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Concorso straordinario: cambia il programma ma non cambiano gli argomenti della prova scritta

Scuola concorsi documenti scrittura uomo

L’approvazione alla Camera del Decreto Milleproroghe ha portato alcune novità anche per la scuola. Tra queste la modifica del programma su cui verterà il concorso straordinario I e II grado

Il Decreto Scuola (D.L. 126/2019), infatti, al comma 10 dell’art. 1 individuava nel “programma di esame previsto per il concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola secondaria bandito nell’anno 2016” il riferimento per la prova scritta della procedura straordinaria, sia quella per l’immissione in ruolo sui 24mila posti autorizzati che quella della prova ai soli fini abilitanti riservata a docenti con servizio in paritaria/corsi IeFP e docenti di ruolo senza anno di servizio specifico.

Il Milleproroghe, invece, ha modificato tale previsione cancellando il riferimento al concorso del 2016, unificando in tal modo il programma d’esame del concorso straordinario a quello previsto per il concorso ordinario. Ricordiamo che entrambi i bandi (straordinario e ordinario) saranno pubblicati contestualmente e che, come i bandi stessi, anche il programma (Allegato A) è al momento allo stato di bozza in attesa del parere obbligatorio seppur non vincolante del CSPI.

Va però evidenziato come la variazione introdotta con il Milleproroghe non abbia modificato quanto previsto dal Decreto Scuola sempre all’art. 1, comma 9 lettere a) (prova scritta per immissione in ruolo) e lettera d (prova scritta per conseguimento abilitazione docenti con servizio in paritarie/IeFP o di ruolo senza anno di servizio specifico), ovvero che la prova scritta riguarderà COMUNQUE argomenti afferenti alle classi di concorso e alle metodologie didattiche. Pertanto, eventuali argomenti diversi (ad esempio, la legislazione scolastica) non potranno essere oggetto di quesiti della prova scritta ma, eventualmente, solo della successiva prova orale da svolgere prima del termine dell’anno di formazione e prova per gli immessi in ruolo e di quella per il conseguimento dell’abilitazione che, ricordiamo, sarà oggetto di un decreto ad hoc. Salvo modifiche dell’ultima ora dei bandi, quindi, la prova scritta del concorso straordinario sarà composta da 45 quesiti su argomenti afferenti alla disciplina di insegnamento, 30 sulle metodologie didattiche e 5 di comprensione del testo in lingua inglese.

“Registriamo – spiega Anief in una nota stampa – con amarezza che nemmeno con l’approvazione del decreto Milleproroghe, che adesso passa al Sentato per l’approvazione definitiva ma con un testo blindato, si sia trovata una soluzione allo scandalo dell’esclusione dei docenti con servizio solo su sostegno, privi pertanto dell’anno di servizio specifico, che vanifica in modo vergognoso il lavoro di migliaia di colleghi che, in questi anni, hanno garantito il diritto all’inclusione degli studenti disabili e che, oggi, vengono ‘ringraziati’ con una porta sbattuta in faccia”.

“Ci auguriamo almeno che, vista l’imminenza della pubblicazione dei bandi e il perdurante rifiuto del ministro Azzolina di pubblicare il data-base delle domande della prova scritta nonostante le richieste unanimi di tutto il panorama sindacale, almeno non si registrino ulteriori modifiche nei programmi di studio del concorso straordinario, che generano solo confusione e spaesamento tra gli aspiranti”.

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Milleproroghe, l’appello dei sindacati a Conte e Azzolina

sigle sindacali scuola

Nella giornata di ieri è stata pubblicata dai sindacati della scuola la lettera-appello indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che ha come oggetto: “Decreto legge milleproproghe, soluzione normativa a tutela dei docenti con tre anni di servizio nelle attività di sostegno e degli Assistenti Amministrativi facenti funzione di Direttore dei Servizi generali e Amministrativi (DSGA)”.

Eccone il testo integrale.

Signor Presidente, Signora Ministra,
chiediamo un intervento risolutore da parte delle SS.LL., con un apposito emendamento nel Decreto Legge cosiddetto “milleproroghe” in discussione in Parlamento, a tutela e riconoscimento del servizio svolto dalle categorie di personale scolastico di cui all’oggetto.

In merito facciamo presente quanto segue.

Docenti supplenti con tre anni di servizio nella attività di sostegno senza titolo specifico.

Crediamo sia un atto giusto e necessario consentire a questo personale di partecipare al concorso straordinario in via di indizione non, come è ovvio, per l’accesso all’insegnamento nell’organico di sostegno – per cui è imprescindibile il possesso del titolo di specializzazione – ma nella classe di concorso dell’insegnamento di provenienza.

Non si consumerebbe così a suo danno una misura di esclusione dal momento che esso possiede il titolo dei tre anni di servizio che è il requisito previsto per la partecipazione al concorso straordinario.

Assistenti Amministrativi facenti funzione di DSGA con almeno tre anni di servizio nella funzione.  

Riteniamo altrettanto giusto e necessario consentire a questo personale di partecipare ad un concorso ad esso riservato. Più e più volte abbiamo rappresentato le sue ragioni e più e più volte abbiamo trovato ascolto e riscontrato condivisione nei nostri interlocutori parlamentari, di Governo e dell’Amministrazione, purtroppo senza che siano prodotti i necessari esiti legislativi.

Ricordiamo a tale proposito, relativamente ad entrambe le categorie di cui si parla, che espressioni di condivisione delle richieste sindacali sono contenute sia nell’Intesa del 24 aprile 2019 sottoscritta dal Presidente del Consiglio sia nel Protocollo di conciliazione del 19 dicembre 2019 e sottoscritto dall’allora Ministro dell’Istruzione.

Riteniamo un atto necessario di coerenza e di credibilità da parte del Governo e dell’Amministrazione accogliere il presente appello, fermo restando che gli impegni assunti dalle Amministrazioni dello Stato non possono essere messi in discussione ad ogni mutare dei contesti politici.

Crediamo inoltre che si debba fare il possibile per evitare il ripetersi di procedure di contenzioso giurisdizionale che per l’ennesima volta assegnerebbero impropriamente il governo del reclutamento alla magistratura.

Siamo convinti che nel provvedimento in questione vi sia lo spazio per corrispondere a quegli impegni, rimuovendo ragioni di conflitto e riconoscendo positivamente il valore di una qualificata esperienza di lavoro rivelatasi indispensabile per un corretto e regolare funzionamento del sistema scolastico.

In attesa di un positivo e risolutivo riscontro, dichiarandoci disponibili a qualsiasi ulteriore chiarimento, cogliamo l’occasione per inviare cordiali saluti

I segretari di
FLC CGIL     
CISL Scuola    
UIL Scuola Rua    
SNALS Confsal    
GILDA Unams
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Scatti di anzianità per i precari scuola: ancora successi di Anief in tribunale

tribunale giustizia martelletto

Arrivano da Belluno, Enna, Piacenza, Torino e Verona altre 6 sentenze targate Anief che dichiarano il diritto di altrettanti docenti a percepire gli scatti di anzianità mai percepiti durante il precariato e condannano l’Amministrazione a risarcirli. I Tribunali di Belluno e Torino, in particolare, confermano anche il diritto al risarcimento del danno per sfruttamento del lavoro precario. Ancora possibile aderire ai ricorsi Anief.

In tribunale l’Anief continua a tutelare i diritti dei lavoratori della scuola e ottiene altre sei sentenze che riconoscono l’illegittimità dell’operato del Ministero dell’Istruzione che nega ai precari le progressioni stipendiali basate sull’anzianità di servizio. I ricorsi patrocinati dagli avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, con l’ausilio sul territorio degli avvocati Maria Maniscalco (Belluno e Verona), Chiara Rita Tumminelli (Enna), Irene Lo Bue (Piacenza) e Giovanni Rinaldi (Torino), hanno ottenuto piena ragione in favore di docenti immessi in ruolo, ma che per anni hanno stipulato contratti a termine senza percepire alcuna progressione stipendiale calcolata in base all’effettiva anzianità di servizio.

Le sei sentenze, infatti, accolgono i ricorsi Anief e attribuiscono ai ricorrenti il diritto “al riconoscimento, ai fini della progressione stipendiale prevista dalla contrattazione di comparto, della anzianità di servizio maturata durante i rapporti di lavoro a termine intrattenuti con l’Amministrazione convenuta” e alla corresponsione “dell’anzianità di servizio come sopra riconosciuta, oltre alla maggior somma tra interessi legali e rivalutazione monetaria, dalla data di maturazione di ciascun incremento retributivo fino al saldo”. Presso i Tribunali di Belluno e Torino, inoltre, il giudice riconosce anche l’illegittimità della serie di contratti a termine stipulati su posti vacanti e condanna il Ministero a risarcire i ricorrenti rispettivamente con ulteriori 6 e 2,5 mensilità calcolate sull’ultima retribuzione globale di fatto.

I tribunali del lavoro stanno riconoscendo la palese discriminazione posta in essere dalla contrattazione nazionale a discapito dei lavoratori precari della scuola – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – Auspichiamo che presto e con la nostra rappresentatività si ponga fine a quello che appare un vero e proprio ‘svilimento’ del lavoro precario e si attribuisca ai lavoratori a termine non solo il giusto riconoscimento della professionalità acquisita con uno stipendio commisurato all’effettiva anzianità di servizio anche durante il precariato, ma i medesimi diritti di cui usufruiscono solo i lavoratori a tempo indeterminato come, ad esempio, i permessi retribuiti”.

L’Anief ha promosso ricorsi ad hoc per la tutela dei lavoratori precari o per quanti sono entrati in ruolo dopo anni di precariato cui è ancora possibile aderire per far valere i propri diritti.

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“No al gioco delle tre carte su taglio del cuneo fiscale e aumenti contrattuali”

sigle sindacali scuola

“Il 6 marzo ci sarà la prima giornata di sciopero nella scuola incentrata sui temi del precariato e degli amministrativi facenti funzione Dsga. L’emergenza precari nella scuola ha assunto termini e dimensioni di vera e propria patologia del sistema e va contrastata con decisione; a tale obiettivo vanno aggiunti il rinnovo del Ccnl e l’incremento degli investimenti in Istruzione”.

“Finora, da parte di tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi anni, non abbiamo visto un solo provvedimento che abbia messo nero su bianco un piano di investimenti consistente per far uscire l´istruzione e la formazione dallo stato di abbandono in cui si trovano, contrastando la precarizzazione del lavoro e garantendo retribuzioni adeguate agli insegnanti”.

“Invece, leggiamo ancora una volta che la Ministra Azzolina indica nel taglio del cuneo fiscale e nei fondi stanziati per il rinnovo del Ccnl le condizioni per riconoscere un aumento di 100 euro mensili netti al personale della scuola. Non è così. Ad oggi, queste condizioni non ci sono affatto. Il taglio del cuneo fiscale è una misura di equità sociale che riguarda tutti i lavoratori: nel caso specifico della scuola, peraltro, non tutti potranno beneficiarne. Il Contratto ha un altro scopo: è finalizzato, da un lato, a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, dall’altro a riconoscere l’impegno professionale di tutti i dipendenti. Sommare impropriamente i benefici del taglio del cuneo fiscale agli aumenti del Ccnl significa giocare con la realtà dei fatti”.

“Il punto è che finora i fondi stanziati per gli aumenti contrattuali nel triennio 2019/2021 comportano un aumento di 80 euro medi mensili lordi, elemento perequativo compreso. Come si può sostenere che si tratti di aumenti dignitosi per una categoria su cui grava la responsabilità di formare le future generazioni, che tutti riconoscono di importanza fondamentale per il futuro del Paese, ma che continua ad essere schiacciata e pervicacemente tenuta, sul piano stipendiale, sulla dimensione di un lavoro impiegatizio, peraltro ai livelli iniziali? La scuola, dopo il piano che accompagnò alla fine degli anni novanta il varo dell’autonomia scolastica, ha dovuto registrare soprattutto tagli, pseudo riforme, blocchi dei Ccnl, aumento delle pastoie burocratiche. Basti ricordare che in quegli anni i finanziamenti per i piani dell’offerta formativa erano di circa 196 milioni di euro mentre oggi si sono ridotti a 30 milioni. L’attuale Presidente del Consiglio il 24 aprile 2019 in un testo con noi sottoscritto si è impegnato a stanziare risorse per avvicinare gli stipendi del personale scolastico a quella della media europea”.

“E cultura di Governo vuole che chi assume l´incarico di Ministro dell’Istruzione si senta investito della responsabilità di onorare quegli impegni istituzionali che appartengono alla precedente e all´attuale maggioranza e al medesimo Presidente del Consiglio. Da qui parte la nostra piattaforma rivendicativa: 16 miliardi di investimenti in più anni – il punto di Pil che ci separa dall’Europa – per dire basta al lavoro precario, per superare il divario tra organico di diritto e situazioni di fatto, per aumentare il tempo scuola, per rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili. Se il Governo continuerà a fare orecchie da mercante non ci fermeremo con lo sciopero del 6, ma proseguiremo con altre iniziative di mobilitazione per rivendicare più scuola, stipendi più alti e più ampi spazi negoziali”.

Lo affermano i sindacati in una nota congiunta.

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Obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni, la proposta del Conte-bis (che piace ad Anief)

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

La riforma sull’obbligo scolastico – che non verrebbe esteso solamente dopo i 16 anni, ma comprenderebbe anche la scuola materna, al contrario di quanto avviene oggi – è tra le proposte che più sembrano prioritarie per il Pd in tema di scuola. A confermare le intenzioni dei democratici, che collimano con quelle della ministra dell’Istruzione, è stata la viceministra all’Istruzione, Anna Ascani: “Al tavolo su agenda governo 2020/2023 abbiamo portato le priorità del Pd sulla scuola: estensione obbligo 3-18 anni, gratuità dei libri di testo e tempo pieno. Investiamo sui talenti di ognuno, sul diritto allo studio universale per far crescere il Paese”.

Anief ha da diversi anni presentato formale proposta per l’anticipo dell’obbligo scolastico a 5 anni, introducendo una classe ‘ponte’ che preveda la compresenza dei maestri dell’infanzia con quelli della scuola primaria, all’interno di una rinnovata programmazione e organizzazione degli spazi d’aula. Il sindacato ha ribadito la necessità di procedere all’anticipo dell’età di avvio della scuola anche nell’ultima manovra di bilancio, assieme alla cancellazione degli organici di fatto, in modo da utilizzare il personale su posti effettivi e utili per le operazioni di mobilità e di reclutamento.

In tal modo, si andrà a valorizzare finalmente l’esperienza educativa dei bambini più piccoli, collocandola in continuità con l’apprendimento del percorso di formazione successivo. Il sindacato è infatti convinto che occorra implementare il tempo scuola e gli organici del personale, poiché le attività scolastiche sono l’antidoto principale per combattere la passività giovanile, prologo della dispersione (con il Centro-Sud ancora a pagare il conto più salato) e del fenomeno dei Neet, di cui l’Italia detiene il non invidiabile record europeo, con punte da far paura in diverse aree del Meridione, come pure confermato dal rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Sud.

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Scatti di anzianità ai precari: vittoria Anief a Bologna

tribunale giustizia martelletto

Continuano le condanne a carico del Ministero dell’Istruzione per “l’illecita discriminazione retributiva posta in essere a discapito dei docenti precari cui non viene riconosciuto il diritto a percepire le progressioni di carriera nonostante tanti anni di servizio con contratti a termine”. Presso il Tribunale di Bologna, su ricorso patrocinato dai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Tiziana Sponga, stavolta è un precario con 10 anni di servizio a tempo determinato a ottenere il giusto risarcimento economico.

Il Giudice del lavoro di Bologna non ha dubbi, infatti, sull’evidente discriminazione posta in essere a livello retributivo a discapito dei lavoratori precari della scuola italiana e tiene a precisare in sentenza come, proprio per evitare ogni discriminazione ingiustificata, “il contratto collettivo da applicare agli insegnanti precari è quello che si sarebbe applicato ratione temporis agli stessi qualora fossero stati assunti con contratto a tempo indeterminato”. Accoglie, dunque, “la richiesta di riconoscimento, a fini giuridici ed economici dell’anzianità di servizio maturata negli anni di precariato, con condanna dell’Amministrazione al collocamento del ricorrente al livello stipendiale corrispondente all’anzianità di servizio maturata ai sensi del CCNL Comparto Scuola succedutisi nel tempo ed al pagamento delle differenze retributive dovute”.

I lavoratori precari subiscono un’ingiustificata e ingiustificabile disparità di trattamento retributivo rispetto ai colleghi di ruolo – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e, come confermato dalle sentenze della Suprema Corte di Cassazione e dalla normativa Europea, il giudice deve disapplicare le norme interne che attribuiscono il diritto alla progressione nelle posizioni stipendiali unicamente al personale assunto con contratto a tempo indeterminato, riconoscendole anche al personale a termine. È ai tavoli della contrattazione, però, che questa ingiustizia deve essere definitivamente risolta e la nostra rappresentatività ci darà modo, finalmente, di farlo”.

Il Ministero dell’Istruzione, dunque, nuovamente soccombente in tribunale contro le solide ragioni patrocinate dall’Anief, subisce una nuova sconfitta e dovrà corrispondere al docente precario le differenze retributive spettanti oltre interessi e le spese di lite quantificate in 2.500 Euro e maggiorate degli accessori come per legge. L’Anief ricorda a tutti i lavoratori precari della scuola che è ancora possibile ricorrere per vedersi riconosciuto il diritto agli scatti di anzianità commisurati agli effettivi anni di servizio prestati con contratti a tempo determinato e per ottenere il corretto inquadramento stipendiale anche per gli stipendi futuri.

Per ulteriori informazioni e aderire al ricorso promosso dall’Anief, clicca qui

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Ottocento ragazzi dalle scuole campane per l’incontro “Al posto giusto, al momento giusto”

Ottocento ragazzi delle scuole della Campania al Teatro Acacia di Napoli per una mattina dedicata alla legalità, con la presentazione, in anteprima nazionale, a cura di Rogiosi Editore, in collaborazione con l’Università Telematica Pegaso, del progetto ‘Al posto giusto, al momento giusto’: cortometraggio e libro a cura di Gigi & Ross e Oreste Ciccariello. Sono state raccontate le storie di Annalisa Durante, Maurizio Estate, Silvia Ruotolo, Genny Cesarano e Gigi Sequino e Paolo Castaldi. In platea, Alessandra Clemente, nella doppia veste di assessore comunale e parente di una vittima bianca di camorra; il magistrato Catello Maresca, che ha firmato la prefazione del libro; il generale dell’Arma dei Carabinieri Maurizio StefanizziDavide Estate, fratello di Maurizio e presidente dell’associazione antiracket Vomero/Arenella; Maria Rosaria Evangelista, mamma di Luigi Sequino, insieme ai genitori di Paolo Castaldi, i protagonisti del cortometraggio Rosaria De Cicco (Silvia Ruotolo), Cristiano Di Maio (Maurizio Estate), Mirko Ciccariello (Genny Cesarano), Elisabetta Mirra (Annalisa Durante), Gigi & Ross (Luigi Sequino e Paolo Castaldi).

Alla proiezione del cortometraggio, impreziosito dalla voce narrante diFrancesco Pannofino, è seguito un dibattito moderato dal giornalista Leandro del Gaudio. Al centro della riflessione, il capovolgimento della visione secondo cui la vittima di camorra si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. La vittima era al posto giusto, nel momento giusto. Tutto quello che c’era attorno era sbagliato.

“Capovolgere la prospettiva è una necessità per creare quanto meno una ragione – affermano Gigi & Ross –. Ci sono avvenimenti che, se vengono razionalizzati, possono portare alla follia. Vederli da un altro punto di vista, cercare di creare un’alternativa immaginaria, ma forse molto più reale di quella che dovrebbe essere, è l’unica via di fuga per cercare di comprendere delle cose che non hanno una spiegazione. Queste persone meritano di vivere nella memoria: non bisogna mai dimenticare quello che è accaduto. La memoria rende immortali. La camorra può ammazzare chiunque, ma non i ricordi. Questo lavoro è nato nell’arco di un anno. Decidemmo di scrivere un pezzo su Gigi e Paolo, che oggi avrebbero la nostra età. Poi abbiamo messo insieme altri artisti ed è nato ‘Al posto giusto, al momento giusto’. Le storie sono state scelte per chiarire alcuni punti che probabilmente la superficialità di molti ha fatto passare in secondo piano: vite a cui è stato strappato un futuro meraviglioso, quasi colpevoli di essere, secondo l’immaginario collettivo, nel posto sbagliato al momento sbagliato”.

“È fondamentale che tutte le componenti della società prendano una posizione chiara – dichiara il magistrato Catello Maresca –. Bisogna far capire che noi siamo al posto giusto e al momento giusto. Sono gli altri, quelli che non vogliamo neanche nominare, a essere nel posto sbagliato. Dobbiamo cercare di riportare anche loro dal lato giusto. Sarebbe facile e banale dire che stiamo messi meglio, perché non ci sono più tanti morti come quelli che siamo costretti a ricordare e a piangere. La battaglia è ancora lunga, complicata e costante. È una battaglia di civiltà, che passa attraverso la cultura, attraverso l’informazione, attraverso anche la persuasione di questi soggetti e delle persone che sono destinate a intraprendere, anche loro malgrado, questa strada. Non bisogna abbassare la guardia quando sembra che il fenomeno sia attenuato. Anzi, è quello il momento in cui tenere ancora più viva l’attenzione e in cui la battaglia deve continuare per essere definitivamente vinta”.

“Dobbiamo cercare di prevenire, educare, ricordare ai nostri ragazzi la retta via.  Dobbiamo definire il confine tra il bene e il male – afferma Rosario Bianco, Rogiosi editore –. Ci proviamo da anni, con tantissimi progetti sulla legalità. A questo teniamo moltissimo, perché pone l’attenzione sulla libertà, dei nostri ragazzi e nostra, di vivere la nostra vita. Siamo sempre noi nel posto giusto al momento giusto. Abbiamo voluto dare un segnale con tutti coloro che hanno partecipato al progetto: abbiamo bisogno dei nostri spazi. Nessuno può violentarci in questa esigenza. Dobbiamo dare ai ragazzi segnali di libertà”.

“È giusto dire ai ragazzi che chi è stato ammazzato da una mano armata, criminale, camorrista nella nostra città era al posto giusto al momento giusto – afferma Alessandra Clemente –. Spesso si usano parole non corrette: ‘erano nel posto sbagliato, al momento sbagliato’, ‘uccisi per errore’. Io sono cresciuta sentendo dire che mia madre era stata uccisa per errore. E, poi, per errore erano stati uccisi Annalisa Durante, Maikol Russo, Ciro Colonna, per nominare pure chi in quest’opera non c’è… ma simbolicamente è anche loro. Per errore la mattina ci si alza, ci si arma, si prende un motorino, si spara, si scappa, ci si nasconde come dei vigliacchi? Queste sono frasi che hanno giustificato qualcosa di difficile da comprendere ma necessario da combattere. Noi siamo qui perché siamo dalla parte giusta. È la parte delle vittime, delle persone meravigliose che non ci sono più. Oggi, i loro sogni, i loro progetti camminano sulle nostre gambe. Nel nostro presente e nel nostro futuro abbiamo un diritto: essere la prima generazione a vivere senza camorra, corruzione, malaffare, prepotenza. Essere vittime vuol dire essere forti, reagire, non provare vergogna. Vuol dire essere insieme. Oggi, grazie a questo strepitoso progetto, siamo insieme tutti per essere nel posto giusto al momento giusto e fare noi le cose giuste”.

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Cassazione: “CCNL 2011 illegittimo, discrimina i precari”

tribunale giustizia martelletto

Arriva un’altra sentenza storica dalla Corte di Cassazione che conferma in toto quanto da sempre sostenuto da Anief sull’illegittimità di quanto riportato nel CCNL del Comparto Scuola del 4.8.2011,che, all’art. 2, nel rimodulare le fasce stipendiali sino a quel momento vigenti attraverso l’accorpamento della prima (0-2) alla seconda (3-8) e la loro sostituzione con un’unica fascia iniziale 0-8, ha previsto che solo il personale già in servizio a tempo indeterminato alla data del 1° settembre 2010, potesse conservare “ad personam” il maggior valore stipendiale in godimento, o il diritto al precedente livello 3-8 a seconda dei casi. La Cassazione, invece, ha riconosciuto anche al personale immesso in ruolo dopo il 2011, ma con almeno un anno di precariato svolto negli anni precedenti al 1° settembre 2011, all’applicazione della “clausola di salvaguardia” che riconosce il mantenimento economico del gradone stipendiale “3-8 anni” molto più favorevole.

“L’Anief – spiega una nota stampa – unico sindacato che da subito si è mosso per denunciare l’illegittimità di quegli accordi contrattuali, dopo le numerose vittorie nei tribunali di tutta Italia che rilevavano l’illegittimità della norma interna per violazione del principio di non discriminazione riportato nell’accordo quadro allegato alla Direttiva Comunitaria 1999/70/CE, ha ricevuto oggi conferma dalla Corte di Cassazione sull’assoluta fondatezza delle proprie tesi. “Il giudice, una volta accertata la violazione della richiamata clausola 4 – si legge nella sentenza – è tenuto a disapplicare la norma di diritto interno in  contrasto con la direttiva ed a riconoscere ad ogni effetto al lavoratore a termine, poi immesso nei ruoli dell’amministrazione, l’intero servizio effettivo prestato” evidenziando che “viola la richiamata clausola anche l’art. 2 del c.c.n.l. 4.8.2011 nella parte in cui limita il mantenimento del maggior valore stipendiale in godimento ‘ad personam’, fino al conseguimento della nuova successiva fascia retributiva ai soli assunti a tempo indeterminato”.  Una tale disposizione, infatti, “per essere conforme alla clausola 4 dell’Accordo Quadro CES, UNICE e CEEP allegato alla direttiva 1999/70/CE non può che essere considerata applicabile (disapplicata la limitazione in essa contenuta) a tutto il personale”.

“Nella sentenza n. 2924/2020 della Suprema Corte è riportato a chiare lettere – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che nel momento in cui si afferma la piena comparabilità degli assunti a tempo determinato con il personale di ruolo, in ossequio al principio di non discriminazione, non può che derivarne la necessità di disapplicare una norma contrattuale che, transitoriamente, salvaguardi il mantenimento del maggior valore stipendiale in godimento ad personam fino al conseguimento della nuova successiva fascia retributiva (9-14) solo per il personale assunto a tempo indeterminato. Avevamo ragione noi – continua il presidente Anief – quando ci siamo mossi contro un CCNL economico di comparto, siglato nel 2011 da buona parte degli altri sindacati che, ancora una volta, discriminava i precari e il periodo svolto durante il precariato. Con la nostra rappresentatività porteremo noi la voce dei precari in contrattazione e anche questa stortura dovrà essere sanata. Ribadiremo – conclude Pacifico – per l’ennesima volta che il lavoro svolto durante il precariato non può mai essere considerato come servizio di serie B. La loro dignità, per noi, non è contrattabile”.

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A Napoli il Safer Internet Day con il ministro Azzolina

il ministro Azzolina al SID di Napoli (fonte, miur)

“Together for a Better Internet”. Questo il motto della sedicesima Giornata dedicata alla navigazione sicura in Rete che si è celebrata martedì 11 febbraio, al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Napoli. Youtuberinfluencer e giovani attivisti, insieme a Istituzioni, decisori politici ed esperti, hanno animato il SID 2020, il Safer Internet Day istituito e promosso dalla Commissione Europea ogni secondo martedì di febbraio, con l’obiettivo di far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della Rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuna e ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro. In contemporanea, in molte scuole d’Italia, si sono tenute manifestazioni per celebrare attivamente la Giornata.

L’evento principale si è svolto in presenza della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Hanno partecipato Daniele De Martino, del Compartimento Polizia Postale Campania, Viviana Gasperini, rappresentante del Garante della Privacy, Francesco Posteraro, Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, e Ilaria Antonini, Capo Dipartimento delle Politiche per la FamigliaÈ intervenuta inoltre la Senatrice Elena Ferrara, prima firmataria della Legge 71/2017 di contrasto al fenomeno del cyberbullismo.

Il Ministero dell’Istruzione, che è coordinatore del Safer Internet Centre italiano, il centro italiano per la sicurezza in Rete, promuove e supporterà eventi a carattere locale su tutto il territorio nazionale, insieme ai partner del consorzio: l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, la Polizia di Stato, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, gli Atenei di Firenze e ‘La Sapienza’ di Roma, Save the Children Italia, SOS il Telefono Azzurro, la cooperativa EDI onlus, Skuola.net, l’Agenzia di stampa DIRE e l’Ente Autonomo Giffoni Experience.

“Credo che al Safer Internet Day a Napoli, abbiamo lanciamo un messaggio semplice ma importante: di fronte alle sfide e ai pericoli della Rete e del digitale i nostri ragazzi non sono soli – ha detto, parlando ai presenti, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina . Noi ci siamo. Come adulti, come istituzioni, come scuola. Siamo al loro fianco e, spero, siamo anche pronti a fare un passetto in più perché dobbiamo dare il buon esempio, soprattutto noi politici. Basta aggressioni sui social. È nostra responsabilità liberare questi strumenti dal linguaggio d’odio. Penso sia ora di assumerci definitivamente la responsabilità di guidare i giovani in questo labirinto. Ai ragazzi, che sono nativi digitali – ha aggiunto – sembra di poter fare tutto e bene con il proprio cellulare. Ma basta poco per perdere il controllo dei propri dati, della propria identità, per finire nei guai. La scuola può fornire le competenze per decidere che vale di più, ad esempio, la nostra privacy di un like. C’è un’aggressività verbale che non è più tollerabile e noi dobbiamo intervenire. Lo faremo anche con le linee guida sull’educazione civica”.

“La sensibilizzazione sui temi della sicurezza online e sull’uso responsabile della rete – ha dichiarato Nunzia Ciardi, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – è un impegno quotidiano della Polizia Postale e delle Comunicazioni. E la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione è imprescindibile”. Per Ilaria Antonini, Capo Dipartimento Politiche per la Famiglia, “la sfida della comunità educante, di cui fanno parte innanzitutto le famiglie, è oggi quella di insegnare ai giovani l’essere cittadini e come vivere relazioni positive”. “Fra gli strumenti del progetto Generazioni Connesse – ha spiegato Raffaela Milano di Save the Children – c’è l’ePolicy, un processo partecipato attraverso il quale le scuole possono costruire il loro percorso per la promozione della sicurezza online e per lo sviluppo delle competenze digitali”. “Siamo pronti ad ascoltare e ad accogliere le richieste di aiuto 24 ore su 24”, ha aggiunto l’on. Sandra Cioffi, Telefono Azzurro.

(fonte: Miur)

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C’è un disegno di legge, a firma Tiziana Drago, per il rientro dei docenti nella provincia di appartenenza

Il rientro dei docenti nella propria provincia di appartenenza diventa parte essenziale di un disegno di legge, presto all’esame dei parlamentari della Camera: a proporlo, alcuni giorni fa, è stata l’on. Tiziana Drago, del M5S, all’interno di una proposta articolata per la riforma del welfare familiare. Il ddl parte dall’assunto di favorire la natalità e attuare misure che consentano alle donne di avere figli nel picco maggiore di fertilità.

UN PROBLEMA DA RISOLVERE

Secondo quanto riferisce Orizzonte Scuola, il testo – ufficializzato il 30 gennaio scorso, ma non ancora assegnato alle competenti Commissioni per la lettura – non è ancora disponibile. Tuttavia, alcuni punti sono anticipati dalle agenzie giornalistiche: tra quelli centrali del ddl, figura proprio il rientro dei docenti nelle proprie province, motivato da fatto che “il benessere degli insegnanti passa anche da una condizione di lavoro stabile, accanto ai propri affetti. Un problema acuitosi con la mobilità straordinaria (2016) conseguente al piano di assunzioni Renzi, ma che riguarda anche docenti assunti con altri canali”.

LA POSIZIONE DELL’ANIEF

Proprio per evitare di tradire un preciso precetto costituzionale, che impone di rimuovere gli ostacoli nella ricerca del lavoro, e di agevolare il diritto alla famiglia, Anief – da anni principale protagonista di questa battaglia – sostiene da tempo che occorre riportare alla contrattazione la materia della mobilità e agli altri sindacati rappresentativi di prevedere una nuova mobilità straordinaria senza algoritmi e su tutto l’organico di fatto non coperto da titolare. La richiesta è stata formulata anche con un emendamento al decreto Milleproroghe, ancora di più perché andrebbe a sanare gli effetti disastrosi, ancora in vita, derivanti dall’algoritmo impazzito del Miur che nel 2015 portò migliaia di docenti a essere assunti in sedi lontanissime dai propri affetti senza conoscerne i motivi, come hanno ben descritto i giudici del Consiglio di Stato nelle sentenze richieste dai legali di Anief.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE

“Riteniamo particolarmente positiva l’iniziativa dell’on. Tiziana Drago, perché va ad affrontare un problema che nella scuola, a causa dei moti regionalistici mai sopiti, rischia di prendere una brutta piega – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, perché dal momento che vi sono tanti posti vacanti non è possibile introdurre paletti e lacciuoli, al fine di tenere legati gli insegnanti assunti in province lontanissime dalla loro d’origine. L’opportunità di fare ordine e di superare il contratto capestro sulla mobilità del personale, c’era: invece, non solo i nostri governanti non sono stati in grado di coglierla, ma nella Legge 159/2019 sono stati capaci di introdurre il vincolo di permanenza di cinque anni consecutivi nella scuola di titolarità, negando per un tempo così lungo ai docenti il diritto alla libera mobilità sul territorio nazionale”.

LE ALTRE NORME DEL DDL

Tra le norme rivolte alla scuola, nel disegno di legge Drago vi sono anche altre richieste, alcune delle quali sostenute dall’Anief: il riconoscimento della figura del primo collaboratore del Dirigente Scolastico con esonero dal servizio; più scuola grazie alla costruzione di mense nelle scuole del centro sud; il riordino dei cicli scolastici, anticipando di un anno il completamento della scuola secondaria, che però secondo il giovane sindacato va accompagnato con l’anticipo della scuola a 5 anni con il primo anno “ponte” comprendente maestri della scuola dell’infanzia e primaria.

(fonte: Ufficio Stampa Anief)