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Protocollo d’intesa LILT – MIUR per portare la prevenzione dei tumori a scuola

sede Miur Trastevere Roma

Riportiamo il comunicato stampa del MIUR:

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, e il Presidente nazionale di LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, Francesco Schittulli, hanno sottoscritto il nuovo Protocollo di intesa volto a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado modelli di informazione ed educazione alla salute, ai corretti stili di vita e alla prevenzione dei tumori. L’incontro si è svolto ieri, 24 ottobre, a Roma presso la sede del MIUR.

Il Protocollo si articolerà in convenzioni singole che daranno vita a progetti nelle scuole che coinvolgeranno la LILT Nazionale, attraverso le sue Sezioni Provinciali, in attività formative e di educazione ai corretti stili di vita.

“Tra i nostri compiti, come Istituzione, c’è quello di realizzare la prevenzione, che si basa su uno stile di vita sano, sull’educazione alimentare e sull’attività fisica. Mi fa molto piacere essere con voi oggi – ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti rivolgendosi agli studenti presenti – perché voi sarete ‘ambasciatori’ di questa prevenzione. Dovete promettere che tradurrete in atti pratici i propositi che sottoscriviamo qui. Da oggi sarete un esempio di corretti stili di vita per i vostri coetanei, perché su questi temi l’educazione e la comunicazione tra pari possono essere estremamente utili. La firma di oggi è importante anche perché voi, insieme ai vostri docenti, sarete protagonisti di questo progetto di sensibilizzazione. Ai vostri amici e ai vostri familiari non dovrete fornire solo informazioni ma un modello di comportamento”.

“La firma di questo Protocollo è importante perché, come LILT fa già da tempo, bisogna continuare a parlare ai giovani affrontando i temi dell’educazione alla salute già dalla scuola primaria, con gli studenti, gli insegnanti e le famiglie – ha spiegato Francesco Schittulli, Presidente nazionale LILT -. Con i ragazzi è importante parlare e confrontarsi, insegnare loro ad alimentarsi correttamente, a non fumare, ma anche che bisogna imparare a conoscere il proprio corpo e controllarsi periodicamente. In questi anni sono in aumento le diagnosi di tumore, però la mortalità è in calo, proprio grazie all’educazione alla prevenzione e alla possibilità di fare diagnosi precoci”.

Le attività previste dal Protocollo si tradurranno in progetti che vanno dalla formazione per gli insegnanti, alle attività di sensibilizzazione verso gli studenti, declinate diversamente in base all’età, verso le loro famiglie, passando anche attraverso laboratori tirocini.

L’obiettivo è creare una rete di comunicazione e di dialogo, multidisciplinare e articolata all’interno della scuola, della famiglia e della società, per trasmettere i concetti della prevenzione. Oltre ad una maggior consapevolezza in termini di educazione alla salute, la partecipazione dei giovani a queste attività ha l’obiettivo parallelo di incoraggiarli a unirsi ad attività di volontariato, grazie alla quale tante associazioni come LILT riescono a portare avanti le proprie attività, e che può essere occasione di crescita personale e sociale per i ragazzi.

Tutto questo in continuità con gli obiettivi raggiunti dal precedente Protocollo del 2015, che ha portato a una convenzione per la realizzazione di “Guadagnare Salute con la LILT”, ancora in corso. Alcuni successi di questo progetto sono stati presentati ieri con l’intervento di Sandra Bosi, Responsabile organizzativa del progetto di cui era capofila la Sezione provinciale LILT Reggio Emilia, e la partecipazione di alcuni ragazzi delle scuole, che hanno spiegato nel concreto come avviene l’attività di formazione con gli insegnanti ma soprattutto quella di educazione tra pari, per diffondere comportamenti corretti tra gli stessi ragazzi.

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I sindacati in Val d’Aosta: mancano insegnanti nelle scuole paritarie

insegnanti docenti immissione in graduatoria

Mancano gli insegnanti. Ma non nella scuola pubblica, bensì a causa della scuola pubblica. L’inusuale denuncia arriva dalle sigle sindacali della Val d’Aosta FLC Cgil, Cisl Scuola, SAVT ÉCOLE e Snals che attraverso una nota stampa manifestano l’intenzione di sottoporre all’attenzione della amministrazione scolastica regionale il tema delle abilitazioni per il personale docente delle scuole secondarie paritarie.

“In seguito al concorso riservato del 2018 – si legge nel comunicato congiunto – numerosi insegnanti abilitati sono già migrati verso i ruoli regionali della scuola pubblica e molti altri ancora nella graduatorie regionali di merito, verosimilmente, lo faranno nel prossimo futuro. Nel frattempo le scuole paritarie sono dovute ricorrere all’assunzione di nuovi insegnanti, talora senza abilitazione e quindi in deroga alle disposizioni della Legge 62/2000.

Una scelta che però va a scontrarsi con quanto sancito dal Decreto Dignità: “Le scuole investiranno sulla formazione di questi nuovi docenti nell’incertezza che essi possano abilitarsi in tempo utile, perché nel frattempo le disposizioni del decreto dignità hanno ridotto a 24 mesi il termine massimo per la reiterazione dei contratti di lavoro a tempo determinato”.

Per le scuole paritarie – secondo i sindacati – si intravede di fatto una vera e propria emergenza.

“La normativa attualmente – spiegano – in vigore per il reclutamento e la specializzazione degli insegnanti di scuola secondaria, il d. lgs. 59/2017, prevede una procedura apposita per la specializzazione degli insegnanti in servizio nelle scuole paritarie, i quali possono iscriversi ai percorsi di specializzazione (I° anno di FIT) in soprannumero rispetto agli aspiranti che hanno vinto il concorso ordinario per la classi di concorso in questione (art. 15, comma 3 del d.lgs. 59/2017), ‘nell’ordine di una graduatoria stabilita sulla base di un test di accesso gestito dalla università interessate'”.

Chiudono così la nota, chiedendo immediate soluzioni, gli scriventi: “Si pongono adesso due importanti questioni: da una parte il ritardo del Ministero nel bandire i concorsi ordinari e dall’altra in quale modo consentire la specializzazione degli insegnanti in servizio nelle scuole paritarie su classi di concorso per le quali non verrà bandito il concorso ordinario a causa dell’insufficiente fabbisogno,oppure su classi di concorso che non sono presenti nella scuola pubblica valdostana”.

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Capurso (Bari): quattro insegnanti ai domiciliari con l’accusa di maltrattamenti sui bambini

bari capurso maestre frame carabinieri

Strattoni, schiaffi, minacce verbali e altro ancora, tutto documentato con telecamere nascoste in fase di indagine dai carabinieri: per questi motivi quattro insegnanti di una scuola materna di Capurso (Bari) sono state raggiunte da un’ordinanza cautelare agli arresti domiciliari.

I fatti a cui si fa riferimento sono tutti relativi all’anno scolastico 2017-18. Protagonisti bambini di tre anni.

Le maestre accusate

Sono quattro le insegnanti che dovranno rispondere dei presunti gravi maltrattamenti perpetrati nei confronti dei bambini. Sono tutte donne e maestre di età compresa tra i quarantasette e i sessantatré anni.

I maltrattamenti

Secondo quanto sostengono i militari dell’Arma, dopo le ricostruzioni e avvalendosi delle immagini delle telecamere nascoste installate nel complesso didattico, “le quattro maestre, sia autonomamente che talora in concorso, nell’anno scolastico 2017/2018, rendevano dolorose e mortificanti le relazioni con i bambini, a loro affidati per cura ed educazione, assumendo comportamenti vessatori e violenti nei loro confronti”.

Dal video è possibile evincere alcuni atteggiamenti “troppo energici” e che descriverebbero esattamente il quadro accusatorio messo in piedi dai Carabinieri. Spintoni e bambini tenuti per la testa sul banchetto, ad esempio.

A questo si aggiunge quanto comunicato dai Carabinieri stessi in una nota stampa.

Le maestre, in maniera sistematica, per esercitare la loro funzione di insegnante, hanno assunto nei confronti dei bambini comportamenti violenti, spintonandoli, strattonandoli, a volte, trascinandoli fino a farli cadere e/o urtare ed, in alcuni casi, percuotendoli con schiaffi alle braccia e sul volto. Ai piccoli, veniva imposto di rimanere con il capo riverso sul banco, in posizione sottomessa ed, in caso di rifiuto, costretti con forza a tenere tale posizione. Altre “punizioni” consistevano nell’imporre ai bambini a rimanere in un angolo della classe con il volto rivolto verso il muro, a volte, con le mani dietro la schiena, per periodo prolungati.

Le maestre hanno anche minacciato i bambini, intimorendoli che “sarebbero stati legati con la corda – che avrebbero avuto le botte – che sarebbe stato portato in caserma dai Carabinieri dove un cane gli avrebbe dato un morso”, oltre a mortificarli platealmente, ed offendendoli con frasi: ”monelli, cattivi, scostumati, maleducati, monellaccio di strada, rimbambiti, pappamolli”.

Spetterà ora all’eventuale processo stabilire l’incontrovertibile verità su come sono andati i fatti.

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“Missione” insegnanti, viaggio nel napoletano – Quartieri Spagnoli

quartieri spagnoli di napoli

Napoli è una delle città più complesse dove crescere. Lo dicono i rapporti, l’escalation della fenomenologia delle baby-gang, gli incontri e i piani straordinari che si sono susseguiti negli anni, lo dicono anche i risultati Invalsi che vedono la città partenopea come fanalino di coda dell’intera Nazione. 

Cosa vuol dire essere insegnante a Napoli e in provincia? Abbiamo deciso di metterci in macchina con Corrado Matacena, imprenditore dell’omonimo gruppo di promozioni editoriali, e il suo staff nei suoi giri per la città a visitare scuole e distribuire libri. In questa quarta tappa del nostro viaggio, torniamo nel ventre di Napoli, più precisamente nei Quartieri Spagnoli.

***

Benvenuti nel cuore pulsante della Napoli storica, scoscese strade che dal nobile Corso Vittorio Emanuele scendono giù fino alla nobile via Toledo: i Quartieri Spagnoli. Un tempo alloggio dei militari iberici (da cui il nome) di stanza a Napoli, nei Quartieri oggi vivono circa 14mila persone per un totale di 4.000 famiglie dislocate su una superficie di circa 800.000 metri quadrati.

Quartiere dalla spiccata indole popolare, vive in questi anni una profonda trasformazione, in linea con tutta la città partenopea, che lo stanno trasformando da luogo “pericoloso” a luogo turistico. Vuoi perché è un presidio di napoletanità vero e corale, vuoi perché tra i palazzi che sembrano accavallarsi l’uno sull’altro si nascondono bellezze di rara fattura, vuoi perché la stazione Toledo – la più bella stazione metropolitana d’Europa – ha di fatto piazzato i Quartieri negli itinerari di visita dei viaggiatori.

Da un punto di vista meramente sociale, però, bisogna dire che il rilancio dei Quartieri passa soprattutto – e forse questo è l’aspetto meno riconosciuto – per un lavoro ormai datato nel tempo di educazione dei ragazzi. Questo è un luogo in cui la longa manus della malavita è stata una cappa opprimente per decenni. Ed è un luogo in cui gli insegnanti sono stati il primo baluardo per cercare di arginare le devianze giovanili. In un luogo a metà tra la nobile Partenope e quella avvezza a essere lontana dallo Stato, le immagini dei panni stesi tipiche di questa città si mescolavano a quelle dei ragazzini a tre in motorino senza casco in tenerissima età. E le sacche di resistenza ci sono ancora, sia chiaro. Per questo, docenti come quelli del D’Aosta o del Paisiello, per dire quelli che abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare personalmente, continuano nel loro lavoro di recupero, attraverso la cultura, delle fasce più giovani della popolazione. Che oggi convivono con i turisti rifugiati nei B&B e gli studenti fuori sede che si allontanano da un centro storico sempre meno a loro portata di tasca.

Se oggi i Quartieri si stanno presentando con un nuovo aspetto, già lontano negli anni questo seme di speranza era stato piantato. E non certo dagli amministratori spesso disattenti, ma dagli educatori che – con le associazioni – hanno vissuto e continuano oggi a vivere il territorio.

L’inchiesta Mondodocenti “Missione” Insegnanti a Napoli

Leggi la prima puntata – Giugliano
Leggi la seconda puntata – Centro Storico
Leggi la terza puntata – Pianura

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Amicizia sui social tra insegnanti e alunni?

smartphone scuola

A dare nuova linfa a un dibattito ormai di lungo corso è il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: secondo il responsabile del Miur, i “contatti sui social tra insegnanti e alunni dovrebbero essere evitati“.

“Rispetto l’autonomia dei professori ma personalmente sono contrario ai contatti sui social tra studenti e professori, perché il rispetto reciproco passa anche attraverso certi atteggiamenti e certe scelte”.

Un parere di peso che rimpolpa un problema vivido: quel muro tra insegnante e alunno va mantenuto? E in tal caso, sono social e app di IM (Instant Messaging) ad abbatterlo?

Whatsapp sul banco degli imputati

Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)
Scambio di messaggi su Whatsapp (foto: Wikipedia)

Il primo imputato di quella che per alcuni è una degenerazione del rapporto insegnante – alunno è Whatsapp. Esistono casi limite, come quello del liceo Tasso di Roma in cui un prof sarebbe andato ben oltre il confronto didattico con le sue allieve e si sia spinto nel campo delle allusioni sessuali. Chiaro che parliamo di un eccesso, ma esiste il problema di scivolare su argomenti che con il rapporto “professionale” tra alunni e docenti non contemplano.

L’ultimo contratto

E proprio sull’onda di determinati casi di cronaca, l’ultimo contratto del comparto insegnanti poneva dei severi paletti sull’utilizzo di social e IM per docenti e alunni. Non li vieta, sia chiaro, anche perché in fase di dibattito i sindacati di categoria hanno manifestato la loro contrarietà a questo provvedimento punitivo (tutti: Anief, Usb, FLC Cgil, Cisl Scuola e Gilda degli Insegnanti).

sede Miur Trastevere Roma
Sede Miur Trastevere Roma

Lo scorso febbraio quindi si imponeva un uso dei canali di comunicazione digitale cosciente e limitato alle comunicazioni didattiche urgenti. In una nota, il Miur spiegava:

Il contratto prevede anche nuove misure a salvaguardia delle studentesse e degli studenti e di un sano rapporto con le loro e i loro docenti. Si prevedono misure disciplinari per chi usa in modo improprio, ovvero con fini non coerenti con l’obiettivo dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento, i canali di comunicazione informatici o i social per relazionarsi con gli studenti. I docenti che dovessero violare la fiducia accordatagli, mettendo in atto comportamenti o molestie di carattere sessuale nei confronti dei loro alunni, saranno licenziati”.

Il resto del mondo che fa?

In questo senso, la Germania è probabilmente il Paese europeo più severo in materia. Lì, infatti, insegnanti e alunni non possono essere amici sui social, è severamente proibito. Una misura simile è presa anche in alcuni degli Stati Uniti, come il Missouri.

L’obiettivo? Mantenere l’autorevolezza

Sono diversi i pareri raccolti in questi mesi da parte di esponenti più o meno importanti del panorama scolastico italiano. Chi a favore, chi contro.

Pro social

Chi a favore argomenta solitamente con il “mondo che va avanti”, che è “interconnesso”, la possibilità di comunicare in maniera immediata utilizzando i nuovi strumenti digitali. Non solo, ma citando un’intervista interessante rilasciata al sito Tecnica della Scuola dal docente Paolo Fasce, si ricorda quanto è importante per i “grandi” non essere avulsi al sistema di comunicazione dei giovani, con particolare riferimento al cyberbullismo:

“Se genitori e insegnanti si ritirano da questo genere di interazione è più facile che gli studenti subiscano modalità di relazione non appropriate”

Contro social

Chi contro sostiene che c’è un limite che non deve essere superato, e i social mettono tutti su un livello di parità, inaccettabile quindi per preservare i ruoli. Non solo, ma i social non devono essere una sorta di finestra sulla vita del docente e/o dell’alunno, e il rischio che ciò accada è alto.

Il punto d’accordo

Entrambe le posizioni, però, hanno un punto d’accordo: i social non devono mettere in discussione l’autorevolezza del docente. Che si sia pro o contro la comunicazione social e digitale tra alunni e docenti, è necessario preservare il ruolo rispettabile dell’insegnante.

Non si smette mai di essere insegnanti

insegnanti docenti immissione in graduatoriaPer i docenti, è importante ricordare che i social non sono una sospensione dal proprio ruolo. Un insegnante è sempre un insegnante, un educatore, un maestro, un esempio. Quindi è necessario, per i docenti che sono visibili sui social, ricordare di:

  • saper ben veicolare i contenuti che propone relativi alle sue opinioni, alle sue abitudini. Insomma, fare particolarmente attenzione alla sua privacy e a ciò che trasmette agli allievi;
  • essere consapevole del mezzo che utilizza. I docenti devono sapere ad esempio che è possibile utilizzare le pagine o i gruppi anziché accettare richieste di contatto per restare in comunicazione coi propri allievi se ritiene che la cosa sia utile;
  • non trascendere mai dal rapporto professionale, sebbene l’insegnamento è un’esperienza comunque umana.
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Cade un neon, tragedia sfiorata in una scuola a Napoli

spaccanapoli napoli centro storico insegnanti

Cede un neon nel bel mezzo del compito di scienze. Solo un caso – dicono i testimoni – ha voluto che nessuno si facesse male. Accade a Napoli, nel centrale istituto Casanova. Lo riporta il Mattino.

I fatti

Dal video di Andrea Ruberto si evince chiaramente la violenza della caduta della plafoniera del neon. Secondo la testimonianza diretta del 17enne protagonista di questo incidente, un sostegno del neon si sarebbe spezzato, ma prima della caduta ci sarebbe stato un istante in cui è riuscito a spostarsi. “Un millesimo di secondo”, spiega lo studente. Il crollo è avvenuto da un’altezza di circa 3 metri. L’impatto al suolo ha distrutto il neon, con schegge che sono volate ovunque in classe. Insomma, tutti illesi, ma per miracolo.

L’ormai atavico problema dell’edilizia scolastica

Il tema della sicurezza delle scuole è centrale nel dibattito. Da inizio anno, purtroppo, si sono contati già troppi casi di problemi legati allo stato di fatiscenza delle scuole. Si veda ad esempio il caso di Palermo. Un recente rapporto di Cittadinanzattiva ha ribadito l’emergenza della sicurezza negli edifici scolastici. Questo rapporto sottolineava come, soprattutto al sud, la situazione è critica e richiederebbe interventi celeri e urgenti. E la Campania – ahinoi – primeggia per diversi indicatori negativi. Riprendendo quanto abbiamo scritto qualche settimana fa:

Un’Italia spaccata in due: i dati del nord, che già di per sé dovrebbero non essere questo granché, diventano virtuosi se paragonati a quelli del centro-sud. Secondo l’indagine di Cittadinanzattiva difatti al 63 percento degli istituti aventi certificato di agibilità al nord corrisponde un preoccupante 15 percento al sud, con la Campania anche in questo caso eccellenza negativa (11 percento). Se si parla di prevenzione incendi addirittura la Calabria risponde con uno 0, in un quadro critico che vede una forbice di quasi il 50 percento tra settentrione e meridione.

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Educazione alla legalità, Bussetti annuncia cabina ad hoc

Marco Bussetti Miur Ministro

“L’educazione è la forma più efficace di prevenzione”, con queste parole il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti annuncia la volontà del Miur di istituire una cabina di regia che avrà il ruolo di coordinare il lavoro realizzato in merito all’educazione alla legalità, una sorta di collettore delle esperienze di tutte le regione e gli enti locali.

“L’educazione è la forma più efficace di prevenzione: in questo la scuola ha una responsabilità enorme”, ha affermato Bussetti che aggiunge: “Centrale è la collaborazione con le Regioni e gli enti locali”.

“Vogliamo inoltre perseguire un migliore impiego dei fondi, comunitari e non, da investire in concrete azioni di contrasto alla dispersione scolastica e annunciamo qui l’intenzione di formare una cabina di regia incaricata di coordinare il lavoro che viene realizzato sul tema dell’educazione alla legalità in tutte le regioni e gli enti locali”.

Le dichiarazioni del responsabile del dicastero dell’Istruzione a margine della presentazione della ricerca dell’Osservatorio Cross predisposto dall’Università degli studi di Milano sulla storia dell’educazione alla legalità nella scuola italiana (a palazzo Pirelli). Lo riporta l’Ansa.

Nella cabina di regia personaggi di alto profilo

Nelle intenzioni di Bussetti quella di comporre la cabina di regia con figure di spicco della magistratura ma anche provenienti da altri ministeri.

“La missione della scuola – spiega nel dettaglio Bussetti – è formare persone libere, autonome, cittadini attivi e responsabili, perché educare alla legalità significa educare alla libertà e ogni giovane escluso dalle possibilità educative è un’opportunità persa per il Paese. Educare alla legalità significa educare alla libertà e ogni giovane escluso dalle possibilità educative è un’opportunità persa per il Paese. Oggi partiamo con una nuova missione”.

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Da ora in Lazio stop al certificato medico per la riammissione a scuola

La data è arrivata: dal 24 ottobre non ci sarà più bisogno di portare il certificato medico per ritornare a scuola dopo 5 giorni di malattia. La rivoluzione in regione Lazio era stata approvata lo scorso settembre (ne abbiamo parlato qui): faceva parte del Collegato, una sorta di “Milleproroghe” su scala regionale. Da ora diventerà operativa.

La soddisfazione dell’assessore D’Amato

Alessio D'Amato (foto: Consiglio Regionale del Lazio)
Alessio D’Amato (foto: Consiglio Regionale del Lazio)

L’assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato, applaude alla scelta della giunta: «Un’importante semplificazione che porta meno burocrazia per le famiglie e gli istituti scolastici. Una scelta che riduce la burocrazia senza abbassare i livelli della prevenzione in una Regione come il Lazio che è leader in Italia per quanto riguarda le coperture vaccinali e che ha esteso la continuità assistenziale pediatrica anche al sabato, la domenica e nei festivi».

La settima regione certificato-free d’Italia

Il Lazio è la settima regione a eliminare l’obbligo di certificato medico in Italia. Prima della giunta Zingaretti scelte simili erano state prese in Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Umbria.

Le eccezioni

La certificazione medica potrà essere necessaria in un solo caso, ossia quando sussistono “misure di profilassi previste a livello nazionale e internazionale per esigenze di sanità pubblica” (come ad esempio epidemie).

 

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Matrimonio e insegnanti: quali diritti e quali doveri?

matrimonio docenti

Un insegnante è sposato con il suo lavoro, lo sappiamo bene. Ma potrebbe anche voler coronare un altro sogno d’amore. Magari con quel partner che è lì ad accoglierlo alla fine delle sue giornate tra bambini e libri.

Ai docenti, sia precari che non, spettano 15 giorni consecutivi di permesso matrimoniale retribuiti. In che modo possono fruirne? Quali sono i vincoli? Ve lo spieghiamo qui.

Il matrimonio deve essere civile

In primis, è bene chiarire immediatamente che il solo matrimonio religioso non basta per godere del permesso matrimoniale. Il rito religioso difatti non ha valenza civile senza trascrizione. La giurisprudenza però prevede la possibilità di usufruire dei 15 giorni di permesso in concomitanza del rito religioso se susseguente al rito civile, a patto che non abbia – chiaramente – già usufruito del congedo matrimoniale.

Quale finestra temporale?

Secondo il contratto nazionale di lavoro degli insegnanti, è possibile godere dei 15 giorni consecutivi in una finestra che va da una settimana prima a due mesi dopo la data del matrimonio, a decorrere dalla data indicata dallo stesso. Questo permesso non è sindacabile dal dirigente scolastico anche in presenza di esigenze particolari.

Obbligo però dello sposo quello di comunicare con ampio margine temporale la richiesta alla dirigenza, anche in carta semplice.

E se mi sposo all’estero?

Nessun problema. Anzi, il cittadino italiano che si sposa all’estero non è nemmeno soggetto alle pubblicazioni di matrimonio. Una notevole giurisprudenza sostiene ciò, tenendo presente che però la data entro cui stabilire la finestra temporale per usufruire del permesso è fissata non nella trascrizione del matrimonio in Italia, ma nella data in cui è effettuato fuori Italia.

Vale anche per gli insegnanti omosessuali

Sebbene sembri una banalità, a chiarire questo punto è stata una volta per tutte la Legge Cirinnà del 2016 (legge sulle unioni civili e coppie di fatto). L’introduzione di questa legge ha equiparato senza mezzi termini i diritti dei matrimoni tra persone eterosessuali e le unioni civili tra coppie omosessuali. Quindi, anche il diritto al congedo matrimoniale.

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Alterato e armato entra a scuola e chiede di incontrare il preside: fermato da un bidello

auto carabinieri cronaca generica

Dal Bresciano un caso di cronaca preoccupante rimbalza sulle pagine dei quotidiani locali. Lo rendono noto i Carabinieri. Un uomo, padre di tre figli, si sarebbe recato nel pomeriggio di ieri (intorno alle 16) in una scuola di località Roncadelle, in via Togliatti, armato di coltello. Secondo alcune testimonianze l’uomo sarebbe arrivato in evidente stato di alterazione al plesso scolastico, urlando frasi apparentemente sconnesse e chiedendo di vedere il dirigente scolastico dell’istituto.

Bidelli eroi

La situazione non è degenerata perché, ancor prima dell’intervento comunque immediato dei militari dell’Arma, a gestire la situazione sarebbero stati i collaboratori scolastici. Con grande lucidità, i bidelli hanno prima gestito la criticità con l’uomo – che brandiva un’arma – e al contempo sono riusciti a trattenere – nonostante la campanella – i ragazzi nelle aule avvisando prontamente gli insegnanti.

Nelle concitate fasi che hanno preceduto l’arrivo dei carabinieri un bidello è rimasto lievemente ferito – per fortuna nulla di grave.

I bambini non si sono accorti di nulla

Grazie alla prontezza dell’intervento dei Carabinieri e all’abilità del personale scolastico, i bambini non si sarebbero accorti di cosa stesse accadendo intorno a loro. Lo stesso varrebbe per i genitori, che si sarebbero accorti di quanto accaduto solo quando l’uomo col coltello sarebbe stato portato via dalle forze dell’ordine.

L’uomo – intorno alla quarantina e forse ubriaco – è stato preso in consegna dai militari della Benemerita e portato in caserma per cercare di comprendere i motivi dietro all’insano gesto. La sua posizione è ora al vaglio degli inquirenti.

Secondo alcune indiscrezioni riportate dai quotidiani locali, l’uomo avrebbe motivato l’atto sostenendo di voler anticipare l’uscita dei figli dalla scuola. Non è ben chiaro perché brandisse un’arma da taglio.