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Il “Patto per la Ricerca”, dieci punti per rilanciare l’università italiana

lorenzo fioramonti ministro istruzione

Rafforzare la collaborazione tra università, istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, Enti pubblici di ricerca ed imprese per rilanciare l’economia italiana. È l’obiettivo del “Patto per la ricerca” lanciato questa mattina alla Camera dei Deputati dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti, nel corso di un convegno al quale sono intervenuti delegati del mondo della ricerca e dell’alta formazione, delle imprese partecipate, delle associazioni di categoria e delle confederazioni sindacali. Ad aprire i lavori è stato il presidente della Camera, Roberto Fico. La strategia è articolata in dieci punti per incrementare gli investimenti nella ricerca.

“Abbiamo lanciato in questo documento una serie di idee che serviranno per aprire un dibattito nazionale – ha spiegato il Ministro Fioramonti – sono dieci scommesse, sulle quali chiediamo al mondo delle imprese di ragionare. Inizieremo nelle prossime settimane a sottoscrivere il Patto con le confederazioni di grandi imprese e piccole e medie imprese che sono disposte a impegnarsi. Alla base di tutto c’è un dramma italiano. Ogni volta che un laureato lascia il nostro Paese, noi perdiamo una persona che abbiamo formato con le nostre risorse e che poi ci farà concorrenza sui mercati internazionali, è un assegno da 250mila euro che versiamo sul conto di un altro Paese. Non deve più accadere – ha aggiunto il Ministro –  In Italia, fra settore pubblico e privato, in ricerca e formazione si investe meno dell’1,4% del Pil del 2017. Dobbiamo puntare tanto sulla centralità della ricerca e dei ricercatori per dare un nuovo modello di sviluppo”.

Tra i dieci impegni indicati nel Patto c’è quello dedicato agli investimenti in ricerca e sviluppo con l’appello alle grandi imprese italiane, in primis quelle partecipate dallo Stato, ad aumentare le risorse per arrivare ad almeno il 3% degli utili. Al centro del documento anche la sostenibilità, con la richiesta di dedicare almeno il 50% degli investimenti in ricerca e formazione sostenibile.

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Medicina, il ricorso a firma Leone – Fell libera 55 posti a Salerno per l’immatricolazione al secondo anno

Gli avvocati Leone e Fell

Cinquantacinque posti disponibili sin da subito per studiare Medicina all’Università degli Studi di Salerno. La conferma è arrivata oggi dal Consiglio di Stato che ha accolto un ricorso presentato dallo studio legale Leone-Fell e ha dunque confermato la presenza di 55 posti liberi per immatricolazioni al secondo anno di Medicina. Una decisione questa che fa ben sperare per il ricorso 2019.

“Già un paio di anni fa avevamo scoperto e denunciato la presenza di oltre 7mila posti rimasti vacanti che gli atenei italiani avevano preferito perdere piuttosto che riutilizzare – dichiarano Francesco Leone, Simona Fell, soci fondatori dello studio Leone-Fell, e Chiara Campanelli, legale che ha coordinato l’azione su Salerno.

Nel corso degli anni – aggiungono – stiamo scoprendo che molti atenei italiani conservano centinaia di posti che, invece, dovrebbero essere utilizzati per formare futuri medici italiani. Oggi è toccato all’ateneo campano, qualche mese fa abbiamo scoperto la presenza di 36 posti a La Sapienza di Roma. Nelle prossime settimane siamo sicuri che toccherà a qualche altro centro universitario”.

Si tratta di una pratica generalizzata che coinvolge la stragrande maggioranza di Università italiane e che aggrava la già nota carenza di medici che porterà nel prossimo futuro a un collasso del Sistema sanitario nazionale.

Pubblicare e rendere disponibili tutti questi posti, permetterebbe non solo a migliaia di studenti di coltivare la propria passione e intraprendere la carriera medica, ma permetterebbe anche di colmare in futuro il gap di 80mila medici preannunciato al 2025 dalle sigle sindacali di settore e dalle associazioni di categoria.

A nascondere i posti non sono solo le Università. Anche il Miur, in fase di programmazione dei posti da bandire per l’accesso a Medicina e Odontoiatria, decide arbitrariamente di offrire un numero limitato di posti che non copre né il fabbisogno reale né la ricettività degli atenei.

Di recente, infatti, sempre il Consiglio di Stato aveva confermato, con riguardo al test di accesso del 2018, l’errato calcolo del fabbisogno medico e, di conseguenza, l’errato calcolo dei posti da mettere a bando, stimando in 1.600 i posti in più da coprire per il 2018.

Un aumento dei posti disponibili al corso di laurea per Medicina e un aumento delle borse per le Specializzazioni mediche comporterebbe una sicura boccata d’ossigeno in un momento storico in cui le corsie degli ospedali restano vuote e le Aziende sanitarie locali si vedono costrette a richiamare in servizio medici pensionati e semplici studenti.

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Gli avvocati Leone e Fell scrivono a Fioramonti: “Abolire il test d’ingresso a Medicina”

Gli avvocati Leone e Fell

Gli avvocati Leone e Fell, soci fondatori dello studio legale Leone-Fell, il più grande studio d’Italia specializzato in Diritto amministrativo, con oltre 100 sedi su tutto il territorio nazionale, hanno inoltrato al ministro Fioramonti una richiesta di incontro per chiedere di porre fine alla procedura del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina e per studiare insieme soluzioni possano garantire meritocrazia e trasparenza.

Da anni,  il studio legale denuncia le irregolarità riscontrate durante il test nonché l’errato calcolo del fabbisogno da cui scaturisce l’esiguo numero di posti da bandire, tesi accolte dal Consiglio di Stato. Inoltre hanno denunciato, anche con un esposto in Procura, la presenza di smartphone e smartwatch in aula con picchi anomali di connessioni a Internet proprio durante i 100 minuti del test e l’uso di microauricolari per ricevere aiuti dall’esterno.

Maredì 15 ottobre saranno a Napoli (ore 15.30 Hotel Ramada via Galileo Ferraris) per incontrare i potenziali ricorrenti, spiegare loro le campagne legali portate avanti dallo Studio e, ai partecipanti del ricorso collettivo, di conoscere i legali che lo patrocineranno. Sarà l’occasione per porre tutte le domande inerenti le modalità di partecipazione all’azione nonché conoscere i motivi del ricorso.

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Italia, corpo insegnanti sempre più “vecchio”: in media ha più di 51 anni

insegnanti docenti immissione in graduatoria

La categoria degli insegnanti continua ad invecchiare: in media hanno 51 anni e due mesi. Dopo il computo della Ragioneria dello Stato, che attraverso il Conto annuale ha confermato come gli insegnanti italiani siano quelli con l’età più avanzata in Europa, la stima stavolta è stata realizzata da Tuttoscuola, su dati ufficiali Miur, che è andata a mettere a confronto la situazione anagrafica dell’anno scolastico 2015-16 con quella di due anni dopo, il 2017-18: la rivista ha scoperto chel’età media dei docenti di ruolo di tutti gli ordini di scuola, compresi gli insegnanti di sostegno, (complessivamente erano 733.654 docenti nel 2015-16) era allora di 50 anni e 8 mesi. Due anni dopo, quando il numero di docenti di ruolo era salito a 737.243 unità, sebbene nel frattempo fosse stato realizzato il piano straordinario della Buona Scuola, l’età media degli insegnanti si è attestata a 51 anni e 2 mesi, compresi i docenti di sostegno. 

Questo significa che “gliinsegnanti di scuola primaria restano mediamente i più giovani, anche se poi anche loro hanno registrato un aumento dell’età media di circa 7 mesi, passando dai 49 anni e 6 mesi del 2015-16 a 50 anni e un mese di due anni dopo. Forse il turn over di quest’anno, arricchito dalle uscite di quota 100, potrebbe favorire una inversione di tendenza, ma indubbiamente ci vorranno molti anni per abbassare l’età media dei nostri insegnanti di ruolo avvicinandola a quella della maggior parte dei Paesi europei”. 

Il dubbio, tuttavia rimane, perché ammesso che si riesca a realizzare il turnover anche su quota 100, poiché i controlli dell’Inps sulle domande dei circa 14 mila docenti potrebbero essere svolti in tempi successivi alla formazione degli organici del personale scolastico, la maggior parte dei nuovi che subentreranno avranno una media anagrafica tutt’altro che bassa. Sempre Tuttoscuola ha fatto emergere che “per i supplenti che nel 2015-16 erano poco più di 100 mila e due anni dopo superavano le 135 mila unità, nell’arco di un biennio la loro età media complessiva si è innalzata di oltre un anno, passando da 39 anni e 3 mesi del 2015-16 a 40 anni e 4 mesi nel 2017-18”. 

Tra i diversi ordini di scuola la graduatoria dei più anziani vede in testa i supplenti della scuola dell’infanzia seguiti da quelli della primaria. Nell’uno e nell’altro caso si registra anche il più consistente aumento dell’età media nell’arco del biennio considerato: 43 anni e 7 mesi (era di 41 anni e 1 mese) per i docenti dell’infanzia, 41 anni e 2 mesi (era di 38 anni e 8 mesi) per quelli della primaria. 

Secondo Anief non è un caso se i docenti precari del primo ciclo scolastico sono quelli più avanti negli anni: stanno invecchiando da supplenti, in attesa che la giustizia si esprima sulle loro ragioni. E anche se queste sono da vendere, nell’ultimo periodo abbiamo assistito anche ad autorevoli pareri dei giudici negativi, come quelli del Consiglio di Stato su maestri con diploma magistrale. I quali ora sperano vivamente nei  pareri, sull’abuso delle supplenze anche in presenza di posti liberi, da parte della Corte di Cassazione, già riunita il 12 marzo scorso, della Corte Costituzionale, sulla legittimità del concorso straordinario della scuola secondaria, che avrà inevitabili ripercussioni sul primo ciclo e anche del Consiglio d’Europa

“La presenza in Italia di un corpo docente anziano – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è risaputa. Non si comprende, se non per meri motivi di finanza pubblica, il motivo per cui il Governo precedente e anche l’attuale non abbiano compreso i dipendenti scolastici tra le categorie professionali ad alto pericolo di salute, per via dello stress derivante dalla presenza di tanti alunni in contemporanea, e quindi da includere nell’Ape social. Anche l’accesso a quota 100 sarebbe stata utile per ringiovanire la categoria, ma senza prevedere decurtazioni dell’assegno di quiescenza e anticipando ulteriormente gli anni utili per lasciare e il numero di contributi da accumulare”. 

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Career day alla Federico II, occasione unica di incontro tra laureandi/laureati e offerta

università federico II monte sant'angelo napoli

Giovedì 3 ottobre 2019, nel Complesso Universitario di Monte Sant’Angelo, 130 aziende,  nazionali e internazionali, incontreranno giovani laureandi e laureati federiciani.

Colloqui pianificati attraverso una piattaforma che ha dato agli studenti la possibilità di selezionare le realtà a cui inviare la propria candidatura, e alle aziende di rispondere fissando un incontro.

“Il career day abbraccia tutti i Dipartimenti del nostro Ateneo – sottolinea il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi -. Un’occasione importante per dare un quadro ai nostri studenti e laureati di quelle che sono le opportunità di lavoro. I nostri sevizi placement miglioreranno sempre di più per garantire il collegamento tra il mondo del lavoro e i nostri laureati.”

L’evento, dedicato a tutte le discipline, sarà inaugurato dai saluti istituzionali nell’Aula Carlo Ciliberto del Complesso Universitario di via Cintia, 26, alle 9.30.

Migliaia i colloqui previsti che si svolgeranno in tutto l’aulario di Monte Sant’Angelo e l’edificio dei Centri Comuni, adibiti ad hoc per la manifestazione, dando spazio al vero e grande motore della giornata, i giovani.

Un appuntamento aperto a tutti, per dare una ulteriore opportunità ai professionisti del futuro.

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Global Strike For Future, il Miur si esprime sulle assenze degli studenti

greta thunberg, wikicommons

Il movimento Fridays For Future ha promosso dal 20 al 27 settembre 2019 una settimana di iniziative e azioni di sensibilizzazione della popolazione mondiale sul tema dei cambiamenti climatici. Le iniziative culmineranno tutte nell’evento 3° Global Strike For Future del 27 settembre.

Sul sito del Miur una nota a firma Carmela Palumbo, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, è una sorta di “via libera” per considerare assenza giustificata quella degli studenti che intendono partecipare alla manifestazione. Anche se la discrezionalità sembra restare in seno ai singoli dirigenti scolastici.

Riportiamo testualmente:

Al riguardo, in previsione dell’ampia adesione degli studenti italiani alle iniziative locali, alle quali molto spesso le istituzioni scolastiche e le associazioni studentesche hanno fornito il proprio supporto organizzativo, l’onorevole Ministro (Lorenzo Fioramonti, NdR) esprime l’auspicio che le scuole, nella propria autonomia, possano considerare l’assenza degli studenti per la giornata del 27 p.v. motivata dalla partecipazione alla manifestazione, utilizzando le ordinarie modalità di giustificazione delle assenze adottate dalle stesse scuole. Si invitano, inoltre, i Collegi dei docenti a valutare la possibilità che tale giornata non incida sul numero massimo delle assenze consentite dal monte ore personalizzato degli studenti, stante il valore civico che la partecipazione riveste.

Carmela Palumbo

In pratica, un invito a giustificare l’assenza dell’allievo. In ogni caso, per ulteriori delucidazioni, è il caso per i docenti di consultarsi con il dirigente scolastico per stabilire la linea chiara di comportamento.

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Napoli, avvio anno scolastico: le azioni intraprese dal Comune di Napoli

L’assessorato alla Scuola del Comune di Napoli attraverso le sue pagine social ha reso note le azioni intraprese per questo avvio di anno scolastico.

Sul tema della refezione, continua l’acquisizione delle domande di iscrizione online sulla piattaforma predisposta dal Servizio Diritto all’Istruzione. Per l’assistenza è disponibile un indirizzo mail dedicato refezione.scolastica@comune.napoli.it. Le Municipalità nei giorni trascorsi hanno ricevuto le circolari propedeutiche all’avvio del servizio disponibile dal 1 ottobre 2019.

Capitolo cedole librarie: sono state predisposte e mandate in stampa oltre 42.000 cedole librarie per la scuola primaria che saranno consegnate alle Municipalità presso cui le scuole potranno ritirare i pacchi. L’elenco delle librerie e cartolibrerie accreditate è pubblicato sul sito del Comune di Napoli ed è stato anche inviato alle scuole. Continua a ritmo serrato l’acquisizione delle domande online (scadenza 30 settembre) degli aventi diritto alle cedole librarie delle scuole secondarie. L’Assessorato ricorda che le cedole andranno utilizzate, dopo la consegna, nelle cartolibrerie accreditate.

Tra breve, informa l’Assessorato, verrà comunicato alle scuole il Piano di Riparto dei fondi per la piccola manutenzione ad esse destinati, in modo che possano provvedere autonomamente e con maggiore tempestività ai piccoli interventi di manutenzione ordinaria (esempio sostituzioni vetri, interventi idraulici etc).

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Da Torino un progetto pilota per educare agli affetti e alla sessualità a scuola

amore sessualità

Promosso dal Gruppo GASA e adottato nelle Scuole Tecniche San Carlo di Torino, in quest’anno scolastico parte il progetto pilota per introdurre nel curriculum scolastico l’Educazione Sessuale e all’Affettività.

Il progetto è nato da un gruppo di professionisti ed educatori e da alcune associazioni che già da anni operano nel mondo della scuola relativamente a queste tematiche.

Scopi del progetto sono adeguarsi alle direttive europee e dell’OMS che ritengono necessaria una continua attenzione alle diverse declinazioni che comporta affrontare il tema: dal rispetto, alle diversità, alla intersezionalità, alle differenze culturali e religiose, al bene essere dei nostri giovani, al bullismo e al cyberbulllismo e tanto altro ancora.

L’Italia è tra gli ultimi ad occuparsi nelle scuole in modo costante e continuativo per tutto il percorso educativo. Da questa ultime posizioni derivano anche comportamenti come l’omofobia o il forte incremento di  femminicidi e violenza di genere.

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Architettura, pubblicati i risultati dei test d’ammissione: Campania eccellenza con la Vanvitelli

test ammissione medicina guida

Sono disponibili da oggi sul sito www.universitaly.it – nell’area riservata ai candidati e nel rispetto delle norme per la protezione dei dati personali – i risultati del test per l’accesso ai corsi di laurea a numero programmato in Architettura. I punteggi sono pubblicati in forma anonima.

I candidati che hanno sostenuto la prova il 5 settembre scorso sono stati 6.897 (le domande pervenute erano state 8.242). Gli idonei, quelli che hanno totalizzato i 20 punti minimi necessari per concorrere alla graduatoria nazionale e alla distribuzione dei posti disponibili, quest’anno sono 5.730, l’83,08% del totale.

I candidati hanno dovuto rispondere a 60 quesiti in 100 minuti. Il punteggio medio nazionale registrato fra coloro che sono risultati idonei è di 33,82. Il punteggio medio più alto a livello di ateneo è di 51,25 presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. In due atenei viene registrata la percentuale di idonei più alta (100%): l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.

Il punteggio più alto è stato conseguito presso il Politecnico di Milano (77,5). I primi 100 classificati sono concentrati in 13 atenei. Quelli che hanno avuto più candidati tra i primi 100 sono l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (30), il Politecnico di Milano (20), l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” (19).

I risultati nominali saranno pubblicati il 27 settembre nell’area riservata del portale Universitaly e la graduatoria nazionale di merito nominativa sarà pubblicata il primo ottobre.

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Orientale – Ministero della Giustizia: un percorso per riconoscere il radicalismo islamico in carcere

università orientale sede

Si apre martedì 24 settembre alle 9.00 nella sede dell’Orientale a palazzo du Mesnil (via Chiatamone 62) la due giorni di convegno internazionale “Riconoscere il radicalismo islamico in Italia: analisi, strategie e pratiche alternative”. L’obiettivo dell’incontro è quello di comprendere il fenomeno della radicalizzazione, valutandone i rischi, e allo stesso tempo di rispondere correttamente alle richieste di godimento dei diritti religiosi all’interno degli istituti di pena italiani.

Il convegno è il risultato della collaborazione istituita tra l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e il Ministero della Giustizia, nel quadro del progetto Train Training (transfer radicalisation approaches in training), finanziato dal Justice Program (2014-2020) dell’Unione Europea e finalizzato allo studio e al contrasto della radicalizzazione negli istituti di pena europei.

Punto centrale del progetto Train Training, è il corso di formazione pilota pensato per il personale penitenziario. Nell’ambito di questo progetto, e delle proprie attività di apertura e di interazione con la società civile (terza missione), il Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo (DAAM) de “L’Orientale” contribuirà alla formazione degli operatori sociali e degli agenti di custodia del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (DAP).

Un gruppo di docenti e giovani ricercatori del Dipartimento dell’Orientale, coordinati dal direttore Michele Bernardini, dopo alcune esperienze pregresse condividerà con chi opera negli istituti di pena i propri “saperi” teorici e concreti, attraverso lezioni frontali e incontri. Da questa esperienza e dalla collaborazione con i professionisti che lavorano a stretto contatto con i detenuti, è nata l’idea di elaborare il sillabo “Conoscere l’islam per contrastare il radicalismo”, destinato alla formazione del personale carcerario e che sarà presentato durante la due giorni napoletana.

Il 24 e il 25 settembre dunque, il mondo accademico, quello degli istituti di pena, e un’importante rappresentanza del mondo politico e della società civile si incontreranno per discutere dei processi di radicalizzazione e de-radicalizzazione, nonché dei diritti relativi all’esercizio della fede negli istituti di pena.

Si inizia con la firma dell’accordo quadro fra l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e si prosegue con una tavola rotonda per discutere con soggetti istituzionali e della società civile una nuova figura di mediatore culturale in Italia.

Si continua, entrando nel vivo del dibattito, ragionando su analisi, strategie e pratiche alternative di gestione del fenomeno con esperti del DAP e accademici. Saranno presenti due keynote speaker di rilievo: Farhad Khosrokhavar, sociologo dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi, uno dei massimi conoscitori del radicalismo islamico a livello mondiale, e Claudio Lo Jacono, già Professore di Islamistica presso l’Università di Cagliari e “L’Orientale” di Napoli, oggi direttore della rivista Oriente Moderno e Presidente del prestigioso Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino di Roma.