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Educazione Civica, l’editoria scolastica è già pronta

Mentre l’introduzione dell’Educazione Civica, già obbligatoria per legge, e i suoi tempi restano parte dolente di una discussione istituzionale e politica avviata ormai da tempo, chi si occupa di libri scolastici è già pronto per offrire le migliori soluzioni didattiche per i nostri ragazzi di scuola primaria.

Il rinvio dell’introduzione è stato necessario perché, nel caos che vive la scuola in questa fase di rinnovo e cambiamento, trovare una soluzione per garantire l’insegnamento obbligatorio di Educazione Civica è complesso. Ma la macchina degli editori si è già messa in moto producendo volumi di importante spessore e di interesse pedagogico elevato. Come, si veda Gruppo Raffaello, questo volume anche economicamente vantaggioso che è Cittadino 10 e lode. Un pratico volume per conoscere la Costituzione italiana e per crescere rispettando le persone, l’ambiente e le regole della convivenza civile, che spiega ai piccolissimi con un linguaggio semplice e diretto: diritti e doveri dei cittadini, ordinamento dello Stato, parità di genere, rispetto dell’ambiente, educazione alimentare e ha inoltre importanti accenni all’Agenda 2030 dettata dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.

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FS Mobility Academy Federico II: è on line il bando per le selezioni

fsmobility academy

È online il bando per la presentazione delle domande di partecipazione alla seconda edizione di FS Mobility Academy, il percorso di formazione gratuito nato dalla cooperazione tra FS Italiane S.p.A. e l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Dopo il successo della prima edizione terminata con il 100% di allievi occupati a tempo indeterminato entro i 30 giorni dalla chiusura della fase di formazione, sono aperte le selezioni per il nuovo percorso.

Il bando di selezione è aperto a laureati magistrali/specialistici di numerose classi di laurea in ingegneria ed economia. Il corso di alta formazione è mirato a formare competenze specialistiche sulla mobilità ed il trasporto integrato e multimodale di persone e merci. La seconda edizione rivolge particolare attenzione ai temi della innovazione tecnologica e della sostenibilità dei trasporti. La didattica è orientata ad un approccio innovativo e fondato su tecniche di apprendimento attivo ed esperienziale. Il corso prevede 320 ore tra lezioni frontali, seminari e visite tecniche ad impianti, 480 ore di laboratori di sperimentazione e 450 ore di project work presso le aziende del Gruppo FS.

Il percorso formativo si terrà da marzo a novembre 2020. Le fasi didattiche che precedono i project work in azienda si svolgono nel Polo Universitario della Federico II di San Giovanni a Teduccio, nel centro del sistema delle Academy federiciane.

Il bando è online sul sito www.fsacademy.unina.it.

È possibile iscriversi fino al 7 febbraio 2020.

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Come partecipare al concorso “Comunica l’Europa che vorresti”

Bandiera dell'Unione Europea Europa Unita

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) e il Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri lanciano il concorso nazionale “Comunica l’Europa che vorresti”, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.

L’iniziativa intende stimolare un approfondimento e la condivisione dell’idea di Unione Europea, per analizzare in maniera propositiva il suo presente e il suo futuro, nonché individuare una modalità efficace di comunicare tali riflessioni.

Gli studenti sono chiamati a elaborare un video della durata massima di 3 minuti, da realizzare con smartphone, videocamera o con il software di video editing ritenuto più appropriato, che comunichi in modo emozionale, creativo e coinvolgente una visione dell’UE di chi è “nato europeo” e desidera illustrare ai suoi coetanei la propria idea di Europa.

Il video dovrà essere inviato entro il 30 marzo 2020 secondo le modalità indicate nel bando del concorso, dove sono anche segnalati i materiali di approfondimento da consultare.

I lavori presentati saranno valutati da una Commissione esaminatrice che selezionerà i migliori tre video prodotti. Le classi vincitrici saranno premiate con una visita alle istituzioni europee a Bruxelles, organizzata dal Dipartimento per le Politiche Europee e dal MIUR, in collaborazione con gli Uffici del Parlamento europeo e della Commissione europea.

Qui la scheda tecnica di partecipazione.

(fonte: Miur)

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Stipendi, se passa il taglio del cuneo fiscale aumento di 80 euro per un milione di docenti e Ata

ccnl comparto scuola soldi

Si intravede uno squarcio di luce per gli stipendi dei dipendenti, in particolare per quelli della scuola che percepiscono tra i redditi più bassi sia rispetto ai colleghi d’oltreconfine sia all’interno del comparto pubblico: i tecnici del Mef starebbero lavorando al decreto attuativo per il taglio del cuneo fiscale, con possibili estensioni dei beneficiari dagli attuali 26.600 euro fino a coloro che percepiscono redditi superiori a 35 mila euro e forse anche di più. Per fine settimana potrebbe già esserci l’incontro con i sindacati.

L’operazione del taglio del cuneo fiscale potrebbe stavolta riguardare molti più lavoratori rispetto alla platea ristretta prevista durante il Governo Renzi.

VIA I PALETTI

Secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore, è possibile che venga estesa anche ai lavoratori con redditi superiori a 35 mila euro, quindi si estenderebbe di molto l’attuale platea di beneficiari del bonus oggi ridotta a coloro che percepiscono 26.600 euro l’anno. “Questo per far sì che non vengano messi paletti troppo rigidi a chi guadagna un po’ più della soglia al momento prevista”, commenta la rivista Orizzonte Scuola, particolarmente interessata all’eventuale provvedimento governativo poiché ne beneficerebbero quasi tutti i lavoratori della scuola, escludendo probabilmente solo parte dei dirigenti scolastici.

ALTRE NOVITÀ IN ARRIVO

Un’altra novità dal cuneo fiscale potrebbe esserci per coloro che già percepiscono il bonus Renzi, cioè circa 9 milioni di lavoratori che guadagnano tra gli 8.200 euro e i 26.600 euro: con le risorse stanziate in Legge di Bilancio potrebbero esserci ulteriori 20 euro al mese, oltre agli 80 di bonus. I tempi di attuazione del progetto sarebbero stretti: per fine settimana è previsto l’incontro tra sindacati e Governo. Entro fine mese dovrebbe essere pubblicato il provvedimento.

LA POSIZIONE DEL SINDACATO

Il sindacato Anief reputa sostanzialmente in modo positivo il taglio del cuneo fiscale, con il cosiddetto bonus Renzi da 80 euro netti da estendere anche a lavoratori che guadagnano oltre i 35 mila euro. Accogliamo con soddisfazione l’ipotesi al vaglio dell’esecutivo. Tuttavia, è ovvio che, almeno per i pubblici dipendenti, ad iniziare da quelli della scuola che guadagnano meno di tutti rispetto all’area Ocde, si tratterebbe solo di una parte degli incrementi stipendiali.

IL PARERE DEL PRESIDENTE

“Nel Def dei prossimi mesi – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – bisognerebbe prevedere altri 4 miliardi, che corrispondono ad aumenti medi netti mensili di 240 euro. Solo a quel punto – superata con slancio la proposta attuale di fermarsi ai 70 euro di incrementi mensili già finanziati – potremmo dire che le buste paga di un milione e 300 mila insegnanti, amministrativi dell’istruzione, università e ricerca saranno finalmente riallineate al costo della vita, in particolare all’inflazione registrata dal 2008, e orientare nella scuola gli stipendi alla media UE, rispetto alla quale si continua a registrare un gap notevole, perché a fine carriera c’è un disavanzo di mille euro medi in meno al mese”.

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“Quota 102” convince meno di Quota 100, parola di Anief

“Il nuovo anticipo pensionistico su cui starebbe lavorando il Governo è una polpetta avvelenata, perché rispetto a Quota 100 contiene una doppia grave penalizzazione: innalza da 62 anni a 64 anni la soglia minima d’accesso e riduce fortemente l’assegno di quiescenza, poiché ricalcolato esclusivamente con il sistema contributivo”: è questa la risposta di Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, alla volontà dell’esecutivo di introdurre una sorta di “Quota 102“.

L’ipotesi su cui si sta lavorando è quella di introdurre una nuova età anagrafica minima a 64 anni, anziché i 62 attuali. Si starebbe anche ragionando su un ricalcolo per intero delle pensioni future con l’esclusivo sistema di calcolo contributivo, quindi totalmente in base ai contributi versati dal lavoratore tagliando così fuori tutti coloro che hanno diversi lustri da farsi considerare con il sistema retributivo più conveniente.

“Riteniamo la proposta offensiva per i lavoratori italiani – commenta il presidente del sindacato autonomo Anief – perché si sta semplicemente tentando di poterli mandare in pensione sempre più tardi e con assegni quasi dimezzati rispetto a chi ha lasciato l’attività lavorativa solo pochi anni fa. Invece di agire legislativamente sulla riforma Fornero, si stanno strategicamente escogitando dei modelli di anticipo irricevibili: un lavoratore con oltre 35 anni di contributi ha pieno diritto di andare in pensione, senza essere per questo vessato da norme inique. L’assegno di coscienza non deve prevedere ricalcoli perdere e i gli attuali 62 anni minimi di ‘Quota 100’ non vanno toccati”.

“È bene anche – continua il sindacalista autonomo – che la Commissione tecnica sulla previdenza, che secondo la Legge di Bilancio 2020 si dovrà costituire entro fine mese per rivedere i lavori gravosi oggi limitati a 11, allarghi al più presto le categorie da considerare come tali. Prevedendo come gravoso anche l’insegnamento a tutti i livelli, non solo quello della scuola dell’Infanzia, come del resto indicato più recenti indagini scientifiche sullo stress da lavoro correlato, partendo dal fatto che stiamo parlando di una professione particolarmente incline a determinare stress e burnout, oltre il fatto che in Italia abbiamo personale docente più vecchio al mondo. Chi insegna in Italia dovrebbe andare in pensione a 58 anni e con l’80 per cento dell’ultimo stipendio, con una tassazione agevolata al 20% come in Germania dove però a fine carriera si guadagna persino il doppio”.

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Fioramonti, l’affermazione che lascia sbigottiti: “Non mi aspettavo che le dimissioni venissero accettate”

lorenzo fioramonti ministro istruzione

“Una lettera di un ministro non vuol dire che le dimissioni debbano essere accettate, per me era anche un modo per dire ‘faccio sul serio, sono serio su questa cosa’: anche nella speranza che il Governo si ricredesse. Evidentemente non è stato così”. Hanno quasi del paradossale le parole dell’ormai ex Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti.

Lo racconta durante la trasmissione di Lucia Annunziata “Mezz’ora in più” della scorsa domenica. “Le mie dimissioni – spiega – nascono da lontano. Io già da viceministro del governo Conte I, nella primavera del 2019, avevo indicato chiaramente che bisognava fare uno sforzo importante per l’università e la ricerca: a suo tempo io ero viceministro con quella delega. Creato il Conte II, diventato ministro, ho preso questa cosa ancora più seriamente. Servivano più risorse e almeno 2 miliardi per la scuola”.

Da qui la sua volontà di dare un segnale forte. Ma evidentemente frainteso dall’Esecutivo a cui apparteneva fino allo scorso dicembre.

Attualmente, Fioramonti è un ex-M5S passato al Gruppo Misto in Parlamento.

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Salvini – Azzolina: botta e risposta tra dimissioni e tesi

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (foto: "© European Union 2017 - European Parliament").

Il nuovo Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina non ha fatto nemmeno in tempo ad insediarsi che è finita sotto il fuoco incrociato dell’opposizione, messa nel mirino direttamente dall’ex alleato di Governo del M5S Matteo Salvini che con una dichiarazione al vetriolo afferma: “Non ha diritto a fare lezioni” e “fare peggio del ministro Fioramonti sembrava impossibile. E invece Azzolina ci stupisce: si vergogni e vada a casa”.

Segue il suo leader tutta la Lega che chiede le dimissioni del neo-ministro da una manciata d’ore. La replica di Azzolina arriva direttamente da Auschwitz, dove la responsabile del Dicasterto dell’Istruzione accompagna la delegazione italiana nelle celebrazioni del “Viaggio della Memoria”. “Non fatevi prendere in giro – spiega -, non é né una tesi di laurea, né un plagio. Ho sentito tantissime sciocchezze in queste ore, d’altra parte non mi stupisce che Salvini non sappia distinguere una tesi di laurea da una relazione di fine tirocinio Ssis (scuola di specializzazione all’insegnamento secondario). Non ha mai studiato in vita sua e sarebbe strano se le distinguesse”.

“L’unica cosa che mi dispiace – aggiunge – è parlare qui dal viaggio della memoria ad Auschwitz. D’altra parte l’anno scorso il ministro leghista Bussetti non si è presentato, e a maggior ragione era importante che io fossi qui oggi”.

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Sostegno, metà delle cattedre ai precari: non si ripetano gli errori del passato

alunni con disabilità insegnanti di sostegno generica

Sul sostegno a 280 mila alunni disabili, si sta realizzando quello che l’Anief sostiene da anni: sebbene sia conclamato l’aumento esponenziale dei posti vacanti, con otto posti su dieci assegnati a supplenti senza titolo, le istituzioni continuano ad affrontare l’enorme problema con provvedimenti minimali ed errati. I numeri del disastro sono stati pubblicati in queste ore dal quotidianoRepubblica: “Nel 2015/2016 – scrive la testata romana – la quota di insegnanti di sostegno a tempo determinato ammontava al 29%, due anni dopo saliva al 43% e quest’anno siamo a quota 48% (77.705 su 163.344, secondo i dati forniti dall’Ufficio statistica del Miur): quasi uno su due. Al Nord la situazione è ormai insostenibile. Con quasi 24 mila supplenti in servizio, la quota di precari sale addirittura al 62%. Piemonte, Lombardia e Toscana si va addirittura oltre. A Torino a dintorni, su cento insegnanti di sostegno 69 sono precari. E anche nelle regioni dell’Italia centrale siamo oltre la metà dell’intera pianta organica: il precariato è del 52%”.

Il problema è che il ministero dell’istruzione, invece di affrontare l’emergenza presente nei territori più in difficoltà, di recente, nell’organizzare l’ultimo bando di specializzazione dei docenti, il IV Tfa, è stato addirittura capace di penalizzarli: in quell’occasione, come denunciato dall’Anief, i 14.224 posti utili a specializzarsi come docente di sostegno, autorizzati con il decreto n. 92/2019, furono gestiti facendo prevalere l’offerta degli atenei rispetto alle esigenze derivanti dai posti vacanti e quindi dalla necessità di produrre un maggior numero di insegnanti specializzati in determinati territori, come prevede la legge. 

LE DISCREPANZE TERRITORIALI DELL’ULTIMO CORSO DI SPECIALIZZAZIONE

L’esempio del Piemonte è eclatante: dal dicastero di viale Trastevere arrivò l’incredibile autorizzazione per specializzare appena 200 docenti, di cui solo 15 nella scuola dell’infanzia, peraltro tutti concentrati nell’Università di Torino. Eppure, in provincia di Torino, nello stesso anno scolastico sul sostegno sono state assegnate circa 3 mila supplenze, quasi tutte affidate a insegnanti non specializzati e senza titolo sulla didattica speciale. E oggi la situazione è peggiorata, visto che due cattedre su tre di sostegno vanno ai precari.

I numeri fortemente insufficienti di posti assegnati, sempre in occasione dell’ultimo ciclo di Tfa sostegno, hanno riguardato anche altre regioni: solo 110 poste furono accordarti al Trentino, solo 260 in Liguriae 320 in Emilia Romagna. Pure le regioni meridionali sono stati penalizzate: scorrendo la “tabella riassuntiva dell’offerta formativa dell’ultimo corso di specializzazione sul sostegno”, ha destato scalpore la quota assegnata alla provincia di Palermo, dove nella scuola secondaria, a fronte di complessivi 2.350 posti liberi, tra vacanti e in deroga, il Miur non ha attivato alcun corso. Stesso trattamento è stato riservato ad altre province sparse per l’Italia. Questo comportamento fa ancora più scalpore, perché proprio in Sicilia Anief aveva ottenuto, con la sentenza del Tar 140/19, l’annullamento della circolare degli organici dell’Ufficio scolastico regionale per palese violazione delle effettive esigenze dei 24 mila alunni con disabilità certificata.

GLI ALTRI ERRORI COMMESSI

È chiaro che nell’assegnazione dei posti il Miur ha tenuto conto solo dell’offerta formativa delle Università e non delle necessità pratiche derivanti dalle mancate coperture dei posti dei vari territori, peraltro anche sottostimate per via della presenza dell’organico di fatto il luogo di quello di diritto. A conferma di questo, basterebbe andare a vedere le graduatorie di merito, derivanti dai concorsi pubblici, e le graduatorie ad esaurimento prive di candidati in molte regioni, nonché il numero delle supplenze, per comprendere l’irragionevole distribuzione dei posti. All’insufficienza dei posti di sostegno messi a bando per i docenti da specializzare, poco più di 40.000 in tre anni, si è così aggiunto un altro problema. Così le scelte errate del ministero, nello specializzare i propri insegnanti, non hanno fatto altro che peggiorare la situazione, con una continuità didattica sempre più deficitaria e le dirigenze scolastiche costrette a reperire insegnanti anche tre mesi dopo l’inizio dell’anno scolastico

Senza dimenticare l’assurda realizzazione delle prove di accesso agli stessi corsi del IV Tfa sostegno. Dopo avere adottato una soglia “mobile” per la preselettiva, costringendo il sindacato a ricorrere in tribunale per fare ammettere tutti coloro che hanno raggiunto almeno la sufficienza, organizzato in modo maldestro i test, con tanto di prove annullate in tre atenei, nel D.M. n. 92/2019 è stato previsto che candidati ammessi allo scritto avrebbero dovuto raggiungere la soglia 21/30 per passare allo step successivo, la prova orale, andando così oltre la sufficienza considerata invece utile in tutti i concorsi pubblici. Una decisione senza senso, che ha portato a respingere candidati che avevano fatto conseguire nel test accesso di accesso il punteggio di 27/30 ed invece ammettere chi, negli atenei con pochi candidati, ha risposto ai test solo per onore di firma. 

IL PROSSIMO CORSO SPECIALIZZANTE

A seguito di quanto accaduto con l’ultima tornata di specializzazione, Anief chiede preventivamente ai nuovi ministri, Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, di non cadere negli stessi errori, nell’attivazione del V ciclo di specializzazione dal quale dovranno uscire oltre 20 mila docenti, ammessi solo se in possesso dell’abilitazione all’insegnamento oppure della laurea comprendente 24 CFU universitari, di intervenire tempestivamente, perché lo scorso mese invece di comunicare alle università il numero dei posti disponibili, in base ai quali attivare i corsi specializzanti, dal Miur ancora una volta è stato chiesto agli atenei di indicare il numero massimo di studenti che potrebbero frequentare i corsi.

IL PRESIDENTE ANIEF METTE LE MANI AVANTI

“Con questi presupposti, abbiamo timore – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che ad essere prevalenti nel V ciclo dei corsi di specializzazione di sostegno siano anche stavolta le disponibilità degli atenei e non i posti effettivamente da coprire a livello territoriale. Quello che va evitato è che vi siano delle province senza particolari esigenze a cui venga assegnato un numero maxi di posti, mentre laddove vi sono diverse migliaia di posti vacanti e di aspiranti siano invece pochissimi i posti messi a bando. L’Anief si è opposta in tribunale, con il primo atto favorevole dopo avere presentato ricorso”.

“Anche stavolta, se il grave errore dovesse ripetersi, Anief non starà a guardare. Considerando poi l’eccezionale numero di cattedre libere, rimaniamo dell’idea che bisogna avere il coraggio di permettere a tutti di conseguire la specializzazione su sostegno, senza numero programmato, a partire proprio da quei precari che si sono ritrovati a fare i supplenti senza titolo. Contemporaneamente, riteniamo irresponsabile da parte del governo il voler affrontare la questione con provvedimenti di facciata, come l’ultimo inserito nella Legge di Bilancio 2020, con la quale, in presenza di oltre 60.000 posti vacanti, ci si è limitati a trasformare in organico di diritto appena un migliaio di cattedre, in base alle sentenze passate in giudicato, molte delle quali ottenute, peraltro, dai legali Anief. Tutto questo si aggiunge alla mancata assegnazione delle ore di sostegno settimanale sulla base delle indicazioni presenti nei Programmi educativi individualizzati, ignorando la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 25101, ha spiegato che non è possibile fare modifiche quando il Pei dello studente disabile è stato stabilito”, conclude Pacifico. Replicare gli errori commessi dall’ex ministro Marco Bussetti non farà altro che alimentare la pratica del ricorso in tribunale, per colpa di uno Stato sempre più in confusione di fronte alle esigenze dei suoi alunni più bisognosi. Una situazione che ha costretto l’Anief a riavviare l’iniziativa gratuita ‘Sostegno, non un’ora in meno!’, proprio per far rispettare le ore di sostegno indicate nella diagnosi funzionali di ogni allievo.

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Troppo tempo per il passaggio di testimone al Miur: la preoccupazione dei sindacati

sede Miur Trastevere Roma

Le segreterie nazionali di FLC CGIL, CISL FSUR, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e Federazione GILDA-Unams, riunite congiuntamente, esprimono forte preoccupazione riguardo alla procedura e ai tempi con cui si sta realizzando il passaggio di testimone alla guida del Ministero dell’Istruzione.

In un telegramma inviato al presidente del Consiglio e ministro ad interim del MIUR, Giuseppe Conte, hanno chiesto un incontro urgente per l’attivazione dei tavoli previsti dagli accordi sia pure in attesa del giuramento dei nuovi ministri.

I segretari generali dei cinque sindacati, nel fare il punto della situazione alla luce del cambio al vertice di viale Trastevere e degli impegni presi dall’ex titolare del MIUR, denunciano la gravità del ritardo che sta incidendo in termini negativi sulle procedure attuative degli accordi sottoscritti tra il Governo e le organizzazioni sindacali, intese che hanno determinato la sospensione delle iniziative decise nell’ambito dello stato di agitazione.

L’attività di confronto può essere attivata, a parere dei sindacati, anche nelle more dell’avvicendamento al vertice del Dicastero, per il rispetto degli impegni e dei tempi di attuazione degli accordo sottoscritti.

La scuola – affermano i sindacati – non può essere messa in stand-by: è la politica che deve rispettare i tempi della scuola e non viceversa. Il ritardo che sta subendo l’iter dei bandi del concorso ordinario e di quello straordinario, che meritano insieme alle procedure di abilitazione un approfondito confronto di merito, rischia di far slittare la stabilizzazione dei precari e far partire il prossimo anno scolastico con un numero di cattedre scoperte ancora più alto.

È urgente che il Governo si faccia carico concretamente del fenomeno del precariato nella scuola, che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti: mortifica migliaia di insegnanti, mina la continuità didattica e pregiudica il diritto all’istruzione di studentesse e studenti.

Fondamentale, inoltre, accelerare anche la procedura per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, reperendo le risorse economiche necessarie per colmare il divario tra le retribuzioni del personale del comparto Istruzione e Ricerca e quelle del resto del pubblico impiego, con l’obiettivo strategico di allineare gli stipendi di tutto il personale, a partire dai docenti, a quelli dei loro colleghi europei.

I segretari generali dei cinque sindacati più rappresentativi del comparto si dicono pronti, in mancanza di risposte concrete sui temi sopra enunciati come sul concorso riservato ai facenti funzione di DSGA e in mancanza della convocazione immediata dei tavoli previsti dagli accordi, a riprendere le iniziative di mobilitazione di tutto il personale.

Lo comunicano le sigle sindacali unite in una nota.

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Precari scuola, Anief chiama Conte: “Intervenga subito”

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto: wikicommons)

Gli allarmi si chiamano supplentite e precariato. Problemi che non s’arrestano, anzi. Il 2020, per Anief, sarà un ennesimo anno in cui contrastare queste emergenze.

“Noi preghiamo il presidente del Consiglio – sottolinea Pacifico – che ha l’interim in di questo momento, e i futuri ministri Azzolina e Manfredi, di intervenire subito con soluzioni tampone, che non possono essere diverse da quelle indicate da Anief. La prima cosa importante per il personale docente è consentire il reclutamento dalle graduatorie d’istituto: non si possono aspettare due o tre anni e avere quasi 300 mila supplenti in attesa dei nuovi concorsi, se anche i concorsi si dovessero fare nel minor tempo possibile servirà oltre un anno e mezzo. C’è la possibilità entro giugno di consentire alle graduatorie d’istituto provinciali di dare supplenze annuali o fino al termine delle attività, ma anche scorrerle nel momento in cui sono esaurite le graduatorie ad esaurimento. In questo modo andremo a decurtare subito tutti i precari di seconda e terza fascia e andremo finalmente a diminuire quella supplentite che caratterizza la scuola italiana”.

L’auspicio è passare presto a una fase operativa, con la riapertura dei tavoli al Miur, anche se servirà ancora un po’ di tempo. “Il problema del precariato – osserva il leader del giovane sindacato rappresentativo – non è stato risolto. L’Anief lo ha denunciato durante lo sciopero del 12 novembre, durante le audizioni parlamentari, all’opinione pubblica e attraverso la stampa. Il problema del precariato è veramente grande, molto probabilmente ci vorranno ancora diversi giorni prima che si possa di nuovo riaprire tutti i tavoli al Ministero, visto lo spacchettamento tra Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Università e Ricerca”.