In Emilia Romagna parte la consultazione dei lavoratori da parte dei sindacati in vista delle elezioni. Il progetto di regionalizzazione della scuola non è definitivamente naufragato con la caduta del Governo composto da M5S e Lega, durante il quale Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna hanno chiesto con forza la sua approvazione: la conferma arriva da quanto sta accadendo in vista delle prossime elezioni amministrative dell’Emilia Romagna, le quali, secondo Orizzonte Scuola, si giocheranno proprio sul terreno dell’autonomia differenziata per la scuola.
La petizione dei sindacati e la posizione dei Governatori
Il tema rimane caldo dopo gli interventi del ministro Boccia e la
presentazione di un nuovo testo che è stato bocciato a priori dai Governatori
della Lega. Ad esempio, Attilio Fontana “si dice pronto
ad una legge regionale per garantire la continuità didattica dei
docenti sul territorio”, mentre dal Corriere.it
si apprende il lancio di una petizione su change.org nelle scuole da parte
dei sindacati riguardante tutto il personale scolastico. Già da mesi
sono in corso di organizzazione assemblee e riunioni per informare il
personale sugli effetti nelle scuole della autonomia differenziata. I
sindacati mettono l’accento sul fatto che in molti casi non si conoscono
fino in fondo tutti gli aspetti della regionalizzazione e ribadiscono
il principio che la scuola debba rimanere un punto di unità nazionale.
Proprio per approfondire taluni aspetti, il mese scorso, anche l’Anief ha
promosso un convegno a Verona, alla presenza dell’assessore regionale Donazzan,
della responsabile scuola del PD, Sgamabato del presidente nazionale Pacifico,
con ispettori dell’USR.
Le sentenze della Consulta
Anief rammenta come la sentenza n. 76/2013 della Consulta abbia ricordato il
rispetto necessario del secondo comma dell’articolo 117 della Costituzione,
quando una Regione ha chiesto più autonomia sulla scuola. Inoltre, altre due
sentenze ribadiscono come il personale Ata e dirigente debba fare capo allo
Stato (nn. 147/2012, 37/2005). Anche laddove il personale è da anni transitato
nella Provincia autonoma di Trento, tra l’atro territorio a statuto speciale, la sentenza
n. 242/2011, della
stessa Corte
Costituzionale ha posto dei paletti stringenti su ricorso promosso
proprio dall’Anief in merito alla valutazione di punteggi nel reclutamento del
proprio personale docente, diversi da quelli concordati con lo Stato a livello
nazionale.
Il commento del presidente Anief
“Gli ultimi
dati Invalsi, pubblicati ad inizio estate – dice il sindacalista Anief,
Marcello Pacifico – ci dicono che occorre procedere esattamente al contrario:
assegnando organici alle scuole in base al bisogno del territorio (meno alunni
per classe specie nelle aree svantaggiate, ad alto flusso migratorio e di
dispersione scolastica, nelle zone a rischio), risorse aggiuntive per premiare
quel personale che agisce in un contesto oggettivamente più difficile,
estendendo il doppio canale a graduatorie di istituto provinciali”.
“Anche permettere l’introduzione di nuovi profili superiori per il personale
Ata, permettendo così pure una forma di carriera fino ad oggi boicottata sul
nascere. La valorizzazione del personale è legata a un
problema di stipendi, congelati a livello nazionale, e non certo ai
contributi che lo Stato invia ad ogni regione per sostenere le scuole e la loro
autonomia già esistente”, afferma Pacifico.
Secondo in presidente Anief, “invece di creare scuole di serie A e B, a
seconda di dove sono collocate, bisogna dare sostegno alle Regioni in ritardo,
al fine di fare loro recuperare quel ritardo strutturale esistente, lottare
contro la dispersione e l’abbandono dei banchi. Il ruolo dello Stato come
garante del diritto all’istruzione, su tutto il territorio nazionale, con il
reclutamento del personale docente, dirigente e Ata regolato da norme
nazionali, non può essere abdicato”.
Migliorare il trattamento economico del personale pubblico allineando il
salario minimo dei dipendenti al tasso annuo di inflazione reale, certificato
dall’Istat e accertato dal Ministero dell’Economia: la richiesta è contenuta
nel piano
di modifica dell’Anief al Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586,
presentato alla V Commissione del Senato della Repubblica.
In particolare, spiega il sindacato autonomo nella motivazione
dell’emendamento alla manovra di fine anno, il salario minimo diventa
necessario anche per recuperare il “blocco contrattuale avvenuto tra il 2008 e
il 2016 e la progressiva perdita d’acquisto dei salari dei dipendenti pubblici
in contrasto con gli articoli 36 e 39 della Costituzione”: per tali motivi,
l’associazione sindacale rappresentativa del comparto Scuola chiede “il
riallineamento degli stipendi attraverso l’integrale recupero, in percentuale,
del tasso di inflazione reale certificato dall’Istat, superiore al 14%”,
specificando che “la norma non comporta maggiori oneri per la finanza
pubblica”.
Nel giorno dello sciopero del 12 novembre, del riuscito sit-in di piazza Montecitorio e dell’audizione tenuta dall’Anief presso la Commissione Cultura della Camera per far comprendere ai parlamentari l’importanza di modificare il decreto “salva precari bis”, il sindacato autonomo invita i senatori competenti a rivedere il Disegno di legge di Bilancio 2020 AS 1586, in diverse parti riguardanti l’istruzione pubblica a tutti i livelli: Anief chiede in particolare di modificarlo, in merito al trattamento economico del personale, alla riforma sul sostegno, alla formazione e al reclutamento del personale docente, allo stato giuridico e alla mobilità di Ata e insegnanti, agli organici e all’obbligo scolastico, nonché al personale dell’Afam, dell’Università, ai ricercatori, al trattamento pensionistico e al bornout. Le proposte seguono quelle formulate per la modifica, in 30 punti, del Decreto legge n. 126/2019. Le riporta sinteticamente lo stesso sindacato in una Nota Stampa e qui sotto sintetizzata.
Basta con i sotterfugi: l’istruzione pubblica, dalla scuola dell’Infanzia all’Università, compreso il mondo della ricerca, ha un bisogno estremo di nuove leggi e di finanziamenti adeguati. A tracciare la strada da percorrere, per risollevare un settore sempre più bistrattato e considerato solo in caso di bisogno per far quadrare i conti dello Stato, è il sindacato autonomo Anief, che chiede di mettere mano alla bozza della manovra di fine 2019, predisposta dal Governo e ora all’esame delle Commissioni senatoriali di competenza, nelle parti riguardanti la Scuola, l’Università e la Ricerca.
“Nel bilancio di previsione dello Stato per il 2020, comprendente indicazioni per quello del triennio 2020-2022, il sindacato ritiene indispensabile introdurre una serie di elementi, non più procrastinabili”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: a livello stipendiale, occorre approvare il salario minimo garantito nei rinnovi contrattuali, un adeguato avanzamento stipendiale dei dipendenti pubblici, notevolmente più alto dell’ultimo misero +3,48% del 2018 dopo un decennio di blocco, oltre che il trattamento accessorio per il personale universitario.
Per quanto riguarda la piaga del precariato, che ha raggiunto livelli record, occorre procedere con urgenza allo scorrimento delle graduatorie degli idonei per il concorso docenti, oltre che allo scorrimento graduatorie idonei concorsi per dirigenti scolastici e Dsga. Per quel che riguarda il sostegno, risulta indispensabile una regolamentazione dei posti da attivare il Tfa, l’assegnazione delle ore settimanali di sostegno come previsto delle commissioni mediche e dalla diagnosi funzionale, la stabilizzazione degli assistenti alla comunicazione e all’autonomia, la trasformazione posti in deroga di sostegno in organico di diritto e assunzioni.
A proposito del nuovo reclutamento, servono, sempre secondo il sindacato, interventi relativi alla formazione e al reclutamento del personale docente, attraverso, in primis, la riapertura delle GaE, l’estensione del doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto, trasformate in graduatorie provinciali. C’è bisogno anche di avvalorare il diploma magistrale per la partecipazione ai concorsi, la conferma dei ruoli, la proroga contratti in essere, rivedere la formazione iniziale e prevedere prove suppletive per il concorso docenti.
Sulla sponda dello stato giuridico e della mobilità del personale scolastico, si deve procedere con il recupero di tutte le fasce stipendiali del personale scuola neo-assunto post 2011, con la valutazione intera del servizio pre-ruolo in ricostruzione carriera e servizio paritarie, con l’equiparazione giuridico-economica tra personale scolastico precario e di ruolo, nonché con l’applicazione delle “voci” RPD e CIA per supplenze brevi; infine, con il passaggio a uno o più livelli superiori del personale Ata e la sostituzione della temporizzazione con la ricostruzione di carriera per Dsga. Va poi applicata l’estensione della “carta docente” a precari, Ata e personale educativo, la riduzione da cinque a tre anni del vincolo di permanenza dei neo- assunti, la mobilità straordinaria per tutto il personale di ruolo, il superamento del divieto di Comando, Distacco e Utilizzo presso altra amministrazione del personale scolastico.
A livello di organico, è bene procedere con il recupero di tutti i posti “Quota 100”, con l’adeguamento dell’organico di fatto ad organico di diritto, anche sui posti in deroga di sostegno e per le sezioni Primavera; va migliorato poi il rapporto alunni-docenti e formazione delle classi; ripristinato l’insegnamento per moduli nella scuola primaria, attivati i rapporti PIRLS, avviata una volta per tutte l’educazione motoria nella scuola primaria. Sulla revisione dei cicli scolastici, Anief propone di estendere l’obbligo a diciotto anni e anticiparne l’avvio dagli attuali sei a cinque anni di età degli alunni; va anche previsto l’insegnamento curricolare dell’educazione civica, come l’attivazione dei posti in organico profilo AS e C del personale ATA, il corso di formazione, la mobilità professionale per le graduatorie 2010 e l’indizione di nuove procedure. Sempre per gli Ata, è fondamentale procedere con il ripristino degli organici e una nuova gestione delle supplenze.
Per tutto il personale della scuola, inoltre, il Governo deve prendere atto dell’alta incidenza di burnout tra il personale della scuola, in particolare tra gli insegnanti: l’accertato carattere gravoso della professione è motivo più che sufficiente per collocare il personale docente nelle figure professionali che beneficiano degli anticipi pensionistici, alla pari del personale delle forze dell’ordine.
A proposito del personale Afam, dell’Università e dei dirigenti scolastici, il giovane sindacato prevede una nuova collocazione professionale, per valorizzarne i ruoli professionali centrali: si chiede, nello specifico, una componente variabile pe il fondo del trattamento accessorio del personale dell’Università, l’assunzione dei ricercatori a tempo indeterminato, come previsto dalla Carta europea. Per quel che riguarda, infine, i dirigenti scolastici, un nuovo corso-concorso riservato per i ricorrenti avverso bandi 2011, 2015 e 2017, assieme allo scorrimento delle graduatorie degli idonei dell’ultimo concorso terminato per diventare dirigenti scolastici.
Centinaia di lavoratori della scuola hanno protestato a Roma, davanti Montecitorio, per chiedere modifiche all’inconcludente decreto salva scuola e al deludente capitolo del comparto Istruzione della Legge di Bilancio.
La manifestazione, svolta nel giorno dello sciopero nazionale Anief aperto a tutto il personale docente e Ata, di ruolo e precario, agli educatori, al personale Ata, dell’Afam e dell’Università, ha voluto sensibilizzare il Parlamento, dove in questi giorni è entrato nel vivo il confronto sul decreto ribattezzato “salva precari bis”: il testo è giunto all’esame delle Commissioni di competenza, prima del voto finale dell’Aula previsto a fine mese.
Il leader dell’Anief, Marcello Pacifico, ha detto, prima alla piazza e poi ai parlamentari, che “sul precariato cronico italiano è giunta l’ora di trovare soluzioni adeguate rispetto al diritto dell’Unione Europea, ma anche della nostra Costituzione. È bene che, come accaduto in passato, i nostri governanti della scuola abbiano la coscienza di ascoltare le richieste di chi, come l’Anief, segue da anni le necessità dei lavoratori della scuola, ad iniziare da quelli precari. I problemi riguardanti alcuni particolari e sentiti temi, come gli organici sottodimensionati, i profili professionali bloccati e le cattive norme che regolano il reclutamento del personale, non si possono risolvere da soli o con provvedimenti deboli”.
Ai lavoratori della scuola non piacciano i decreti che il Governo si
appresta a varare. Oggi i manifestanti lo hanno detto a gran voce, partecipando
al sit-in Anief di Montecitorio, chiedendo anche delle soluzioni per risolvere
una volta per tutte la piaga del precariato e della supplentite, ma
anche per chiedere stipendi adeguati da assegnare al personale della scuola e
diverse soluzioni che migliorerebbero la vita scolastica in modo deciso.
Sempre nella stessa mattinata, una delegazione del giovane sindacato Anief, guidata dal presidente nazionale Marcello Pacifico, ha presentato nel corso di un’audizione tenuta presso la VII e XI Commissione riunite della Camera ben trenta proposte di modifica, anche al fine di fare condannare l’Italia alla procedura d’infrazione per la mancata stabilizzazione di decine e decine di migliaia di precari della scuola italiana pur in presenza di posti vacanti e disponibili.
“Anief si batterà sino all’ultimo – ha spiegato il suo presidente nazionale
perché vengano portati a termine questi obiettivi in sede parlamentare, ben
definiti nella piattaforma sindacale.
Nel frattempo, comunque, il giovane sindacato ha deciso di aprire
le preadesioni gratuite ai ricorsi, al fine di tutelare nelle sedi
opportune i diritti dei troppi docenti, amministrativi, tecnici e collaboratori
scolastici, facenti funzione Dsga, dirigenti tecnici con incarichi temporanei e
ora anche esclusi dal nuovo concorso riservato oppure al corso abilitante o di
specializzazione per l’insegnamento agli alunni con disabilità accertata. Ma
anche per andare a determinare una riflessione
seria sui testi ora all’esame di Montecitorio”.
Diverse segnalazioni pervenute al sindacato Anief riferiscono di decreti di risoluzione di contratti di supplenza stipulati da Itp inseriti in seconda fascia che negano la validità giuridica del servizio prestato fino alla pubblicazione del provvedimento negativo. Per Anief si tratta di una decisione illegittima: il servizio è stato prestato in virtù di ordinanze e di sentenze dei tribunali amministrativi e, pertanto, deve essere considerato valido sotto ogni profilo, sia per l’attribuzione del punteggio che ai fini dell’ammissione al prossimo concorso straordinario per la scuola secondaria.
Il sindacato ha attentamente valutato i profili di legittimità dei decreti
emanati da alcuni dirigenti scolastici nei confronti di insegnanti
tecnico-pratici depennati dalla seconda fascia, con cui hanno dichiarato non
valido giuridicamente il servizio prestato con contratti TD soggetti a clausola
rescissoria in caso di sentenza negativa.
Tale decisione non tiene conto del fatto che quei servizi sono stati
regolarmente svolti sulla base dei provvedimenti inizialmente favorevoli dei
giudici amministrativi e, ricordiamolo, sulla scorta del parere della stessa
Avvocatura dello Stato che, dopo la prima sentenza favorevole all’inserimento
nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto degli Itp, aveva dato
indicazioni al Miur di eseguire prontamente quanto indicato nei
dispositivi.
Si tratta, quindi, di servizi che per l’ufficio legale dell’Anief mantengono
inalterata la propria validità anche sotto il profilo giuridico, con pieno
diritto dei ricorrenti al riconoscimento del punteggio maturato fino alla data
di pubblicazione della sentenza negativa nonché alla possibilità di utilizzarli
per l’accesso al prossimo concorso straordinario previsto dal Decreto
Salva-precari, aperto ai docenti con tre anni di servizio negli ultimi otto, di
cui almeno uno sulla classe di concorso/tipologia di posto richiesta.
Anief ha quindi aperto le adesioni gratuite a uno specifico ricorso al
giudice del lavoro per ottenere il riconoscimento del diritto negato alla
totale validità del servizio prestato da seconda fascia. Il ricorso è rivolto a
tutti gli Itp depennati dalla seconda fascia in virtù di provvedimento negativo
destinatari di decreti che dichiarano il servizio non valido
giuridicamente.
Decreto salva-precari, l’ufficio legislativo Anief elabora 30 proposte di modifica per gli articoli 1, 2 e 5. “Per risolvere una volta per tutte il problema della precarietà e del reclutamento, Il giovane sindacato chiede di intervenire con degli emendamenti appositi al dl ora all’esame della Commissione Cultura della Camera: le modifiche riguardano GaE, Graduatorie d’istituto, docenti di religione, infanzia e primaria, dottori di ricerca, requisiti di servizio per l’accesso alle nuove graduatorie e al corso abilitante, mobilità, corsi-concorsi riservati per dirigenti scolastici e dirigenti tecnici a tempo determinato, stabilizzazione Lsu e personale Ata, concorso riservato agli amministrativi facenti funzione Dsga, nuove graduatorie Afam, ricercatori e salario accessorio del personale dell’Università”. Lo afferma il giovane sindacato in una nota stampa.
Fino a domenica, in dieci schede, saranno presentate le diverse richieste di intervento proposte di emendamento, raggruppate per materia d’intervento. Martedì 12 novembre, in occasione dello sciopero e del sit-in in Piazza del Parlamento dalle 9 alle 13, ci sarà il confronto con alcuni rappresentanti dei gruppi parlamentari e la discussione con la stampa. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, è un’occasione importante perché la politica ascolti chi ogni giorno vive i problemi della scuola e dell’università. Basta, a volte, avere un po’ di buon senso e confrontarsi per capire le ragioni della protesta e rispettare il diritto.
Per riaprire le GaE a tutto il personale abilitato – inclusi DM, ITP, educatori – e per assumere nei ruoli da graduatorie di istituto provinciali, aggiornabili annualmente e aperte ai laureati, Anief chiederà in audizione ai parlamentari di presentare emendamento.
La proposta di emendamento nel sostitutire i cc. 1-16 dell’art. 1 utilizza l’attuale doppio canale di reclutamento al luogo della nuova procedura riservata, regola le chiamate delle supplenze fuori graduatoria, sviluppando un punto specifico della piattaforma dello sciopero del 12 novembre.
LA PROPOSTA
La proposta risolve immediatamente il problema delle 90 mila cattedre andate
deserte durante le convocazioni per le immissioni in ruolo negli ultimi cinque
anni, delle maestre con diploma magistrale inserite con riserva nelle GaE e
degli insegnanti tecnico pratici ed educatori a rischio licenziamento, dei più
di 100 mila docenti abilitati dopo il 2012 con il TFA, PAS all’estero esclusi
dalle graduatorie ad esaurimento a differenza degli altri docenti abilitati in
precedenza, e degli altrettanti docenti senza abilitazione inseriti nella terza
fascia delle graduatorie di istituto che entrerebbero nei ruoli dopo la
frequenza di un apposito corso abilitante. La norma, nel trasformare le
graduatorie di istituto in provinciali, limiterebbe l’utilizzo delle messe a
disposizione sempre più inflazionato e non regolamentato, sostituendo l’attuale
scelta delle dieci/venti scuole da parte degli aspiranti supplenti con le
scuole della provincia e consentendo ai giovani laureati di inserirsi nelle
graduatorie.
Nel caso in cui non fosse approvata, il sindacato ha già pronte diverse
altre proposte emendative migliorative del testo approvato dal Governo, a
seguito dell’intesa del 24 aprile con i sindacati firmatari di contratto, da
loro in ritardo sconfessata.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE PACIFICO
Marcello Pacifico, presidente Anief, afferma: “Piuttosto che pensare a
nuove graduatorie e nuovi corsi abilitanti che comunque devono essere ripensati
anche nella legge di bilancio, sarebbe intelligente, pratico e giusto
utilizzare appieno quel doppio canale di reclutamento che per 25 anni ha
regolato le assunzioni del personale docente, aggiornando il meccanismo di
chiamata dalle graduatorie di istituto che pure potrebbero essere utilizzati
per i ruoli. In questo modo si risolverebbe il problema del licenziamento anche
delle maestre con diploma magistrali dalle GaE e dai ruoli, del reclutamento
delle giovani laureate in scienze della formazione primaria e dei tanti ITP.
Poi si consentirebbe ai giovani laureati di inserirsi nel mondo
dell’insegnamento dal canale principale delle graduatorie di istituto senza
aspettare la chiamata fortuita dalle messe a disposizione dei presidi, con
l’assunzione diretta anche dei precari di terza fascia. Chiediamo alla politica
una
riflessione seria su questo testo che siamo pronti a spiegare in
piazza durante il sit-in ai tanti che verranno per sostenerci”.
Aperte le preadesioni gratuite ai ricorsi per tutelare i diritti dei troppi docenti, ATA, Collaboratori Scolastici, facenti funzione DSGA, Dirigenti Tecnici con incarichi temporanei esclusi dal nuovo concorso riservato e/o corso abilitante. Il giovane sindacato spera ancora nel dialogo con il sit-in e lo sciopero del 12 novembre, giorno decisivo per chiedere al Parlamento profonde modifiche prima della conversione in legge.
“Siamo pronti al nuovo contenzioso seriale – afferma il presidente del sindacato Marcello Pacifico – e spiegheremo alla Commissione UE perché questa norma così scritta non risolve la “supplentite” né supera la procedura d’infrazione per migliaia di precari della scuola italiana, ma rimaniamo aperti al confronto con il Governo per trovare delle soluzioni che rispettino il diritto dell’Unione e la nostra Costituzione”.
LE ESCLUSIONI ILLEGITTIME RIGUARDANTI L’ACCESSO AL CONCORSO RISERVATO E AL CORSO ABILITANTE PER LA SCUOLA SECONDARIA
Disegno di legge di bilancio: incrementate le risorse per il rinnovo dei contratti degli statali (+ 1,625 miliardi). Nella relazione tecnica si stimano aumenti dell’1,3% per il 2019, 1,9% per il 2020 e del 3,5% per il 2021 (art. 13).
LE MISURE A SOSTEGNO DELLA CRESCITA PER RICERCA E ISTRUZIONE
L’articolo 28, all’interno delle misure di sostegno per la ricerca e
l’istruzione, all’interno del Titolo V (Misure per la crescita) istituisce:
l’Agenzia Nazionale della Ricerca (commi
1-12) senza contemplare misure atte a ripristinare il ruolo del
ricercatore universitario a tempo indeterminato;
aumenta di 30 mln il FUN per la
retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici (comma
13) già ridotto di 1/3 rispetto a quello di dieci anni fa (nel 2017/2018
ha avuto una ulteriore sottrazione di 18 mln);
aumenta di 11 mln il fondo per il TFA
sostegno (comma 14) per il quale Anief ha impugnato al Tar Lazio il numero
programmato dell’ultimo ciclo;
aumenta di 2 mln quello per acquisto beni
– servizi innovazione digitale della didattica (comma 15) nel 2020;
aumenta di 16 mln il fondo per il diritto
allo studio universitario nel 2020 (comma 16).
Sostanzialmente immutato rimane la spesa
relativa al settore dell’istruzione come si legge nella relazione
illustrativa, con una rimodulazione della spesa dal primo ciclo al
secondo ciclo e all’istruzione terziaria, a pag. 61:
“La missione 22 Istruzione scolastica rimane in linea con le previsioni
iniziali ed assestate (rispettivamente +0,4 per cento e +0,2 per cento). Vi è
una rimodulazione delle previsioni di spesa per supplenti, dirigenti e ATA tra
programma 22.17 Istruzione del primo ciclo e il programma 22.18 Istruzione del
secondo ciclo a favore dell’istruzione di secondo grado e un aumento
dell’andamento del Fondo per l’istruzione e la formazione tecnica superiore del
programma 22.15 Istruzione terziaria non universitaria e formazione
professionale. L’andamento di cassa della missione è caratterizzato dai minori
pagamenti previsti per Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, per
il Fondo unico per l’edilizia scolastica e i contributi alle regioni per
l’ammortamento dei mutui contratti per l’edilizia scolastica, nell’ambito del
programma 22.1 Programmazione e coordinamento dell’istruzione.”
ALCUNE MISURE IMPORTANTI PER IL PERSONALE DELLA PA
Tra le altre misure si segnala lo scorrimento del 30% delle graduatorie
degli idonei nella PA (art. 18), la riorganizzazione degli enti di ricerca
(art. 29), l’istituzione del fondo per la disabilità (art. 40), il rinnovo dell’ape
sociale (art. 56), opzione donna (art. 57), indicizzazione delle pensioni al
100% fino a quattro volte (2.052,04 euro) il minino inps (art. 57).
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANIEF
Pacifico, presidente nazionale Anief: “con la rideterminazione del fondo
(1,1 miliardi per il 2019, 1,650 miliardi per il 2020, 3,175 miliardi per il
2021), per il rinnovo del Contratto, anche se lontani dal recupero
dell’inflazione cresciuta negli ultimi dieci anni (+14%) siamo pronti a
trattare per il rinnovo della parte economica e giuridica del CCNL per il
triennio 2019-2021, ma rinnoviamo l’intenzione di scioperare il 12 novembre,
quando è previsto un sit-in a Piazza Montecitorio (ore 9-13) e spiegheremo le
nostre numerose proposte di modifica sia al disegno di legge di bilancio (AS
1586) all’esame del Senato in tema di formazione iniziale e reclutamento,
personale docente, educativo, ata della scuola, dell’afam e dell’università,
sia al decreto legge n. 126 del 30 ottobre 2019 (AC 2222), ribattezzato “salva-precari”,
all’esame della Camera dei Deputati per le troppe categorie di esclusi e i
problemi irrisolti sul rinnovo dei contratti a termine e la stabilizzazione del
personale.”
LA RELAZIONE INTRODUTTIVA SUI PRINCIPALI INTERVENTI, pp. 15-17.
“Tra i principali interventi nell’ambito della spesa corrente assumono
rilievo la previsione di nuovi stanziamenti da destinare alla riduzione del
cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti (per 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi
dal 2021), all’attribuzione di rimborsi e premi a beneficio di soggetti che
effettuano acquisti mediante l’utilizzo degli strumenti di pagamento
elettronici (3 miliardi annui nel 2021 e nel 2022) e agli interventi per la
famiglia e alle politiche di welfare. Tra questi ultimi è prevista la proroga
di un anno per l’assegno di natalità (c.d. bonus bebè) con un finanziamento di
0,3 miliardi nel 2020 e 0,4 miliardi nel 2021. È stabilizzato e contestualmente
incrementato il contributo economico per il pagamento di rette degli asili nido
pubblici e privati in favore delle famiglie con figli affetti da gravi
patologie croniche (circa 0,2 miliardi di euro annui). Dal 2021 con
l’istituzione di un apposito Fondo assegno universale e servizi alla famiglia,
con una dotazione di circa 1 miliardo nel 2021 e 1,2 miliardi a decorrere dal
2022 si prevede la riorganizzazione degli istituti di sostegno e valorizzazione
della famiglia mediante l’adozione di appositi provvedimenti normativi. In
ambito sociale viene istituito il Fondo per la disabilità e la non
autosufficienza diretto a finanziare interventi di riordino delle politiche di
sostegno alla disabilità e sono previste nuove risorse per i lavoratori disabili,
il trasporto degli alunni con disabilità e il sostegno dei caregiver e degli
audiolesi (complessivamente circa 838 milioni di euro nel triennio).Viene
inoltre rifinanziato il Fondo per l’occupazione e la formazione (300 milioni
annui) per sostenere i livelli occupazionali e per assicurare gli
ammortizzatori sociali in deroga.”
In materia previdenziale sono rinnovate per il 2020 le misure relative
all’anticipo pensionistico per le categorie di lavoratori svantaggiati (c.d.
APE sociale) e al pensionamento anticipato (c.d. opzione donna) per le
lavoratici che abbiano maturato un’anzianità contributiva almeno pari a 35 anni
e un’età pari o superiore a 58 anni e cinque mesi per le lavoratrici dipendenti
(un anno in più per le lavoratrici autonome). Complessivamente alle due misure
è destinato un miliardo di euro nel triennio.
In ambito sanitario è prevista l’abolizione della quota fissa di
partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie (c.d. superticket) con
effetti sul bilancio dello Stato per 0,2 miliardi nel 2020 e 0,5 miliardi dal
2021.
Nel settore del pubblico impiego sono stanziate nuove risorse per i
rinnovi contrattuali del triennio 2020-2022 del personale dipendente delle
amministrazioni statali (circa 0,23 miliardi nel 2020, e 1,4 miliardi dal
2021).
Per il prosieguo delle missioni internazionali di pace e del programma
strade sicure sono stanziate risorse rispettivamente per 1,7 miliardi nel
biennio 2021-2022 e 0,15 miliardi nel 2020.
Sul versante della spesa in conto capitale rilevano in particolare le
nuove risorse, aggiuntive a quelle stanziate negli anni precedenti, destinate
al rilancio degli investimenti delle Amministrazioni centrali dello Stato e i
nuovi stanziamenti per gli enti territoriali (circa 58,6 miliardi nell’intero orizzonte
temporale 2020-2034).
Per realizzare progetti economicamente sostenibili e che abbiano come
obiettivo la decarbonizzazione dell’economia, l’economia circolare, la
rigenerazione urbana, il turismo sostenibile, l’adattamento e la mitigazione
dei rischi sul territorio derivanti dal cambiamento climatico e programmi di
investimento e progetti a carattere innovativo e ad elevata sostenibilità
ambientale è stato istituito il Fondo Green New Deal con una dotazione di circa
4,6 miliardi nel periodo 2019-2024.
Altri interventi per favorire gli investimenti pubblici e privati
riguardano i rifinanziamenti del Fondo di garanzia per le PMI (0,7 miliardi
annui dal 2021 al 2024) e del credito di imposta per l’acquisizione di beni
strumentali destinate a strutture produttive con sede nelle regioni del
Mezzogiorno (circa 0,7 miliardi nel 2020), il potenziamento del Piano
straordinario per la promozione del Made in Italy, l’attrazione degli
investimenti in Italia (50 milioni di euro annui) e l’assegnazione di nuove risorse
per l’Agenzia per la ricerca e per i programmi di ricerca in materia
aerospaziale (circa 2,6 miliardi nel periodo 2019-2024). Sul versante delle
entrate, il disegno di legge di bilancio assicura per il 2020 la
neutralizzazione dell’incremento delle aliquote IVA e delle accise (circa 23
miliardi) e la parziale sterilizzazione negli anni successivi (per 9,8 miliardi
nel 2021 e 3 miliardi dal 2022).
Tra i provvedimenti a sostegno della competitività delle imprese e della
crescita economica si proroga per l’anno 2020 la disciplina di maggiorazione
della deduzione degli ammortamenti, per gli investimenti in beni materiali
strumentali nuovi e immateriali funzionali alla trasformazione tecnologica e
digitale (con un effetto di minor gettito per circa 0,5 miliardi nel 2021 e 1,1
miliardi nel 2022) e il riconoscimento di un credito d’imposta per gli
investimenti in macchinari e software indicati nel piano Industria 4.0 che
facciano parte di un progetto con obiettivi ambientali. È prevista la misura di
aiuto alla crescita economica (ACE) al fine di supportare la
patrimonializzazione delle aziende (con un effetto in termini netti di circa
0,7 miliardi nel triennio). Per l’anno 2020 sono prorogate le detrazioni
fiscali per le spese relative agli interventi di efficientamento energetico,
ristrutturazione edilizia, e l’acquisto di mobili ed elettrodomestici in fase
di ristrutturazione e si introduce una nuova detrazione fino al 90% finalizzata
al recupero o restauro della facciata degli edifici (nel complesso, in termini
netti, circa 2 miliardi nel triennio).
La manovra di finanza pubblica 2020-2022 beneficia delle maggiori
risorse derivanti dalle disposizioni del decreto legge 124/2019 in materia di
contrasto all’evasione fiscale. Tra queste è prevista l’introduzione del
controllo preventivo delle compensazioni di crediti per imposte dirette
effettuate tramite modello F24, l’estensione del regime del reverse charge nel
settore degli appalti e dei subappalti per contrastare l’illecita
somministrazione di manodopera e misure per limitare il fenomeno delle indebite
compensazioni mediante l’accollo del debito tributario altrui o l’utilizzo di
crediti da parte di soggetti che hanno cessato la partita IVA (complessivamente
circa 2 miliardi nel 2020, 2,3 miliardi nel 2021 e 2,1 miliardi nel 2022).
Maggiori entrate sono attese da un pacchetto di norme finalizzate alla
prevenzione delle frodi nel settore della commercializzazione e distribuzione
dei carburanti (circa 0,8 miliardi nel 2020 e 1,2 miliardi dal 2021) e della
compravendita di autoveicoli e motoveicoli di provenienza comunitaria ad opera
di società che non adempiono agli obblighi di versamento IVA (circa 200 milioni
annui), oltre che da disposizioni nel settore dei giochi (circa 0,7 miliardi
nel 2020 e 0,6 miliardi dal 2021). Per l’anno 2020 rilevano altresì gli effetti
della rimodulazione dei versamenti della prima e seconda rata di acconto delle
imposte IRPEF, IRES e IRAP per i soggetti per i quali sono stati approvati gli
indici sintetici di affidabilità (circa 1,5 miliardi nel 2020). Le maggiori
risorse reperite con il decreto 124/2019 sono state appostate sul Fondo per la
riduzione della pressione fiscale e del Fondo per la compensazione degli
effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione
di contributi pluriennali e concorrono al raggiungimento degli obiettivi di
finanza pubblica nell’ambito del disegno di legge di bilancio.
Ulteriori risorse, con il disegno di legge di bilancio, derivano dalle
imposte sugli imballaggi di plastica per il contenimento e trasporto di merci e
alimenti (circa 1,1 miliardo nel 2020, 1,8 miliardi nel 2021 e 1,5 miliardi nel
2022) e sulle bevande confezionate edulcorate (circa 0,26 miliardi di euro
annui). E’ inoltre abrogato il regime fiscale opzionale, previsto nella scorsa
legge di bilancio, che prevedeva a partire dal 2020 un’imposta sostitutiva con
aliquota unica al 20 per cento in favore degli imprenditori individuali che
percepiscono compensi compresi tra 65.000 e 100.000 euro (in termini netti
circa 0,1 miliardi nel 2020 e 1,1 miliardi nel 2021 e 0,8 nel 2022); mentre per
i lavoratori autonomi con redditi fino a 65.000 euro il regime forfettario
agevolato è condizionato al sussistere di alcune condizioni (il risparmio
atteso è circa 0,1 miliardi nel 2020, 0,8 miliardi nel 2021 e 0,5 miliardi nel
2022).
Sono riviste le disposizioni relative al fringe benefit delle auto
aziendali con conseguenti effetti attesi di maggior gettito pari a oltre 0,3
miliardi annui dal 2020.
Sul lato della spesa, maggiori risorse sono assicurate dalla riduzione
delle dotazioni di bilancio dei Ministeri per effetto di misure di revisione
della spesa e dalla riprogrammazione di alcuni fondi e trasferimenti del
bilancio dello Stato (circa 2,3 miliardi nel 2020 e 2021 e 1,2 miliardi nel
2022).
In termini di composizione della spesa, al netto delle spese per il
rimborso del debito e dei fondi da ripartire (che troveranno solo in corso di
esercizio una destinazione), circa il 24 per cento degli stanziamenti è
finalizzato alle politiche di previdenza e assistenza e altre politiche di
sostegno (prevalentemente assegnati alla missione 25 “Politiche previdenziali”).
Una quota leggermente inferiore è stanziata per politiche relative alla
salute e all’istruzione (21 per cento), mentre i servizi istituzionali e
generali assorbono quasi il 15 per cento delle risorse. La spesa per interessi
rappresenta il 11,8 per cento del totale e quella per i servizi pubblici
generali l’8,1 per cento, in buona parte destinati alla missione “Difesa e
sicurezza del territorio” e alla partecipazione italiana alle politiche di
bilancio in ambito UE. Oltre il 12 per cento della spesa è destinato agli
affari economici e quasi il 7 per cento a trasferimenti agli enti territoriali
per politiche di loro competenza (al netto di quelli per la spesa sanitaria che
sono considerati nella categoria Salute e Istruzione).
La spesa stanziata per interventi relativi alla cultura, all’ambiente e
alla qualità della vita assorbe meno dell’1 per cento del totale considerato
(vedi Figura I.1).”
Genitori lasciano a casa i figli per protesta contro la scuola insicura. Succede nella scuola primaria di Cardano al Campo, in provincia di Varese, dove tredici famiglie di una classe hanno deciso di lasciare a casa i propri figli di otto anni, nonostante, la scuola dell’obbligo.
LA STORIA
Se un genitore decide di non mandare il figlio a scuola ha i suoi buoni
motivi. Nel Varesotto, ha scritto la
stampa locale, hanno voluto inviare “un messaggio preciso lanciato verso
il Provveditorato agli studi della provincia di Varese e alle
istituzioni superiori per risolvere un problema che si trascina da ormai tre
anni e che per loro è diventato ora insostenibile”.
LA LETTERA DEI GENITORI
«La situazione disciplinare che si registra in classe risulta per i nostri
bambini e per noi genitori insostenibile sul piano educativo ma soprattutto per
ciò che concerne la sicurezza dei nostri figli», scrivono le tredici famiglie
di Cardano in una lettera aperta. A margine spiegano che il problema nasce
dalla impossibilità della scuola di tenere a freno le intemperanze di un
alunno. Il risultato è una serie di episodi violenti. I genitori raccontano
di banchi divelti, oggetti lanciati, pugni in faccia, occhiali rotti e tanti
altri avvenimenti che non li lasciano tranquilli ogni volta che accompagnano i
loro bambini davanti alla primaria cardanese. «In prima questa era una classe
formata da 31 studenti, oggi si sono ridotti di un terzo», racconta un papà.
«Sto meditando di fare anche io lo stesso e a gennaio di spostare mia figlia
altrove. Non sono più sereno».
L’iniziativa, continua la lettera, «ha lo scopo di attirare l’attenzione di
chi deve attivarsi per ripristinare una situazione di normalità. Non è il
prodotto di una decisione impulsiva, ma la conseguenza del mancato intervento
incisivo atto a tutelare i bambini». La richiesta non è formulata ad insegnanti
di classe, ai dirigenti scolastici presenti e a quello attualmente in carica
(«al quale va riconosciuto un impegno mai riscontrato in precedenza»), ma
all’amministrazione, la quale costringe gli alunni a mantenere un clima in
classe «non è certo idoneo a favorire un sereno percorso di crescita umana
e culturale di un bambino».
“UNA PROVOCAZIONE CORRETTA”
È giusto, per il sindacato, che le famiglie abbiano intrapreso un atto, una
sorta di provocazione, così importante. Sono gli stessi genitori che hanno
deciso anche, subito dopo, di rivolgersi direttamente all’amministrazione
scolastica, da dove sono partite le indicazioni per formare classi così
numerose, anche in presenza di alunni con problematiche comportamentali e di
apprendimento. Questo genere di operazioni, all’insegna dell’indifferenza, pur in
presenza di problemi oggettivi, sono il frutto delle politiche scellerate sulla
scuola, dove continua a rimanere in vita l’organico di fatto, le risorse che
arrivano per attuare il Ptof sono limitate e si impongono classi con numeri di
alunni oltre ogni logica e anche, spesso, senza nemmeno curarsi dei limiti
previsti dalla legge sulla sicurezza.
Anief ricorda come abbia avviato con alcune RSU un’operazione verità per verificare il rispetto delle norme sulla composizioni delle classi e si dichiara pronta a estendere tale iniziative in tutte le scuole italiane appena certificata la rappresentatività.
IL PENSIERO DEL PRESIDENTE
Secondo Marcello Pacifico, leader dell’Anief, “bisogna impedire che si
attivino corsi con oltre 30 alunni, ancora di più se in presenza di alunni
disabili. È nostro dovere segnalare questi casi come sindacalisti prima che lo
facciano le famiglie”.
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