio e valutazione dell’anno in corso”, alla “riduzione a due annualità del servizio valutabile” per l’accesso ai concorsi riservati, alla “eliminazione dell’anno di servizio specifico” sulla classe di concorso per la quale si chiede di concorrere. 

Rimane in vita l’emendamento sull’ammissione ai ruoli e alla specializzazione su sostegno “per chi ha prestato servizio senza titolo”, presentato da Paola Frassinetti (FdI) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu): l’obiettivo è quello di produrre “l’acquisizione del diploma universitario di specializzazione per le attività di sostegno, nel caso in cui il vincitore ne sia sprovvisto”.

Per iniziativa dell’on. Valentina Aprea (FI), si vuole aprire alla “valutazione del servizio prestato nelle scuole paritarie e IeFP anche per i ruoli”, a patto che “tale servizio sia svolto in enti accreditati dalle regioni, sia riconducibile a una delle classi di concorso per cui è bandito il concorso oppure all’insegnamento di sostegno e sia stato prestato per garantire l’assolvimento dell’obbligo d’istruzione”. 

Sono stati reputati ammissibili anche gli emendamenti sulla “riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza dei neo-assunti”, sulla “mobilità straordinaria per tutto il personale di ruolo”, sullo “scorrimento GaE in altra provincia per i ruoli”, sulla “trasformazione delle graduatorie di istituto in provinciali e riapertura terza fascia”, sul “nuovo corso concorso riservato per ricorrenti contenzioso avverso bandi 2011, 2015, 2017 “, sullo “scorrimento graduatoria idonei concorso ds”, sulla “quota del 30% di riserva al concorso per dirigenti tecnici” a tempo determinato e sulla conferma degli “incarichi dirigenti tecnici a t.d.”. Rimane in piedi anche l’emendamento sull’ammissione al “concorso riservato per Dsga per facenti funzione con 36 mesi di servizio e ATA con 5 anni di servizio senza laurea”. 

Tra le richieste di modifica ammissibili, sempre in linea con quelle prodotte dal sindacato Anief, risultano quelle per lo scorrimento della graduatoria degli idonei al concorso Dsga, per l’esonero dalle rilevazioni biometriche anche per i dipendenti di Università e Afam, per l’assunzione del personale AFAM a tempo determinato da graduatorie aggiuntive, per l’immissione in ruolo di ricercatori a tempo indeterminato e per la Carta europea dei ricercatori, oltre che per il trattamento accessorio del personale universitario. 

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Salva-precari, la Gilda in audizione: “Decreto monco”

Rino di Meglio

“Senza il Disegno di Legge sulle abilitazioni, il Decreto precari oggi in discussione risulta monco e rischia di fallire l’obiettivo per il quale è stato concepito e che consiste nell’avvio di una procedura abilitante strutturale in grado di ridurre a percentuali fisiologiche il fenomeno del precariato. Ci aspettiamo, pertanto, che il Disegno di legge sulle abilitazioni venga presto inviato alle Camere per una sua celere approvazione”.

Così la delegazione della FGU-Gilda degli Insegnanti ha esordito la mattina del 12 novembre in audizione davanti alle Commissioni Istruzione e Lavoro di Montecitorio.

Entrando nel merito dei contenuti del Decreto 126, la FGU-Gilda degli Insegnanti ha posto l’accento in particolare su alcuni aspetti qui di seguito elencati sinteticamente.

SCUOLE PARITARIE
Ok alla procedura concorsuale anche per i docenti con servizio nelle paritarie ma utile ai soli fini abilitativi (sbocco naturale di stabilizzazione in una scuola paritaria). Ok prova scritta informatizzata analoga, ma distinta, tra chi partecipa, oltre che a fini abilitativi, anche ai 24.000 posti vacanti riservati a chi ha almeno tre anni di servizio nella scuola statale.

SOSTEGNO
Sarebbe opportuno chiarire che il servizio effettuato su posto di sostegno senza titolo è, come avviene regolarmente, riconosciuto in tutto e per tutto come servizio specifico sulla classe di concorso dalla quale si è ricevuta la nomina. Vista la carenza cronica di docenti specializzati sul sostegno, sarebbe inoltre opportuno consentire la partecipazione al concorso straordinario degli specializzati sia per la scuola secondaria di primo grado che a quella di secondo grado. Per la prova orale, si ritiene opportuno valutare il periodo di formazione e prova.

24 CFU
Oltre a quelle per i 24mila vincitori, lo Stato si faccia carico anche delle spese per l’acquisizione dei 24 crediti formativi universitari sostenute dai candidati al concorso straordinario che, pur avendolo superato, non rientrano nel contingente previsto per le assunzioni.
Netta contrarietà alla soppressione delle disposizioni transitorie che consentivano ai docenti con tre anni di servizio di accedere alla procedura ordinaria senza i 24 CFU.

EDUCAZIONE CIVICA (LEGGE 92/2019)
Servono correzioni ed integrazioni per evitare che gli insegnanti siano gravati da ulteriori incombenze burocratiche senza un compenso adeguato.

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Sciopero della scuola, Anief: “Modifiche al decreto salva-scuola”

anief sciopero roma 12 novembre 2019

Centinaia di lavoratori della scuola hanno protestato a Roma, davanti Montecitorio, per chiedere modifiche all’inconcludente decreto salva scuola e al deludente capitolo del comparto Istruzione della Legge di Bilancio.

La manifestazione, svolta nel giorno dello sciopero nazionale Anief aperto a tutto il personale docente e Ata, di ruolo e precario, agli educatori, al personale Ata, dell’Afam e dell’Università, ha voluto sensibilizzare il Parlamento, dove in questi giorni è entrato nel vivo il confronto sul decreto ribattezzato “salva precari bis”: il testo è giunto all’esame delle Commissioni di competenza, prima del voto finale dell’Aula previsto a fine mese. 

Il leader dell’Anief, Marcello Pacifico, ha detto, prima alla piazza e poi ai parlamentari, che “sul precariato cronico italiano è giunta l’ora di trovare soluzioni adeguate rispetto al diritto dell’Unione Europea, ma anche della nostra Costituzione. È bene che, come accaduto in passato, i nostri governanti della scuola abbiano la coscienza di ascoltare le richieste di chi, come l’Anief, segue da anni le necessità dei lavoratori della scuola, ad iniziare da quelli precari. I problemi riguardanti alcuni particolari e sentiti temi, come gli organici sottodimensionati, i profili professionali bloccati e le cattive norme che regolano il reclutamento del personale, non si possono risolvere da soli o con provvedimenti deboli”.

Ai lavoratori della scuola non piacciano i decreti che il Governo si appresta a varare. Oggi i manifestanti lo hanno detto a gran voce, partecipando al sit-in Anief di Montecitorio, chiedendo anche delle soluzioni per risolvere una volta per tutte la piaga del precariato e della supplentite, ma anche per chiedere stipendi adeguati da assegnare al personale della scuola e diverse soluzioni che migliorerebbero la vita scolastica in modo deciso. 

Sempre nella stessa mattinata, una delegazione del giovane sindacato Anief, guidata dal presidente nazionale Marcello Pacifico, ha presentato nel corso di un’audizione tenuta presso la VII e XI Commissione riunite della Camera ben trenta proposte di modifica, anche al fine di fare condannare l’Italia alla procedura d’infrazione per la mancata stabilizzazione di decine e decine di migliaia di precari della scuola italiana pur in presenza di posti vacanti e disponibili. 

“Anief si batterà sino all’ultimo – ha spiegato il suo presidente nazionale perché vengano portati a termine questi obiettivi in sede parlamentare, ben definiti nella piattaforma sindacale. Nel frattempo, comunque, il giovane sindacato ha deciso di aprire le preadesioni gratuite ai ricorsi, al fine di tutelare nelle sedi opportune i diritti dei troppi docenti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici, facenti funzione Dsga, dirigenti tecnici con incarichi temporanei e ora anche esclusi dal nuovo concorso riservato oppure al corso abilitante o di specializzazione per l’insegnamento agli alunni con disabilità accertata. Ma anche per andare a determinare una riflessione seria sui testi ora all’esame di Montecitorio”. 

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Crisi di Governo e concorsi scuola: verranno annullati?

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (foto: "© European Union 2017 - European Parliament").

Le fibrillazioni di Roma e del Governo centrale di queste ore agitano anche il mondo della scuola: una crisi di Governo in questo momento cosa comporterebbe in termini di concorsi e altri provvedimenti legati all’istruzione?

Crisi di Governo e concorsi già organizzati

Anche se cade il Governo, saranno realizzati e conclusi tutti i concorsi il cui bando è già stato pubblicato. Quindi i partecipanti al concorso per DSGA ad esempio, e quelli che vorranno partecipare ai concorsi straordinari già approvati, possono dormire tranquilli.

Ben diverso il caso dei concorsi che sono stati solo annunciati dal ministro Bussetti. Se cade il Governo, a meno di rush finali improbabili, resteranno solo meri annunci.

Crisi di governo e disegni di legge

Ben diverso il discorso sui disegni di legge attualmente depositati in Parlamento. Se le Camere si sciolgono decadono anche tutti i ddl.

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Educazione alla cittadinanza: raccolte 60mila firme, ora proposta di legge

decaro anci

Educazione alla cittadinanza: l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha raccolto le firme necessarie per presentare la proposta di legge alle Camere. Lo afferma il presidente Antonio Decaro.

L’annuncio in una nota stampa in cui si legge: “Abbiamo raccolto 60 mila firme. Ora possiamo depositare la proposta di legge per introdurre l’educazione alla cittadinanza come materia nelle scuole. È un grande risultato collettivo: la prima spinta è arrivata dalla buona volontà dei sindaci e di tutti gli amministratori che si sono dati da fare; ma fondamentale è stato l’entusiasmo di categorie – editori dei giornali, professori, studenti, prima di tutto – e naturalmente dei cittadini che hanno fatto propria la campagna e hanno firmato da ogni angolo d’Italia”. Lo dice il presidente dell’Anci e sindaco di Bari annunciando che la proposta di legge dei sindaci ha compiuto il suo cammino. I primi giorni dell’anno verrà depositata.
“Attraverso l’educazione alla cittadinanza – spiega Decaro – crediamo si possa formare una migliore coscienza civile nei cittadini di domani. Come diceva Mandela, l’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo. Proviamo a migliorare la vita nelle nostre città lavorando sul rispetto di quel che è di tutti, approfondendo, in teoria e in pratica, cosa fa di noi una comunità”.

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Legge di bilancio, la soddisfazione di Bussetti: “Misure concrete, getta le basi per il lavoro futuro”

Marco Bussetti Miur Ministro

Un nuovo modello di reclutamento degli insegnanti, pensato per consentire un più rapido accesso alla cattedra ed evitare la lunga trafila del precariato nella Scuola. La revisione dell’Alternanza Scuola-Lavoro, con una riduzione proporzionata delle ore in base agli indirizzi di studio e più garanzie sulla qualità dei percorsi offerti agli studenti. Risorse per incrementare il tempo pieno, soprattutto al Sud, e per l’inclusione scolastica. E poi, nuove assunzioni di ricercatori nelle Università e la creazione di una Scuola Superiore Meridionale per la formazione e la valorizzazione di nuove eccellenze. Non nasconde la soddisfazione il ministro Bussetti per quelli che definisce solo “alcuni” dei provvedimenti contenuti nella Legge di bilancio, approvata oggi alla Camera in via definitiva, per i settori di competenza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le dichiarazioni del Ministro Bussetti

In una nota stampa, il responsabile del dicastero dell’Istruzione si mostra fiero dei risultati ottenuti. “Si tratta di misure concrete che si inseriscono nel solco del lavoro che abbiamo avviato fin dal nostro insediamento e che gettano le basi per quello che porteremo avanti nei prossimi mesi”, commenta il Ministro Marco Bussetti. “Siamo riusciti a inserire nella manovra provvedimenti che erano per noi essenziali: il nuovo reclutamento nella Scuola, l’incremento delle facoltà assunzionali negli Atenei, in particolar modo in quelli virtuosi, la nascita della Scuola Superiore Meridionale. Portiamo avanti un percorso coerente per il buon funzionamento del sistema scolastico, dell’Università, della Ricerca, dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica”.

“Con la manovra – dettaglia il Ministro – siamo intervenuti risolvendo questioni importanti, come quella dello stipendio degli insegnanti che rischiava di essere decurtato già a partire dal mese di gennaio. Il precedente Governo non aveva infatti stanziato fondi sufficienti in occasione dell’ultimo rinnovo del contratto collettivo nazionale. Abbiamo recuperato quello che serviva e messo in salvo i salari. Apriamo le porte della Scuola ai giovani che vogliono insegnare: avremo concorsi snelli e banditi regolarmente. Chi vince va in cattedra: niente più anni infiniti di precariato prima del contratto a tempo indeterminato. Nella fase attuativa terremo naturalmente conto anche di chi ha già fatto un percorso di insegnamento che dovrà essere valorizzato”.

“Rilanciamo l’Alternanza Scuola-Lavoro: riducendo le ore minime obbligatorie avremo percorsi di maggior qualità. Lo avevamo annunciato a scuole, famiglie e studenti. Una promessa mantenuta. Mettiamo risorse per incrementare il tempo pieno. Per la Scuola non ci sono tagli, ma fondi in più. Valorizziamo i giovani laureati di talento: favoriremo la loro assunzione da parte delle aziende”, prosegue il Ministro.

Per l’Università “è prevista l’assunzione di circa 1.500 ricercatori di tipo b, che sarà disposta in deroga al blocco delle assunzioni. Così come non ci sarà alcun blocco alle progressioni di carriera di chi fa ricerca negli atenei, né per scuole e AFAM. Abbiamo voluto e ottenuto un’attenzione particolare su questo punto. Così come abbiamo ottenuto maggiori assunzioni per gli atenei. È una svolta: dobbiamo tornare ad assumere di più nelle università. E voglio anticipare – assicura Bussetti – che non ci saranno tagli alle borse di studio: i risparmi richiesti al bilancio del nostro Ministero saranno conseguiti razionalizzando voci di spesa inefficiente. Non toccheremo il diritto allo studio”.

Chiude Bussetti: “Con la Legge di bilancio aumentiamo, come avevamo promesso di fare, i contratti di formazione per le specializzazioni mediche. E lo facciamo a regime, in modo strutturale. Incrementiamo i fondi per enti di ricerca e atenei. Continuiamo a investire nelle nostre eccellenze”.

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Autonomia amministrativa, strada spianata verso la didattica locale

Riceviamo da ANIEF e pubblichiamo:

Prende corpo l’autonomia amministrativa e legislativa su temi importanti come lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e di governo del territorio. Della spinta che stanno producendo alcune regioni del Nord, in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, si è parlato anche nell’ultimo Consiglio dei Ministri, durante il quale è stato definito il percorso cronologico di quello che sembra un provvedimento legislativo destinato a compiersi: “abbiamo delineato un percorso. Verso metà gennaio completeremo l’istruttoria sulle varie materie”, ha aggiunto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine del CdM. “Ci sarà poi una fase finale nella quale ci saranno le valutazioni sul piano tecnico-giuridico ma anche politico”, ha sottolineato il vecepremier Matteo Salvini, preannunciando anche che il 15 febbraio verrà ratificata la proposta dello Stato.

Anche nel Documento di Economia e Finanza, preludio della manovra economica 2019, è presente, nero su bianco, la volontà di introdurre la cosiddetta “Autonomia differenziata”, sulla falsa riga di ciò che stanno tentando di portare avanti le giunte Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La volontà è quella di dare attuazione all’articolo 116/3 della nostra Costituzione, che riguarda l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.

In base a tale norma, è previsto che “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.

Nel corso degli ultimi decenni, qualsiasi tentativo di attuazione di questo dettato è stato sempre fermato in tribunale. Con le sentenze n. 242/2011 della Consulta e della 107/2018 sono state stoppate, ad esempio, le norme della provincia autonoma di Trento, in particolare all’art. 92, c. 2bis, legge 5/2006 sull’inserimento in coda del personale iscritto in graduatorie diverse da quelle provinciali trentine e del “super servizio attribuito” al lavoro svolto nelle scuole trentine o ancora alla precedenza di accesso agli asili nido riservata ai residenti o lavoratori per almeno 15 anni nella regione Veneto.

Anief ricorda che nell’ambito del processo di attribuzione (art. 117) delle competenze relative alle norme generali sull’istruzione (art. 116, lettera n) bisogna tenere conto del rispetto degli articoli 3, 4, 16, 51, 97 della Costituzione, come ribadito dalla stessa Consulta in tema di reclutamento degli insegnanti, residenza professionale e servizi legati ai soli residenti.

Secondo l’ufficio legale del sindacato, pertanto, un tentativo di questo genere è incostituzionale. Come lo è il ddl presentato dalla Lega al Senato che introduce il domicilio professionale o ancora il divieto di trasferimento nella mobilità (per almeno 5 anni) del personale neo-assunto nella scuola ed introdotto nel contratto in via di approvazione: la norma viola, infatti, gli art. 3 sulla parità di trattamento e sull’uguaglianza sostanziale, 4 sulla promozione delle condizioni per la ricerca del lavoro, 16 sulla libera circolazione, 51 e 97 sul merito e il buon andamento della Pubblica Amministrazione.

“La scuola è un bene comune di tutti i cittadini italiani – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e persino nelle regioni a statuto speciale non si è arrivati a quanto vuole fare l’attuale maggioranza politica. Per non parlare del fatto che ogni qual volta la provincia autonoma di Trento si è sensibilmente discostata dal sistema nazionale in tema di reclutamento del personale, abbiamo sempre vinto in tribunale e fatto dichiarare la norma per quello che è: palesemente incostituzionale”.

“Se davvero si vuole una scuola autonoma – continua il sindacalista Anief-Cisal – si deve partire da organici differenziati per istituto e non da docenti assunti dalle regioni su risorse diverse da quelle assegnate dallo Stato. Bisogna lottare per incrementare occupazione e livelli di istruzione al Sud e abbassare i tassi di dispersione scolastica, piuttosto che staccare pezzi del Paese dove l’economia è più fiorente. In questo modo, inoltre, si acuirebbe la questione meridionale, mai risolta dopo l’autonomia quando ingenti risorse dello Stato borbonico furono drenate per costruire l’unità nazionale e industrializzare il Nord”.

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DDL Granato, ecco cosa cambia

insegnanti docenti immissione in graduatoria

Dopo l’annuncio via Facebook della senatrice 5 stelle Bianca Laura Granato sulle modifiche al disegno di legge 763, proviamo a fare un po’ di chiarezza:

Cosa cambia

Rispetto all’originario disegno di legge le modifiche riguardano:

  • l’abolizione della misura secondo cui il dirigente deve acquisire la disponibilità del docente, assunto precedentemente alla legge 107/2015, prima di assegnarlo su posto di potenziamento;
  • l’abolizione della della misura secondo cui per l’utilizzo dei docenti nelle reti di scuole si deve acquisire la disponibilità dell’insegnante.

In altre parole, viene sostituito il comma 66, che nella nuova formulazione così recita:

  • “A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 i ruoli del personale docente sono regionali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto”.

Tale comma nella versione definitiva del ddl non prevede più i ruoli ragionali ma li riconduce a livello provinciale: “A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 i ruoli del personale docente sono provinciali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto”.

bianca laura granato m5s
La senatrice del M5S Bianca Laura Granato (foto: Facebook)

Il testo

Dopo il comma 73 viene aggiunto il comma 73- bis, che recita: “il personale docente titolare su ambito territoriale alla data del 31 agosto 2019 assume la titolarità presso una delle istituzioni scolastiche in cui ha prestato servizio negli ultimi tre anni scolastici. Al personale docente che alla medesima data non si trova a prestare servizio in una istituzione scolastica appartenente all’ambito di titolarità è assegnata d’ufficio la titolarità presso una delle istituzioni scolastiche del predetto ambito. Dall’anno scolastico 2019/2020 il personale docente è assegnato alle istituzioni scolastiche secondo i criteri di cui al comma 68”.

Docenti titolari di ambito

Alla data del 31 agosto 2019, dunque, i docenti titolari di ambito assumeranno la titolarità in una delle scuole in cui hanno prestato servizio negli ultimi tre anni scolastici.

I docenti in servizio in un ambito di diverso da quello di titolarità, invece, avranno assegnata la titolarità in una scuola del predetto ambito (di titolarità).

Tale comma, nella versione definitiva, prevede che la titolarità su scuola venga attribuita dal 1° settembre 2018, quindi in maniera retroattiva: “Il personale docente titolare su ambito territoriale alla data del 1° settembre 2018 assume la titolarità presso l’istituzione scolastica che gli ha conferito l’incarico triennale”.

Precedentemente, il ddl aveva fissato al 31 agosto 2019 la data di attribuzione della titolarità su scuola.

Ruoli provinciali

Il comma 66 della legge 107/2015 è stato riscritto nel ddl che lasciava regionali i ruoli del personale docente. Nella versione definitiva i predetti ruoli ritornano ad essere provinciali: “A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 i ruoli del personale docente sono provinciali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto”.

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Granato (M5S): modificato DDL abolizione titolarità scuola, ecco perché

bianca laura granato m5s

Bianca Laura Granato, senatrice del Movimento 5 Stelle, ha illustrato via social le modifiche al disegno di legge 763 sull’abolizione della chiamata diretta e della titolarità su ambito, attualmente al vaglio del Senato. Ecco il post che spiega le motivazioni:

“Perché abbiamo eliminato il comma 73 ter che avevamo inserito nel testo del ddl 763? Perché ci siamo resi conto che introduceva per legge una differenza tra varie tipologie di organico che con questo disegno di legge volevamo invece cancellare definitivamente grazie all’assegnazione di tutto il personale di ruolo anche dopo l’entrata in vigore della legge 107/15 su scuola.

Cosa sarebbe successo se avessimo deciso di mantenere quel comma?

Nelle scuole avremmo dovuto istituire 2 graduatorie: quella dei docenti assunti prima della legge 107/15, a cui bisognava chiedere la disponibilità di essere inseriti su posti di potenziamento, cui si sarebbero sommati quelli assunti dopo l’entrata in vigore del ddl 763, ovvero dopo il 1 settembre 2019, e quella dei docenti assunti su ambito per effetto della legge 107/15 dal 1 settembre 2015 al 31/08/2019 con anche i soprannumerari. E cosa ne sarebbe stato dei docenti che già adesso hanno scelto di essere utilizzati in parte o interamente su potenziamento? Dove avremmo dovuto inserirli? Mi stupirei se qualcuno la trovasse una buona soluzione, si tratta invece di un autentico pastrocchio, oltretutto discriminatorio.

Infatti il potenziamento che il ddl 763 destina alla graduale estinzione per riassorbimento, dal comma 73 ter sarebbe invece legittimato e quei docenti assunti nella fase C della 107, sarebbero marchiati in eterno.

Sappiamo bene che se non ci fosse stato il nostro ddl avremmo ancora attiva la più potente arma messa nelle mani della dirigenza scolastica dalla legge 107/2015, che ha trasformato la classe docente in una categoria soccombente su tutti i fronti rispetto a richieste di lavoro sommerso con cui le scuole dell’autonomia sono oggi spesso trasformate in delle passerelle allestite ad arte per nascondere il vuoto di un’offerta formativa sempre meno realmente efficace, modulata sulle richieste del mercato piuttosto che sulle esigenze di alunni e famiglie”.

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Bussetti e lo sport dalla primaria: “Operazione storica”

Marco Bussetti Miur Ministro

“Due ore settimanali di educazione motoria alla scuola primaria. Oggi, con l’approvazione in prima lettura alla Camera del disegno di legge delega, abbiamo segnato un primo, importante passo verso l’introduzione dello sport già nel primo ciclo di istruzione. Un’operazione storica, che ci consentirà di dare vera dignità alla pratica sportiva e di diffondere l’educazione ai corretti stili di vita a partire dai bambini più piccoli”.

Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha commentato, attraverso una nota stampa, l’approvazione in prima lettura alla Camera del testo unificato delle proposte di legge in materia di insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria.

Il Ministro sottolinea come “il Governo sia stato a fianco di tutte le forze parlamentari promotrici, reperendo le risorse finanziarie occorrenti, per favorire il percorso parlamentare. Si tratta di un risultato non scontato – aggiunge il Ministro – trattandosi di una materia più volte affrontata ma mai portata a compimento. Basti pensare che nel testo approvato oggi alla Camera confluiscono cinque diversi testi di legge presentati nel corso degli anni. Tengo a ringraziare le forze di maggioranza, che hanno voluto trovare una sintesi, e quelle di opposizione che non hanno fatto mancare il loro appoggio a un’iniziativa fondata su un intento comune a tutti: il benessere e la crescita sana dei cittadini più giovani”.

“Ora – conclude Bussetti – la parola passa al Senato, dove mi auguro che i lavori proseguiranno con lo stesso spirito di collaborazione e dove l’impegno sarà volto a migliorare ulteriormente il provvedimento e a potenziare gli interventi già previsti”.