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Terra dei Fuochi, dopo il report di Procura e ISS Hubstrat lancia l’appello alle imprese e start up campane

“Come cittadini, prima ancora che come professionisti, leggere le conclusioni a cui la Procura di Napoli nord e l’Istituto Superiore di Sanità sono giunte sull’incidenza dei rifiuti nello sviluppo di patologie gravi in Terra dei Fuochi ci ha letteralmente sconvolto. Questo tema deve ritornare centrale nella vita politica e sociale del nostro Paese, nonostante l’attenzione quasi totalizzante che purtroppo la crisi pandemica richiede”. Lo afferma Corrado Sorge, CEO dell’agenzia campana Hubstrat, specializzata in strategie e modelli innovativi per lo sviluppo d’impresa. 

“Non volendo entrare nel merito delle scelte economiche e politiche passate e presenti – afferma Sorge – è chiaro che la nostra Terra stia lanciando un appello lancinante che non possiamo far finta di non ascoltare. La salute pubblica è sicuramente la principale urgenza, ma la desertificazione di intere aree dei nostri territori e l’impatto sul tessuto sociale e imprenditoriale non è un problema di poco conto”. 

Hubstrat sottolinea come l’appello della Procura a promuovere cicli virtuosi di gestione dei rifiuti sia “improcrastinabile da raccogliere”. “In molti hanno ascoltato e condiviso su scala globale gli appelli di Greta Thunberg. Ma il problema non è lontano come spesso ci conviene immaginare. Il problema è dietro casa nostra. Non possiamo rischiare di voltarci dall’altra parte quando le azioni devono essere messe in campo a pochi chilometri da noi. Con COMIECO e Si.Eco. a Mercato San Severino siamo stati protagonisti di una campagna per il riciclo della carta che ha coniugato azioni sul territorio e digitali, campagna che ha avuto un importante riscontro in termini di ritorno concreto – e mediatico. Le nuove opportunità che ci offre il mondo interconnesso e digitale coniugate a una rinnovata sensibilità sui temi ambientali sono la strada vincente per restituire vivibilità in Terra dei Fuochi e negli altri territori martoriati da anni di sversamenti selvaggi e atti incivili”. 

“Per questo – conclude Sorge – vogliamo farci promotori di una raccolta d’idee che coinvolga le giovani imprese e le start up campane per definire un modello univoco in cui confluiscano le competenze di tutti. Chi fa impresa sa di avere una responsabilità per la collettività che la ospita. È il momento di pagare questo debito: non abbiamo altro tempo”.

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Chi è Patrizio Bianchi, il nuovo Ministro dell’Istruzione

Agli addetti ai lavori e ai cronisti il suo nome non è nuovo: Patrizio Bianchi, il ministro dell’Istruzione in pectore del nascente esecutivo Draghi, è stato infatti a capo della task force ministeriale (gli “esperti”) chiamata a trovare una soluzione alla scuola in tempi di Covid-19.

Ma la sua carriera parla per lui ancor prima dell’ultimo fondamentale incarico: già professore ordinario di Politica Economica all’Università di Bologna, già Rettore dell’Università di Ferrara, già Assessore alla Scuola dell’Emilia Romagna per due mandati. Bianchi è ad oggi titolare della Cattedra UNESCO di Educazione, Crescita ed Uguaglianza ed è anche direttore scientifico  dell’Ifab – Fondazione Internazionale Big Data e Intelligenza  Artificiale per lo Sviluppo Umano.

Il nuovo esecutivo Draghi (foto: Governo Italiano)

Sessantotto anni, sposato, due figli, Bianchi ha all’attivo 250 pubblicazioni e 40 libri. Bianchi è chiamato a un compito difficile, e che Mario Draghi già in fase di consultazione con i partiti ha fatto intendere che sarà centrale nel suo piano di Governo: quello di rilanciare la scuola italiana. Ben oltre la pandemia.

Sul tavolo ci sono le vertenze storiche e – soprattutto – la questione dei numeri: mancano circa 200mila docenti alla Scuola italiana. Sono queste le prime risposte che dovranno arrivare dal suo mandato.

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Nuovo Governo Draghi, la richiesta di Anief: subito un incontro con i Ministri

Incontrare il prima possibile i sindacati della Scuola, dell’Università e della Ricerca. A chiederlo al nuovo Governo è il sindacato rappresentativo Anief: sarà importante convocare i rappresentanti dei lavoratori, così da confrontarsi con loro e comprendere quali sono le priorità da adottare nel comparto, anche in vista delle scelte da prendere con i finanziamenti ingenti che arriveranno dal Recovery Plan. Il giovane sindacato ritiene che i tempi siano ormai più che maturi per cambiare le logiche che hanno sinora governato il comparto della Conoscenza: anziché basarsi su parametri nazionali inamovibili, bisognerà partire focalizzando l’attenzione sul tessuto sociale ed economico che c’è in ogni luogo di produzione o di ricerca del sapere: in tal modo si potranno definire programmi mirati e obiettivi da raggiungere.

Dichiarazione del Prof Mario Draghi al termine del colloqui con il Presidente Sergio Mattarella,al Quirinale.(foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

IL QUADRO DELLE EMERGENZE

Tra le emergenze da affrontare c’è sicuramente quella della supplentite, che negli ultimi anni ha toccato livelli mai visti, l’adattamento degli organici dei lavoratori, che non possono essere più realizzati solo in base al riferimento numerico degli alunni. Lo stesso vale per i plessi e le sedi scolastiche. C’è poi la questione dell’allargamento dell’obbligo scolastico, da anticipare a tre anni e posticipare alla maggiore età, come pure del tempo scuola, da riportare ai livelli pre-dimensionamento, come del rinnovo dei contratti, della valorizzazione dei profili professionali e della mobilità del personale, che passa per la cancellazione degli assurdi vincoli alla mobilità di tantissimi docenti e amministrativi. Come l’obbligo immotivato dei docenti neo-assunti di rimanere per almeno cinque anni fermi nella scuola di destinazione contro il quale il sindacato si sta battendo in tutte le sedi.

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La strana storia di Trento, dove gli insegnanti non ricevono la Carta del Docente

Trento è Provincia autonoma, una sorta di eccezione nel panorama italiano. Questa eccezione a volte si manifesta in contraddizioni legislative particolari, e quella della Carta del Docente è una di queste.

Infatti, i docenti della Provincia di Trento non hanno mai visto erogarsi il bonus Cultura da 500 euro dal giorno della sua nascita ad oggi. Una situazione che il sindacato Delsa ritiene inaccettabile. Salito sugli scudi negli ultimi giorni del 2020, da qualche settimana ha trasformato il j’accuse in una vera e propria vertenza.

carta del docente cosa acquistare

L’azione sindacale inizia con l’atto di richiesta di ogni singolo docente attraverso un modulo che Delsa ha predisposto e sta distribuendo a partire dal 24 gennaio.

Se all’atto di richiesta da parte dei docenti non corrisponderà un immediato riscontro – dichiara il rappresentante del sindacato Delsa Mauro Pericolo – dichiara- siamo pronti ad attivare una Class Action che miri al riconoscimento retroattivo, sin dall’anno 2015/16, dell’importo di 500€ per anno scolastico, per ogni docente di ruolo già dal suddetto anno e per i docenti che, a partire sempre dal 2015-2016, abbiano svolto servizio per almeno 180 gg ad anno scolastico“.

“Abbiamo optato per tale scelta operativa – spiegano dal sindacato – per una serie di ragioni, tra cui, non ultima, la complessità tecnica dell’azione che è strutturata in più fasi, la prima delle quali consiste nella richiesta da parte del singolo docente, attraverso la compilazione del modulo predisposto da Delsa. Seguirà poi l’attività di diffida stragiudiziale e sindacale che Delsa sta già predisponendo”.

Ulteriori informazioni sul sito Delsa.

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Anief applaude alla “forma” che sta prendendo il governo Draghi

Il Governo di Mario Draghi sta prendendo una forma sempre più europeista. Secondo il sindacalista autonomo Marcello Pacifico “è fondamentale andare a esaminare a fondo il tessuto sociale ed economico che c’è in ogni luogo di produzione o di ricerca del sapere: solo a seguito di uno studio analitico si può infatti attuare un programma definito ed efficace, le cui possibilità di riuscita sono decisamente più alte rispetto a quanto avviene oggi sulla base di parametri rigidi di tipo nazionale sganciati dalla realtà. Uno degli esempi più lampanti di questo sistema è la sempre più anacronistica assegnazione degli organici dei lavoratori della scuola in base al solo mero rapporto numerico con la popolazione studentesca”.

“È chiaro – continua Marcello Pacifico – che non tenendo conto di altri fattori, anche endogeni alla scuola, come il supporto culturale e sociale del territorio e degli enti locali, si ottiene un risultato fortemente differenziato e penalizzante verso quegli studenti collocati in aree svantaggiate, con influenze dirette sia sulla ricezione dell’offerta formativa sia sull’abbandono scolastico. Come una logica da superare è quella dello stipendio comune, da ancorare al costo della vita e ai livelli europei, che tenga conto di specificità legate al burnout o al lavoro correlato o, come si è visto in tempo di pandemia, al rischio biologico, pure questo mai considerato ma evidente in un contesto lavorativo come quello scolastico”.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

Sempre per rimanere sulla scuola, Anief fa presente la necessità di cambiare il sistema di reclutamento, favorendo quelle logiche di assunzione di personale formato “sul campo”, adottate da tempo negli altri Paesi europei. Come dal Recovery Plan ci si aspetta che arrivino novità pure in fatto di digitalizzazione delle scuole, anche con l’introduzione di reti internet super veloci, e di mobilità del personale, “in particolare – dice il presidente Anief – quella transfrontaliera che interessa il settore della ricerca, e si concretizza nella rimozione di tutti i vincoli alla mobilità del personale docente e amministrativo. A partire dall’assurdo obbligo di permanere nel territorio di assunzione per almeno cinque anni, imposto ai docenti immessi in ruolo dallo scorso mese di settembre, e contro di esso il sindacato si sta battendo in tutte le sedi possibili”.

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Trasparenza: arriva myIS, la nuova app del Ministero dell’Istruzione

C’è una novità nel mondo della scuola, e la annuncia il Ministero dell’Istruzione attraverso i suoi canali ufficiali: si chiama myls, l’app che risponde alle domande sui servizi del personale scolastico, consente di avere un nuovo punto di accesso telematico ai servizi, alle informazioni e alle comunicazioni. 

A che punto è il concorso? Qual è la mia posizione in graduatoria? Ci sono novità sul mio contratto? Tutte e altre risposte sono su myIs.

L’applicazione consente di: vedere tutte le istanze aperte e quelle inoltrate; controllare lo stato del contratto di lavoro; verificare la posizione in graduatoria; seguire l’iter del concorso a cui l’utente ha partecipato; delegare un’altra persona a operare su Istanze OnLine; collegare e validare i dati della pec; essere aggiornato in tempo reale sulle ultime novità. 

myIs app

Si può scaricare su App store e Google play, si accede con SPID o con le credenziali dell’area riservata del Ministero dell’Istruzione. Per consultare tutte le sezioni disponibili occorre essere abilitati al servizio di Istanze OnLine.  

Da oggi myIs ti consente di avere tutto a portata di mano e rimanere sempre aggiornato su scadenze e novità.  

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Concorso Straordinario: nuova vittoria Anief sul Ministero al TAR

Per il TAR Lazio devono essere disposte prove suppletive per i candidati che non hanno partecipare a causa del Covid-19. Pacifico (Anief) aveva chiesto fin dall’autunno di preventivare la loro partecipazione. La decisione giunge dopo la remissione in Corte costituzionale della norma sulle nuove selezioni decisa dal Consiglio di Stato

Il TAR del Lazio dà piena ragione all’Avvocato Patrizia Gorgo dell’Anief sulla necessità di prevedere prove suppletive per la partecipazione al Concorso Straordinario 2020 per quanti non potessero presentarsi per cause correlate alla malattia o alla normativa sul contenimento del contagio da Sars-COV-2. Marcello Pacifico (Anief): “Avevamo ragione noi a sostenere che un docente in quarantena o sottoposto a isolamento fiduciario non poteva vedersi negato il diritto a sottoporsi alle prove scritte del Concorso Straordinario e ora anche il Tribunale ci ha dato ragione”. Ancora possibile preaderire agli specifici ricorsi per richiedere la predisposizione di prove scritte suppletive in caso di impedimento alla partecipazione causato dall’emergenza sanitaria.

tribunale giustizia martelletto

Secondo il TAR del Lazio, infatti, considerato che i ricorrenti non hanno potuto partecipare alla prova scritta relativa al concorso straordinario “in quanto sottoposti a misure sanitarie di prevenzione per l’emergenza da Covid-19, che costituisce una situazione di impossibilità oggettiva e la cui violazione configura, peraltro, una ipotesi di responsabilità penale” ha ritenuto “sussistente il pregiudizio irreparabile che i ricorrenti subirebbero nel non poter partecipare alla selezione prima che questa si concluda definitivamente, con conseguente obbligo dell’Amministrazione di prevedere una sessione suppletiva non appena si registreranno le condizioni di sicurezza necessarie”. Il TAR del Lazio, dunque, ha accolto le richieste Anief e concesso ai nostri iscritti l’istanza cautelare, disponendo “l’effettuazione di prove suppletive nei termini che l’Amministrazione indicherà ai ricorrenti”.

L’Anief, giovane sindacato che da sempre si batte per la tutela dei lavoratori della scuola, non aveva dubbi sulla correttezza delle proprie tesi e ricorda a tutti gli interessati che è indispensabile inviare alle amministrazioni competenti prima della data della prova scritta di proprio interesse la specifica Istanza/Diffida per poter, in caso di mancata risposta o diniego, agire in tribunale per ottenere giustizia. “Continuiamo a sostenere che non è questa la strada per far accedere i precari alla loro giusta immissione in ruolo – conclude il presidente Anief –  ma il nostro sindacato non permetterà che li si privi della possibilità di partecipare a questo concorso perché vittime della pandemia. Quanti non potranno presentarsi alle prove a causa del Covid saranno tutelati dal nostro sindacato in tribunale e auspichiamo che il Ministero a breve recepisca gli ordini del TAR e provveda a prevedere prove suppletive per tutti gli assenti causa Covid”.

Per scaricare l’Istanza/Diffida predisposta da Anief, clicca qui.

Per ulteriori informazioni e preaderire gratuitamente al ricorso, clicca qui.

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“Il lavoro in Dad non è tempo perso. Draghi parte col piede sbagliato”

“Definire tempo perso il lavoro svolto durante questo difficilissimo anno pandemico significa partire con il piede sbagliato. Di tutto si può discutere, ma sempre rispettando chi si è fatto in quattro con la Didattica a distanza. Senza, poi, dimenticare che, salvo rare eccezioni, la scuola dell’infanzia e la primaria hanno continuato con la didattica in presenza”. È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in merito alle dichiarazioni del presidente incaricato Mario Draghi.

Rino di Meglio
Il coordinatore della Gilda degli Insegnanti Rino Di Meglio

E sull’ipotesi di prolungamento del calendario scolastico, Di Meglio aggiunge che “da insegnante trovo inutile protrarre le lezioni di un paio di settimane. A parte le difficoltà oggettive che comporterebbe, sia da un punto di vista organizzativo con gli esami di fine ciclo, sia da un punto di vista climatico, con edifici scolastici perlopiù inadeguati, un tale provvedimento si rivelerebbe inefficace rispetto al recupero degli apprendimenti da parte degli alunni. Piuttosto, risulterebbe più opportuno finanziare corsi di recupero individuali per gli studenti rimasti realmente indietro”.

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“A settembre tutti gli insegnanti in classe? Draghi parte bene”

Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato rappresentativo, traccia il percorso da attuare per coprire in tempi ristretti le oltre 200 mila cattedre annuali con l’inizio del nuovo anno scolastico, così come illustrato dal presidente incaricato Mario Draghi ai partiti politici durante il secondo giro di consultazioni in vista della formazione del Governo: “Bisogna assumere tutti i candidati inseriti nelle graduatorie vigenti entro luglio e prevedere un canale riservato per i precari che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio, esattamente come ci chiede l’Europa”, dichiara Pacifico.

marcello pacifico anief
Marcello Pacifico, leader di Anief

A questo proposito, è di pochi giorni fa la notizia dell’accoglimento – da parte del Comitato dei diritti sociali europei – del ricorso n. 146/2017 che ha detto sì a decine e decine di migliaia di precari che protestano per l’ingiusta reiterazione dei contratti a termine a cui sono sottoposti a ogni inizio d’anno scolastico, in pieno contrasto con la direttiva, la 1999/70/CE, che l’UE ha emesso proprio per assumere in modo automatico tutti i precari storici.

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Covid, dai pediatri FIMP il primo studio mai realizzato sull’azione del virus sui bambini tra Napoli e provincia

In dieci mesi (da febbraio a novembre 2020) hanno realizzato 6.200 visite presso i propri studi (2 visite al mese) solo per gestire l’ansia e l’angoscia di bambini costretti a casa per le misure anti Covid. Sono 330.000, tra Napoli e provincia, i piccoli pazienti che i circa 340 pediatri napoletani della Federazione Italiana Medici Pediatri hanno seguito, realizzando il primo studio sull’infezione da Sars-CoV-2 in età pediatrica su Napoli e provincia con una casistica così ampia. Una fotografia che svela il dramma del disagio, ma anche le difficoltà pratiche e soprattutto la capacità del Covid di attaccare anche i più piccoli entrando poi nelle famiglie. «Noi pediatri di famiglia impegnati sul territorio – spiega il vice presidente nazionale FIMP Antonio D’Avino – ci siamo confrontati con una realtà di difficile gestione, che da un lato ha previsto la messa in atto di una complessa attività di prevenzione e contenimento della diffusione della pandemia, dall’altro l’attenta osservazione di pazienti contatti  familiari e scolastici di positivi e di pazienti positivi».

Ed è da questo lavoro fatto sul campo che emerge lo studio che presto sarà pubblicato. Su 330.000 bambini, 29.600 sono stati analizzati come casi sospetti; e i casi positivi di Covid 19 sono stati 5.900 (il 19,9%) testati tutti con tampone esaminato attraverso PCR Real Time. «Dunque su una platea di 330.000 bambini – aggiunge Patrizia Gallo, coordinatrice del Centro Studi Scientifico FIMP Napoli – la percentuale di casi positivi è stata pari all’1,7%. Ma è chiaro che una percentuale di casi del tutto asintomatici può essere sfuggita alla rete dei controlli». Dallo studio FIMP Napoli, che proprio in Patrizia Gallo ha visto una figura centrale, visto che è stata lei ad analizzare i dati provenienti da decine e decine di pediatri di famiglia, emerge anche che i contatti negativi al test, ma ugualmente isolati e seguiti per 14 giorni, sono stati 23.900 (il 7,3% dell’intera popolazione pediatrica), «dato di rilievo perché legato alle sofferenze psicologiche dei piccoli pazienti e alle difficoltà pratiche delle famiglie» precisa Luigi Cioffi,  componente del Centro Studi Scientifico FIMP Napoli. Quanto alla gravità della malattia, su una popolazione di 5.900 casi positivi, i piccoli pazienti gravi sono stati 60 (1,1 %) e sono stati indirizzati verso l’Unità HUB dell’Università Federico II° e verso l’Unità SPOKE dell’Ospedale Santobono. I pazienti con sintomi moderati sono stati 940 (16 %) e quelli con sintomi lievi sono stati 3.112 (54%). Gli asintomatici  sono stati 1750 (29,6 %). 

bambino mascherina scuola coronavirus covid

Lo studio mette anche in luce l’enorme lavoro ricaduto sui pediatri di famiglia. Solo per far fronte all’emergenza Covid, per ciascun paziente positivo, ogni pediatra ha effettuato in media 10,4 telefonate per seguirne l’evoluzione della malattia. Mentre per ciascun contatto sono state effettuate in media 6,7 telefonate nei 14 giorni dopo il contatto. Tra febbraio e novembre 2020 i 340 pediatri di famiglia napoletani hanno effettuato 111.000 bilanci di salute, pari ad una media di 32 bilanci al mese per ciascun pediatra. Ben 250.000 visite di routine, pari a 73 al mese per ciascun pediatra. Sono state 40.800 le visite di prevenzione, pari a 12  al mese per ciascun pediatra, e 61.250 le visite in urgenza, pari a 18 al mese per ciascun pediatra. Durante il lockdown e nei mesi successivi, i bambini hanno vissuto l’ansia e l’angoscia di un periodo comprensibilmente difficile, isolati tra le mura domestiche con genitori non abituati a gestirli 24 ore su 24. Dallo studio FIMP Napoli emerge un disagio psicologico spesso anche grave, di solito manifestato attraverso sintomi organici come dolori addominali, cefalea, stipsi; ma anche difficoltà ad addormentarsi  e irritabilità e disturbi relazionali. Per seguire il disagio di questi bambini sono state effettuate 6.200 visite.

«Non è stato facile aggiungere a tutta la routine il corredo di attività inerenti la pandemia – conclude D’Avino -. Nei primi mesi siamo stati costretti a lavorare senza i dispositivi di protezione individuale, sono stati mesi accompagnati dall’ansia per la nostra stessa sopravvivenza e per quella dei nostri familiari. Il contenimento dei contagi, con la limitazione degli accessi agli studi per i tanti pazienti abituati ad accedere senza appuntamento ha comportato un sovvertimento di regole, consuetudini, modalità di lavoro e rapporti sociali. Le prescrizioni attraverso i sistemi tecnologici delle software houses hanno consentito alle persone di non doversi spostare da casa e questa è stata la  reale conquista di un periodo durante il quale la parola contenimento è stata determinante. Durante questa fase, l’attività consueta del pediatra di famiglia non si è fermata, ma ciascuno è stato presente nel proprio studio per rispondere alle richieste di un territorio di volta in volta confuso, disorientato e spaventato, per dare normalità ad un periodo che, almeno per ora, di normale non ha ancora nulla».