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Legge di bilancio, la soddisfazione di Bussetti: “Misure concrete, getta le basi per il lavoro futuro”

Marco Bussetti Miur Ministro

Un nuovo modello di reclutamento degli insegnanti, pensato per consentire un più rapido accesso alla cattedra ed evitare la lunga trafila del precariato nella Scuola. La revisione dell’Alternanza Scuola-Lavoro, con una riduzione proporzionata delle ore in base agli indirizzi di studio e più garanzie sulla qualità dei percorsi offerti agli studenti. Risorse per incrementare il tempo pieno, soprattutto al Sud, e per l’inclusione scolastica. E poi, nuove assunzioni di ricercatori nelle Università e la creazione di una Scuola Superiore Meridionale per la formazione e la valorizzazione di nuove eccellenze. Non nasconde la soddisfazione il ministro Bussetti per quelli che definisce solo “alcuni” dei provvedimenti contenuti nella Legge di bilancio, approvata oggi alla Camera in via definitiva, per i settori di competenza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le dichiarazioni del Ministro Bussetti

In una nota stampa, il responsabile del dicastero dell’Istruzione si mostra fiero dei risultati ottenuti. “Si tratta di misure concrete che si inseriscono nel solco del lavoro che abbiamo avviato fin dal nostro insediamento e che gettano le basi per quello che porteremo avanti nei prossimi mesi”, commenta il Ministro Marco Bussetti. “Siamo riusciti a inserire nella manovra provvedimenti che erano per noi essenziali: il nuovo reclutamento nella Scuola, l’incremento delle facoltà assunzionali negli Atenei, in particolar modo in quelli virtuosi, la nascita della Scuola Superiore Meridionale. Portiamo avanti un percorso coerente per il buon funzionamento del sistema scolastico, dell’Università, della Ricerca, dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica”.

“Con la manovra – dettaglia il Ministro – siamo intervenuti risolvendo questioni importanti, come quella dello stipendio degli insegnanti che rischiava di essere decurtato già a partire dal mese di gennaio. Il precedente Governo non aveva infatti stanziato fondi sufficienti in occasione dell’ultimo rinnovo del contratto collettivo nazionale. Abbiamo recuperato quello che serviva e messo in salvo i salari. Apriamo le porte della Scuola ai giovani che vogliono insegnare: avremo concorsi snelli e banditi regolarmente. Chi vince va in cattedra: niente più anni infiniti di precariato prima del contratto a tempo indeterminato. Nella fase attuativa terremo naturalmente conto anche di chi ha già fatto un percorso di insegnamento che dovrà essere valorizzato”.

“Rilanciamo l’Alternanza Scuola-Lavoro: riducendo le ore minime obbligatorie avremo percorsi di maggior qualità. Lo avevamo annunciato a scuole, famiglie e studenti. Una promessa mantenuta. Mettiamo risorse per incrementare il tempo pieno. Per la Scuola non ci sono tagli, ma fondi in più. Valorizziamo i giovani laureati di talento: favoriremo la loro assunzione da parte delle aziende”, prosegue il Ministro.

Per l’Università “è prevista l’assunzione di circa 1.500 ricercatori di tipo b, che sarà disposta in deroga al blocco delle assunzioni. Così come non ci sarà alcun blocco alle progressioni di carriera di chi fa ricerca negli atenei, né per scuole e AFAM. Abbiamo voluto e ottenuto un’attenzione particolare su questo punto. Così come abbiamo ottenuto maggiori assunzioni per gli atenei. È una svolta: dobbiamo tornare ad assumere di più nelle università. E voglio anticipare – assicura Bussetti – che non ci saranno tagli alle borse di studio: i risparmi richiesti al bilancio del nostro Ministero saranno conseguiti razionalizzando voci di spesa inefficiente. Non toccheremo il diritto allo studio”.

Chiude Bussetti: “Con la Legge di bilancio aumentiamo, come avevamo promesso di fare, i contratti di formazione per le specializzazioni mediche. E lo facciamo a regime, in modo strutturale. Incrementiamo i fondi per enti di ricerca e atenei. Continuiamo a investire nelle nostre eccellenze”.

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Concorso DSGA, pronti i ricorsi di ANIEF

Anief Sciopero

Nella serata di venerdì, il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato l’atteso bando di concorso per Direttori dei servizi generali e amministrativi, subito dopo che il testo è stato recepito in Gazzetta Ufficiale, sulla base del decreto ministeriale 863 del 18 dicembre 2018. Il concorso, organizzato dopo circa 20 anni, riguarda un profilo professionale che affianca il dirigente scolastico nella conduzione amministrativa della scuola: la procedura si svolgerà a livello regionale e si concorrerà per 2.004 posti complessivi, anche estendibili, con i vincitori che saranno immessi nei ruoli provinciali presso le istituzioni scolastiche statali.

Per arrivare sino in fondo, i candidati dovranno svolgere un test preselettivo computer based (100 quesiti a risposta multipla a cui rispondere in 100 minuti), due prove scritte (sei domande a risposta aperta e verifica teorico-pratica, ciascuna di 180 minuti) e una prova orale (dalla durata massima di 30 minuti). Potranno partecipare alla procedura tutti i laureati con titolo attinente; in deroga anche gli assistenti amministrativi che abbiano maturato almeno tre interi anni di servizio negli ultimi otto, ma prima del 1° gennaio 2018, proprio nelle mansioni di Dsga.

Il titolo necessario è di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, economia e commercio; diplomi di laurea specialistica (LS) 22, 64, 71, 84, 90 e 91; lauree magistrali (LM) corrispondenti a quelle specialistiche ai sensi della tabella allegata al D.I. 9 luglio 2009. Inoltre, potranno partecipare, in deroga, gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore della legge 27 dicembre 2017 n. 205, abbiano maturato almeno tre anni di servizio (anche non continuativi) negli ultimi otto, proprio nelle mansioni di Dsga. La domanda dovrà essere presentata in una regione, tramite il sistema telematico Istanze On line ed entro trenta giorni dalla pubblicazione del bando.

Dopo avere analizzato il testo in Gazzetta Ufficiale, considerando gli attuali 2.178 posti vacanti che continuano ad andare a reggenza, Anief ribadisce la volontà di ricorrere per far accedere al concorso DSGA tutto il personale ATA precario in possesso del solo diploma che ha stipulato contratti annuali come “facente funzione” DSGA, escluso dalla partecipazione al concorso; il personale ATA che ha svolto funzioni di DSGA a partire dall’a.s. 1999/2000 e non dal 2009/2010, come richiesto dal bando; il personale che ha sostituito il DSGA per almeno 180 giorni per anno scolastico e per un totale di 3 anni anche non consecutivi, il personale ATA in possesso di soli 2 anni interi di servizio come facente funzione DSGA e, ancora, il personale ATA che raggiunge le annualità intere richieste dal bando computando gli ultimi 2 anni scolastici. Prevista un’azione legale anche per quanti, in possesso di diploma e delle 3 annualità richieste dal bando, vogliono rivendicare il diritto all’accesso diretto alle prove scritte senza sottoporsi alla preselettiva. Aperte, inoltre, le procedure di preadesione gratuita ai ricorsi che saranno proposti avverso l’esclusione dalla prosecuzione del concorso di quanti conseguiranno un voto compreso tra 18/30 e 20/30 alla prova scritta (esclusi dal bando dalla possibilità di poter vedere corretta la propria prova tecnico-pratica) o raggiungeranno una votazione complessiva di 42/60 nella somma tra prova scritta e tecnico-pratica ma non il punteggio singolo di 21/30 nella singola prova, esclusi dal Miur dalla possibilità di sottoporsi alla prova orale.

Nel frattempo, Eurosofia conferma la sua offerta formativa per prepararsi e superare le prove del concorso pubblico utile a diventare Dsga.

Indispensabile, per quanti sono esclusi dalla possibilità di partecipare al concorso, inviare entro il 28 gennaio all’USR di proprio interesse la domanda cartacea predisposta dall’Ufficio Legale Anief, seguendo le istruzioni di ogni singola tipologia di ricorso.

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Concorsi scuola: concorso DSGA pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Tutte le informazioni utili

libero professionista scuola

Concorso DSGA: al via la selezione per il reclutamento di 2004 Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) per le scuole statali di ogni ordine e grado. Lo comunica il Miur con una nota stampa. Il bando è disponibile sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e sulla Gazzetta Ufficiale.

Il concorso per i DSGA è una selezione per titoli ed esami  bandita su base regionale per la copertura dei posti che si prevede risulteranno vacanti e disponibili negli anni scolastici 2018/19, 2019/20 e 2020/21. Alla procedura concorsuale è dedicata un’apposita sezione del sito www.miur.gov.it, accessibile tramite la fascia “Mondo MIUR” e l’apposito banner “Concorso DSGA”.

La domanda di partecipazione potrà essere presentata esclusivamente online, attraverso l’applicazione POLIS, da domani, 29 dicembre 2018, fino a tutto il 28 gennaio 2019. Sarà possibile presentare domanda per una sola Regione.

Come è strutturato il concorso

Riportiamo quanto pubblicato sul sito del Miur:

La prova preselettiva

Qualora, a livello regionale, il numero dei candidati sia superiore a quattro volte il numero dei posti disponibili, le prove di esame saranno precedute da una prova preselettiva nazionale. Computer based, unica su tutto il territorio nazionale, la prova preselettiva, della durata massima di 100 minuti, si svolgerà nelle sedi individuate dagli USR e consisterà nella somministrazione di 100 quesiti relativi alle discipline previste nel bando. Ogni quesito consisterà in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una sarà esatta. La valutazione della prova preselettiva sarà effettuata assegnando 1 punto a ciascuna risposta esatta, zero punti alle risposte non date o errate. Il punteggio della prova preselettiva sarà restituito al termine della prova stessa. All’esito della preselezione, accederà agli scritti un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso per ciascuna Regione.

La prova scritta

I candidati dovranno affrontare due prove scritte, ognuna con un tempo di 180 minuti: una prova costituita da sei domande a risposta aperta, relative agli argomenti indicati nel bando;  una prova teorico-pratica, consistente nella risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto su uno degli argomenti indicati nel bando. La commissione assegnerà alle prove scritte un punteggio massimo di 30 punti ciascuna. Ciascuno dei sei quesiti a risposta aperta riceverà un punteggio compreso tra zero e 5 che sia multiplo intero di 0,5. La prova teorico-pratica riceverà un punteggio compreso tra zero e 30. Accederanno alla prova orale i candidati che avranno conseguito, in ciascuna delle prove, un punteggio di almeno 21/30.

La prova orale

La prova orale sarà composta da un colloquio sulle materie d’esame, che accerterà la preparazione professionale del candidato e la sua capacità di risolvere un caso riguardante la funzione di DSGA; da una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione più comuni; da una verifica della conoscenza della lingua inglese. La commissione assegna alla prova orale un punteggio massimo complessivo di 30 punti. La prova sarà superata dai candidati che conseguiranno un punteggio non inferiore a 21 punti.

Link utili

Infografica DSGA
Il Bando

Le dichiarazioni del ministro Bussetti

“Il reclutamento dei nuovi DSGA era atteso da tempo ed era una delle nostre massime priorità. Avevamo promesso di sbloccare il bando: abbiamo agito rapidamente e con grande concretezza”, dichiara il Ministro Marco Bussetti. “I DSGA sono figure essenziali per il buon funzionamento del sistema e delle nostre scuole. Dall’ultimo concorso sono trascorsi quasi venti anni: un tempo infinito. Non deve più accadere. Troppo spesso il ruolo del personale amministrativo, tecnico e ausiliario è sottovalutato. Su questo punto va invertita la rotta con assunzioni, formazione, valorizzazione di questi profili. Il concorso è un primo importante passo soprattutto per colmare le lacune di personale che rendono difficile l’amministrazione quotidiana delle scuole”.

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Carta del Docente, scadenza del 31 dicembre e sospensione dal 1 gennaio

carta del docente cosa acquistare

Dove e cosa acquistare con Carta Docente in scadenza 31 agosto 2019

Cosa è possibile acquistare con la Carta Docente?

  • Libri e testi: pubblicazioni, i volumi e le riviste utili all’aggiornamento professionale del docente. Non esiste alcun obbligo di disciplina per il docente che intenda acquistare libri: non devono obbligatoriamente essere inerenti alla sua materia d’insegnamento. Si può acquistare anche online: in tal caso è preferibile scegliere siti che siano già progettati per l’acquisto online con Carta Docente.
  • Corsi di formazione: la Carta Docente può essere utilizzata per acquistare la partecipazione a corsi di formazione, workshop e seminari. In questo caso però i corsi devono essere di aggiornamento professionale e devono essere erogati da enti e/o simili che siano convenzionati col Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Vale anche per i corsi in FAD e/o più genericamente online.
  • Studio: la Carta Docente può in parte coprire le spese per i corsi di laurea (anche magistrale, specialistica e a ciclo unico) e master o corsi post laurea che siano in linea con il profilo professionale del richiedente.
  • Cinema, teatro e cultura: anche i titoli d’ingresso per le rappresentazioni teatrali e cinematografiche sono coperte dalla Carta Docente. Lo stesso vale per l’accesso ai musei, mostre, eventi culturali e rappresentazioni dal vivo.
  • Buona Scuola: le iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole e del Piano nazionale di formazione inerenti alla legge cosiddetta Buona Scuola sono coperte dal bonus in oggetto.
  • Hardware e software: rientrano nell’hardware acquistabile con Carta Docente dispositivo come laptop, pc, tablet mentre invece sono esclusi gli smartphone. Esclusi dalla carta docente per lo stesso motivo toner per la stampante, videocamere, stampanti, dispositivi di memoria USB (chiavette USB o pennette USB)Per il software, invece, è acquistabile tramite Carta Docente il programma che è mirato all’esigenza specifica dell’insegnante. Rientrano quindi nei possibili acquisti con bonus i programmi di office automation (come la suite Office), le enciclopedie digitali e affini, programmi relativi alla modellazione matematica o al disegno tecnico.

Nel dubbio, alcuni siti come Matacena Giochi hanno già sezioni apposite che contengono esclusivamente i prodotti hardware e software acquistabili con Carta Docenti.

Come sempre, vi suggeriamo di spendere il bonus accumulato online su siti che siano già ottimizzati per l’acquisto con Carta Docente. Tra questi vi segnaliamo:

  • Oceanon.
  • Matacena Libri, specializzato in vendita di libri didattici e di narrativa.
  • Matacena Giochi, che ha una sezione apposita di hardware e software già scelti per l’acquisto con Carta Docente.
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Maturità 2020, ecco gli esempi di traccia

studenti liceo esame maturita

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha messo a disposizione di studenti e docenti alcuni esempi di come potranno essere le tracce del prossimo esame di maturità 2019.

Gli esempi di seconda prova sono arrivati il 20 dicembre, anticipati qualche giorno prima dagli esempi di prima prova.

Qui è possibile scaricare i due file .zip che contengono gli esempi:

“Gli esempi di prove – comunica il Miur in una nota stampa – si riferiscono ad alcuni degli indirizzi più diffusi dell’istruzione liceale e dell’istruzione tecnica e professionale. Si tratta sia di prove mono-disciplinari, sia di prove che coinvolgono più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio”.

Ricordiamo che l’esame di maturità 2020 inizierà il 19 giugno prossimo proprio con la prima prova (italiano). Inoltre, come noto, quest’anno non ci sarà più la terza prova scritta (generale).

Miur: accompagnare studenti e docenti alla nuova Maturità

Il Miur spiega la pubblicazione di questo set di tracce d’esempio con la volontà di “accompagnare studenti e docenti nella preparazione della nuova Maturità che, a partire da questo anno scolastico, si svolgerà con alcune novità, come previsto dal decreto legislativo numero 62 del 2017”.

“Gli esempi di prove – continua la nota del Miur – si riferiscono ad alcuni degli indirizzi più diffusi dell’istruzione liceale e dell’istruzione tecnica e professionale. Si tratta sia di prove mono-disciplinari, sia di prove che coinvolgono più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio”.

In attesa della seconda prova

Nelle prossime settimane il Miur pubblicherà ulteriori set di tracce, progressivamente sempre più ricchi e completi e che tendano ad avvicinarsi ancor più alla seconda prova che, comunque, è ancora in via di definizione ufficiale.

Sarà infatti il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con un apposito decreto che verrà pubblicato a gennaio, a individuare la disciplina o le discipline oggetto della seconda prova che, così come previsto dalla nuova normativa, potrà riguardare una o più discipline caratterizzanti gli indirizzi di studio.

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ANIEF, battaglia vinta al TAR: 85 docenti tornano in Sicilia

Anief Sciopero

Arrivano nuove soddisfacenti vittorie per i legali Anief dal TAR del Lazio avverso le procedure di Mobilità straordinaria 2016 poste in essere dal MIUR: i giudici amministrativi accolgono le istanze dei ricorrenti e annullano l’Ordinanza Ministeriale 2016 e i relativi trasferimenti imponendo al Miur di utilizzare tutti i posti allora vacanti e disponibili e di procedere ai trasferimenti in base al criterio del merito e nel pieno rispetto del punteggio posseduto dai ricorrenti. L’Avvocato Nicola Zampieri ottiene ragione in favore di altri 85 docenti che potranno, ora, rientrare in Sicilia come sarebbe stato loro diritto sin dal 2016, se il Ministero avesse rispettato il principio del merito e la normativa vigente.

Il TAR Lazio, infatti, ha constatato come “l’ordinanza ministeriale n. 241 del 2016 non possa derogare alla norma di legge e prevedere criteri di priorità nei trasferimenti differenti da quelli previsti dalla legge” stante, come correttamente sostenuto dall’Avv. Zampieri in udienza, che già la giurisprudenza di merito ha rilevato, proprio riferendosi alla Legge 107/2015 in merito alle procedure di mobilità straordinaria, come “dalla lettura del testo legislativo può dunque evincersi che unica priorità accordata dal legislatore in sede di mobilità riguarda gli assunti entro l’anno scolastico 2014/2015 e trova ragione nell’essere stati tali soggetti assunti nei ruoli dell’amministrazione scolastica con il vecchio sistema di reclutamento e nell’avere gli stessi maggiore anzianità di ruolo. Non sono quindi previste ulteriori deroghe sistemiche al criterio meritocratico del maggior punteggio per la procedura di mobilità”. Il Tribunale Amministrativo, dunque, “ritenuto, pertanto, che i trasferimenti dei ricorrenti debbano prevalere sull’assegnazione delle sedi in base alle nuove assunzioni e che il criterio di assegnazione deve seguire quello previsto dalla legge”, ha accolto le istanze cautelari, sospendendo gli atti amministrativi impugnati.

“I trasferimenti 2016 – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – sono stati viziati da atti amministrativi illegittimi che agivano apertamente contra legem. Più volte abbiamo rilevato come dai bollettini di mobilità risultavano trasferiti docenti aventi nelle graduatorie di mobilità un punteggio inferiore rispetto ad altri docenti, in stridente violazione con il criterio meritocratico del punteggio e in contrasto con il principio di imparzialità e buon andamento della azione amministrativa. I tribunali ci hanno dato sempre ragione confermando che in tutti i concorsi pubblici l’ordine di preferenza è dato dal punteggio maggiore e che questo vale anche per la procedura di mobilità in quanto basata su di una graduatoria alla cui formazione concorrono l’anzianità, i titoli di servizio e le situazioni personali e familiari dell’interessato”.

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Iscrizioni anno scolastico 2019/20 al via

screenshot portale iscrizioni miur

I genitori che devono iscrivere per la prima volta i figli a scuola da oggi possono iniziare il procedimento online. Dalle 9.00 di oggi 27 dicembre 2019 infatti è stata avviata la procedura, raggiungibile dal sito http://www.iscrizioni.istruzione.it, che permetterà la registrazione alla piattaforma per la successiva sezione d’iscrizione prevista nel mese di gennaio, nella finestra che va dal 7 gennaio (ore 8.00) al 31 gennaio (ore 20.00) 2019.

Chi deve registrarsi?

La registrazione – sottolinea il Miur – deve essere effettuata dal genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale. Chi si fosse già registrato nel corso dell’anno non dovrà ripetere tale operazione.

Chi ha un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) non ha bisogno di fare preventivamente la registrazione e può accedere al servizio a partire dal 7 gennaio 2019.

Per chi è obbligatoria l’iscrizione online?

Le iscrizioni on line sono obbligatorie per le scuole statali e facoltative per le scuole paritarie; riguardano anche i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali delle regioni che hanno aderito alla procedura: Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

Informazioni sulle iscrizioni

Mondodocenti ha già dedicato nelle scorse settimane alcuni focus relativi all’iscrizione al prossimo anno scolastico. Per chi se li fosse persi e ha bisogno di maggiori informazioni, riportiamo di seguito i link:

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Autonomia amministrativa, strada spianata verso la didattica locale

Riceviamo da ANIEF e pubblichiamo:

Prende corpo l’autonomia amministrativa e legislativa su temi importanti come lavoro, istruzione, salute, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e di governo del territorio. Della spinta che stanno producendo alcune regioni del Nord, in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, si è parlato anche nell’ultimo Consiglio dei Ministri, durante il quale è stato definito il percorso cronologico di quello che sembra un provvedimento legislativo destinato a compiersi: “abbiamo delineato un percorso. Verso metà gennaio completeremo l’istruttoria sulle varie materie”, ha aggiunto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine del CdM. “Ci sarà poi una fase finale nella quale ci saranno le valutazioni sul piano tecnico-giuridico ma anche politico”, ha sottolineato il vecepremier Matteo Salvini, preannunciando anche che il 15 febbraio verrà ratificata la proposta dello Stato.

Anche nel Documento di Economia e Finanza, preludio della manovra economica 2019, è presente, nero su bianco, la volontà di introdurre la cosiddetta “Autonomia differenziata”, sulla falsa riga di ciò che stanno tentando di portare avanti le giunte Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La volontà è quella di dare attuazione all’articolo 116/3 della nostra Costituzione, che riguarda l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.

In base a tale norma, è previsto che “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata”.

Nel corso degli ultimi decenni, qualsiasi tentativo di attuazione di questo dettato è stato sempre fermato in tribunale. Con le sentenze n. 242/2011 della Consulta e della 107/2018 sono state stoppate, ad esempio, le norme della provincia autonoma di Trento, in particolare all’art. 92, c. 2bis, legge 5/2006 sull’inserimento in coda del personale iscritto in graduatorie diverse da quelle provinciali trentine e del “super servizio attribuito” al lavoro svolto nelle scuole trentine o ancora alla precedenza di accesso agli asili nido riservata ai residenti o lavoratori per almeno 15 anni nella regione Veneto.

Anief ricorda che nell’ambito del processo di attribuzione (art. 117) delle competenze relative alle norme generali sull’istruzione (art. 116, lettera n) bisogna tenere conto del rispetto degli articoli 3, 4, 16, 51, 97 della Costituzione, come ribadito dalla stessa Consulta in tema di reclutamento degli insegnanti, residenza professionale e servizi legati ai soli residenti.

Secondo l’ufficio legale del sindacato, pertanto, un tentativo di questo genere è incostituzionale. Come lo è il ddl presentato dalla Lega al Senato che introduce il domicilio professionale o ancora il divieto di trasferimento nella mobilità (per almeno 5 anni) del personale neo-assunto nella scuola ed introdotto nel contratto in via di approvazione: la norma viola, infatti, gli art. 3 sulla parità di trattamento e sull’uguaglianza sostanziale, 4 sulla promozione delle condizioni per la ricerca del lavoro, 16 sulla libera circolazione, 51 e 97 sul merito e il buon andamento della Pubblica Amministrazione.

“La scuola è un bene comune di tutti i cittadini italiani – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – e persino nelle regioni a statuto speciale non si è arrivati a quanto vuole fare l’attuale maggioranza politica. Per non parlare del fatto che ogni qual volta la provincia autonoma di Trento si è sensibilmente discostata dal sistema nazionale in tema di reclutamento del personale, abbiamo sempre vinto in tribunale e fatto dichiarare la norma per quello che è: palesemente incostituzionale”.

“Se davvero si vuole una scuola autonoma – continua il sindacalista Anief-Cisal – si deve partire da organici differenziati per istituto e non da docenti assunti dalle regioni su risorse diverse da quelle assegnate dallo Stato. Bisogna lottare per incrementare occupazione e livelli di istruzione al Sud e abbassare i tassi di dispersione scolastica, piuttosto che staccare pezzi del Paese dove l’economia è più fiorente. In questo modo, inoltre, si acuirebbe la questione meridionale, mai risolta dopo l’autonomia quando ingenti risorse dello Stato borbonico furono drenate per costruire l’unità nazionale e industrializzare il Nord”.

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FIT, la formula della Gilda per evitare fallimenti

aula scuola generica

“Le modifiche al percorso FIT proposte dal Miur e introdotte nella legge di Bilancio rischiano di rivelarsi un flop”. Lo sostiene in una nota stampa la Gilda degli Insegnanti che, per evitare di replicare il fallimento del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107/2015, propopone di “intervenire con una procedura riservata a coloro che hanno almeno tre anni di servizio negli ultimi otto anni e con una proposta innovativa e strutturale in grado di ridurre a livelli fisiologici la percentuale di docenti precari”.

“Per chi ha almeno tre anni di servizio negli ultimi otto – suggerisce la Gilda – è il caso di eliminare la richiesta dei 24 CFU aggiuntivi per tutte le classi di concorso e di istituire un concorso riservato seguito da un anno di formazione sul campo da svolgere in una scuola già dal prossimo anno scolastico con la supervisione di un tutor”.

Per una riforma strutturale del reclutamento, inoltre, il sindacato guidato da Rino Di Meglio propone che alle università sia affidato il compito di organizzare ed effettuare regolarmente corsi di specializzazione per l’inclusione aperti anche a chi non possiede un’abilitazione, così da agevolare il conseguimento del titolo di sostegno. Secondo la Gilda, è poi necessario bandire concorsi con cadenza regolare.

“Le proposte che abbiamo formulato – spiega il coordinatore nazionale, Rino Di Meglio – si fondano su un’attenta analisi di dati di fatto incontrovertibili, primo fra tutti la presenza nella scuola statale di oltre 100mila docenti precari che lavorano regolarmente e l’età media dei docenti di ruolo italiani tra le più elevate nei Paesi occidentali. Bisogna inoltre considerare che nel prossimo quinquennio il numero di pensionamenti previsto si aggira, con stime prudenti, tra i 150 e i 200mila. A ciò va aggiunto che la maggior parte delle cattedre vacanti si trova in regioni del Centro-Nord e che il numero di posti destinati ad alunni bisognosi di sostegno è predominante ed in continua crescita”.

“Utilizzare la legge di Bilancio per apportare delle modifiche al percorso Fit è una procedura inusuale: un argomento così delicato, infatti, avrebbe bisogno di più tempo e spazio per essere discusso e condiviso con le principali associazioni che si occupano del mondo della scuola”.

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Atto di indirizzo Miur 2019, Bussetti detta le prorità; critiche di ANIEF

sede Miur Trastevere Roma

Sono undici le priorità politiche del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’anno 2019, contenute nell’Atto di indirizzo firmato dal Ministro Marco Bussetti e pubblicato oggi sul sito del MIUR.

  • Edilizia scolastica.
  • Inclusione scolastica e contrasto alla dispersione scolastica.
  • Ampliamento dei percorsi formativi ITS e ridefinizione dell’alternanza scuola-lavoro.
  • Revisione e miglioramento del sistema di reclutamento e formazione del personale della scuola di ogni ordine e grado.
  • Attività sportive scolastiche.
  • Politiche per garantire e accrescere il diritto allo studio.
  • Valorizzazione della formazione superiore e della ricerca, con particolare riferimento al capitale umano.
  • Internazionalizzazione della formazione superiore e della ricerca.
  • Valorizzazione del sistema di valutazione nazionale: studenti, scuole, docenti, dirigenti scolastici.
  • Prevenzione della corruzione e trasparenza.
  • Attuazione delle politiche di coesione e dei programmi comunitari nel settore istruzione.

Questi gli ambiti di intervento per i quali sono state definite precise linee di azione.

“Si tratta di temi su cui stiamo lavorando sin dal mio insediamento con pragmatismo e responsabilità e rispetto ai quali vogliamo imprimere un’ulteriore accelerazione – dichiara Bussetti -. Sono questioni centrali nei settori di competenza di questo Ministero. È nostra intenzione impegnarci per trovare soluzioni attese da anni o per migliorare il sistema, soprattutto dove presenta criticità e punti di debolezza. Su scuola, università, Alta formazione artistica musicale e coreutica, ricerca, stiamo predisponendo un piano strategico di interventi che porterà risultati positivi in termini di qualità ed efficacia. E che metterà finalmente ordine in questi mondi, anche rispetto alla legislazione di riferimento, attraverso una revisione o la definizione dei relativi dei Testi Unici”.

ANIEF: e i vecchi precari?

“È vero che occorrono ‘docenti più giovani e sempre aggiornati, così come un personale scolastico formato in maniera permanente per far fronte ai cambiamenti in atto’, ma ci si dimentica che nel corso dell’ultimo decennio lo Stato ha già selezionato e formato oltre 100 mila docenti per rispondere alle stesse esigenze. Che fine faranno costoro, considerando che il sistema dei concorsi ne potrà stabilizzare solo una piccola parte?”.

Lo chiede ANIEF, che aggiunge: “Nessun riferimento, poi, agli incrementi stipendiali, dando quindi per definitivi i modici finanziamenti attuali previsti dalla legge di bilancio, pari a 40 euro lordi in tre anni, alla mancata parità di trattamento tra personale di ruolo e precario, all’addio alle classi pollaio e ai posti in deroga su sostegno alla conferma dei diplomati magistrale in ruolo”.

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “serve il ripristino del doppio canale di reclutamento con il ‘travaso’ degli abilitati dalla seconda fascia delle graduatorie d’istituto alle GaE, attraverso le quali assorbire i precari nei ruoli sul 50% dei posti vacanti e disponibili. Per tutti loro, oggi relegati nelle graduatorie d’istituto, occorre poi attuare un vero piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato. Di questo provvedimento e di tanti altri, però, non c’è traccia tra le priorità del Miur; altro che governo del cambiamento”.