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Crollo Ponte Morandi, la preoccupazione di Solo Dirigenti: “Patrimonio edilizio in stato pessimo”

solo dirigenti

Dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, che ha causato la morte di 39 persone, Alessandro Turchi – presidente di SOLO DIRIGENTI (Associazione Dirigenti delle Istituzioni Scolastiche Autonome) – esprime enorme preoccupazione per lo stato del patrimonio edilizio pubblico italiano, con un occhio particolare agli edifici scolastici.

“Il rapporto Ecosistema Scuola di Legambiente di pochi mesi fa (ottobre 2017) – spiega Turchi – ha riassunto in poche e terrificanti parole la situazione degli edifici scolastici italiani. Il 41% delle nostre scuole è situato in zone sismiche ad alto rischio, il 43% è stato costruito precedentemente al 1976 e dall’entrata in vigore della relativa normativa, solo il 12,3% delle scuole in zone ad alto rischio è progettato con tecniche di costruzione antisismica. Infine, per completare il quadro, va detto che, di fatto, circa 1 scuola su 2 non ha il certificato di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi”.

“Per non parlare – continua Turchi – dell’efficienza energetica classe A, che riguarda appena lo 0,3% delle scuole. Una situazione drammatica che ci induce a chiedere che la Scuola sia collocata di diritto al primo posto nell’agenda delle priorità del “sistema Italia”. Lo pretendiamo”.

“Come dirigenti scolastici – spiega Turchi – responsabili a tutti gli effetti degli edifici, in presenza di enti locali che non intervengono più da tempo per mancanza di risorse nella manutenzione ordinaria e straordinaria e con una normativa che continua assurdamente a considerarci datori di lavoro. Lo pretendiamo soprattutto sentendo tutto il peso della responsabilità di otto milioni e mezzo di studenti, a noi affidati, e come cittadini, come operatori culturali, come membri di una società che vuole continuare a considerarsi civile”.

“SOLO DIRIGENTI – ricorda – non fa politica e guarda ai governi con simpatia o meno a seconda delle azioni messe in campo per la scuola pubblica e a seconda della considerazione in cui è tenuta la dirigenza di un settore strategico come quello della scuola. Si chiede all’attuale Ministro, all’attuale Governo, all’attuale Parlamento, di conoscere quali azioni concrete si intendono avviare, con anche le precise calendarizzazioni previste, per evitare un’altra assurda Genova in qualcuna delle nostre quindicimila scuole”.

Non chiacchiere allora, ma risposte. Per la tutela di ognuno.

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Messina: scuole chiuse, partenza dell’anno scolastico a rischio?

messina

In Sicilia è un agosto caldo per la sicurezza degli edifici scolastici: il sindaco della Città Metropolitana di Messina, Cateno De Luca, a seguito di una rilevazione dello stato di sicurezza degli edifici scolastici secondari di secondo grado di competenza della Città Metropolitana ha rilevato che su cento plessi scolastici superiori ben 44 non hanno il certificato di prevenzione incendi e 56 mancano del certificato di vulnerabilità sismica.

“Grazie all’onorevole Ella Bucalo – ha spiegato De Luca – che si è presentata a Palazzo Zanca con la bozza di due emendamenti da presentare nel “milleproroghe” in merito a queste due tematiche e mira ad ottenere una proroga almeno fino al 31 dicembre 2019. Stando così le cose le scuole non le riapro. Siamo in attesa dei dati di Palazzo Zanca sulle scuole cittadine”. Intanto sono state quindi avanzate quattro richieste di finanziamento all’assessorato regionale dell’Istruzione, di 50 mila euro ciascuna, per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza degli istituti scolastici “Copernico” e “Medi” di Barcellona Pozzo di Gotto nonché gli istituti “Impallomeni” e “Majorana” di Milazzo.
Gli uffici tecnici competenti della Città Metropolitana stanno predisponendo progetti di manutenzione e messa in sicurezza per tutti gli Istituti scolastici di pertinenza dell’Ente.

“Per riaprire le scuole ho bisogno di avere il quadro completo – afferma il primo cittadino –se devo aprire venti scuole che non hanno certificazione voglio concordarlo con gli organi preposti e non mi va che i vari organi di governo scarichino sulle spalle del sindaco le eventuali responsabilità”.

Una decisione che ha scatenato un botta e risposta dai toni accesi: “Esistono già le relazioni che il sindaco ha richiesto e sono sulla scrivania del dirigente Francesco Aiello – ha controbattuto il presidente della commissione Scuola Piero La Tona, che ha criticato l’ordinanza – e sono comunque rintracciabili sulla piattaforma dell’Anagrafe regionale dell’edilizia scolastica, il 60% delle scuole nazionali sono nella stessa situazione, credo che se tutti i sindaci emanassero un’ordinanza simile a quella di Messina si troverebbe una soluzione”.

“Al momento sono in ferie ma non sono preoccupata più di tanto – ha invece dichiarato la dirigente regionale dell’Ufficio scolastico Maria Luisa Altomonte – credo che la situazione rientrerà, dopo Ferragosto vedremo il da farsi e se è il caso assumeremo dei provvedimenti ma penso che non ce ne sarà bisogno, non drammatizzerei l’ordinanza del sindaco De Luca, sarebbe incredibile se le scuole restassero chiuse anche perché quale sarebbe l’alternativa immediata?”

Ma nel frattempo tutte le scuole restano chiuse, in attesa di essere messe al sicuro.

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Convitti e ospitalità residenziale, pubblicato il bando per il 2018-19

bando convitto

E’ stato pubblicato dall’INPS il bando di concorso “Convitti – ospitalità residenziale e diurna presso le strutture INPS a gestione diretta” per l’a.s. 2018/19.

Destinatari

Il bando è rivolto agli studenti frequentanti la scuola primaria e la scuola secondaria di primo e secondo grado, figli o orfani (ed equiparati) di persone appartenenti a una delle seguenti categorie:

  • iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali;
  • pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • dipendenti o pensionati del settore pubblico non iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e alla Gestione Assistenza Magistrale e non utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • lavoratori o pensionati del settore privato;
  • disoccupati o inoccupati.

Quali benefici?

Il beneficio consiste nell’ospitalità presso la struttura di proprietà dell’Inps prescelta tra quelle riportate nell’allegato 1 del bando (https://www.inps.it/docallegatiNP//Mig/Welfare/Bando_Convitti_utenti_tardivi%20_e_privati_2018-19.pdf ), in formula convitto o semiconvitto, a fronte del versamento, a cadenza mensile, di una retta determinata ai sensi dell’art. 10, comma 1, del suddetto bando di concorso.

Il beneficio è concesso:

  • per tutta la durata degli studi di scuola primaria e secondaria di I e di II grado, per i figli, orfani ed equiparati, degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e alla Gestione Assistenza Magistrale, nonché dei pensionati utenti della Gestione Dipendenti Pubblici;
  • per il solo anno scolastico 2018/2019 per i figli, orfani ed equiparati di lavoratori o pensionati del settore privato, di disoccupati o inoccupati, di dipendenti o pensionati del settore pubblico non iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e alla Gestione Assistenza Magistrale e non utenti della Gestione Dipendenti Pubblici.

Presentazione domande

Le domande vanno presentate esclusivamente per via telematica dalle 12:00 del 23 agosto alle 12:00 del 6 settembre 2018.

Alla presentazione della domanda, il richiedente deve aver presentato la dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per la determinazione dell’ISEE ordinaria o ISEE minorenni con genitori non coniugati tra loro e non conviventi, qualora ne ricorrano le condizioni.

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Calabria, sicurezza delle scuole: l’allarme del Codacons

reggio calabria

Negli ultimi giorni l’Italia trema e, prima che accadano tragedie, il Codacons si rivolge ai prefetti per chiedere verifiche e sicurezza per gli edifici scolastici.

Accade in Calabria dove, con una nota, Francesco Di Lieto – vicepresidente Nazionale del Codacons – chiede di differire l’inizio delle attività scolastiche in ogni edificio calabrese almeno finché non siano state effettuate tutte le verifiche tecniche atte a certificare la possibilità o meno che l’immobile possa essere utilizzabile sul fronte della vulnerabilità sismica, al fine di tutelare alunni, insegnanti e personale.

E lo fa con parole dure, decise, quando dichiara che:

“Da anni ripetiamo, inascoltati, che si tratta di una vera e propria emergenza: 9 scuole su 10 non sarebbero agibili. Per questo motivo abbiamo chiesto di ottenere la documentazione necessaria a comprendere quanto siano sicuri gli studenti in Calabria, un territorio ad alto rischio sismico. Chiediamo all’Ufficio scolastico regionale, nonché ai Comuni e alle Province calabresi di rendere pubblici gli obbligatori certificati di rispondenza alla normativa antisismica (ai sensi dell’art. 28 Legge 64/1974 e dei certificati di agibilità, previsti dall’art. 24 del Testo Unico dell’Edilizia)”.

Uno scenario impressionante, quello rilevato dal Vicepresidente: «La fotografia dell’edilizia scolastica calabrese è sconfortante. Se una scuola non è in possesso del certificato di agibilità, vuol dire che a tutti gli effetti di legge non è agibile, pertanto andrebbe chiusa per tutelare alunni, insegnanti e personale scolastico. Ma quante scuole sono in queste condizioni in Calabria? Dalle verifiche effettuate dal Codacons, la situazione è allarmante. Attualmente, infatti, risultano censiti 2.408 edifici scolastici, ma soltanto di 1909 si hanno a disposizione i dati. Solo 832 edifici sono in possesso del certificato di collaudo statico e solamente 382 hanno ottenuto il certificato di agibilità. Praticamente l’ 85% delle scuole calabresi potrebbe non essere agibile».

«Alla luce di questi dati – afferma Di Lieto – riteniamo sia il caso di disporre un censimento dell’edilizia scolastica per quanto attiene sicurezza ed agibilità degli edifici ed intervenire immediatamente, prima che sia troppo tardi. Dal punto di vista giuridico, la responsabilità è in capo al dirigente scolastico, anche se in realtà la competenza (e la responsabilità) è degli enti locali, che preferiscono ignorare il problema, sperando che non si verifichino crolli o terremoti»-

«Abbiamo il diritto di sapere se gli edifici in cui, per legge, siamo obbligati a mandare i nostri figli, siano a norma – prosegue Di Lieto – e, quindi, se lo Stato rispetta le norme vigenti. Da anni assistiamo a stucchevoli deroghe sulla pelle di bambini ed insegnanti. È arrivato il momento di dire basta. Del resto viene imposta la corsa alle vaccinazioni di massa per tutelare la salute dei bimbi, eppure ci si dimentica della salute dei bimbi quando li si obbliga a trascorrere ore ed ore in edifici pericolosi e non a norma. Probabilmente – conclude Di Lieto – la sicurezza dei bambini interessa solo a giorni alterni».

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Titolo di sostegno, dal 20 agosto si può inserire nelle graduatorie d’Istituto 2017-2020

Come già anticipato nell’articolo Inserimento graduatorie d’Istituto 2017-2020, domande a partire dal 20 agosto, e nell’arco della medesima finestra temporale ossia fino al 10 settembre, sarà possibile chiedere l’inserimento negli elenchi aggiuntivi per il sostegno a favore dei docenti che hanno conseguito il titolo di specializzazione entro il 1° agosto 2018.

In altre parole ci si riferisce a coloro che hanno conseguito il titolo dopo il termine ultimo di aggiornamento triennale delle graduatorie di istituto che ricade il 24 giugno 2017: i docenti, in questo modo, saranno inseriti in coda agli elenchi di sostegno rispetto alla fascia di appartenenza.

Modalità di presentazione delle domande

Le domande, per l’inserimento del titolo di sostegno, vanno inviate tramite Istanze Online, compilando il modello A5 alla scuola destinataria dell’istanza di inclusione nelle graduatorie o di inclusione negli elenchi aggiuntivi.

Il modello A5 non deve essere compilato da:

  • i docenti di I° fascia che hanno già presentato domanda di inserimento negli elenchi aggiuntivi di sostegno delle GaE, i quali vengono automaticamente trasposti in graduatoria (l’aggiornamento annuale GaE è avvenuto da poco);
  • i docenti che chiedono anche l’inserimento negli elenchi aggiuntivi di II fascia con il modello A3, i quali possono dichiarare il titolo di specializzazione nel medesimo modello.

Scadenza

La finestra temporale si chiude il 10 settembre alle ore 14,00: è possibile svolgere tutta la procedura su Istanze Online.

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Inserimento graduatorie d’Istituto 2017-2020, domande a partire dal 20 agosto

insegnanti docenti immissione in graduatoria

Per il mondo dei docenti non si va in vacanza neanche d’estate: gli insegnanti interessati all’inserimento negli elenchi aggiuntivi alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto, che hanno conseguito il titolo di abilitazione otre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie (24/06/2017) ed entro il 1° agosto 2018, verranno collocati in un elenco aggiuntivo alle graduatorie di II fascia.

Questo vuol dire, come stabilito dal DDG n. 1069 dell’11/07/2018, che si aprirà una seconda finestra temporale: se entro il 3 agosto i docenti hanno presentato il modello A3 per l’istanza di inserimento, adesso devono procedere alla scelta delle scuole o alla sostituzione di alcune di esse.

L’inserimento in graduatoria riguarda, inoltre, i docenti che conseguono il titolo di specializzazione per il sostegno agli alunni con disabilità oltre il previsto termine di aggiornamento triennale delle graduatorie (24/06/2017) ed entro il 1° agosto 2018, i quali verranno collocati in coda agli elenchi di sostegno della fascia di appartenenza.

Scelta istituti per docenti non inseriti in graduatoria

Se sei un docente non ancora inserito in graduatoria, per la scuola secondaria di primo e di secondo grado è possibile indicare al massimo 20 istituti rientranti nella medesima provincia.

Per la scuola dell’infanzia, invece, il limite è di 10 istituti, di cui al massimo 2 circoli didattici, nella stessa provincia, ed è possibile non rispettare la limitazione dei 2 circoli didattici solo nel caso in cui l’Ufficio Scolastico Regionale abbia emanato apposito provvedimento.

Scelta istituti per docenti già inseriti in graduatoria

Se invece sei un docente già presente, per altri insegnamenti, nelle graduatorie di I, II e II fascia o in alternativa negli elenchi aggiuntivi alla II fascia relativi alla finestra semestrale del 1° febbraio 2018, è possibile sostituire una o più scuole rientranti nella medesima provincia. Le nuove scuole si possono richiedere soltanto per i nuovi insegnamenti.

Tempistica

La scelta delle scuole avviene tramite Istanze OnLine, compilando il modello B dal 20 agosto 2018 al 10 settembre 2018 (entro le ore 14.00).

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Calabria: caos immissioni in ruolo, la denuncia della Gilda degli Insegnanti

gilda degli insegnanti in calabria

Un Ferragosto senza riposo e con molte polemiche per la Gilda Insegnanti Calabria che, allibita, ha manifestato in un comunicato stampa – a firma del coordinatore Antonino Tindiglia – il suo sconcerto per le condizioni con cui sono state effettuate le procedure di immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2018/2019.

Nel comunicato stampa, si evince tutta l’indignazione del prof. Tindiglia e della Gilda Insegnanti Calabria: “Anche per quest’anno, inalterata procedura e tempistica procedono le operazioni di organizzazione dell’anno scolastico 2018/2019, con grandi sforzi, impegno e professionalità degli addetti degli USR e degli ATP, pur negli immancabili errori e disguidi dovuti alle procedure che cambiano continuamente, alle direttive emanate con ritardo, alla fretta con cui si devono effettuare tutte le operazioni ed in una realtà che ancora vede l’USR della Calabria senza la nomina del Dirigente Regionale (forse siamo in dirittura di arrivo dopo 7 mesi di ritardo e manca ancora il dirigente provinciale dell’ATP di Catanzaro) si segnala anche la mancanza di personale che negli anni ha visto più che dimezzare gli impiegati addetti alle procedure. Come ogni anno un’estate di apprensione, di ansie per tutti i candidati aspiranti all’agognato ruolo e con tanta, tanta disponibilità e pazienza”.

La denuncia

“Si assiste a convocazioni fatte con urgenza senza neanche i dovuti tempi per prendere visione, in locali privi dei minimi requisiti di accoglienza (questa è la scuola) in un caldo afoso con candidati per la maggior parte donne in gravidanza o che allattano, con tempi che si prolungano fino a tardi per poter concludere in tempo le operazioni.
È da anni che porto queste tematiche al tavolo delle trattative chiedendo di anticipare i tempi e che finisca quest’ottica della scuola vista come un’azienda che cerca il cliente, ma che si ritorni alla visione invece di una scuola che forma il futuro cittadino, la società del domani”.

Continua la Gilda: “Nell’ottica del contenimento della spesa pubblica si costringe a completare le cattedre a 18 ore con grave disagio per gli insegnanti che sono costretti ad andare in altri istituti spesso molto distanti tra loro con aggravio di costi personali (si rammenta che lo stipendio di un insegnante è tra i più bassi della pubblica amministrazione) e spreco di tempo per gli spostamenti e sacrifici che stressano e che cambiano di anno in anno”.

“La politica non vuole trovare soluzioni”

“Le soluzioni – prosegue il comunicato – ci sono, sta alla politica volerlo. Si potrebbe risolvere questo problema anticipando i tempi per le operazioni di assegnazione dei docenti alle scuole e creando un organico di istituto stabile nel tempo, ipotesi per 5 anni, a prescindere dal numero degli allievi, e lasciato all’organizzazione del Dirigente scolastico nel rispetto delle decisioni degli organi collegiali per come prescrive la legge”.

“Noi che operiamo nella scuola – conclude – e che non smettiamo mai neanche il giorno di ferragosto di interessarci, diciamo basta a questo processo distruttivo di quella che era una realtà invidiata per come riusciva a formare le menti (lo dimostrano i successi degli studenti italiani nel mondo), diciamo basta a questo eccesso di dirigismo e di burocrazia che ha paralizzato uno dei mestieri più belli ed utili del mondo: INSEGNARE“.

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Abbandono scolastico: come individuarlo prima e prevenirlo

bambino scrittura tabelle matematica

“Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena, insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda. Non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola”.

Questa citazione di Don Lorenzo Milani, lontana nel tempo ma più che mai attuale, apre oggi il tema del contrasto agli abbandoni scolastici precoci, o dispersione scolastica che dir si voglia: un argomento molto sentito dagli insegnanti e dalle famiglie, che incide negativamente sullo sviluppo del minore.

Quali sono i segnali di allerta? A cosa devono fare attenzione gli insegnanti? Come contrastare gli abbandoni scolastici, soprattutto in territori ad alto rischio di esclusione sociale?

Perché è così importante?

Con la crescente domanda di competenze e qualifiche elevate i giovani che abbandonano prematuramente la formazione non dispongono delle competenze e corrono il rischio di affrontare gravi e persistenti problemi sul mercato del lavoro.

Inoltre, gli studenti che hanno abbandonato la scuola prima del tempo, hanno maggiore probabilità di essere collocati in posti di lavoro precario, di crescere da un punto di vista lavorativo e quindi sociale.

Gli studi

Secondo la Commissione Europea (documento scaricabile all’indirizzo http://ec.europa.eu/educations/school-educations/twg_en.htm) l’abbandono scolastico precoce “genera notevoli costi economici sia livello individuale che collettivo con un costo complessivo che oscilla tra 1 e 2 milioni di euro per ogni studente che abbandona la scuola. Un anno in più di permanenza a scuola, può assicurare a un giovane un reddito supplementare per tutto l’arco della vita: di conseguenza un Paese con un alto tasso di abbandono scolastico dovrà impegnarsi a fondo per mantenere alti livelli di occupazione e coesione sociale”.

Il primo segnale di abbandono scolastico

Un importante segnale premonitore dell’abbandono scolastico precoce è la cosiddetta “frequenza a singhiozzo”: quando uno studente si assenta spesso o per lungo tempo è un dato da non sottovalutare, ed è certamente un segnale di pericolo.

I segnali di allerta precoci

Sempre secondo numerosi studi e monitoraggi della Commissione Europea, fra gli elementi da considerare ci sono sicuramente:

  • scarsa partecipazione o assenze ingiustificate;
  • comportamento indifferente;
  • media complessivamente scarsa;
  • voti bassi in più discipline;
  • insuccesso scolastico;
  • ripetizione dell’anno;
  • contatti con i servizi sociali;
  • contatti con le forze dell’ordine.

Come rispondere?

Il lavoro di ricerca del gruppo tematico suggerisce alcune risposte ai segnali di allarme precoci: “Per ottenere una reale diminuzione dei tassi di abbandono scolastico, gli studenti individuati monitorando i diversi segnali di pericolo devono essere dotati di un sostegno tempestivo in modo che i loro problemi di fondo possano essere affrontati”.

Per poter fare scuola, allora, bisogna essere attenti ai bisogni di tutti e non lasciare nessuno solo.

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Dislessia, il Tar Piemonte sospende la bocciatura di un allievo

Matematica Discalculia DSA 170 2010

La clamorosa storia arriva dalla Val di Susa ed è stata raccontata da Repubblica.it: il Tar del Piemonte ha difatti trovato “profili di parziale fondatezza” nel ricorso dei genitori di un ragazzo con disturbo specifico d’apprendimento (DSA) e ne ha sospeso la bocciatura alla quarta di liceo.

I fatti

Il ragazzo protagonista di questa storia destinata a fare giurisprudenza è discalculico. La discalculia, nota anche come disturbo dell’aritmetica, è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) legato alla comprensione di numeri e manipolazione degli stessi.

Il giovane studente è arrivato a fine anno con quattro insufficienze: scienze, inglese, latino e matematica appunto. Quindi l’esito degli scrutini è bocciatura, per una sola materia. Con tre insufficienze, difatti, si veniva semplicemente ammessi all’anno successivo con debito.

L’assenza del Piano Didattico Personalizzato

Ma i genitori dello studente non hanno accettato ciò e hanno portato il caso alla giustizia amministrativa. Il collegio di giudici, presieduto da Domenico Giordano, ha esaminato il ricorso della famiglia e la difesa del dirigente scolastico dell’istituto, e infine ha sancito che esistono profili di parziale fondatezza che darebbero ragione al ricorrente. Più nello specifico:

“[…] rilevando, a un primo esame, profili di parziale fondatezza del ricorso con particolare riferimento alla disciplina matematica, rispetto alla quale sembrerebbero trovare fondamento le censure dedotte dal ricorrente in ordine alla mancata integrale applicazione delle misure di ausilio previste dal Piano Didattico Personalizzato”

In pratica, si afferma che il docente di matematica non abbia previsto per il ragazzo con discalculia un piano didattico personalizzato e meno gravoso in termini di difficoltà. Che si può tradurre in meno compiti, utilizzo della calcolatrice o consultazione dei formulari.

La legge 170/2010

Nel 2010 infatti in Gazzetta Ufficiale veniva pubblicata la legge 170/2010 che:

riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana

Nello stesso testo (articolo 5) il Miur garantisce agli studenti con DSA:

a) l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro
scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo,
adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
b) l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le
tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini
della qualità dei concetti da apprendere;

Inoltre, agli studenti con DSA sono “garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e
universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di
Stato e di ammissione all’università nonché gli esami universitari”.

La decisione

Così, il Tar ha sospeso la bocciatura del ragazzo annullandone l’insufficienza in matematica e ha disposto una nuova riunione straordinaria del consiglio di classe per ridiscutere la situazione dell’allievo con DSA, ma stavolta senza il docente di matematica.

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Urlare a scuola? Meglio di no

urla alunni

Una delle ultime conferme autorevoli e degne di nota in ordine di tempo arriva da Pittsburgh: i ricercatori dell’università qualche anno fa avevano portato a termine uno studio in diversi istituti equiparabili alle nostre scuole medie giungendo alla conclusione che urlare a un bambino equivale a sculacciarlo. Non solo, ma sgridare un allievo genera nello stesso insicurezza e rancore, al punto da poterne minare la crescita e subirne le ripercussioni anche da grande.

Sappiamo bene che non è sempre facile mantenere la calma, soprattutto in situazioni limite. Sappiamo bene anche che queste ricerche vanno prese per quello che sono, ma è sicuramente auspicabile trovare soluzioni alternative all’urlo, che a volte sembra l’unica strada percorribile.

Le ricerche e le convinzioni

Non è l’unico studio che analizza il fenomeno, quello dell’Università di Pittsburgh: alcuni anche più recenti hanno dimostrato a vario titolo la connessione tra l’aggressività verbale degli adulti e la crescita degli adolescenti, arrivando a sviluppare teorie finanche sulla crescita del bambino stesso.

Su MumAdvisor, in un’intervista realizzata da Benedetta Sangirardi alla vicepresidente di Alice Onlus Valentina Tollardo, si legge:

Le urla creano nel bimbo una situazione di allarme e di stress e, se fatte in ambienti pubblici, anche di umiliazione. Molti studi, tra cui quelli pubblicati sulla rivista “Child Development” dai ricercatori della Rochester University, hanno evidenziato una correlazione tra il cortisolo (detto anche ormone dello stress) e le difficoltà nello sviluppo intellettivo ed emotivo. Non dimentichiamo poi il valore educativo: la prima relazione significativa che i bambini instaurano è quella con i genitori, da cui imitano modalità ed atteggiamenti. I bimbi potrebbero in questo modo apprendere “l’urlo” come unica modalità possibile per esprimere la rabbia.

“Urlare non serve a nulla”

Non urlare non vuol dire non imporsi. Sebbene urlare non serva a nulla. Lo teorizza bene Daniele Novara, pedagogista italiano molto noto e tra i massimi esperti della gestione dei conflitti interpersonali. Nel suo “Urlare non serve a nulla” (lo trovate a questo link) Novara raccoglie tante riflessioni – frutto della sua esperienza lavorativa – e suggerisce alcune indicazioni pratiche per imparare a controllare le proprie reazioni emotive e riuscire, con la giusta organizzazione, a farsi ascoltare efficacemente e gestire nel modo migliore i conflitti che quotidianamente si generano con i figli. Una lettura consigliata anche per gli insegnanti.